Recensioni per
La Tomba del Figlio
di theuncommonreader

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Nuovo recensore
30/05/16, ore 20:22

Ehm ciao, sapevi che esistono dei capitoli in una storia? Comunque lo trovato troppo pesante e annoiante, troppa stesura, nessuno accordo tra dialogo, avvenimenti e descrizione....so che è stato molto difficile scrivere questa storia, ma a me non ha attirato per niente...neanche il personaggio Tereo (che diciamo ha anche una storia differente alle spalle) mi ha suscitato interesse alla fine, ho continuato a leggere per rispetto nei tuoi confronti perché è brutto se leggessi 1/3 della storia per poi dire Chissene del resto...e so che è anche brutto leggere una mia critica, ma è quello che penso...comunque c'è anche qualcosa di positivo perché infondo hai scritto in maniera descrittiva che una storia epica dovrebbe avere...mi ha suscitato anche l'ambiente della tua storia che è molto impressionante e alla fine bellissimo ^_^ spero coglierai il lato positivo del mio commento...alla prossima recensione

Nuovo recensore
09/01/16, ore 16:33

Il sentimento che impregna tutto l'opera è quello di "pathos". La sofferenza di un padre che ha perso il proprio figlio, che come il vento è stato abbattuto da un destino avverso. La scena con Caronte che impedisce al figlio di passare mi ha toccato profondamente. Tereo deve di nuovo abbandonare il figlio, l’essere che più ama al mondo e che gli ha dimostrato un vero amore incondizionato.

Ho apprezzato il riferimento al mito di Tereo in cui le due sorelle vengono tramutate in volatili, insieme al condottiero. Credevo che il suo chiedere continuamente “Dove? Dove?” fosse un modo per riallacciare la narrazione, infatti nelle descrizioni e nell’onda di sentimenti che lo travolge spesso Tereo perde la sua meta. Sapere di questo mito mi ha colpito e denota lo studio, non indifferente che hai fatto prima di stilare questa storia.

Ho trovato numerose analogie con l’opera dantesca, il viaggio di Teseo ricalca quello compiuto da Dante, lo stile riecheggia la “Divina Commedia” mentre nelle descrizioni hai utilizzato riferimenti più classici. Nella “Divina Commedia” Cerbero è descritto così:

Cerbero, fiera crudele e diversa,
con tre gole caninamente latra
sovra la gente che quivi è sommersa.

Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,
e 'l ventre largo, e unghiate le mani;
graffia li spirti, iscoia ed isquatra. ( CANTO VI dell’Inferno)

Nella tua storia gli occhi sono gemme nere ed è meno cane (ti ricordo che nell’opera di Dante basta gettargli della terra perché si allontani) e più essere senziente.

L’aspetto senz’altro che più denota la tua maestria è come hai rappresentato Tereo, non solo la capacità di ricreare un personaggio definito nei pensieri e nei sentimenti, ma anche nei gesti. Tereo è un combattente e affronta tutto legato saldamente alla sua spada: prima minaccia Caronte e poi si prepara a colpire Cerbero. La sua volontà di non arrendersi e di contrastare, nell’unico modo che conosce umanamente con un’arma, personaggi ultraterreni denota la sua grande forza di volontà.

La tua storia, in sé triste, diventa di una dolcezza infinita quando racconti di Tereo che incontra Filomela, questa fanciulla che con il suo canto rapisce il suo cuore. La descrizione è dettagliata e intrinseca di amore. Qui cambia pure l’opinione del lettore su Tereo se prima si sente in pena per lui, ora conosce la sua storia, la scelta di ripudiare la moglie rendendola morta per poter giacere con la sorella. L’uomo che padre amorevole aveva amato, diventa amante meschino.

I miti greci sono sempre impregnati di sentimenti contrastanti e il saper coinvolgere il lettore in questi sentimenti non è semplice, tu però sei stata in grado di farlo. Ho adorato ogni parole, il modo in cui suonavano classiche mentre leggevo, la narrazione incalzante, Persefone e il modo di rappresentarla neutra ma interessata alla storia di Tereo.

Ci sono alcune storie che quando leggi ti entrano dentro e che ti lasciano senza parole, la tua è una di queste. Dirti che è bella e scritta bene, è riduttivo, ritengo che sia un piccolo capolavoro. Sei stata veramente brava.

Recensore Master
09/01/16, ore 16:30

Grammatica, lessico e stile:

Il tuo stile è ricercato e molto elevato, il lessico fornito e la grammatica perfetta.
Per un contest fantasy, non ci aspettavamo una storia scritta in uno stile così aulico, devo ammettere che ci hai stupito! Non abbiamo errori da segnarti, ma qualche annotazione sì.

Il significato di alcune frasi diventa contorto per la presenza di pochi termini non proprio centrati, un esempio:

- “L’urlo nero che gli?schiacciava?il petto spalancò la gabbia delle sue costole, si inerpicò su per la sua gola e da lì fuggì, andando a confondersi con la verde oscurità del volto malato di Urano.” → I due verbi schiacciare e spalancare risultano concettualmente opposti.
Abbiamo trovato qualche refuso:
- “Parlami dunque delle doglie che ti affliggono, Re di Daulide. Non ci giungono nuove delle umane pene, se non per la bocca delle Ombre; a molte, Thanatos pare rubare, oltre al respiro, la lingua, tanto gelosamente costudiscono i loro ricordi segreti.” → Custodiscono.
- “... sotto il dolore cocente gli pareva di essere quasi che il fuoco lo solleticasse.” → Immaginiamo che va tolto il “di essere”.

- “Se si sentiva addosso l’acqua infuocata, troppo calda anche se non più insopportabilmente bollente, ora che era lontano dai flutti.” → Si sentiva.
- “... precipitava con un sano tremendo...” → Salto.

- “L’Ombra si alzo sulle gambe corte..." Si alzò.
- “... scosse le sei teste, riottoso.” →Tre teste.
- “... mentre il cane gli dava le nera schiena...” → La nera schiena.

- “No, no: Procne, era colpa sua. Non di Filomela.” → Questa frase è un pensiero, uno stacco dalla narrazione, andrebbe quindi in corsivo, come hai fatto le altre volte.

- “Perlomeno, tale gli pareva di essere, anche se ogni respiro era un rantolo, ogni movimento, un gemito di dolore." → Ti è scappata l’ultima virgola.

- “... che pure gli colpiva gli occhi quasi acciecandolo..." → Accecandolo.

- “Tereo sciolse si pugni e aprì le dita, allargandole sul pavimento e poi facendo forza sui palmi per rimettersi dritto.” → Sciolse i pugni.


Talvolta i periodi sono costituiti da molteplici subordinate che rallentano la narrazione. Capiamo la voglia di rifare una Divina Commedia e la possibilità, viste le tue doti, di dar vita a qualcosa che riecheggia quell’opera, ma frasi così strutturate appesantiscono la narrazione a discapito della fluidità della lettura. Un esempio:
- “Quando, d’improvviso, il suo corpo d’uccello si era mutato restituendogli l’antico aspetto, Tereo aveva creduto che la sofferenza provocata dalla fragile, sottile ossatura di bestia, che si frantumava e rimodellava al disotto della pelle ammantata di piume, dei muscoli, che si allungavano e tendevano su di essa, gli avrebbe levato il senno; pure tanto intensa, la rimpiangeva amaramente ora che l’acqua di fuoco si era chiusa sul suo capo come il sigillo di un’anfora di dolore.”

Dopo un primo momento, abbiamo notato, che le frasi sono diventate più semplici e incise, questo ha permesso di far risaltare gli avvenimenti, di rendere la narrazione più incalzante e quindi più piacevole.


Detto questo vorremmo farti i complimenti per il lessico. Non è semplice, per noi moderni, riecheggiare un’opera antica, perché è facile che ci sfugga qualche termine o che si scivoli nella parodia. Tu ci sei riuscita egregiamente. Tereo, il protagonista, pensa, riflette e agisce come il personaggio dei miti classici che è.

Questa sensazione che ha il lettore, sei riuscita ad ottenerla anche e soprattutto grazie al lessico.

Oltre a questo, complimenti per tutto ciò che nella tua storia richiama la Grecia e la mitologia, i riferimenti sono plurimi e ben inseriti. Usi il greco ma non solo, anche le espressioni tipiche di un abitante della Grecia Antica, le sue superstizioni e le sue credenze.

Un piccola nota, infine, al tono della storia, il ritmo è un aspetto fondamentale nelle grandi opere classiche e la tua storia non fa difetto.


Personaggi e loro caratterizzazione:

Questo aspetto della tua storia è eccezionale.

Tereo è davvero ben descritto. Ogni sfaccettatura della sua personalità è analizzata e messa in luce, in un momento o in un altro. Abbiamo il guerriero, il padre, l’amante, il marito e il violento. I suoi pensieri non solo sono consoni ad un uomo del suo tempo, ma rispecchiano anche la sua identità. I pensieri, certo, ma anche il suoi gesti e persino il suo abbigliamento parlano di lui e del suo mito. La sua rabbia per Procne, il suo amore per il figlio e per Filomela e il suo disgusto per il terribile pasto, sono i sentimenti che lo muovono e mai la colpa e la vergogna per quello che ha fatto alla moglie e alla di lei sorella. Davvero un personaggio ricco, vivido e reale grazie alla tua descrizione.

Ci sono altri personaggi, Iti, il figlioletto ormai Ombra, Caronte e Cerbero, tutti ben descritti anche se presenti solo per poco tempo nella narrazione, ma vorremmo soffermarci su Persefone.

La dea è perfetta, distaccata e pericolosa. Lo si coglie subito, si sente quasi fisicamente la sua potenza, perché Tereo la percepisce, perché lui la teme e così, anche noi. Ci è piaciuta, nella sua fredda reggia, attorniata da una fredda corte. Il loro distacco è quello della dea, un distacco che in un baleno può diventare rabbia oppure amara clemenza.


Luogo scelto:

L’ambientazione richiama la tradizione classica, sia nella scelta di inserire una bocca che risucchia tutto, il tartaro, che nella descrizione dei fiumi. Tuttavia non solo sei in grado di rendere l’ambientazione credibile, ma spazi da un ambiente all’altro guidando il lettore in questo cammino. Si vede che hai strutturato con cura l’ambientazione della tua storia, tanto che non è mero sfondo alla vicenda ma parte integrante. I personaggi che inserisci, le Ombre, Caronte, Cerbero, Persefone e la sua corte, in particolare Ecate, si fondano con l’ambiente arricchendolo e richiamando egregiamente l’Ade classico. Anche il tempo, questa idea d’indefinito, di eterno eppure mobile non è dimenticato nella tua storia. La luce che non si attenua né cresce e il viaggio di Tereo che sembra infinito e allo stesso tempo lo fa avanzare sono i due modi in cui lo hai reso e la sensazione che si ha alla lettura è esattamente quella “giusta”. Senza dubbio l’Ade che hai descritto si dischiude ad ogni nuova frase davanti agli occhi del lettore.


Gradimento personale Najara87:

L’inizio mi aveva un po’ preoccupata, potrei definirlo barocco. Troppo ricco, troppo ricercato. Questa sensazione iniziale però si scioglie a mano a mano che si avanza nella storia. Tereo inizia a delinearsi e così l’ambiente in cui si muove. Il tono rimane aulico ma meno pesante e l’effetto diventa quello “giusto”. Il confronto tra Tereo e Persefone con, come sottofondo, il racconto di Ecate è la parte che ho amato di più. Ne ho davvero apprezzato i dialoghi, in particolare il linguaggio, che hai adottato, assolutamente calzante per la situazione.

Il lavoro di studio preparatorio è notevole, la storia è precisa e ha un lessico molto appropriato. Non so se tu sia un esperta di mitologia, per studio o passione, ma in entrambi i casi complimenti.

La trama è elaborata, hai deciso di descrivere un viaggio nell’Ade, però non è solo una descrizione dei luoghi, ma un vero e proprio mezzo per raccontare Tereo. Anche se la storia del mito ci viene presentata solo verso la fine questo non ti impedisce di delinearne il carattere ben prima. Il modo arrogante che ha di passare tra le Ombre o di interpellare Caronte, l’amore per il figlio, la rabbia, quasi follia, che lo muove, sono aspetti già presenti e quando si arriva al racconto del suo passato noi lettori abbiamo già una chiara immagine di Tereo. Non era facile, ma ci sei riuscita benissimo.

Il ritmo poi è ipnotico, regolare e incalzante come quello di un vero autore classico. Riprendere il verso dell’upupa, che risuona nella mente di Tereo, scandisce il tempo e al contempo ci parla della sua follia, della sua ossessione, della sua caccia malata. La tua storia racchiude il mito e lo analizza profondamente, presentandoci un personaggio reale, con le sue pene e le sue colpe. Compimenti.

Recensore Veterano
08/01/16, ore 17:56

... nonostante la ragguardevole lunghezza, non sono riuscita a staccare gli occhi da questo racconto fino alla fine - e non è un modo di dire; nei miei occhi non più il mero schermo di un pc, ma le geografie d'incubo degli inferi, che mi hanno agguantata come le acque rosse del Flegetonte, conducendomi in un viaggio mirabile e terribile - come quello celeberrimo di Dante, scortato da Virgilio.

E il paragone con Dante non è casuale, sebbene sappia che tu attingi a fonti ben più antiche dell'opera del Fiorentino; tuttavia, la rielaborazione del mito sotto forma di narrativa (qui) e di poetica (di là) mi ha dato le stesse sensazioni: Dio, che viaggio!
E' proprio così, ed è l'effetto che mi fa quando un pezzo riesce a catturarmi a un così profondo livello: la realtà cessa di esistere, e io mi trovo nell'Altrove - quello che si getta nel crepaccio oltre la pagina scritta, e in qualunque incubo o meraviglia possa celarsi al di là.

Più di tutto - ancor più della trama avvincente, dei personaggi larger-than-life, della grande erudizione che traspira in questo racconto - è proprio questo Viaggio che mi ha incantata; ho cessato di viverlo come una finzione, e la storia è divenuta la mia realtà - per il tempo impiegato ad arrivare oltre la soglie del Palazzo di Averno, sulla strada verso i due Fiumi. E, anche dopo, questa magia è rimasta con me, e faccio un po' fatica a tornare al presente; ebbene sì: è davvero l'unica forma di magia che ci è ancora concessa, e, quando la ritrovo, la mia gratitudine è enorme... quindi, grazie. Dio, che viaggio! (mi ripeto).

La descrizione del regno dell'Oltretomba è la più vivida che abbia mai riscontrato (oltre al resoconto del Fiorentin fuggiasco) - io AMO questi luoghi, ADORO questi miti in modo viscerale, e mi viene da piangere, giuro, quando riesco a (ri)viverli con questa immediatezza.

Tutto è vivo e presente: le acque infuocate del Flegetonte e quelle paludose dell'Acheronte; la luce inquietante che si irradia sulla piana degli Asfodeli e il lucore insopportabile del Palazzo di Averno; il sembiante terribile del Cane Infernale, e quello burbero (e da me amatissimo), del Nocchiero Oscuro ('Guai a voi, anime prave!' <3); quello dolce e severo della Sposa-Fanciulla (e il suo Sposo dov'è???;_;), e quello da incubo della sua compagna - cangiante come i sogni più folli.

E' tutto perfetto. Non posso dirti di più, sono un attimino senza parole. Oh, e la soggettiva perfetta da parte di Tereo (il lettore vive e vede attraverso i suoi occhi, e comprende via via che la sua consapevolezza aumenta), il lento dipanarsi della trama, che non ha fretta di disvelarsi, il dettagli storici e mitologici forniti quando serve, e senza mai - e dico mai - cadere nell'infodump; il modo di pensare, che mai per un attimo riflette quello della mente moderna, ma rimane piantato saldamente in un mondo e in una cultra che è "altro" - sebbene dia i semi a molto di ciò che siamo oggi.

Cavolo, che lavoro. Dio, che viaggio! (again^^) Posso percepire lo sforzo che hai fatto - non solo documentale, ma anche stilistico, per mantenere una forma che sia al contempo aulica e comprensibile - per rendere vivi i dialoghi (una delle cose più difficili da scrivere, secondo me), per inserire così tanti dettagli visivi e sensoriali senza mai appesantire troppo il carico, al lettore.

E insomma, ho amato tutto. Dammi tempo, e preparerò degna istanza all'amministrazione del sito, per far inserire questa Bellezza nelle Storie Scelte, e - se non verrò accontentata - li butto tutti nel crepaccio.
Bravissima.

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Qualche noticina formale, davvero poche se si conta la magnitudo dell'Opera:

sotto il dolore cocente gli pareva di essere quasi che il fuoco lo solleticasse. (mi sa che ti avanza un "di essere"^^)

fino a che, inaspettatamente, finì.
Finì con uno spunzone di roccia, (ripetizione ravvicinatissima di "finì", senz'altro voluta ma che trovo fastidiosa. Sostituire il primo con "terminò"?)

Si risvegliò che, contro ogni previsione, era vivo.
Gli sovvenne, mentre le lacrime gli ferivano il viso, percorrendogli le guance e rimanendo sospese sugli zigomi affilati, che avrebbe dovuto essere morto; tuttavia, non lo era. (A distanza di un paragrafo, ripeti in forma diversa lo stesso concetto - che, cioè, Tereo è vivo nonostante ogni previsione; manterrei il primo, e eviterei il secondo, passando subito alla descrizione)

Nelle orecchie, il ribollire del fiume di fuoco si faceva più fievole, (c'è già "fievole" poco più in alto, e salta all'occhio, perché come aggettivo è abbastanza desueto: flebile?, vago?)


Non sarebbe divenuto, però, uomo, mai. (un po' legnosa come frase; "Tuttavia non sarebbe divenuto mai uomo?")

al disotto (si scrive staccato)

giù per la roccia che sovrastava le pozze; la roccia non era più aranciata e incandescente (ripetizione di roccia. Scoglio?)

e tamburellava con le dita sulle cosce pure se fremeva dalla voglia di frustare il Destino (metterei virgola dopo cosce, altrimenti sembra che siano le cosce a essere pure^^)

ricoperta d’erba friabile come sabbia, come avesse uno sciame delle più colleriche vespe (ripetizione ravvicinata di "come"; 'friabile simile a sabbia'?)

Qualcosa pareva muoversi sotto della superficie (refuso)

acciecandolo (refuso)

le Anime vi scorrazzavano come galline nell’aria (forse intendevi dire "nell'aia"?)

il suono che gli scuoteva il corpo come un dito pizzicava la corda di una lira. (Quando, in una narrazione al passato, si fa riferimento a un evento che non riguarda il momento contingente della narrazione, ma che riveste carattere generale, è a mio parere più corretto ed elegante metterlo al presente, dato che quel particolare atto non si esaurisce nel passato, ma continua nel tempo. Dunque io scriverei: "il suono che gli scuoteva il corpo come un dito pizzica la corda di una lira."

così vicini alla propria faccia da poter contare le narici dei baffi erti ("dai")

Cerbero lo guardava come si guardava il più odiato tra i nemici. (anche qua, faccio riferimento al discorso di prima, sul "presente" nel passato: "Cerbero lo guardava come si guarda il più odiato tra i nemici.")

poi, scosse le sei teste, riottoso (di teste ne ha tre^^)

Tereo si lasciò ricadere il braccio (perché il verbo è messo al riflessivo? "Tereo lasciò ricadere il braccio" è sufficiente, dato che nessun altro potrebbe lasciar ricadere il proprio braccio)

rombargli nelle orecchie ("gli rombava")

per dipiù (va staccato)

Tereo sciolse si pugni e aprì le dita (refuso)

Ma dimmi,” continua (continuò)

tenendolo per le ciocche rosse dei capelli come si teneva una lepre sgozzata. (idem come sopra: "tenendolo per le ciocche rosse dei capelli come si tiene una lepre")

il suo amore per lui (il "tuo" amore)

A quella frustrata, (frustata)
(Recensione modificata il 08/01/2016 - 05:58 pm)