Recensioni per
Dominostein
di Monique Namie

Questa storia ha ottenuto 22 recensioni.
Positive : 22
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
29/01/16, ore 08:48
Cap. 1:

Ciao!
Non sono un amante del genere storico, devo ammetterlo. Forse periodi m proprio per questo la storia mi ha interessato "fino a 'na certa". Ma allora perché sono qui a recensire? Semplice. La scrittura.
Hai un lessico, una grammatica, una precisione, una scelta delle parole che mi ha lasciato a bocca aperta.
É una scrittura puramente professionale, scorrevole ma raffinata, precisa ma non manieristica. Hai reso d'incanto la scenografia del racconto ed in poche righe hai reso l'idea del personaggio principale.
Curiosa anche la nota storica sotto, hai fatto davvero bene ad inserirla. Detto questo ti saluto, ciao ciao! :D

Recensore Junior
26/12/15, ore 16:28
Cap. 1:

Ciao! Ho scovato queasta storia un paio di notti fa durante un momento di insonnia.
Adoro le storie a tema storico perchè hanno sempre quel non so chè di magico: perchè nel raccontare un avvenimento storico ci mettiamo, ache involontariamente, un po' di noi. E' inevitabile romanzare anche solo minime parti della storia ma tu hai davvero creato un capolavoro.
Riuscivo a immaginarmelo perfettamente seduto al tavolo a pensare alle sue creazioni di cioccolata.
E' qualcosa di magico, poi io trovo che la seconda guerra mondiale, nonostante tutte le sue oscenità e violenza, ha un fascino tutto suo (so che è brutto da dire), perchè ci sono in mezzo anche le storie di gente comune come quella di Herbert.
Ti faccio i miei più sentiti complimenti e continua su questa strada.

Baci, Michela.

Recensore Master
15/12/15, ore 12:46
Cap. 1:

Terzo classificato – Dominostein 

Di M. Namie


Sintassi, ortografia, punteggiatura 
Anche se la storia è scritta generalmente in maniera corretta, ho notato che ci sono diversi errori di battitura che lasciano intendere una rilettura poco attenta. 
Cito qualche esempio: 

Poi era arriva zia Agathe […] 

[…] non ricorda nemmeno di averla […] 

[…] che avrebbe avuto essere

[…] ad arrivare a fino ad aprile […] 

[…] il dispiace di averla perduta […]
 

In tutti i casi citati ci sono degli evidenti refusi. Tra l’altro, quel che avrebbe avuto essere in luogo di che avrebbe voluto essere è anche piuttosto grave. 
Dal punto di vista della sintassi, inoltre, ti segnalo un errore di reggenza: 

[…] davanti la pasticceria […] 

Anche se ormai questa forma è molto comune, l’avverbio davanti non regge l’oggetto diretto ma la preposizione a. Dunque, l’espressione corretta è davanti alla pasticceria

Infine, ti faccio presenti un paio di errori circa l’uso della punteggiatura: 

[…] ma il risultato fu eccellente sotto ogni punto di vista: la nuova creazione di Herbert aveva un profumo invitante e un aspetto allettante: si trattava di cubetti composti […] 

Poco più in là un vassoio coperto da uno strofinaccio, Agathe lo tirò verso di sé incuriosita. 

Nel primo caso, hai ripetuto per due volte l’uso dei due punti nella stessa frase. Una cosa del genere era ammessa nell’italiano antico, ma attualmente, a quanto ne so, non è più accettata. 
Per quanto riguarda il secondo caso, hai inserito una virgola quando, in realtà, sarebbe stato più corretto il punto fermo. Come puoi vedere, infatti, rispetto a ciò che c’è prima della virgola, successivamente si assiste a un cambio di soggetto e di tipologia narrativa: nella prima parte, anche se il verbo non è espresso, il soggetto – o, meglio, il topic – è il vassoio e la frase è di tipo descrittivo; nella seconda, il soggetto è Agathe che, tirando verso di sé il vassoio, compie un’azione vera e propria. 
7/10 

Appropriatezza lessicale e stile 
La storia è scritta generalmente bene, con uno stile scorrevole e di sicuro non pesante. Hai scelto la narrazione al passato – cosa che apprezzo tantissimo – e hai saputo utilizzare senza problemi la concordanza temporale. 
L’unica nota stonata è la seguente ripetizione: 

Herbert l’aveva incontrata una sola volta quando aveva appena tre anni, non ricorda nemmeno di averla una zia, ma lei si ricordava benissimo di lui […] 

Anche se alcuni tendono a considerare le ripetizioni dei veri e propri errori grammaticali, io ritengo più che altro che esse rientrino nel dominio dello stile. Tecnicamente, infatti, non esiste alcuna regola che vieti di scrivere due volte una parola – o due parole dalla medesima radice – nella stessa frase, ma è chiaro che, alla lettura, tale enunciato non suoni troppo bene. In generale, dunque, soprattutto nelle situazioni in cui è facile trovare dei sinonimi e in cui la storia non è troppo lunga, è sempre bene evitare le ripetizioni. 

Non ho riscontrato nella storia parole inappropriate rispetto al contesto. Hai utilizzato un lessico semplice ma coerente, inserendo anche qualche termine culinario in tedesco. Magari, avresti potuto inserire qualche espressione di uso locale in più, ma comunque non posso dire che il racconto non sia apprezzabile dal punto di vista lessicale. 
8/10 

Trama: originalità e sviluppo 
Anche se la storia è molto dolce – in tutti i sensi, dato che è ambientata in una pasticceria – a livello di originalità è piuttosto carente. Hai raccontato le vicende di un ragazzo che vive nel primo dopoguerra e che, tra mille ristrettezze economiche, si ritrova a dirigere una pasticceria. 
Il suo sogno, però, è quello di lavorare in cucina. 
Come avviene nella maggior parte delle storie dalle premesse simili, non appena l’aspirante pasticcere mette mano ai fornelli, riesce a preparare un capolavoro. Questo finale, ahimé, per quanto romantico e lieto, è comunque abbastanza scontato. 
Detto ciò, la storia è comunque molto piacevole da leggere e la trama è ben costruita, pur nella semplicità degli eventi narrati. Ho apprezzato, in particolar modo, il fatto che tu abbia dato molto risalto al rapporto tra Herbert e Agathe, e che sia riuscita a mettere in evidenza come comunque, nonostante il ragazzo non amasse quella mansione, egli sapesse gestire molto bene la pasticceria. 
Molto significativo anche l’intermezzo della misteriosa mendicante di cui si innamora il ragazzo: anche se ai fini della trama in sé l’episodio è quasi trascurabile, rimane il fatto che, comunque, è stato fondamentale per spingere Herbert a dare sfogo alla propria passione culinaria e a chiudersi finalmente in cucina. 
Hai scritto una bella storia. Semplice, certo, ma dalle sfumature molto romantiche. 
8/10 

Caratterizzazione dei personaggi 
Hai descritto molto bene Herbert, sia dal punto di vista fisico che caratteriale. Nonostante la brevità del racconto, sei anche riuscita a inserire uno spaccato della vita passata del protagonista. La caratterizzazione è molto ben riuscita, così come lo è quella della zia Agathe. Anche se di lei, effettivamente, non dici molto, ciò che trapela dal testo è sufficiente ai fini della comprensione della trama. 
Trovo molto significativa la differenza caratteriale tra i due personaggi e il loro differente modo di concepire la loro attività. Sembra quasi che inizialmente i due non si comprendano affatto, che ci siano troppe differenze nel loro modo di pensare, che Herbert non abbia il coraggio di imporsi sulla zia – donna senza dubbio dal carattere molto forte e vigoroso. 
Poi, però, questo spezzone sistema tutto: 

In che modo Herbert pensasse, con tutto quello sbatacchiare, di non svegliare sua zia che dormiva al piano di sopra, era un bel mistero. Agathe infatti si svegliò nel cuore della notte disturbata dai rumori sospetti provenienti dabbasso. Credette che fossero entrati dei ladri, ma si tranquillizzò quando, sbriciando dalla porta socchiusa della cucina, vide il volto di suo nipote; tornò a dormire senza chiedere spiegazioni, poiché aveva già intuito tutto. 

Se il fatto che Herbert abbia deciso di mettere in pratica la propria ispirazione è di per sé sintomo di un’evoluzione personale del ragazzo, il fatto che la zia non lo freni dimostra quanto ella lo ami. In fondo, il giovane aspirante pasticcere troppe volte aveva dimostrato di non essere esattamente una persona coraggiosa: l’episodio della ragazza mendicante di cui egli si innamora ma che scompare dalla sua vita ancor prima che lui riesca ad aiutarla e a dichiararsi lo dimostra in maniera inequivocabile. 
Certo, la crisi economica e la povertà sono senza dubbio due motori molto potenti: Herbert è avvinto dai conti, schiacciato dalla responsabilità di trovare una soluzione ai problemi della pasticceria e all’aumento sconsiderato dei prezzi dovuto alla carenza di materie prime; ma, proprio nel momento in cui le cose sembrano destinate a peggiorare, egli si “sveglia” – in fondo, il tutto avviene di notte – e trova il modo per mettere in pratica il proprio represso talento quotidiano. 
A tal proposito, credo che sia poco probabile che una persona, per quanto talentuosa, riesca a preparare al primo tentativo dei dolciumi di una bontà eccezionale. Anche perché, se non ho capito male, Herbert non aveva avuto altre occasioni per “esercitarsi” in cucina. 
9/10 

Ambientazione e uso del cibo 
Non ho praticamente nulla da ridire su come hai utilizzato il cibo all’interno della tua storia: anche se esso non è il protagonista assoluto, compare comunque dall’inizio e svolge un ruolo centrale all’interno della narrazione. Magari, avresti potuto citare qualche prelibatezza in più – so che in Germania le pasticcerie sfornano dei dolci eccezionali – ma di sicuro questa non è una grande dimenticanza. 
Ottima anche l’ambientazione: ti assicuro che ho avuto quasi la sensazione di avvertire sia il vento gelido che colpisce Herbert all’inizio del racconto, sia il profumo dei dolci della pasticceria. Insomma, ho riscontrato un ottimo connubio tra cibo e ambientazione. 
Brava! 
9,5/10 

Gradimento personale: 
Hai scritto una bella storia, e su questo non ho alcun dubbio. 
So per certo che anche in Italia, dopo le varie guerre mondiali, ci sono state pasticcerie che hanno avuto la forza di non chiudere e di andare avanti grazie al genio culinario dei loro proprietari. Ecco perché il tuo racconto è plausibile e mi ha riempita di tenerezza: c’è tanta povertà, in parte espressa, in parte taciuta, tra le righe di questa storia; ma non manca neanche il coraggio di andare avanti e di dare il meglio di sé. 
Nonostante i difetti relativi al personaggio principale – il fatto che egli riesca a preparare un capolavoro al primo tentativo è molto romantico ma ben poco credibile – posso dire che questa storia, sicuramente, mi è piaciuta molto: anche se non c’è chissà quale complessità dietro alla trama, di sicuro si nota l’impegno con cui l’hai scritta e la passione per il protagonista 

TOT: 41,5/50 

Recensore Veterano
30/11/15, ore 13:31
Cap. 1:

Ciao ^^ Eccomi a recensire!
E' davvero molto curioso leggere uno stesso autore su diversi generi letterari. Voglio prima di tutto complimentarmi per la tua cura ai particolari. Era una cosa che avevo notato anche nei racconti di fantascienza ma soltanto qui ho potuto confermare. Amo vedere storie ben costruite, scomodando Tasso direi "verosimili" (l'ho studiato fino a ieri xD)
Anche quindi in un contesto storico non hai avuto trascuratezza e si vede che hai fatto delle ricerche per ricostruire l'epoca che si stava vivendo. Ho amato il contesto, la storia e i vari significati. Hai costruito sensazioni e vicende del protagonista per portarlo a una graduale maturazione che lo porterà a scoprire la ricetta che diventa qualcosa che appartiene a lui e alle sue esperienze. E' un racconto che mi ha fatto riflettere. Ho pensato a certe situazioni che mi hanno portato a scrivere o suonare determinate cose e solamente con i ricordi, l'esperienza e il cuore si possono raggiundere dei risultati. Sono sicura che a ciò che scrivi dedichi lo stesso impegno e la stessa passione che Herbert ha dedicato per il Dominostein <3
Non può che essere bello ed essere apprezzato da chi in parte può capire quello che hai scritto.
Alla prossima ^^

Recensore Veterano
29/11/15, ore 06:11
Cap. 1:

Era da un po' che volevo recensire qualcos'altro di tuo e approfitto dell'evento sul gruppo fb per farlo.
Ho scelto questa storia perché sai che amo il genere storico, ed ero curiosa di vedertici alle prese; inoltre, amo in modo particolare il periodo da te affrontato - dunque la scelta è venuta naturale.
Beh... il racconto è bellissimo, mi ha lasciata senza parole; è soave, delicato, evocativo, pregno di dettagli e di significati sottesi che a elencarli non si finirebbe più.
La vita di questo pasticcere così timido ma così talentuoso è narrata in punta di penna, con una grazia e una leggiadria che mi ha lasciata deliziata.
I dettagli sensoriali lo rendono ricco come i dolci di Herbert, creando un tableau composito, dove odori, colori, sentimenti, emozioni si mescolano in una frolla dal sapore intenso ma delicato.
Ho amato sia l'accuratezza storica che lo scavo psicologico: oltre a Herbert - tenero e imbranato genio pasticcere - c'è zia Agathe, donna saggia e pragmatica, dal cuore forse un po' indurito, ma affettuosa e dolce col nipote. La figura di Grete, sebbene non dica una parola, rimane anch'essa nella memoria, perché tu la mostri con gli occhi di Herbert - lui che è così umano da vedere la bellezza anche su un volto sporco e su un corpo ricoperto di stracci. Mi ha immalinconito la sua sparizione, e spero che davvero Herbert possa rivederla, un giorno.
Lo stile è pulito, arioso, perfetto per mantenere la soavità che aleggia su questo racconto, e non ho trovato alcun difetto.
Ti faccio davvero i miei sentiti complimenti, e la storia finisce subito tra le preferite. :)

Recensore Junior
25/11/15, ore 18:47
Cap. 1:

Ciao! Eccomi qui per lo scambio! ^^

Quando ho visto che si proponeva una storica, non ho potuto perdermela – e, come sai, ormai conosco bene le tue storie, dunque mi faceva piacere vederti alle prese con un genere più affine a mio.

Devo dire che sei subito partita benissimo: un pezzo storico necessita una dose di ricerca. Vedere che ti sei documentata mi ha messo subito di buon’umore (non è così scontato come sembra, purtroppo), e la lettura è iniziata con una nota positiva; il corpo del testo, poi, non mi ha affatto delusa.

Ho trovato dolcissima questa piccola OS. Dolcissima, ma non sdolcinata: Herbert è un sognatore senza scivolare nello smielato, e la delicatezza con cui lo hai caratterizzato lo rende un personaggio piacevole in cui immergersi. Rinfrescante.

Anche il rapporto con zia Agathe è ben fatto: realistico, affettuoso, ma non provoca la carie ai denti.
In poche righe, sei riuscita a caratterizzare benissimo i personaggi, che diventano vivi con le loro piccole espressioni, e il loro vissuto comune. Anche la misteriosa Gretel ha vita propria, e ho apprezzato particolarmente la descrizione del suo sguardo, così espressivo.

I dettagli storici, quelli sulla preparazione del dolce, poi, sono una delizia, pari al messaggio della storia – che definirei quasi “natalizia”, perché mi ha provocato lo stesso bisogno di celebrare i “buoni sentimenti” (non so se riesco a spiegarmi come vorrei), senza, però, scivolare nel cheesy che tanto malsopporto.

Lo stile è quello che ho imparato a conoscere e ad apprezzare: conosci già la mia opinione, dunque non mi dilungherò oltre. ^^

Passiamo alle piccole imprecisioni che ho trovato, sempre con la speranza di essere utile:


“Teneva i pugni chiusi immersi nelle tasche, ogni tanto sgranchiva le dita e pensava al caldo appartamento sopra la pasticceria di zia Agathe, o meglio la sua pasticceria.” -- > Spezzerei questa frase molto lunga sostituendo alla seconda virgola un trattino, per creare una pausa più lunga.

“se si voleva sopravvivere alle dure leggi della vita” -- > “Sopravvivere” e “vita” creano una ripetizione poco elegante. Sostituirei a “vita”, “esistenza”.

“non ricorda” / ”ricordava” -- > Qui alla ripetizione, si accompagna una piccola svista della desinenza mancata del primo “ricordava”.

“«Da aprile dovremo iniziare a usare le farine peggiori, messe da parte per casi come questi.»
La donna sorrise, sinceramente ammirata dai progressi di gestione che Herbert stava facendo, poi il suo sguardo si rabbuiò improvvisamente.”-- > Non si tratta di una nota grammaticale, ma piuttosto dal punto di vista narrativo. Penso che quell’inserire l’informazione sull’uso delle farine nel dialogo sia poco naturale: dà l’impressione di uno studente che ripete una lezione alla professoressa – perché, di certo, zia Agathe conosce bene l’uso di quel particolare tipo di farina senza bisogno che gli venga ripetuto. Volendo mantenere l’intento di mostrare che Herbert sta facendo progressi nella gestione della pasticceria, lo farei in modo più naturale; per esempio dicendo “«Da aprile dovremo rassegnarci ad usare le farine peggiori. Le teniamo da parte appositamente, del resto.» “In questo caso, la frase seguente mantiene un senso di continuità con la prima.
Un’altra possibilità, visto l’impiego di un narratore esterno, è di riportare l’informazione in modo impersonale. Per esempio: “«Da aprile dovremo iniziare a usare le farine peggiori.» Le tenevano da parte proprio per casi come quelli.”
In questo caso, la parte iniziale della seconda frase (l’ammirazione di Agathe per Herbert), andrebbe eliminata.

“adagiati nei ripiani“ -- > Più corretto sarebbe dire “sui” ripiani.

“lì“ \“lì” -- > Altra piccola ripetizione.

“Zia Agathe per principio non regalava mai niente, diceva” -- > Una frase lunga che andrebbe spezzata da due punti, piuttosto che da una semplice virgola prima di “diceva”.

“l’assaggiatore” -- > Ho trovato superfluo l’uso di questo termine. Con la frase come l’hai formulata, il soggetto può tranquillamente rimanere sottointeso con un risultato più elegante.

“Lavorare alla luce di una candela richiedeva grande concentrazione per non combinare pasticci, ma il risultato fu eccellente sotto ogni punto di vista: la nuova creazione di Herbert aveva un profumo invitante e un aspetto allettante: si trattava” -- > Grammaticalmente, inserire i due punti più volte all’interno di uno stesso periodo non è un errore; tuttavia, rende la lettura un po’ convoluta. Forse, allungherei la pausa finale inserendo un punto tra “allettante” e “si trattava”.

“un'ultimo strano” -- > Piccola svista.

“Quando la mattina seguente alle prime luci dell’alba” -- > Anche qui, spezzerei il ritmo rendendo “alle prime luci dell’alba” un inciso.

“Poco più in là un vassoio coperto da uno strofinaccio, Agathe lo tirò verso di sé incuriosita.” -- > Sostituirei alla virgola i due punti.

“il dispiace” -- > Piccola svista: “Il dispiacere”.

Detto questo, OS assolutamente promossa. Complimenti!

Recensore Master
23/11/15, ore 13:16
Cap. 1:

Buongiorno!
Ho scovato questa storia tramite il post nel circolo di scrittura creativa su fb, e niente, sono rimasta completamente affascinata dalla storia.
Bellissima, da cima a fondo: il personaggio di Herbert ha una dolcezza e un'umanità fuori dal comune, contando che stiamo parlando di un periodo storico che di umanità ne ha presentata ben poca.
Mi ha commosso la sua dedizione al lavoro in pasticceria, i ricordi sulla sua famiglia, la sua amorevola cura verso i più bisognosi: complimenti per aver inserito la scena della giovane senzatetto, l'ho trovata intensa e tenera, e mi ha fatto splendere gli occhi.
Insomma, da cima a fondo questa storia mi è piaciuta un sacco, veramente tanto.
Sei riuscita a mostrare come in un clima imperante d'odio, o che comunque stava mettendo le basi per esso, una pur debole spira di luce sia rimasta. Non conosco il personaggio di Wendler, forse durante il periodo nazista la sua mentalità è stata ingabbiata e sedotta dal mito ariano della purezza e tutta questa positività non l'ha portata; pur tuttavia qui fa un'ottima figura.
Anche sullo stile niente da dire: perfetto.
Questa storia vola tra le preferite, di sicuro; grazie per questo scorcio famigliare e intimo di Storia.

A presto,
Manto

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