Ciao Kan!
Oddio, sono strafelice di rileggerti, posso ricominciare ad adorare il mercoledì XD!
Poi, ritorni subito con una storia su Irime! Su Irimeeee!
Sono così felice di poter leggere di questo personaggio!
Nonostante io abbia un’immagine un po’ diversa di questo personaggio, lo davvero sentita, Kan.
Quel suo essere un po’ esuberante, e il filo conduttore di quella risata che riesce ad alleggerire ogni momento, la rendono infinitamente Irime!
Oltre al fatto che l’ho sempre immaginata anche io così determinata, e così attenta a particolari che gli altri sul momento non notano: non so come spiegarlo, ma sei riuscita a rendere il modo che anche secondo me ha Irime di guardare le cose.
Molto bello l’inizio, con il discorso di Feanaro ancora in corso: Mi è piaciuto come hai descritto l’effetto delle sue parole, le immagini vivide della Terra di Mezzo ancora libera e inesplorata, e come quelle immagini hanno catturato l’attenzione di tutti i Noldor, anche se in modi differenti: C’è chi è già incantato da queste visioni e dalle infinite possibilità che aprono, chi sta ancora discutendo con quelli che magari hanno conservato almeno in parte i piedi per terra, e c’è chi, come Irime, sta riflettendo da solo su tutto ciò che è successo e che sta succedendo.
Quello che mi ha subito colpita è che Irime si forma subito un quadro della situazione, già decisa su ciò che deve fare ora, ma allo stesso tempo non può impedire ai ricordi di tornare a galla, e con loro ritornano anche la rabbia per quel fratellastro che è “così abile con le parole e con le mani, ma a volte era troppo ottuso…” e la tristezza per il comportamento di quel padre che ha abbandonato lei, sua madre, sua sorella e i suoi fratelli per seguire il suo primogenito, e che durante questo esilio, che in fondo non doveva durare nemmeno così tanto, è morto.
Mi ha spezzato il cuore il passaggio in cui Irime riflette sul fatto che se fosse stata lei, O Nolo, o Arafinwe o Findis, a compiere un gesto come quello di Feanaro, forse Finwe non li avrebbe accompagnati in esilio…
E’ straziante come Indis sia convinta che il marito non lo avrebbe fatto, mentre Irime, cercando di aggrapparsi anche in questo caso al suo ottimismo, spera che invece forse suo padre avrebbe fatto tanti sacrifici anche per loro…. Vorrei poter essere certa che lo avrebbe fatto, perché la sola idea del contrario mi fa stare troppo male!
In ogni caso, ti ringrazio tantissimo per esserti soffermata sul rapporto tra Irime e il suo papà, era qualcosa che desideravo da tanto leggere!
E lo hai descritto esattamente come me lo immagino io, pieno di chiacchierate e di risate.
Si sente quanto Irime sia affezionata a suo padre, e quanto fosse importante per lei che, nonostante Finwe fosse in esilio, non fosse poi così distante da Tirion….
Davvero, questi accenni ai momenti padre e figlia mi hanno davvero commossa!
Ed è stato straziante l’accenno al fatto che non hanno potuto nemmeno salutarsi come si deve….
(Non è giusto, non lo accetto.. va bene la pianto.)
Mi ha fatto piacere poi vedere una scena, anche se rapida, con la famiglia di Nolofinwe!
Irisse mi pare avesse capito che c’era qualcosa che preoccupava la zia… E mi ha fatta sorridere come Irime si voglia assicurare che Lauro resti lì assieme al cugino: la situazione è troppo brutta perché Irime non si preoccupi per suo figlio, nonostante sia ormai più che adulto.
Ho amato le riflessioni di Irime sulla minaccia di Feanaro a Nolofinwe, e in generale sul modo con cui il fratellastro a sempre trattato i suoi fratelli: mi sono chiesta spesso come si sia comportato Feanaro con le sorelle, ed è più che probabile che con loro fosse, non dico tanto affettuoso, ma comunque molto più tollerante (forse perché non erano una minaccia concreta al suo posto di primoprimissimoconpapà?).
Irime comunque non perdona, né penso perdonerà facilmente a Feanaro ciò che ha fatto a Nolofinwe, non solo perché ciò che ha fatto è di per sé orribile, ma anche perché, secondo Irime, (e anche secondo me… va bene la pianto di nuoo), ha fatto i conti senza l’oste, ovvero senza Irime XD.
Irime non perdona al fratello di essere stato così sciocco e arrogante da non vedere quanto Nolofinwe, e anche Arafinwe, lo amassero nonostante lui non avesse mai nemmeno lontanamente ricambiato questo amore, nemmeno durante la loro infanzia.
Aveva due fratelli che non lo avrebbero mai sfidato, e non ha fatto che creare lui da solo gli estremi perché ci fosse comunque una spaccatura non solo tra loro, ma anche tra i loro figli, tra i loro seguaci.
E per come è secondo me Irime, questo per lei è il più grande errore di Feanaro, quello che poi ha innescato tutti gli altri.
Davvero, il rapporto tra Irime e Nolofinwe è qualcosa che mi ha sempre incuriosita tanto, e ho adorato il modo in cui l'hai descritto lungo tutta la storia!
Si sente quanto Irime sia legata a Nolofinwe in particolare, e come la sua voglia di partire con lui e di rimanergli accanto non venga solo dal fatto di essere sua sorella minore, ma proprio da un loro legame che c'è sempre stato e a cui Irime non intende voltare le spalle. E' rimasta accanto al fratello sempre, e continuerà a farlo.
Il momento in cui Irime ricorda che il fratellastro, ormai acciecato dal dolore, dalla follia e dall’egoismo, aveva impedito a lei e agli altri figli di Finwe di salutare loro padre un’ultima volta prima di partire mi ha veramente annientata, mi ha fatto venire seriamente le lacrime agli occhi!
E’ una cosa così crudele, eppure così in linea con la pazzia che ha preso Feanaro durante la fuga dei Noldor, che purtroppo non posso non chiedermi se sia successa sul serio, una cosa del genere….
E ha persino chiesto ai suoi figli di tenere lontani gli zii e probabilmente i cugini che volevano solamente dare un ultimo saluto a Finwe, e questo è ancora peggio!
Mi fa pensare a tutti gli altri momenti in cui Feanaro ha dato talmente per scontato l’amore e la devozione dei suoi figli, da chiedere loro qualunque cosa, sicuro che gli avrebbero obbedito…
E finalmente conosciamo il maritino di Irime!
E’ un bellissimo personaggio, Kan, sul serio!
Il modo con cui riesce a intuire ogni piccolo disagio o nervosismo di Irime e a calmarlo, la fermezza con cui le spone il suo pensiero, senza cercare di prevalere.
Come Irime, anche Calindo ha già deciso: ama troppo Valinor, e considera troppo grave ciò che è successo, la morte dei Due Alberi e la morte di Finwe, per lasciare Aman.
Si sente legato a quella terra, e ed è convinto che anche tutti gli altri elfi debbano fermarsi ad ascoltare questo richiamo, perché è ciò che li terrà uniti, e rimanere insieme in un posto che, secondo lui, potrà ritornare sicuro è la cosa giusta da fare, il modo giusto di affrontare la nuova tenebra e l’orrore di quel primo assassinio.
Per Calindo la vendetta non è il rimedio giusto, e non lo è nemmeno inseguire chissà quali immagini meravigliose sulle opportunità che laTerra di Mezzo può offrire.
(Benedetto vanya con l’allergia a Endore… non se ne esce!)
Eppure è attento a ciò che sta provando Irime in quel momento, sente la disperazione di lei e anche i motivi che la spingono a queste scelte.
Mi piace che non glie ne faccia un rimprovero, ma anzi che cerchi di parlarne con lei e di fare in modo che anche lei si sfoghi, che anche lei ne parli.
E penso che a Irime piaccia, in fondo, questo suo essere così schietto, così diretto.
Irime Non mi sembra una persona che ama i giri di parole o le pillole addolcite, e Calindo mi sembra quel tipo di persona che di cose simili proprio non ne fa.
E’ comprensivo, ed è una persona gentile, ma intuisce ed espone i fatti come stanno.
Anzi, questo strano contrasto nel suo carattere è la cosa che più mi ha sorpresa della descrizione di questo personaggio!
Poi ho amato come lo hai descritto dagli occhi di Irime, che si sofferma sia sui particolari più piccoli e per lei più belli del suo aspetto, come le sfumature che solo i suoi occhi e i suoi capelli sapevano assumere sotto i raggi di Telperion e Laurelin, e come lei lo senta si come una persona diretta, ma anche come l’artista che è, che porta ovunque la sua poesia e il suo “miele”.
Ne emerge la figura di un personaggio che deve trasmettere veramente tanta serenità anche con la sua sola presenza, una persona pacata e con un carattere verametne molto particolare!
Devo ammetterlo, anche io alla prima lettura ho fatto la permalosa come Irime, e ho temuto che Calindo disapprovasse l’affetto profondo di Irime e Lauro per la famiglia di Nolofinwe, affetto che li spingeva a volerli seguire a tutti i costi.
Temevo che la cosa in parte lo offendesse…
Poi ho capito che il problema non era quello.
Calindo è preoccupato, sia per la moglie che per il figlio. Teme che questa lealtà che provano per la famiglia di Nolofinwe, unita alla confusione e alla frenesia del momento, li spinga gettarsi alle spalle tutto ciò che hanno, compresa la loro famiglia, finendo per fare scelte di cui poi finiranno per pentirsi.
Oltre al fatto che si vede quanto lo spaventa l’idea di loro lontani da lui, la consapevolezza che non li potrà aiutare, né loro potranno fargli sapere cosa stanno passando, nel bene o nel male.
Lo si vede da quel bacio, da quell’ultima richiesta che sorprende tanto Irime.
Lei cercava nel marito un sostegno a cui aggrapparsi, e ha scoperto di esserlo lei per lui: si sono sostenuti e si sono sentiti sul punto di crollare nello stesso momento, e io adoro il modo in cui hai raccontato questo particolare intreccio di sensazioni!
E mi ha fatta sorridere come Irime creda che suo marito possegga la capacità di illuminare tutto ciò che lo circonda graie a quella serenità e a quella calma che sono solo sue, mentre Calindo sostiene che è la risata di lei che è in grado di fare tutto questo, e guarda a caso il nome Lalwen vaa proprio a sostenere Calindo XD.
Davvero una descrizione meravigliosa di questa coppia e di come si sanno sostenere e completare a vicenda, adattandosi alle necessità dell’altro ma senza perdere mai di vista il proprio essere.
Stupendo!
La conclusione purtroppo l’avevano già intuita ancora prima di parlarsi, ma ora che si sono confrontati e confortati, è più semplice dirsi addio, è più semplice gettare via eventuali ripensamenti o la voglia di convincersi a vicenda.Quell’ultimo momento in cui Irime chiede una canzone al suo Calindo e lui l’accontenta, iniziando a cantare, mi pare di aver intuito, addirittura attraverso l’osanwe mi ha definitivamente sciolta, è un momento troppo dolce!
Il pensiero che lanciano al “loro bambino” poi è troppo troppo dolce!
E mi sa proprio che ha ragione Calindo, per quanti musi lunghi possa fare Lauro: lui è il loro unico figlio, è il loro bambino.
Davvero meravigliosa, Kan, complimenti!
Ho amato il momento che hai scelto, l’ambientazione, le descrizioni, tutto!
Ma soprattutto ho amato i personaggi: li hai caratterizzati con un’attenzione eccezionale, e sono emersi veramente a tutto tondo!
Grazie davvero per questa storia meravigliosa, Kan!
E tantissimi complimenti ancora!
Spero davvero di leggere altro su Irime e su Calindo, sul serio, mi piacciono veramente tanto!
Tyelemmaiwe
P. S. ... Calindo, esattamente perché una proposta di matrimonio avrebbe dovuto far crollare il mondo in maniera totale? Ma... |