Quinto classificato – Ave atque vale, frater
Di Letsneko_chan
Sintassi, ortografia, punteggiatura
Hai una grammatica molto solida, tanto che gli errori sono davvero pochi e riguardano per lo più l’uso dei segni di interpunzione.
Ti segnalo, a livello sintattico, solamente questa frase:
Avrebbe voluto che anche in quel momento Tito fosse lì […]
Per ragioni legate alla consecutio temporum, avresti dovuto utilizzare il congiuntivo trapassato – fosse stato – invece che quello imperfetto, essendo il verbo della principale al condizionale passato ed essendo al passato remoto tutta la narrazione.
Per quanto riguarda i segni di interpunzione, ti cito alcuni spezzoni in cui l’utilizzo è errato o impreciso:
«Che ne dici, eh padre mio?»
«Ciao fratellino!»
«Perdonami Tito…»
«Hai avuto un grande coraggio, sai Publio?»
Per prima cosa, ci sono dei casi in cui le virgole devono essere obbligatoriamente inserite, come, per esempio, in presenza di interiezioni – proprie o improprie – e di complementi di vocazione. La prima frase che ti ho segnalato contiene l’interiezione propria eh. Tu hai giustamente inserito una virgola prima dell’interiezione, ma hai dimenticato di metterla anche dopo. Nelle frasi seguenti, fratellino, Tito e Publio sono tutti complementi di vocazione. Tali complementi, come le interiezioni, devono essere seguiti da una virgola se si trovano all’inizio dell’enunciato, devono essere preceduti da una virgola se si trovano alla fine dell’enunciato, devono essere seguiti e preceduti da una virgola se si trovano in posizione centrale.
Ho notato inoltre che tendi a usare molto, nei discorsi diretti, i puntini di sospensione. Essi vanno bene quando fai pronunciare le battute a Publio in punto di morte – evidentemente affaticato – però, a mio avviso, dovresti evitarne l’utilizzo quando non sono strettamente indispensabili, cioè quando non designano, appunto, una sospensione del discorso. Per esempio, quel «Perdonami Tito…» poteva benissimo concludersi con un punto fermo. Non si tratta ovviamente di un errore grave, però a volte si tende ad abusare dei puntini di sospensione, facendoli diventare quasi un’alternativa alla pari di altri segni di interpunzione. Essi hanno invece un ruolo ben preciso ed è bene non utilizzarli quando al loro posto si possono inserire segni più indicati.
Ti segnalo, infine un piccolo refuso:
Accarezzò i capelli del fratello prima che, con mano tremante, afferro la spada […]
Hai digitato per sbaglio la o senza accento.
9/10
Appropriatezza lessicale e stile
La tua storia mi ha convinta sia dal punto di vista delle scelte lessicali che stilistiche.
Certo, non hai usato particolari artifici retorici, né una sintassi complessa, per cui lo stile risulta piuttosto semplice; ma, comunque, trovo la tua scelta apprezzabile, nonostante l’argomento e l’ambientazione avrebbero, a mio avviso, richiesto qualcosa di più sostenuto. Mi piace come hai impostato il racconto, alternando in maniera piuttosto equilibrata dialoghi, narrazioni e introspezione, senza che la lettura risultasse appesantita dalla preponderanza degli uni o delle altre.
Ovviamente, è a livello lessicale che la tua storia vince su tutti i fronti – giusto per rimanere in un clima bellicoso –: l’aver inserito molte espressioni e parole latine, corredate delle giuste note esplicative, ha senza dubbio conferito qualcosa in più al racconto, che ne ha tratto giovamento non solo dal punto di vista puramente lessicale, ma anche per quanto concerne la realisticità dell’ambientazione. Ottima la scelta di utilizzare i vocativi latini nei dialoghi tra i due fratelli: tutto ciò rende molto più realistiche le battute.
A tal proposito, apprezzo anche molto il fatto che tu abbia utilizzato il latino solamente nei discorsi diretti o nei pensieri dei personaggi, non nella narrazione vera e propria – eccezion fatta per quell’Hostes, che, comunque, è perfettamente calzante: se avessi esagerato con i latinismi, probabilmente la leggibilità della storia sarebbe risultata compromessa.
9/10
Trama: originalità e sviluppo
La storia romana è talmente ricca e intensa, oltre che lunga, da essere caratterizzata da tantissimi avvenimenti più o meno noti. Per questo, indicendo un contest dedicato solo al genere storico, pur sapendo che avrei potuto ricevere più racconti riguardanti Roma, dalle origini alla caduta dell’impero, immaginavo che difficilmente tali storie avrebbero riguardato proprio tutte lo stesso periodo storico.
Tu hai scelto probabilmente uno degli avvenimenti più famosi della storia di Roma, non fosse per altro che alla congiura di Catilina è legata l’ascesa politica, avvocatizia e letteraria di Marco Tullio Cicerone. Le testimonianze riguardanti questo particolare evento sono tantissime, a tal punto che è piuttosto facile costruire una storia originale dalla trama coerente incentrata, appunto, sulla celeberrima congiura di Catilina.
Ciò, però, non sminuisce affatto il tuo lavoro: innanzitutto avresti potuto decidere di scrivere proprio sul protagonista indiscusso della vicenda, il tanto lodato/detestato Catilina, riducendo il tuo racconto quasi a un saggio storico; invece, hai preferito correre il rischio di inventare dei personaggi tuoi e di creare attorno a loro una storia coerente e credibile, ottenendo, a mio avviso, un buon risultato. Se, infatti, il rischio maggiore che si corre nel collocare dei personaggi storici in contesti storici è quello di non restare fedeli all’ambientazione, è anche vero che, qualora un autore riesca nell’impresa, il risultato è molto più apprezzabile.
La trama della tua storia, costruita appunto attorno alle vicende legate alla congiura catilinaria, è intrisa di originalità e di sentimento: come poteva essere piuttosto normale all’epoca, trattandosi di una guerra civile, lo scontro tra l’esercito romano e l’esercito di Catilina ha visto contrapporsi anche dei parenti – a tal proposito, ottima la citazione finale del Bellum Catilinae – e ciò ha senz’altro prodotto nei soldati quantomeno un forte turbamento interiore.
Tu hai voluto mettere l’uno contro l’altro due fratelli, legati dal sangue ma divisi negli ideali, simili per aspetto, ma diversi nei valori e hai di fatto messo in scena l’aspetto peggiore e maggiormente drammatico delle guerre civili: il dover affrontare, e magari uccidere, una persona cara.
La tragedia che si consuma nel tuo racconto era immaginabile fin dall’inizio, dato lo strettissimo legame di parentela tra i due soldati avversari; eppure, lo ammetto, ero convinta che a perire sarebbe stato solamente Publio. Il piccolo – per me – colpo di scena finale mi ha leggermente spiazzata, ma, al contempo, mi ha fatto apprezzare ancora di più la tua storia.
Mi piace come hai costruito la trama e il senso profondo dell’epilogo: hai saputo unire con maestria, storia, sentimento e drammaticità.
9,5/10
Caratterizzazione dei personaggi
Nonostante la brevità del racconto, hai saputo creare dei personaggi ben definiti, dotati ognuno di una personalità sviluppata e coerente. Il legame tra Publio e Tito, instauratosi praticamente con la nascita del fratello minore, viene descritto attraverso le fasi più importanti della vita dei due protagonisti: la loro infanzia/fanciullezza, quando Tito si occupava di Publio ed era un esempio per il più piccolo; e la gioventù, quando i due fratelli si trovano ad avere ideali incompatibili e a compiere scelte radicalmente diverse.
Publio, probabilmente, si lascia illudere dalle promesse di gloria e di ricchezza elargite da Catilina – credo che la frase En illa, illa, quam saepe optastis, libertas, praeterea divitiae, decus, gloria in oculis sita sunt; fortuna omnia ea victoribus praemia posuit, da te citata, ne dichiari l’intento – eppure, trovandosi di fronte Tito, dimostra di essere una persona fragile, tanto che viene vinto dal tremore.
Il fratello maggiore, al contrario, sembra avere una tempra guerriera maggiormente sviluppata, oltre a una devozione a Roma forte a tal punto da gettare una spada di fronte a Publio per farlo suicidare. Egli, ovviamente, lo fa anche per difendere l’onore della propria famiglia: è chiaro che anche il padre e gli avi dei due protagonisti sono o sono stati fedelissimi alla Patria.
Tito, però, non vuole davvero la morte del fratello o, per lo meno, essendo consapevole di quanto essa sia inevitabile, desidera anch’egli perire, una volta messa in tasca la vittoria. Il suicidio è senza dubbio un atto di grande coraggio da parte del giovane e il fatto che avvenga comunque dopo la sconfitta dell’esercito di Catilina, indica però che Tito tiene davvero alla salvaguardia di Roma. In fondo, avrebbe potuto farlo anche prima, ma ha comunque preferito combattere rischiando di uccidere un fratello a cui tiene tantissimo.
Ottimo lavoro, davvero!
10/10
Sviluppo del contesto storico, attinenza, ambientazione
Sicuramente, attraverso il tuo racconto e alla chiarezza delle note esplicative, hai dimostrato di essere molto appassionata del contesto storico di cui ti sei occupata. Non hai lasciato nulla al caso e anche le numerose citazioni letterarie in latino contribuiscono a rendere la storia molto più ricca di dettagli.
Il contesto storico, insomma, è sviluppato molto bene e tutti gli elementi inseriti nel testo sono attinenti a ciò che noi tutti conosciamo circa la congiura di Catilina.
Probabilmente, l’unica carenza che ho riscontrato riguarda lo scarso numero di descrizioni relative all’ambientazione: Pistoia viene nominata solo alla fine e non spendi troppe parole per parlare del campo di battaglia o dell’atmosfera che si respira tra i congiurati. La storia, in realtà, va benissimo anche così, nel senso che risulta comunque completa praticamente sotto tutti i punti di vista; diciamo che a mancare è la ciliegina sulla torta, quel qualcosa in più che avrebbe dato maggior sapore alle vicende narrate.
9/10
Gradimento personale
Come avrai certamente capito, la tua storia mi è piaciuta molto.
È vero: ciò dipende anche dal fatto che ho studiato abbastanza dettagliatamente la storia romana e che, aggiungendoci anche qualche esame di lingua e letteratura latina, sono incappata più di una volta nelle vicende legate alla congiura di Catilina. Ho già avuto modo di esprimermi circa l’originalità che ho colto nel tuo racconto e credo che sia superfluo da parte mia ripetermi; però credo che sia giusto farti presente anche qui quanto la storia di Publio e Tito mi abbia piacevolmente sorpreso.
Credo che tu abbia un’ottima penna e che tu sia anche molto precisa quando scrivi – il cospicuo numero di note inserite lo dimostra chiaramente – per cui, di fatto, hai delle ottime potenzialità.
Aggiungendo qualche descrizione “strategica” sicuramente otterresti un risultato ancora migliore.
Comunque, i miei complimenti.
Tot.: 46,5/50 |