Cara Targaryen,
non avevo dubbi sul fatto che questo tuo nuovo racconto avesse la capacità di avvolgerci in un manto di rara ed antica bellezza. Tutto è splendore nel sapiente uso che fai delle parole, a partire dalla descrizione di luoghi e persone, per arrivare al primo delicato ‘approccio’ di Thranduil con Amariel dai lunghi capelli che «hanno preso in prestito dalla foresta tutte le sfumature del legno». Ho molto apprezzato l’empatia che si è sviluppata tra il re e l’umile ‘figlia della terra’, i loro moti del cuore, quella dolce sensazione che nasce quando due anime affini s’incontrano e, seppure nella loro diversità di rango, hanno la piena consapevolezza che tutto non si esaurirà in quel momento. Ma anche la profondità di spirito di Thranduil che va oltre le apparenze, da te magistralmente descritte in questo passaggio: «Non è alta quanto Maidhwen e non sembra essere dotata di altrettanta bellezza, eppure quando alza gli occhi su di lui Thranduil ha la sensazione di precipitare tra il verde del bosco che ha appena contemplato, e capisce all’istante di essersi sbagliato. Maidhwen è il guizzo di fiamma che brucia e che si spegne, mentre colei che sta guardando è la lanterna che rischiara la notte sino al sorgere dell’alba senza mai vacillare». Siamo quindi al preludio di una storia di vita in cui gli occhi di re Thranduil, colmi dell’orrore visto in guerra, possono finalmente riposarsi volgendo lo sguardo verso la bellezza che si palesa nella sua accogliente dimora, nella natura non più intrisa del sangue nemico ma rigogliosa di vita, nella composta leggiadria di Amariel, nella consapevolezza di aver avuto un padre come Oropher che lo ha amato silenziosamente e, altrettanto in silenzio, ha saputo convivere con la sua assenza. Un silenzio rotto soltanto dalle stanze concepite per il suo tanto atteso ritorno. Amore e libero arbitrio. In conclusione, la tua fervida mente ci sta facendo omaggio di un altro intrigante spaccato ‘mancante’ nell’universo tolkeniano, poiché il professore non racconta nulla di quanto è accaduto ad Eryn Galen durante la Terza Era. E tu lo stai facendo con infinito amore e fedeltà verso i parametri del capolavoro tolkeniano: elementi fondamentali per dare vita ad un racconto degno di essere definito tale, in cui vengono delineati anche nuovi personaggi, da te concepiti senza sbilanciare assolutamente la coerenza dell’opera. Eccellente il tuo stile di scrittura e buona la scelta dei titoli che, deformazione professionale, reputo molto importanti perché sono un po’ il ‘biglietto da visita’ di quanto andremo leggere. Sarò ripetitiva, ma non posso fare altro che lodare il tuo lavoro. Sai anche, però, che sono sincera e quel che dico lo penso veramente. Un abbraccio e a presto, Aphrodia7 |