3° Classificata: “La notte più lunga eterna non è” di Nuel
-Grammatica e stile: 8/10
In generale, scrivi molto bene e hai uno stile ricco e accurato. Ti ho segnato un paio di sviste di concordanza, qualche altra inezia relativa ad accenti e tempi verbali e poco altro. Avrei un appunto da fare sulla punteggiatura, che come vedi, essendo una scelta personale, non ho penalizzato più di tanto. Principalmente, ho trovato un eccesso di virgole messe dove non servivano (la stessa funzione potevano assolverla un punto e virgola, un punto o un trattino lungo). Se lo segnalo, è perché a tratti, invece di collegare e dare fluidità, spezzano il ritmo dei periodi, che in linea di massima tendono a essere molto lunghi (è una semplice constatazione, non una critica: personalmente mi piacciono, li preferisco a quelli troppo brevi).
Esempio:
Nel piattino ai piedi del presunto musicista c'erano poche monete, rubate per lo strazio che voleva far passare per musica, eppure anche in lui, nella sua presenza crudele agli orecchi, quella notte, c'era qualcosa di magico:
potevi risparmiare due virgole e rendere il periodo più scorrevole anteponendo il complemento di tempo:
es. 'eppure, quella notte anche in lui (e) nella sua presenza crudele agli orecchi c'era qualcosa di magico.'
Inoltre, dopo le virgolette del dialogo hai messo quasi sempre delle virgole che non andavano messe, in quanto le virgolette costituiscono già una pausa:
esempio:
«Che cosa può volere, da me, Praga?», chiese lui, incerto.
«Una notte eterna, senza fine».
«Non esiste una notte senza fine», le disse,
In altri (rari) casi, sarebbe stato preferibile inserire delle virgole per separare una principale dalla subordinata, tuttavia le ho considerate scelte stilistiche e le detrazioni sono state davvero minime.
In un paio di casi, il numeretto della nota a piè di pagina si è incollato al testo, ma nell'ultimo caso ho letto il nome del golem come 'Abanaix', mentre era Abana e ix era il numero della nota (mi ci è voluto un attimo di troppo a capirlo).
Poi, ho apprezzato le citazioni colte e lo stile arcaico, ma l'utilizzo del participio passato 'strutto' mi ha rimandato immediatamente l'immagine mentale dell'omonimo alimento, prima di associarlo al verbo 'struggere'... magari è una mia mancanza, ma durante la lettura non è stato un effetto piacevole.
Lo stile è molto ricco e variegato, a tratti quasi barocco, e mi ha ricordato tantissimo Anne Rice per le descrizioni e le citazioni colte (un'autrice che io amo e che anche per me è il riferimento quando scrivo gothic horror). I periodi sono ampi e fluidi, di ampio respiro, molto adatti per rendere l'atmosfera di una città magica e onirica, così come i pensieri malinconici e nostalgici del protagonista. Allo stesso tempo, i dialoghi sono stati molto scorrevoli e ho particolarmente apprezzato il ritmo della narrazione, così come la suspence nei punti giusti.
Poi volevo dirti che ci sono delle immagini che ho amato particolarmente, e in particolare:
lampioni bugiardi, artifici in maschera che si fingevano astri
La Morte si era adagiata tra i petali di una rosa
-Originalità e coerenza della trama: 9/10
La trama prende spunto dal folklore ceco, in cui sia il golem che il vampiro sono figure molto popolari, eppure è la prima volta che mi capita di leggere una storia in cui sono co-protagonisti. Oltre all'influenza della Rice, ho visto che hai fatto le tue ricerche sulle leggende relative alla creazione dei golem (conoscevo quella del rabbino, alla quale s'ispira anche il romanzo 'Neve in agosto' di Pete Hamill, forse lo hai letto). In più, di recente avevo letto un romanzo, 'The Golem and the Djiin', che mi aveva colpita molto, a livello di trama/intreccio, proprio per il modo in cui queste due creature immortali si conoscevano e si rapportavano tra loro. Anche per questi esempi 'freschi' nella mia memoria, ho apprezzato molto l'idea delle due figure immortali che confrontano le loro solitudini.
Poi, ho amato il modo in cui hai costruito la storia: per prima cosa, un'introduzione descrittiva che ci immerge nel cuore di Praga, l'introspezione di Lucas e l'atmosfera sospesa nell'arrivare al negozio; il modo con cui il golem si rivela pian piano e tutto il loro dialogo, poi, l'ho trovato molto d'impatto e dalla supsence crescente, specialmente quando lei rivela di aver capito che Lukas è un vampiro. La rivelazione che Abana è un Golem non è così d'impatto, perché Lucas ci arriva forse più gradualmente. Ho sentito la sua sorpresa, ma non lo shock. Per il resto, mi ha stonato un po' che Lucas avesse paura di trasformarla in vampiro, non mi ha trasmesso un climax e neanche un qualche senso di dramma, perché un essere di pietra già immortale dubito che possa trasformarsi in qualcos'altro ^^'' ma capisco bene che possa desiderare la morte. Anche il finale con la rivelazione che Griselda è la creatrice di Lukas e che ha lasciato Praga da pochi giorni mi è piaciuto, perché c'è molto di più di un amore appena accennato, ma solitudine, rimpianto, forse un senso di colpevolezza. Il finale mi ha lasciata con una nota ambigua, però, perché non sono riuscita a capire come mai Lucas non si senta più perduto e si rallegri che torni il giorno... per lui il giorno costituisce la morte, o forse se ne rallegra per questo? Oppure è l'incontro con Abana che gli ha trasmesso la speranza di rivedere Griselda. Ad ogni modo mi è piaciuto che anche il finale abbia mantenuto questa nota sospesa e sfumata.
-Uso della città scelta: 10/10
Ti do il punteggio pieno, perché ho amato in particolare la descrizione della Città Vecchia e del Ponte Carlo. Quando ci sono stata, anni fa, ricordo benissimo di aver pensato che le statue fossero pronte per prendere vita e librarsi in volo. Hai saputo rendere benissimo l'idea della pietra pronta a tornare in vita, o comunque bloccata in una sorta di semi esistenza (come lo è anche il golem), la leggenda del rabbino e gli intrighi della Praga notturna, sospesa tra chiese e negozi di antiquariato, sulla Moldava che scorre incessante. Ho apprezzato anche i riferimenti colti, che si sposano benissimo con la città scelta (anche quella di De Martino, che non conoscevo). Il contrasto con Venezia, poi, è stato un piacevole parallelismo: Venezia è più solare e adatta per l'amore, per quanto magica, mentre Praga è pura magia, luci e ombre, piena di fascino e mistero. Tutti gli edifici che hai citato e messo in nota poi li ho visitati, a parte il Clementinum di cui ho visto solo la facciata, quindi è stata una piacevole rimpatriata aggirarsi di nuovo in quelle strade ^^
-Caratterizzazione dei personaggi: 8,5/10
Sebbene il PoV della OS sia interamente quello di Lucas, devo dire che ho considerato il golem, Abana, come co-protagonista, e la sua imitazione di umanità, i suoi dialoghi e i suoi pochi movimenti artificiali, eppure pieni di grazia, visti attraverso gli occhi di lui, mi sono arrivati molto, così come le sue emozioni e la volontà di porre fine alla propria vita. Lucas lo vedo più tormentato, ossessionato da Griselde e, forse, dal vampiro che si è pentito di aver creato. Le sue emozioni sono molto più tortuose, complesse e sfumate, venate anche di citazioni e ricordi. Si mescolano benissimo alla descrizione della città e all'atmosfera sospesa del negozio, ma questo è forse anche un limite, perché non 'emergono'. Insomma, devo dire che ho sentito molto il conflitto, il rapporto creatosi nel corso di una notte tra i due, ma quanto a introspezione, Lucas non mi ha colpito particolarmente, mentre Abana per me è stata molto più d'impatto. Ovviamente, prendila come una mia impressione personale durante la lettura.
-Gradimento personale: 9/10
In generale la storia mi è piaciuta molto. Non avendo riconosciuto la citazione di Brecht, inizialmente il titolo mi aveva lasciata perplessa, l'avevo associato a qualcosa di più ironico, vista la sintassi un po' strana, e invece sono stata piacevolmente sorpresa nello scoprire che era una poesia, tra l'altro ispirata da 'La Moldava' di Smetana, un compositore che amo. Ho apprezzato i riferimenti e l'equilibrio della storia, penso che non ci sia nulla che stride o che spezza quest'atmosfera sognante e notturna. Sicuramente hai catturato l'anima di Praga, identificandola con Abana, una creatura d'argilla alla quale anche la condizione umana può essere assimilata, come scrivi anche nelle note (infatti mi era venuto in mente il mito di Prometeo). Ciò che ho amato particolarmente, più dell'intreccio e dei singoli personaggi, sono state le immagini e le descrizioni, in cui Praga emerge al punto che possiamo considerarla un terzo personaggio.
A parte i piccoli appunti di cui sopra, quindi, ti faccio i complimenti per la storia, che ho riletto e credo che rileggerò volentieri in futuro.
Totale 44,5/50 |