Recensioni per
La notte più lunga eterna non è
di Nuel

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
12/07/21, ore 19:09

Ciao!
Non credevo che sarei più riuscita a leggere qualcosa con vampiri, invece, per fortuna, non è stato così
Non so davvero da dovere iniziare questa recensione...per prima cosa, complimenti.
Ho amato il tuo modo di descrivere la città, l'atmosfera magica, quasi onirica, che sei riuscita a ricreare e la caratterizzazione dei personaggi.
Sono stata a Praga anni fa, quindi non la ricordo bene, ma quell'atmosfera misteriosa non l'ho mai dimenticata, e leggere la tua storia è stato proprio come una passeggiata notturna per le strade della città.
Il negozio di antiquariato era semplicemente magnifico, l'hai descritto così bene che non ho fatto alcuna fatica a immaginarlo. Quel negozio e la proprietaria mi hanno fatto provare un forte senso di nostalgia, ma mi hanno anche dato un senso di conforto.
La proprietaria aveva un che di etereo e non umano che si percepisce quasi subito, eppure la sua presenza risulta confortante come quella di una madre, o di una sorella maggiore.
Mi è piaciuto molto anche il tema del valore. Quanto valgono le cose, le persone, il tempo; chi decide quel valore, e in base a cosa?
E poi si parla del Golem <3, una storia che ho sempre amato.
Sono stata davvero contenta di aver letto questa storia. Ancora complimenti, e alla prossima!

Recensore Veterano
28/04/20, ore 11:15

Ciao! ^^
Mi rendo conto che questa è una storia vecchia, ma appena ho vista menzionata la Moldava mi ci sono fiondata. Praga è una città magica e meravigliosa, e ritrovarne i luoghi in questa storia mi ha riempita di nostalgia.
Già dalle prime righe mi sono ritrovata a camminare di nuovo tra le piazze e le vie oscure, illuminate dai lampioni, di nuovo immersa in quell'atmosfera un po' sospesa che sembra sempre gravare sulle città in piena notte.
Mi è piaciuta la figura del protagonista, questo vampiro malinconico impegnato nella ricerca della sua Griselde, che vaga in una Praga notturna e perlopiù silenziosa, se si eccettua il suonatore di fisarmonica.
Ho trovato molto bella la descrizione del negozio di antiquariato. Mi è parso proprio di entrare al suo interno, seguendo Lucas mentre scruta gli oggetti in esposizione e parla con la proprietaria. E proprio la proprietaria è stata una scoperta.
Già dalla sua calma - troppa, quasi eccessiva - e dai suoi modi melanconici mi ero fatta l'idea che avesse qualcosa di diverso da una persona normale. C'era qualcosa che nascondeva, ma non mi sarei mai immaginata che fosse nientemeno che IL golem. Mi è piaciuto che avesse forma umana, che imitasse perfettamente la vita così come le era stato ordinato in passato, invece che essere un semplice fantoccio di argilla.
Il suo discorso con Lucas mi è profondo, piacevole da seguire, velato di quella malinconia che pare aleggiare in tutta la storia.
I miei complimenti, a presto! ^^

Recensore Master
10/10/19, ore 15:18

Io vorrei solo far notare che per la seconda volta mi metto a leggere una tua storia con l’idea che “Oddio, non mi piace ‘sta cosa” (nel caso specifico i vampiri) e per la seconda volta, nonostante il mio pregiudizio riesci ad affascinarmi con i tuoi racconti, la tua prosa, le tue descrizioni particolari.
Non sono mai stata a Praga, ma ho amato come l’hai mostrata e come l’hai raccontata, così come ho adorato i personaggi che qui sono apparsi. Non so come tu riesca, in così poco spazio, a costruire qualcosa di così bello e così complesso e, soprattutto, a dar vita a personaggi che riescono così meravigliosamente caratterizzati. Tra i due ho adorato Abana.
Mi è piaciuto molto Lucas, il suo tormento, la sua ossessione e il suo essere perduto che lo porta a superare la porta di un antiquariato mai visto prima d’ora – mi è piaciuto soprattutto perché nonostante il tormento che lo segue, la storia non è noiosa, non è un mattone di emozioni negative in cui il protagonista si crogiola alla ricerca di un po’ di empatia da parte del lettore (non so se mi spiego XD). Perfino nel suo tormento c’è una certa eleganza, merito sicuramente dello stile e del registro linguistico antico ma non ampolloso e di tutti quei riferimenti colti che ho semplicemente adorato – e che mi hanno anche fatto sentire una completa ignorante, ma vabbeh XD
Abana però è una città intera, è magica e c’è in lei qualcosa di ancora più antico e magico rispetto a Lucas. E poi la storia del Golem, ripresa dalla leggenda del rabbino e della rosa, è stato qualcosa che mai mi sarei aspettata e che ha regalato una nota in più di misticismo all’intero racconto. Bellissima. La storia. I personaggi. Le descrizioni.
Il mio unico dispiacere è non averti letta prima!

Recensore Veterano
20/06/18, ore 20:40

Ciao, mi scuso per il ritardo! Purtroppo sono presa dagli esami, speravo di poter passare prima, ma comunque eccomi qui.
Comincio con il dire che non sono una grande fan dei vampiri, anzi, però la storia mi ha ispirato e non mi sono pentita di aver scelto proprio questa.
Che stile! È la prima volta che leggo qualcosa di tuo, e devo ammettere di essere rimasta impressionata perché pur non amando il genere, ho comunque trovato diversi elementi che a me piacciono molto della scrittura in genere.
Sei un genio delle descrizioni, e solo per questo potresti vincere un premio; davvero, molto curata nei dettagli e anche nel lessico scelto.
Apprezzo molto Praga, e nel tuo racconto occupa anche lei la parte di protagonista, motivo per cui la storia è ancora più interessante.
Un’altra cosa che mi è piaciuta, e forse lo dico perché a me non vengono molto bene, sono i dialoghi; fluidi, ma non scontati, non abbassano il pezzo della storia ad un semplice “scambio di battute”, ma si amalgano bene con l’aria tetra che hai sottolineato sin dall’inizio.
Complimenti e alla prossima!

Recensore Junior
15/06/18, ore 22:49

Wow. Ho tante cose da dire e devo capire da dove iniziare.
Per prima cosa ti volevo dire che questa storia mi ha attratto stile mosca con il miele. Adoro le storie di vampiri ma ultimamente ne trovo solo stile vampiro luminoso (twilight and co.) o supercattivo che mangia e viene ucciso. Qui la situazione è decisamente diversa.
Come seconda cosa io AMO praga e la sua architettura. Penso sia un luogo magico, adatto per una storia "vampiresca". Insomma...senza dilungarmi troppo (perché se no facciamo mattina) tanti pollici in su!!

Recensore Master
08/06/16, ore 13:17

[Recensione premio per il contest "The Witcher"]

Eccomi qua, la solita ritardataria. Cominciamo subito, e lasciamo alla fine i convenevoli.

L’overture è una delle parti descrittive più complesse, affascinanti, e al tempo stesso armoniose che abbia mai letto. Piena zeppa di metafore, personificazioni, paragoni improbabili. Eppure, per quanto sia complessa, non richiede troppo sforzo per essere compresa, merito delle frasi non troppo lunghe e non eccessivamente arzigogolate (ottima scelta in questo caso), e dell’architettura, pensata e ripensata parola per parola. Il risultato è una struttura salda, abbellita il giusto, piacevolissima da leggere e semplice da capire. Un piccolo gioiello, intarsiato di mille particolari. Non sono mai stata a Praga, ma hai saputo vivificarla sotto i miei occhi, e mi sono sentita proprio lì, tra quelle vie illuminate, sotto l’ombra austera delle chiese.

Anche la seconda parte descrittiva è notevole. È notevole come il lettore passi in rassegna l’ambiente attraverso una lente di ingrandimento, mettendo a fuoco di volta in volta i dettagli, i piccoli oggetti, ma senza elencarli brutalmente o descriverli come fossero solo dei fronzoli, dei diversivi atti a “temporeggiare”, “allungare il brodo”, posticipare il momento clou: al contrario, noi leggiamo attraverso lo sguardo di Lucas, è il suo sguardo ad essere protagonista, e lo sguardo di Lucas passa da un oggetto all’altro con delicatezza e soprattutto naturalezza, mosso da naturale e semplice curiosità, sfiorando le cose che vede così come sfiora il pianoforte spingendo un tasto che non suona, così come la polvere, che soffonde ogni dettaglio. Al tempo stesso, il lettore si sente osservato da molti occhi: la bambola, le lumachine, le damigelle e i paggi di ceramica, la donnina, il gatto, e infine la ragazza dagli occhi slavati, che non fa rumore quando cammina, che “sfugge” ai sensi di Lucas, e che pare la regina di tutti quegli occhi inanimati.
Sicuramente si percepisce un senso di inquietudine all’interno di questo strano negozio, da come ce lo descrivi. A partire dal gatto, che con un soffio poco amichevole sparisce per – forse – osservare da dove non può essere osservato.

Ed eccola lì, l’inquietudine che prima era solo percepita ora si svela: la ragazza non è una ragazza. Gli oggetti, il gatto parevano andare oltre la loro apparenza, e invece scopriamo che non sono le statuine di ceramica ad essere animate, ma che l'unica cosa che pareva animata, la donna, si rivela essere invece inanimata. Scopriamo che è solo un guscio, un marchingegno, un’esistenza senza vita, i minuti senza le ore (i paragoni che fai sono davvero bellissimi), un simulacro, un'altra bellissima parola che hai usato, in questo caso in relazione a Lucas. Una replica dell’essere umano, creata da un creatore minore, priva di quel surplus che rende un essere umano anche umano, oltre che essere.

L’analogia tra il vampiro e il golem è quantomai efficace e azzeccata: ci fa capire fino a che punto l’esistenza di Lucas è dannata, perché sussiste senza vivere, come un calco, come un involucro. E il golem, così come il vampiro, è una replica, una finzione, un’emulazione della vita, una copia della vita in tutto e per tutto identica all’originale, eppure fondamentalmente diversa.
Mi piace come tu abbia “sprecato” spazio a spiegarci la condizione esistenziale dannata di questi personaggi, il golem e il vampiro, senza dare per scontata la loro natura, la loro condizione, ma cercando di capirla a fondo e di farla capire a noi, in un modo del tutto interiorizzato.
Insomma, ho apprezzato davvero molto la piega – direi quasi – filosofica che ha preso questo racconto, dimostrando ancora una volta di essere tutto tranne che superficiale. È un racconto di una profondità vertiginosa e di una delicatezza silente e volatile come pulviscolo.
Così come sono delicati e discreti i momenti in cui Lucas ricorda, gli stralci di un’infanzia remota, i fuochi d’artificio di una Venezia dove ha vissuto il suo amore.

E dire che solitamente non amo i vampiri, ma il modo in cui tu ne hai parlato è tutt’altra faccenda. Non hai dato nulla per scontato, hai affrontato il vampirismo in modo viscerale, problematico, concreto, rendendolo al tempo stesso meno estetizzato e più reale. Per non parlare poi del contorno di leggende, magnifici dettagli, ricordi, che circondano il nostro protagonista, senza però essere invadenti.
E infine, il modo impeccabile e raffinato con cui la tua penna ha saputo gestire tutto questo.

Se proprio devo sforzarmi a trovare un difetto in questo racconto (anche se non siamo in un contest e non ne sento particolarmente il bisogno) lo troverei nel finale un po’ fumoso, leggermente inconcludente, anche perché leggendo questo racconto fine a sé stesso non riusciamo bene a focalizzare i trascorsi tra Lucas e Griselde, per cui non ho ben capito la natura di questo terzo personaggio, giacché viene da pensare che non sia un normale essere umano (Conosco lei e chi l'ha creata nelle tenebre), non capiamo bene perché lui la sta rincorrendo, o meglio, perché non è assieme a lei.
Inoltre mi sarei aspettata un esito leggermente più concreto dall’incontro tra Abana e Lucas, così invece non sembra troppo importante, Abana pare solo un “passaggio motivazionale” (per quanto incredibilmente affascinante e profondamente  perturbante), nulla di più concretamente utile.
Ma questi restano cavilli, di fronte alla bellezza di questa storia.

Non mi resta che farti i miei complimenti, se ancora non te li ho fatti, e porgerti ancora una volta le mie umili scuse per l'enorme ritardo. 
Silvar

Recensore Master
24/02/16, ore 20:48

3° Classificata: “La notte più lunga eterna non è” di Nuel

-Grammatica e stile: 8/10

In generale, scrivi molto bene e hai uno stile ricco e accurato. Ti ho segnato un paio di sviste di concordanza, qualche altra inezia relativa ad accenti e tempi verbali e poco altro. Avrei un appunto da fare sulla punteggiatura, che come vedi, essendo una scelta personale, non ho penalizzato più di tanto. Principalmente, ho trovato un eccesso di virgole messe dove non servivano (la stessa funzione potevano assolverla un punto e virgola, un punto o un trattino lungo). Se lo segnalo, è perché a tratti, invece di collegare e dare fluidità, spezzano il ritmo dei periodi, che in linea di massima tendono a essere molto lunghi (è una semplice constatazione, non una critica: personalmente mi piacciono, li preferisco a quelli troppo brevi).

Esempio:
Nel piattino ai piedi del presunto musicista c'erano poche monete, rubate per lo strazio che voleva far passare per musica, eppure anche in lui, nella sua presenza crudele agli orecchi, quella notte, c'era qualcosa di magico:
potevi risparmiare due virgole e rendere il periodo più scorrevole anteponendo il complemento di tempo:
es. 'eppure, quella notte anche in lui (e) nella sua presenza crudele agli orecchi c'era qualcosa di magico.'

Inoltre, dopo le virgolette del dialogo hai messo quasi sempre delle virgole che non andavano messe, in quanto le virgolette costituiscono già una pausa:

esempio:
«Che cosa può volere, da me, Praga?», chiese lui, incerto.
    «Una notte eterna, senza fine».
    «Non esiste una notte senza fine», le disse,

In altri (rari) casi, sarebbe stato preferibile inserire delle virgole per separare una principale dalla subordinata, tuttavia le ho considerate scelte stilistiche e le detrazioni sono state davvero minime.

In un paio di casi, il numeretto della nota a piè di pagina si è incollato al testo, ma nell'ultimo caso ho letto il nome del golem come 'Abanaix', mentre era Abana e ix era il numero della nota (mi ci è voluto un attimo di troppo a capirlo).
Poi, ho apprezzato le citazioni colte e lo stile arcaico, ma l'utilizzo del participio passato 'strutto' mi ha rimandato immediatamente l'immagine mentale dell'omonimo alimento, prima di associarlo al verbo 'struggere'... magari è una mia mancanza, ma durante la lettura non è stato un effetto piacevole.
Lo stile è molto ricco e variegato, a tratti quasi barocco, e mi ha ricordato tantissimo Anne Rice per le descrizioni e le citazioni colte (un'autrice che io amo e che anche per me è il riferimento quando scrivo gothic horror). I periodi sono ampi e fluidi, di ampio respiro, molto adatti per rendere l'atmosfera di una città magica e onirica, così come i pensieri malinconici e nostalgici del protagonista. Allo stesso tempo, i dialoghi sono stati molto scorrevoli e ho particolarmente apprezzato il ritmo della narrazione, così come la suspence nei punti giusti.
Poi volevo dirti che ci sono delle immagini che ho amato particolarmente, e in particolare:

lampioni bugiardi, artifici in maschera che si fingevano astri

La Morte si era adagiata tra i petali di una rosa


-Originalità e coerenza della trama: 9/10

La trama prende spunto dal folklore ceco, in cui sia il golem che il vampiro sono figure molto popolari, eppure è la prima volta che mi capita di leggere una storia in cui sono co-protagonisti. Oltre all'influenza della Rice, ho visto che hai fatto le tue ricerche sulle leggende relative alla creazione dei golem (conoscevo quella del rabbino, alla quale s'ispira anche il romanzo 'Neve in agosto' di Pete Hamill, forse lo hai letto). In più, di recente avevo letto un romanzo, 'The Golem and the Djiin', che mi aveva colpita molto, a livello di trama/intreccio, proprio per il modo in cui queste due creature immortali si conoscevano e si rapportavano tra loro. Anche per questi esempi 'freschi' nella mia memoria, ho apprezzato molto l'idea delle due figure immortali che confrontano le loro solitudini.
Poi, ho amato il modo in cui hai costruito la storia: per prima cosa, un'introduzione descrittiva che ci immerge nel cuore di Praga, l'introspezione di Lucas e l'atmosfera sospesa nell'arrivare al negozio; il modo con cui il golem si rivela pian piano e tutto il loro dialogo, poi, l'ho trovato molto d'impatto e dalla supsence crescente, specialmente quando lei rivela di aver capito che Lukas è un vampiro. La rivelazione che Abana è un Golem non è così d'impatto, perché Lucas ci arriva forse più gradualmente. Ho sentito la sua sorpresa, ma non lo shock. Per il resto, mi ha stonato un po' che Lucas avesse paura di trasformarla in vampiro, non mi ha trasmesso un climax e neanche un qualche senso di dramma, perché un essere di pietra già immortale dubito che possa trasformarsi in qualcos'altro ^^'' ma capisco bene che possa desiderare la morte. Anche il finale con la rivelazione che Griselda è la creatrice di Lukas e che ha lasciato Praga da pochi giorni mi è piaciuto, perché c'è molto di più di un amore appena accennato, ma solitudine, rimpianto, forse un senso di colpevolezza. Il finale mi ha lasciata con una nota ambigua, però, perché non sono riuscita a capire come mai Lucas non si senta più perduto e si rallegri che torni il giorno... per lui il giorno costituisce la morte, o forse se ne rallegra per questo? Oppure è l'incontro con Abana che gli ha trasmesso la speranza di rivedere Griselda. Ad ogni modo mi è piaciuto che anche il finale abbia mantenuto questa nota sospesa e sfumata.

-Uso della città scelta: 10/10
Ti do il punteggio pieno, perché ho amato in particolare la descrizione della Città Vecchia e del Ponte Carlo. Quando ci sono stata, anni fa, ricordo benissimo di aver pensato che le statue fossero pronte per prendere vita e librarsi in volo. Hai saputo rendere benissimo l'idea della pietra pronta a tornare in vita, o comunque bloccata in una sorta di semi esistenza (come lo è anche il golem), la leggenda del rabbino e gli intrighi della Praga notturna, sospesa tra chiese e negozi di antiquariato, sulla Moldava che scorre incessante. Ho apprezzato anche i riferimenti colti, che si sposano benissimo con la città scelta (anche quella di De Martino, che non conoscevo). Il contrasto con Venezia, poi, è stato un piacevole parallelismo: Venezia è più solare e adatta per l'amore, per quanto magica, mentre Praga è pura magia, luci e ombre, piena di fascino e mistero. Tutti gli edifici che hai citato e messo in nota poi li ho visitati, a parte il Clementinum di cui ho visto solo la facciata, quindi è stata una piacevole rimpatriata aggirarsi di nuovo in quelle strade ^^

-Caratterizzazione dei personaggi: 8,5/10
Sebbene il PoV della OS sia interamente quello di Lucas, devo dire che ho considerato il golem, Abana, come co-protagonista, e la sua imitazione di umanità, i suoi dialoghi e i suoi pochi movimenti artificiali, eppure pieni di grazia, visti attraverso gli occhi di lui, mi sono arrivati molto, così come le sue emozioni e la volontà di porre fine alla propria vita. Lucas lo vedo più tormentato, ossessionato da Griselde e, forse, dal vampiro che si è pentito di aver creato. Le sue emozioni sono molto più tortuose, complesse e sfumate, venate anche di citazioni e ricordi. Si mescolano benissimo alla descrizione della città e all'atmosfera sospesa del negozio, ma questo è forse anche un limite, perché non 'emergono'. Insomma, devo dire che ho sentito molto il conflitto, il rapporto creatosi nel corso di una notte tra i due, ma quanto a introspezione, Lucas non mi ha colpito particolarmente, mentre Abana per me è stata molto più d'impatto. Ovviamente, prendila come una mia impressione personale durante la lettura.

-Gradimento personale: 9/10

In generale la storia mi è piaciuta molto. Non avendo riconosciuto la citazione di Brecht, inizialmente il titolo mi aveva lasciata perplessa, l'avevo associato a qualcosa di più ironico, vista la sintassi un po' strana, e invece sono stata piacevolmente sorpresa nello scoprire che era una poesia, tra l'altro ispirata da 'La Moldava' di Smetana, un compositore che amo. Ho apprezzato i riferimenti e l'equilibrio della storia, penso che non ci sia nulla che stride o che spezza quest'atmosfera sognante e notturna. Sicuramente hai catturato l'anima di Praga, identificandola con Abana, una creatura d'argilla alla quale anche la condizione umana può essere assimilata, come scrivi anche nelle note (infatti mi era venuto in mente il mito di Prometeo). Ciò che ho amato particolarmente, più dell'intreccio e dei singoli personaggi, sono state le immagini e le descrizioni, in cui Praga emerge al punto che possiamo considerarla un terzo personaggio.
A parte i piccoli appunti di cui sopra, quindi, ti faccio i complimenti per la storia, che ho riletto e credo che rileggerò volentieri in futuro.
Totale 44,5/50

Recensore Master
02/01/16, ore 13:33

e con questa storia si chiude l'anno anche su efp, bene!
Molto carina, davvero. L'ambientazione è motlo curata, si respira l'aria di Praga anche se personalmente non ci sono stata, ma il tutto è inserito con decisione e delicatezza, mi piace. anche lo stile mi ha sorpresa perché è un po' diverso dal tuo solito: un po' più evocativo, fa molto ''notte'', nel senso che si amalgama bene al contesto, ma anche alla trama e il contesto sa di Anna Rice, con le tue opportune personalizzazioni. Mi è piaciuto molto, davvero.
In realtà avrei snodato la vicenda in una mini long di almeno due capitoli in modo da cogliere qualche aspetto in più, ma forse si sarebbe perso l'equilibrio generale della trama