Recensioni per
La bestia (Testo di protesta contro le pellicce)
di Kiki S

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master

Buon pomeriggio.
Mi sono emozionato tantissimo mentre leggevo... ho avuto i brividi...
Complimenti per la profonda umanità con cui scrivi. Complimenti davvero, hai un grandissimo talento!
Buona giornata :)

Nuovo recensore

Il racconto mi ha colpita fin dalla prima volta in cui l’ho letto, sia per il tema tragicamente inusuale che hai deciso di trattare, sia per come sei riuscita ad affrontarlo. Secondo me hai reso benissimo quello che è il trattamento riservato agli animali da pelliccia destinati ad essere macellati. Le tue descrizioni sempre così nitide e precise danno perfettamente l’idea delle condizioni in cui questi poveri animali, sottratti alla natura in cui vivono, vengono disumanamente stipati nelle gabbie in attesa che il loro pelo sia bello e folto per poi essere uccisi. La parte dedicata alla descrizione dei rumori, dei lamenti continui e infiniti degli animali che non si sono rassegnati a morire e il loro grattare nelle gabbie, fa rabbrividire. Ho immaginato di sentire anche io il suono tintinnante delle unghie che urtano contro le sbarre. E poi il sentimento della paura e della disperazione, ma forse ancor più della rassegnazione della volpe protagonista che ormai ha raggiunto livelli tali da spingerla a divorare persino il proprio cucciolo pur di non farlo soffrire, o forse per non sentirlo più lamentarsi perché ad un certo punto tanta sofferenza diventa insopportabile per la madre. Non so se questa mia interpretazione è troppo umanizzante, forse lo stress della gabbia ha semplicemente scatenato nella volpe un comportamento che è all’opposto dell’istinto naturale insito in lei. Appropriato, a mio parere, anche tutto quel riferimento ai colori e agli odori che sono rimasti piantati nella memoria della volpe, perché è l’istinto vecchio di generazioni, passato da un esemplare all’altro, che impone nella vita di un animale selvatico la presenza di un bosco, dell’odore della terra, del colore dell’erba. Qualcosa che, nella gabbia in cui la volpe è stata rinchiusa, non c’è più. L’assenza del suo habitat naturale rende questo animale ancor più spaesato, ancor più nervoso, sofferente. Il non capire dove si trova e perché, il sentire di continuo i martellanti lamenti provenienti dalle altre gabbie, contribuiscono a farlo quasi impazzire.
La seconda parte, quella della donna… Il suo inserimento all’interno del racconto costituisce un contrasto stridente con la volpe rinchiusa. La signora che passeggia sulla strada violentando con i suoi tacchi l’asfalto (che bellissima figura sei riuscita a creare!!!), mi fa pensare ad una donna pienotta, non so se più o meno grassa, ma il cui incedere imponente e sicuro di sé spinge le persone a voltarsi per guardare. Si merita tutti i pensieri egoistici che le hai attribuito: il fatto che creda che al mondo esista soltanto lei, la sua incapacità di sentire l’odore di morte in ciò che indossa. La sua apertura mentale si limita a ciò che indossa, a seguire la moda del momento e nel trovare negli oggetti tutto il senso della propria vita.

Recensore Master

Mi sento male. Ti giuro sto piangendo. Io ODIO le pellicce, profondamente. Nel leggere di quella povera, innocente creatura, sacrificata per la stupida vanità di donne stupide mi si è accapponata la pelle. 
Meritiamo di estinguerci. 
Complimenti per la bravura con cui hai trattato questo delicato argomento e per lo stile, calibrato, perfetto.
Scrivere è ANCHE questo: farci vergognare, ogni tanto, per le brutture che sappiamo ordire su questo benedetto pianeta. Mi hai preso a pugni nello stomaco, e va bene così.
Di corsa tra le mie preferite.
Lou