Terzo classificato – Dominostein
Di M. Namie
Sintassi, ortografia, punteggiatura
Anche se la storia è scritta generalmente in maniera corretta, ho notato che ci sono diversi errori di battitura che lasciano intendere una rilettura poco attenta.
Cito qualche esempio:
Poi era arriva zia Agathe […]
[…] non ricorda nemmeno di averla […]
[…] che avrebbe avuto essere.
[…] ad arrivare a fino ad aprile […]
[…] il dispiace di averla perduta […]
In tutti i casi citati ci sono degli evidenti refusi. Tra l’altro, quel che avrebbe avuto essere in luogo di che avrebbe voluto essere è anche piuttosto grave.
Dal punto di vista della sintassi, inoltre, ti segnalo un errore di reggenza:
[…] davanti la pasticceria […]
Anche se ormai questa forma è molto comune, l’avverbio davanti non regge l’oggetto diretto ma la preposizione a. Dunque, l’espressione corretta è davanti alla pasticceria.
Infine, ti faccio presenti un paio di errori circa l’uso della punteggiatura:
[…] ma il risultato fu eccellente sotto ogni punto di vista: la nuova creazione di Herbert aveva un profumo invitante e un aspetto allettante: si trattava di cubetti composti […]
Poco più in là un vassoio coperto da uno strofinaccio, Agathe lo tirò verso di sé incuriosita.
Nel primo caso, hai ripetuto per due volte l’uso dei due punti nella stessa frase. Una cosa del genere era ammessa nell’italiano antico, ma attualmente, a quanto ne so, non è più accettata.
Per quanto riguarda il secondo caso, hai inserito una virgola quando, in realtà, sarebbe stato più corretto il punto fermo. Come puoi vedere, infatti, rispetto a ciò che c’è prima della virgola, successivamente si assiste a un cambio di soggetto e di tipologia narrativa: nella prima parte, anche se il verbo non è espresso, il soggetto – o, meglio, il topic – è il vassoio e la frase è di tipo descrittivo; nella seconda, il soggetto è Agathe che, tirando verso di sé il vassoio, compie un’azione vera e propria.
7/10
Appropriatezza lessicale e stile
La storia è scritta generalmente bene, con uno stile scorrevole e di sicuro non pesante. Hai scelto la narrazione al passato – cosa che apprezzo tantissimo – e hai saputo utilizzare senza problemi la concordanza temporale.
L’unica nota stonata è la seguente ripetizione:
Herbert l’aveva incontrata una sola volta quando aveva appena tre anni, non ricorda nemmeno di averla una zia, ma lei si ricordava benissimo di lui […]
Anche se alcuni tendono a considerare le ripetizioni dei veri e propri errori grammaticali, io ritengo più che altro che esse rientrino nel dominio dello stile. Tecnicamente, infatti, non esiste alcuna regola che vieti di scrivere due volte una parola – o due parole dalla medesima radice – nella stessa frase, ma è chiaro che, alla lettura, tale enunciato non suoni troppo bene. In generale, dunque, soprattutto nelle situazioni in cui è facile trovare dei sinonimi e in cui la storia non è troppo lunga, è sempre bene evitare le ripetizioni.
Non ho riscontrato nella storia parole inappropriate rispetto al contesto. Hai utilizzato un lessico semplice ma coerente, inserendo anche qualche termine culinario in tedesco. Magari, avresti potuto inserire qualche espressione di uso locale in più, ma comunque non posso dire che il racconto non sia apprezzabile dal punto di vista lessicale.
8/10
Trama: originalità e sviluppo
Anche se la storia è molto dolce – in tutti i sensi, dato che è ambientata in una pasticceria – a livello di originalità è piuttosto carente. Hai raccontato le vicende di un ragazzo che vive nel primo dopoguerra e che, tra mille ristrettezze economiche, si ritrova a dirigere una pasticceria.
Il suo sogno, però, è quello di lavorare in cucina.
Come avviene nella maggior parte delle storie dalle premesse simili, non appena l’aspirante pasticcere mette mano ai fornelli, riesce a preparare un capolavoro. Questo finale, ahimé, per quanto romantico e lieto, è comunque abbastanza scontato.
Detto ciò, la storia è comunque molto piacevole da leggere e la trama è ben costruita, pur nella semplicità degli eventi narrati. Ho apprezzato, in particolar modo, il fatto che tu abbia dato molto risalto al rapporto tra Herbert e Agathe, e che sia riuscita a mettere in evidenza come comunque, nonostante il ragazzo non amasse quella mansione, egli sapesse gestire molto bene la pasticceria.
Molto significativo anche l’intermezzo della misteriosa mendicante di cui si innamora il ragazzo: anche se ai fini della trama in sé l’episodio è quasi trascurabile, rimane il fatto che, comunque, è stato fondamentale per spingere Herbert a dare sfogo alla propria passione culinaria e a chiudersi finalmente in cucina.
Hai scritto una bella storia. Semplice, certo, ma dalle sfumature molto romantiche.
8/10
Caratterizzazione dei personaggi
Hai descritto molto bene Herbert, sia dal punto di vista fisico che caratteriale. Nonostante la brevità del racconto, sei anche riuscita a inserire uno spaccato della vita passata del protagonista. La caratterizzazione è molto ben riuscita, così come lo è quella della zia Agathe. Anche se di lei, effettivamente, non dici molto, ciò che trapela dal testo è sufficiente ai fini della comprensione della trama.
Trovo molto significativa la differenza caratteriale tra i due personaggi e il loro differente modo di concepire la loro attività. Sembra quasi che inizialmente i due non si comprendano affatto, che ci siano troppe differenze nel loro modo di pensare, che Herbert non abbia il coraggio di imporsi sulla zia – donna senza dubbio dal carattere molto forte e vigoroso.
Poi, però, questo spezzone sistema tutto:
In che modo Herbert pensasse, con tutto quello sbatacchiare, di non svegliare sua zia che dormiva al piano di sopra, era un bel mistero. Agathe infatti si svegliò nel cuore della notte disturbata dai rumori sospetti provenienti dabbasso. Credette che fossero entrati dei ladri, ma si tranquillizzò quando, sbriciando dalla porta socchiusa della cucina, vide il volto di suo nipote; tornò a dormire senza chiedere spiegazioni, poiché aveva già intuito tutto.
Se il fatto che Herbert abbia deciso di mettere in pratica la propria ispirazione è di per sé sintomo di un’evoluzione personale del ragazzo, il fatto che la zia non lo freni dimostra quanto ella lo ami. In fondo, il giovane aspirante pasticcere troppe volte aveva dimostrato di non essere esattamente una persona coraggiosa: l’episodio della ragazza mendicante di cui egli si innamora ma che scompare dalla sua vita ancor prima che lui riesca ad aiutarla e a dichiararsi lo dimostra in maniera inequivocabile.
Certo, la crisi economica e la povertà sono senza dubbio due motori molto potenti: Herbert è avvinto dai conti, schiacciato dalla responsabilità di trovare una soluzione ai problemi della pasticceria e all’aumento sconsiderato dei prezzi dovuto alla carenza di materie prime; ma, proprio nel momento in cui le cose sembrano destinate a peggiorare, egli si “sveglia” – in fondo, il tutto avviene di notte – e trova il modo per mettere in pratica il proprio represso talento quotidiano.
A tal proposito, credo che sia poco probabile che una persona, per quanto talentuosa, riesca a preparare al primo tentativo dei dolciumi di una bontà eccezionale. Anche perché, se non ho capito male, Herbert non aveva avuto altre occasioni per “esercitarsi” in cucina.
9/10
Ambientazione e uso del cibo
Non ho praticamente nulla da ridire su come hai utilizzato il cibo all’interno della tua storia: anche se esso non è il protagonista assoluto, compare comunque dall’inizio e svolge un ruolo centrale all’interno della narrazione. Magari, avresti potuto citare qualche prelibatezza in più – so che in Germania le pasticcerie sfornano dei dolci eccezionali – ma di sicuro questa non è una grande dimenticanza.
Ottima anche l’ambientazione: ti assicuro che ho avuto quasi la sensazione di avvertire sia il vento gelido che colpisce Herbert all’inizio del racconto, sia il profumo dei dolci della pasticceria. Insomma, ho riscontrato un ottimo connubio tra cibo e ambientazione.
Brava!
9,5/10
Gradimento personale:
Hai scritto una bella storia, e su questo non ho alcun dubbio.
So per certo che anche in Italia, dopo le varie guerre mondiali, ci sono state pasticcerie che hanno avuto la forza di non chiudere e di andare avanti grazie al genio culinario dei loro proprietari. Ecco perché il tuo racconto è plausibile e mi ha riempita di tenerezza: c’è tanta povertà, in parte espressa, in parte taciuta, tra le righe di questa storia; ma non manca neanche il coraggio di andare avanti e di dare il meglio di sé.
Nonostante i difetti relativi al personaggio principale – il fatto che egli riesca a preparare un capolavoro al primo tentativo è molto romantico ma ben poco credibile – posso dire che questa storia, sicuramente, mi è piaciuta molto: anche se non c’è chissà quale complessità dietro alla trama, di sicuro si nota l’impegno con cui l’hai scritta e la passione per il protagonista
TOT: 41,5/50 |