Quarta classificata al contest "Affidatevi alla fortuna"
Grammatica e sintassi: 14,9/15
Stile e lessico: 14,3/15
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale: 10/10
Utilizzo del pacchetto: 9,8/10
Caratterizzazione dei personaggi/IC/Attinenza al fandom: 9,6/10
Eventuale bonus : +1
Totale: 59,6/60 +1
Grammatica e sintassi:
La grammatica e la sintassi sono davvero eccellenti. Ci sono proprio giusto un paio di errorini di battitura, che ti segnalo per completezza:
-una frase detta da una persona importante – ma anche di una sconosciuta
Qui, invece di “di una sconosciuta”, sarebbe più corretto mettere “da una sconosciuta”.
-Nessuna di queste espressione Qui ti è scappato un singolare invece di un plurale in “espressione”.
In tutta la storia, che non è brevissima, non c’è nemmeno un’altra sola imperfezione. Hai fatto un lavoro eccellente, sia con la stesura sia con le correzioni.
Anche la punteggiatura è molto curata e molto ben gestita. A parte un paio di casi di cui parlo nella prossima sezione, è sempre perfetta: precisa, adatta, perfettamente corretta. Crea un buon ritmo, che incoraggia il lettore a proseguire.
Stile e lessico:
Trovo molto azzeccata la scelta che hai fatto per quanto riguarda lo stile, in questa storia: è uno stile ben equilibrato, audace e personale, che risulta molto scorrevole. E, allo stesso tempo, la decisione di renderlo piuttosto elaborato senza esagerare crea un’atmosfera assolutamente unica. È questo stile, ricercato al punto giusto, che rende la storia indimenticabile. Si adatta perfettamente al tono della storia: riesci a fondere molto bene l’argomento trattato e il modo con cui è narrato. È uno stile molto coinvolgente, avvolgente, che tiene il lettore incollato allo schermo. Inoltre, ho appezzato moltissimo i cambi di tono a seconda della scena: riesci a variare in modo intelligente e puntuale, adattando lo stile all’emozione che la scena deve trasmettere. Anche il lessico è molto buono, dimostri un vocabolario ampio e vario e una grande consapevolezza nell’utilizzarlo.
Ci sono giusto alcuni passaggi che non mi convincono del tutto, qua e là, e te li segnalo per potermi spiegare meglio.
-un soffio di vento soffiato da chissà dove e non fu più la stessa persona di prima Qui usi nella stessa frase “soffio” e “soffiato”, che stonano un po’ insieme.
-Rin ormai da giorni non faceva altro che recarsi al solito angolo di strade, quello in cui aveva incontrato il giovane artista di strada. Qui c’è una piccola ripetizione dell’espressione “di strada”.
-Che fosse il riflesso su un specchio d'acqua, una stella nel cielo, una foglia dalla forma particolare il pittore in ogni tela c'era una cometa. Qui credo ti sia sfuggita una parola di una precedente versione in fase di revisione. C’è un “Il pittore” di troppo.
-Rin avrebbe voluto chiedergli mille cose Quest’espressione non è sbagliata, ma è un po’ stereotipata e colloquiale rispetto al resto della storia. Stona un pochino con il resto.
-La logica di Haruka gli sfuggiva completamente, eppure non era spaventato da ciò, anzi, non faceva altro che affascinarlo di più, come fanno quegli artisti incompresi, quei geni che non avevano mai trovato il loro pubblico, quei ritrattisti che, per le strade delle grandi città, riproducevano su un foglio facce su facce come fossero fotografie mentre fumavano una sigaretta. Questa frase è uno dei pochissimi passaggi in cui la narrazione risulta un po’ pesante, perché è molto lunga e articolata e spezza un po’ il ritmo.
-Sembrava fosse giorno per quante persone Quel “per quante persone” non suona benissimo. Personalmente, trovo suoni meglio “per la quantità di persone” o qualcosa di simile.
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale:
L’incipit. Potrei occupare una pagina Word intera elogiando l’incipit di questa storia, e credo che ancora non sarei soddisfatta del mio commento.
Questo incipit, da solo, ha posto uno standard altissimo dal primissimo minuto di lettura per quanto riguarda il gradimento personale, e non solo: oggettivamente e soggettivamente, lo trovo estremamente ben fatto.
Oggettivamente, innanzitutto, perché è la perfetta apertura di questa storia per quanto riguarda stile, atmosfera e contesto: credo che difficilmente si potesse scrivere un incipit più azzeccato per questa storia, perché contiene tutti gli elementi che lo rendono obiettivamente adatto alla narrazione. In primis, dalle primissime righe “annunci” il significato della tua storia, senza “elencarlo” ma mostrandolo. Con una grande scioltezza introduci il tema che farà da filo conduttore per tutta la narrazione, e con poche righe in più inserisci Rin, sempre con grandissima naturalezza, all’interno della riflessione. Così facendo, tema, storia e personaggi sono perfettamente collegati dall’inizio.
Soggettivamente, trovo questo incipit eccellente perché è ambizioso e intelligente: ti permette di mostrare dall’inizio un’ottima padronanza e consapevolezza stilistica. Porre all’inizio quello che costituisce il punto “più alto”, più elaborato, della narrazione fa sì che tu possa rendere da subito molto elevato il livello della storia senza appesantirla, senza spezzare il ritmo. In più, lo ammetto, ho un debole per le storie che cominciano con una riflessione generale e poi passano nello specifico attraverso i personaggi.
Punto due: le descrizioni. Ho avuto più o meno la stessa reazione che ho avuto all’incipit, con le descrizioni, perché le trovo eseguite e strutturate in modo davvero eccellente. Sono vivide, dettagliate, evocano immagini nitide senza appesantire la storia. Sono complete ed esaurienti ma mai troppo lunghe, mai piatte o noioso. Sono avvincenti perché originali e audaci: non utilizzi frasi fatte o luoghi comuni, ma ti ingegni per trovare modi innovativi e personale per descrivere ogni scena.
Un’altra cosa che mi ha colpita moltissimo è un passaggio breve ma molto incisivo: il momento in cui, dopo che Haru ha accettato il suo invito, Rin si sofferma un attimo a pensare che ora Haru potrebbe diventare reale, e il pensiero che ciò accasa fa un po’ paura. È una cosa molto realistica, molto umana: il “passo successivo” di qualunque cosa mette un po’ di ansia, avvicinarsi alle cose che ci incuriosiscono spaventa un po’. È una riflessione molto reale e intelligente, che sta anche molto bene nella storia.
Per quanto riguarda lo svolgimento e la conclusione della storia, essendo aperti a interpretazioni diverse, parlerò soltanto della parte letterale. Mi sono fatta anch’io una mia idea sulla vicenda, e mi piace molto che i misteri alla base della storia siano lasciati irrisolti. Aiuta a creare l’atmosfera, e l’atmosfera è ciò che fa funzionare la storia nel complesso. A causa dei misteri irrisolti, comunque, mi baserò solo su quanto è espresso esplicitamente per il commento, perché con ogni probabilità la mia interpretazione non sarà identica alla tua (uh, fra l’altro, mi piacerebbe moltissimo sapere la tua interpretazione, se vorrai parlarne. Ora sono curiosa :3)
Detto questo, andiamo con ordine: mi piace molto come si sviluppa la vicenda. I salti temporali sono eseguiti in modo molto accurato: pur non essendoci sempre riferimenti temporali espliciti, si capisce in che rapporto ogni paragrafo sia con i precedenti dal punto di vista cronologico. La storia, inoltre, scorre in modo molto naturale e fluido: non si ha la sensazione che ci siano dei “buchi”, nonostante si “salti” nel tempo, e ogni passaggio ha il giusto spazio ed è trattato in modo esauriente. Non ti dilunghi e non sei mai frettolosa, non tralasci mai nulla.
La scena “rossa” è trattata magnificamente: molto delicata e molto ben scritta. Riesci a trovare l’equilibrio perfetto fra emozioni e descrizioni, e la gestisci con grande tatto e capacità. È anche ben utilizzata, inserita in un punto dove non risulta fine a se stessa ma necessaria, fondamentale per la trama e per la comprensione dei personaggi in questo universo.
Sono rimasta malissimo per il finale e sono ancora traumatizzata, e anche questo è significativo: la storia ha un grandissimo impatto emotivo senza voler essere forzatamente drammatica. La vicenda fluisce in modo naturale verso la conclusione, che risulta inaspettata e al contempo perfettamente logica. È una di quelle conclusioni che fanno dire: “Accipicchia, è vero, doveva finire proprio così. Non sarebbe potuta finire in nessun altro modo”. E ho apprezzato anche il fatto che tu non ti sia dilungata sul finale; a un primo impatto, non mi convinceva del tutto la scelta di non dedicare moltissimo spazio alla conclusione, ma poi, riguardando la storia nel complesso, mi sono resa conto che invece terminare la vicenda in modo abbastanza rapido rispetto allo svolgimento funziona. È efficace, perché dà una svolta alla storia brusca al punto giusto, rendendola ancora più interessante. Fai “rilassare” il lettore, che arriva verso la fine e pensa “okay, finirà in modo tranquillo e allegro, non c’è più nulla che possa succedere di sconvolgente a questo punto”, e poi invece c’è la batosta. È un’idea molto, molto efficace, perché impedisce alla conclusione di passare in secondo piano e al contempo impedisce all’attenzione del lettore di spegnersi.
A tratti c’è qualche “buco”, nel senso che soprattutto nel passaggio verso la conclusione le motivazioni di Haruka non sono del tutto chiare, ma devo ammettere che nonostante questo funziona. Anche se alcuni passaggi non sono proprio del tutto realistici (o meglio, sono più da romanzo che da vita reale), nel complesso ogni cosa funziona esattamente come dovrebbe. La scelta di sacrificare un pochino di realismo all’impatto emotivo si rivela vincente, perché tutto si incastra in modo talmente azzeccato da non far sentire la mancanza di nulla.
Utilizzo del pacchetto:
Hai inserito la citazione nel passaggio più coinvolgente ed emozionante della storia, e questo fa sì che l’elemento sia al centro dell’attenzione: è una trattazione eccellente, perché dà risalto alla citazione e la rende importante. Vale lo stesso discorso per il prompt: è in risalto, forse ancor più della frase.
Utilizzare gli elementi in questi modo rende la trattazione completa ed eseguita molto bene, perché saltano all’occhio e diventano essenziali per la storia. Forse è un pochino un peccato che compaiano solo alla fine, perché avrebbero potuto essere leggermente più “presenti”, ma sono comunque inseriti molto bene nella storia.
Caratterizzazione dei personaggi/IC/Attinenza al fandom:
Hai fatto qualcosa di eccellente, in questa storia, con la caratterizzazione di Haru nella prima metà della storia. Parto da lui, pur non essendo il protagonista, perché sei stata in grado di ricreare la sua personalità dall’inizio, dopo poche righe, ancor prima di fargli pronunciare una sola parola. La descrizione delle sue espressioni tramite gli occhi di Rin dimostra un lavoro di caratterizzazione eccellente, poiché ogni singola espressione è assolutamente adatta agli “stimoli” dell’ambiente esterno. Si riesce a visualizzare perfettamente Haru che reagisce in ognuno di quei modi a ciò che gli accade attorno.
Poi cominciano le battute, e io ho iniziato a fangirlare: sono azzeccatissime. Il loro primo scambio è eccellente, perché entrambi sono totalmente IC nel modo di esprimersi. Le risposte più fredde di Haruka, che tende a glissare, e il modo di fare più diretto di Rin. E Haru che ogni tanto se ne esce con delle risposte che fanno dire a tutto il mondo “WTF, davvero?” perché ci si aspettava che dicesse l’opposto. Quest’ultima parte è probabilmente quella più difficile da rendere, perché riuscire a rispettare il fatto che ogni tanto dica cose imprevedibili inserendole al momento giusto, facendogli dire la cosa imprevedibile al momento giusto, è rischiosissimo. Basta pochissimo per fargliela dire al momento sbagliato, rovinando la caratterizzazione. Tu riesci a evitare questo pericolo, e il risultato del rischiare è un dialogo che risulta accurato in tutto e per tutto. Hai fatto davvero bene, insomma, a “osare”, perché ottieni un ottimo risultato.
Al contrario di quello che dici nelle note, trovo che Rin sia IC se si considera il contesto completamente diverso in cui è posto: l’impulsività, l’emotività, l’essere attratto dalle cose spontanee e da Haru sono elementi che lo rendono fedele all’originale. Trovo che tu abbia fatto un ottimo lavoro. Secondo me è Haruka a essere un pochino troppo audace nella seconda metà della storia, rispetto a quello che si vede nell’anime. Certo, è anche vero che qui siamo in una situazione completamente diversa, qualcosa di mai visto, quindi ognuno lo immagina sicuramente in modo diverso. Mancando la spiegazione vera e propria delle sue motivazioni alcune sue scelte risultano non del tutto immediate da capire, ma l’approfondimento di entrambi secondo me è gestito bene e profondo al punto giusto, mai superficiale. |