Recensioni per
Gli ultimi addii
di KillerKing

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/01/18, ore 16:17

Mio caro, dato che ti ostini a farmi attendere gli aggiornamenti della tua long, per assaporare un po' di sano epos mi sono letta questa vecchia shottina che mi ero persa al tempo della pubblicazione. Mai scelta fu più felice. Ritrovo fra le righe di questi addii, così diversi eppure così dolorosamente simili nel loro rimpianto di ciò che poteva essere ma non è stato, tutta la tua maestria nel nobilitare i poveri personaggi della saga di StS. Ad Asgard Kurumada non ha potuto fare danni visto che non è sua l'idea. Per fortuna altre menti hanno generato questo gruppo di guerrieri. Ciò che comunque manca, nell'originale, è quel sapore tipicamente epico che la sensibilità orientale non può cogliere né rendere appieno. Tu invece sì, e l'hai fatto. Al solito, chapeau.
A presto, mio caro. Attendo con ansia un tuo passaggio nel fandom.
S.

Recensore Master
09/08/15, ore 20:53

Davvero ben scritto e toccante questo tuo racconto.
La Saga di Asgard non è fra le mie preferite in fatto di trama, ma è senza dubbio la mia favorita in quanto a personaggi nemici: i cavalieri di Asgard - tutti quanti, nessuno escluso - sono combattenti valorosi ed estremamente complessi, affascinanti nella loro interessante introspezione.
Introspezione che tu stesso hai saputo fare in maniera a dir poco egregia. :)
Bellissima la parte di Luxor, la sua morte per mano di un essere umano - una di quelle creature alle quali aveva giurato eterno odio - e la sua eterna fedeltà a chi, invece, ha saputo accoglierlo e crescerlo.... E bellissime, ovviamente, tutte le altre parti:
Megres e le sue ambizioni, il suo desiderio di sovrastare persino la sua stessa regina, e l'amara rassegnazione del suo inevitabile fallimento; le sue astuzie, le sue trame, non sono servite a niente.
Artax, il suo amore per Flare e l'umiliazione della sconfitta... Una doppia sconfitta, dovuta probabilmente più al fatto che la giovane principessa - al contrario di tutti quanti - non ha mai dubitato, neanche per un solo istante, che vi fosse qualcosa di oscuro dietro al cambiamento di Hilda.
Mime - Oh, Mime! Senza dubbio il mio preferito - il cui animo nobile, gentile e tutt'altro che incline al combattimento, è stato brutalmente piegato alle dure leggi della guerra; lui, che solo abbracciando la morte riuscirà a ritrovare il perduto padre, troppo a lungo odiato e mai pienamente compreso.
Thor, così forte e possente agli occhi della sua regina ed incapace di tenere alto l'onore del quale è investito il suo nome, il nome di un dio.
Mizar e Alcor, due fratelli separati alla nascita, accomunati dallo stesso destino di sconfitta; entrambi, seppure in modo differente, ripudiati dalla loro stessa gente, dalla loro stessa terra.
Infine, Orion, il cui dovere di cavaliere si mescola a quello di un uomo innamorato e fedele al proprio cuore; anche in questo caso, come per Artax, la sconfitta è doppia... E per questo motivo, esattamente come per Artax, fa ancora più male.
Insomma, che posso dire?
Hai scritto una storia davvero bella, che finirà sicuramente fra le mie preferite.

A presto :)

Nuovo recensore
17/07/15, ore 16:59

Se solo non avessi venduto l'anima a 11 anni per comprare il sega mega drive queste parole mi avrebbero commosso, ma tant'è...
Comunque, approfittando del fatto che non ci sente nessuno, ti confesso una cosa: io come prima opzione avevo scelto il buon Cyd come personaggio da creare nel fantamondo solo che, all'epoca, era già occupato da qualcuno che non eri tu. Il buon equino e' stata una seconda scelta (anzi, una terza scelta se consideriamo Camus).

Recensore Junior
14/07/15, ore 18:27

Che bello ritrovare una tua one shot nel mezzo della pausa che ti sei preso dalla tua opera magna, soprattutto perché pone il focus sui God Warriors e sulla saga di Asgard, da noi tanto amata. Se già mi era piaciuta un sacco quella incentrata sui Gold Saints puoi immaginarti questa :) Penso davvero che nelle storie di genere introspettivo tu sia un drago! Colpisci al cuore il lettore facendolo immedesimare nei personaggi di cui racconti a tal punto da provocargli un magone, come se si trattasse della perdita di cari amici e non semplici frutti di una fervida fantasia.
Di ognuno sei capace di centrare il punto focale, il sentimento che maggiormente li accompagna nel momento della morte. Così ci presenti Fenrir, fino all'ultimo orgoglioso e sfuggente, un lupo solitario che non accetta che la sconfitta sia potuta avvenire per mano di uno straniero, bensì sottolinea come solo la sua terra natia può aver avuto ragione di lui.
Alberich, borioso e pieno di sé, l'unico che sapeva dell'inganno di Poseidone e avrebbe potuto fare qualcosa, ma al contrario ha preferito seguire le orme del suo avo e ora lo accusa di un fallimento imputabile solo a sé stesso.
Hagen, così dolce ma dilaniato dal binomio amore/dovere. Povero, quando scrivo di lui mi trovo sempre in difficoltà, perché se da una parte mi dolgo per la sua sorte di innamorato non corrisposto ed il triste epilogo causato anche dal vedere la sua principessa schierarsi dalla parte del "nemico" (anche se Flare lo faceva per il bene di Asgard), dall'altra mi ritrovo sempre a pensare che se lei non lo amava non poteva certo mentirgli o assecondare un sentimento che lei non provava. Comunque questa parte l'ho trovata davvero toccante.
Mime, il sensibile bardo di corte che comprende negli ultimi istanti di vita che coloro contro cui ha combattuto sono cavalieri degni di rispetto e desiderosi come lui di far regnare la pace sulla Terra, benché essi combattano sotto l'egida di una divinità differente dalla sua. La frase finale a conclusione del monologo col riferimento a Folken, il padre ucciso dopo aver scoperto la verità sulle sue origini, porta con sé una ventata di speranza, perché il guerriero lo riconosce come genitore dopo anni passati a covare rancore per lui.
Thor, forte ma dall'animo gentile, votatosi con tutto sé stesso ad essere fido sostenitore della regina, di cui ha intuito la bontà d'animo dal giorno in cui ella l'ha soccorso; la sua lealtà non viene meno neppure quando Hilda imbraccia le armi contro Atena e la sua natura cambia, tanto era ormai accecato dall'ideale di lei creatosi nella sua mente.
Cyd, la letale tigre del nord, che pecca di presunzione e superbia, ma non rinnega mai il proprio essere neanche in punto di morte; le ultime parole rivolte al gemello perduto penso siano il suo modo per espiare le proprie colpe.
Bud, rabbioso e disilluso dalla sua patria, quel regno ricoperto da nevi perenni che è stato capace di gelare anche ogni suo sentimento umano, rendendolo una macchina da guerra bramosa solo di riscatto; peccato sia riuscito solo alla fine a comprendere di essere stato così una vittima quasi "volontaria", perché ha sempre incolpato Cyd di un torto non perpetrato da parte sua (anche se in fondo al cuore provava per lui affetto fraterno), avvelenando così un rapporto che ha portato alla rovina di entrambi. Ammetto che ne hai fornito il ritratto a me più gradito in questa one shot.
Siegfried, il paladino più devoto a Hilda perché legato ad essa non solo dal suo compito di God Warrior, ma anche dall'amore che nutre per lei; i suoi pensieri sono carichi d'amarezza e di rimpianto per non aver voluto notare il cambiamento della regina, lui che le era il più vicino fra tutti. Toccante il finale, in cui idealmente lascia nelle mani dei Saints d'Athena quanto ha di più caro, la sua terra natia e la donna che ama.
Il tutto è accompagnato come sempre dal tuo stile impeccabile e preciso, sublime ma al contempo fluido e capace di giungere dritto al cuore. Mi sono venuti gli occhi lucidi T.T
Altro piccolo capolavoro, grazie di averlo condiviso con il fandom. Lovvo!

Recensore Master
11/07/15, ore 16:36

Questo tuo bel racconto è un'apologia dell'addio.
Ognuno dei personaggi, da te perfettamente delineati, recita il suo personale addio. Esso può essere di odio, di amore, di rimpianto, di frustrazione, di vanagloria.  Ma ciò che li accomuna è il senso della perdita, dalle sue più ricche sfumature: si perde l'amore della donna amata, si perde la speranza, si perde la volontà di andare avanti. Un guerriero divino si arrende, di fronte ai propri errori di valutazione, laddove un altro invece si allontana per sempre, come suo ultimo sberleffo...
Su tutto sovrasta Asgard, quella terra atroce e bellissima, che pretende moltissimo da ciascuno dei suoi abitanti rendendo, per contro, molto poco.
Mi hanno commosso un po' tutti i ritratti dei God Warriors, ma soprattutto quello di Sigfrido credo che sia il più sublime: riesce ad esprimere alla perfezione l'indiscutibile statura morale di questo guerriero, che chiede umilmente perdono ed aiuto ai Cavalieri di Athena. Per la sua regina.
Splendido, davvero.
Un abbraccio,
Lou

Recensore Veterano
10/07/15, ore 21:48

Uao, sono commosso...
A parte dirti che anche questa storia é una perla rara, ottimamente scritta e molto profonda, leggendo sembra davvero, a tratti, di avere i God Warriors ad uno ad uno davanti con i loro ultimi pensieri prima di dare la vita a causa della malvagità di Poseidone...
Molto molto realistico, sei riuscito ad esprimere in poche righe a testa l'essenza di questi otto guerrieri, in particolare ho amato le parti di Mime, Orion e Artax, con i pensieri di quest'ultimo su Flare.
Complimentoni!!

Recensore Master
10/07/15, ore 17:16

Io con Asgard ho un grosso problema.
Capiamoci: le armature sono fiQuissime. I personaggi un po' meno, ma alcuni mi sono rimasti nel cuore (guess who?). Diciamo anche che la versione italionda ci ha messo del suo, buttando alle ortiche la potenza stessa di nomi quali Siegfried e compagnia. Però che mi abbiano chiamato Hagen un lealista come è il biondino abbronzato (dal taglio fiQuissimo) mi fa cascare le braccia.

NON mi fa cascare le braccia come tu hai reso i suoi pensieri, qui. Perché è vero, tutto è finito quando Freya si è posta a difesa tra Hagen e Hyoga. A quel punto è morto Hagen ed è rimasto solo il guerriero. E sì, temo anche io che a Freya non gliene sia importato nulla di Hagen. O quantomeno, Hagen aveva una visione del loro rapporto a senso unico. La regola dell'amico, eccetera eccetera.

L'altro che adoro, e i cui pensieri ho adorato qui, è Alberich. Il Loki della situazione, che si ritrova coi suoi piani geniali e macchiavellici che gli si rivoltano contro. Che pure mentre muore non si rende conto che l'ambizione del suo avo apparteneva al suo avo; se lui ha mosso i piedi, lo deve solamente alla sua cupidigia, alla sua brama di potere, a se stesso. Ma è sempre comodo dare la colpa agli altri dei nostri insuccessi. Maledettamente comodo.

Altro giro, altra corsa, arriva Fenrir; muore con dignità, il Mowgli del Nord (no, vabbé, dai. Non potevano davvero fare di meglio?!) che reclama la sua sconfitta non tanto per mano del nemico, quanto per quella della terra aspra e selvaggia che l'ha fatto e disfatto, a suo piacimento.

L'ultimo che ho apprezzato, o meglio, chi si piazza un gradino appena sotto un ideale podio, è Thor.
E qui sei stato bravo tu, ché per me quel Thor ha sempre suscitato poco interesse (non che la divinità mi abbia mai intrigato, sia chiaro.). Mi è piaciuto il suo non sentirsi degno di essere un guerriero del nord, il suo trovarsi inadeguato nonostante tutto. Nonostante abbia seguito Hilda ciecamente (perché ha seguito Hilda ciecamente, direi io).

Insomma, bell'idea. E col caldo atroce che fa, non mi dispiace pensare alle distese innevate di Asgard... lasciatemi qui, a fare il ghiacciolo umano e guai a voi se mi scocciate!

Alla prossima!!