Ciao Kan!
Oddio, sarà anche una storia inquietante sotto tutti i gli aspetti, dall’argomento al punto di vista, ma ti assicuro che è stata un fantastico regalo di Natale!
Davvero tantissimi complimenti, Kan, è una storia stupenda: innanzitutto, la prima persona è perfetta: sei riuscita a entrare perfettamente nel personaggio di Ungoliant, cosa decisamente non facile, dato che è una creatura complessa, indomabile e con delle caratteristiche tutte sue che non sono affatto semplici da tradurre in pensieri, secondo me.
Tu invece ci sei riuscita, e anzi, anche di più, perché hai approfondito questo personaggio in maniera davvero eccezionale!
Mi hai portata a riflettere su un sacco di cose relative a questa creatura,una delle pochissime cattive femmine del legendarium, ignorata praticamente da tutti, Valar e Maiar, nonostante anche lei sia scesa in Arda come loro e come tanti altri spiriti malvagi che invece conoscono... Una creatura che, in più, ha lasciato una discendenza, che ha continuato a creare problemi per ere intere.
L’accenno hai piccoli che Ungoliant sente nel ventre è particolarissimo e gestito in maniera meravigliosa: lei ne è orgogliosa, al punto che pretende tutta la luce possibile non solo per sé, ma anche e soprattutto per i suoi figli, perché crescano più forti, forti quanto lei.
Ma allo stesso tempo è come se in realtà non avesse nessun istinto materno per loro: sembra quasi che se li sia trovati nella pancia come per caso, e ora che ci sono, le interessi crescerli più grandi e più forti possibile, per sguinzagliarli nel mondo, perché portino ovunque la sua tenebra e divorino tutti i “moscerini”, ovvero ogni creatura, grande o piccola, che produca luce con cui opporsi alle tenebre.
Questa alternanza tra questa mamma-Ungoliant e Ungoliant totalmente incentrata su sé stessa mi è piaciuta veramente tantissimo, soprattutto per come le due cose si fondono durante tutto il racconto.
Anche la descrizione della brama di luce di Ungoliant è perfetta: è una fame che di per sé è irrimediabile, ma a maggior ragione per Ungoliant è totalizante, al punto che non le interessa nient’altro, non può e non vuole pensare ad altro.
Lei, i suoi figli, la sua forma, ogni parte di lei e dei suoi pensieri si muovono solo in funzione e graziea questa brama di luce, e a lei va benissimo così, perché se questo le permetterà di eliminare la luce e diffondere ovunque la sua tenebra, allora che fame sia.
I pensieri di Ungoliant in questa storia riescono a fondere e a dare voce a entrambi gli aspetti della sua fame: esiste la fame vera e concreta, il bisogno di cibo che le dia energia e che la sostenga, ma esiste anche la voglia di oscurare il mondo, perché lei odia la luce e il suo scopo è quello di eliminarne il più possibile.
E Morgoth in questo caso per lei è sia un servo che le procuri il cibo, sia un’alleato, un arma che finalmente Ungoliant può usare per distruggere la luce senza temere ostacoli.
Lui le ha dato più potere, le ha indicato la strada giusta, ha scoperto i punti deboli del Reame Beato che le servivano per arivare agli alberi: altro non doveva fare.
Se però il mezzo/l’arma comincia a pretendere troppo….
Sentir chiamare Morgoth moscerino mi ha dato un certo gusto!
Soprattutto perché, visto dagli occhi di Ungoliant, non sembra altro che questo: un moscerino, un esserino minuscolo che crede di poter far muovere il mondo al suo comando semplicemente con lo schiocco delle dita. Peccato che questa sia solo la prima delle tante botte nei denti che prenderà grazie a questa sua fantastica convinzione.
Morgoth non ha messo in conto, pieno di sé e dei suoi propositi com’era, che Ungoliant possiede, in quanto essere arrivato da oltre Arda, il potere di mutare la sua forma e anche di scoprire, se vuole, i propositi altrui. In più, non avendo come lui speso le sue forze su altri, dispone ancora di tutta la sua potenza, e può farne ciò che vuole quando vuole, che a Morgoth piaccia o no.
L’aria compiaciuta di Ungoliant mentre intrappola Morgoth ormai consapevole di essere impotente difronte alla sua ex-alleata rende perfettamente l’idea.
La descrizione di Ungoliant che perde definitivamente la pazienza è stata una scena davvero d’effetto, sia per come l’hai resa, sia perché il ragionamento di Ungoliant è perfettamente IC: pappandosi Morgoth non solo otterrà i silmarilli, che sono l’ultimo residuo di quella luce che lei vuole assolutamente assorbire e distruggere, ma potrà anche sfruttare la potenza e ciò che resta della luce dell’essere più potente di Arda, tutto in un solo boccone!
L’arrivo dei Balrog è stato il colpo di scena finale: non sapevo se alla fine li avremmo visti arrivare, e vederli dal punto di vista di
Vediamo la cara ragnona passare dal suo massimo momento di gloria al puro terrore, ed è come vederla rimpicciolire, perché un attimo prima niente e nessuno poteva resisterle, e un attimo dopo può solo fuggire, per proteggere sé stessa e i suoi piccoli, terrorizzata e messa in grave pericolo dal fuoco.
E a proposito del fuoco, è interessante il modo in cui lo vede Ungoliant: anche il fuoco produce luce, ma è una luce troppo pericolosa, una luce che fa troppo male.
In fondo a pensarci bene il fuoco può rivelarsi anche lui indomabile, e forse questo Ungoliant lo intuisce…
Davvero complimenti, Kan: una prima persona perfetta, e una storia veramente veramente particolare e vividissima!
Hai preso un punto di vista difficilissimo e hai fatto un lavoro eccezionale, sul serio!
Complimenti davvero!
Grazie mille per questo regalo di Natale, Kan, grazie!
A prestissimo!
Tyelemmaiwe |