Rieccomi qua, a recensire (credo) l'ultima tra le tue one-shot dedicate ai Borgia - le mie preferite, sia per la passione che trasudano, sia perché, come ben sai, amo tantissimo i personaggi e il periodo storico.
Questo brano profondamente introspettivo è tutto dedicato a Cesare, e al lacerante passaggio tra la sua natura di figlio/fratello ancora dipendente da tali legami, a quella di creatura che strappa ogni legaccio per iniziare ad esistere in funzione di se stessa, e delle proprie brucianti brame.
Mi sono sentita lacerare anch'io, assieme a lui, perché in quel desiderio di emancipazione non sono coinvolte solo Dama Ambizione e Madonna Volontà, ma anche - e più di tutto - un desiderio di amore negato o tradito: amore filiale, amore fraterno - che è al contempo amor carnale.
Cesare è consapevle di non essere mai stato il figlio prediletto - e ora che quella progenie diletta è morta, il posto non è reso vacante per lui; è consapevole che Lucrezia è troppo mutevole per edificare davvero su quell'amore, pur corrisposto, e dunque anche da lì promana odore fetido di tradimento e insoddisfazione.
L'unica roccia su cui poter costruire un ponte sul mondo è lui stesso - e per questo Cesare rinasce, uccidendo la bestia bicefala, legandola a sé, invece di rimanerne legato.
Uno strappo che è simile allo strapparsi le due gambe a morsi, come un animale preso in una tagliola, ma necessario perché dal figlio - e dal fratello - e dall'amante - possa nascere l'uomo in grado di lasciare il suo segno nella storia.
Un concetto tragico e potente, descritto per immagini che sono squarci sanguigni e a tinte forti, in bilico tra poesia e stupenda volgarità, in una commistione affascinante tra sacro e profano - come del resto lo è Cesae stesso: uomo di chiesa, uomo di passioni.
Come sempre, belle le note, che aggiungono livelli di lettura alla già complessa impalcatura, e su tutto un lavoro accurato sia a livello storico, che inguistico che di registro.
In conclusione ti lascio un paio di note/consigli, che spero possano essere utili:
Amavamo il duca di Gandia più di ogni altra cosa al mondo e per richiamarlo alla vita daremmo con gioia sette tiare (metterei questa frase in corsivo e - per rispondere anche alla tua domanda fatta in un'altra recensione - trovo il corsivo perfetto per riportare citazioni, come in questo caso, e anche pensieri e parole straniere.)
ma a Rodrigo Borgia non erano ne rimasti, di figli, (il "ne" va messo prima di "erano")
Ma nel corpo, sua sorella – solo un'altra faccia di Rodrigo – aveva covato uova di serpente. (Non mi convince la punteggiatura; metterei una virgola anche dopo "ma") |