Bene, sono abbastanza sicura di aver preso in mano abbastanza nozioni da incominciare a scrivere questa recensione, giusto per l'appunto sono le 3:45 del 19 gennaio 2016, mi riprometto di finire per Pasqua... Più o meno.
La prima cosa che mi ispira questa storia è l'atmosfera tipica di quelle serate passate sul balcone a guardare le stelle, quelle dove non importa la stagione: l'odore di fresco e il pizzicore dell'aria sulla pelle sono sempre lì stessi.
L'inizio del racconto in medias res mi riporta subito al classico stato emotivo che mi perseguita nelle tue storie, il classico mondo dove tutto sembra aver raggiunto una pace apparente, ma dove, sotto una sottile coltre di nuvole, spinge per venir fuori qualcosa che c'era prima, qualcosa che ti fa aggrovigliare lo stomaco in quella sensazione di respiro più pesante, dove il cuore inizia a battere più forte e continua così per tutta la storia, anche quando chiudi il computer.
Penetri facilmente nella vita di tutti i giorni e manipoli gli animi senza neanche accorgertene, hai un potere che io riesco a trovare solo tra i miei scrittori preferiti e per questo ne fai parte.
Il potere che ti rende la mia scrittrice preferita: quello di cambiare il mio umore a seconda di come più ti piace. Di lasciarmi con l'amaro in bocca e un pizzicore alle punta delle dita che mi fa venir voglia di scrivere una recensione come se fosse l'ultima cosa da fare nella mia vita.
Sai cosa succede? Che mi entri sotto pelle con ciò che scrivi, mi spiazzi e mi fai sperare nel meglio.
Immagina la scena: non so se conosci il giornalista Filippo Di Nardo, lavora a Milano ed è praticamente un idolo per me, dal nulla della mia città, ventuno anni fa, si è trasferito a Milano ed è diventato vice direttore di una delle testate giornalistiche più importanti, ha pubblicato due libri e ha letteralmente realizzato ciò che io vorrei fare nella mia vita.
Ora immagina me, in un normale pomeriggio di studio; avevo il cellulare accanto perché aspettavo una comunicazione dal giornalino scolastico e appunto mi squilla il cellulare, un numero sconosciuto, rispondo e mi parla una donna che mi dice che mi deve incontrare, gli chiedo con chi stessi parlando e lei mi dice che è la sorella del suddetto giornalista, scoppio a ridere pensando ad uno scherzo, ma lei mi fa "Miriana, mio fratello di vuole parlare"
Ci vediamo nel negozio di mia madre, io e lui, mi regala il suo ultimo libro che allora era ancora inedito, mi firma una dedica e mi dice che vuole che io scriva un articolo, di recensione del suo libro, per il giornale dove lavora e inizi a lavorare con lui questa estate.
Avrei potuto pensare tante cose, ma a cosa penso io? "Chissà se un giorno recensirò un libro di Gaia".
Sarò spietata anche con lui ovviamente, ho letto il libro e non mi convincono un paio di cose, credo che mi caccerà.
Ritagliando spazi per scrivere questa recensione mi sento sempre più strana, ma davvero non ce la farei a scriverla tutta d'un fiato.
Passando quindi ai personaggi... Ho da dire alcune cose, partiamo dal narratore, interno e, come si suol dire, ignaro del futuro.
Harry, che in questa storia non fa altro che donarti i suoi occhi e il suo cuore facendoti partecipe della sua storia così complicata e così semplice, sì, semplice, perché ormai le famiglie non durano più come una volta, ormai l'amore per molte persone non vale più la pena di essere vissuto.
Per molti l'amore vero non esiste.
Neanche per Harry, per lui che in tante promesse ha dovuto infrangere anche quella della sua felicità.
C'è chi interpreta questa felicità in un amore tipico del mito degli androgeni e direi che proprio di questo si tratta in questa storia: la ricerca della "persona giusta" o chi, come Harry in questo caso, rinuncia a questa scelta, ma non perché pensa che per se stesso non esista, ma perché è cosciente di averla già avuta e, poi, irrimediabilmente persa.
Harry che ha fatto tanti errori, dice di esserne cosciente, ma poi a conti fatti non sa neanche riconoscerli del tutto.
Perché? Semplice: si chiama "comunicazione" o in altro modo quella che la mamma quando avevamo sei anni correggeva dicendo "io e papà non abbiamo litigato, abbiamo discusso".
Ehi! Ho quasi vent'anni e ancora non riesco a capire la differenza, ma ho capito il senso.
Le persone, sempre secondo il suddetto mito, sono "in perenne ricerca della loro metà" eheh... Fosse così facile, non bastano le 7 miliardi di scelte che devi fare, devi anche mettere in conto che quella persona non la riconoscerai mai a prima vista, perché non ti assomiglia, anzi spesso è il tuo preciso contrario ed è stato cambiato nel corso degli anni tanto da non combaciare più con te, ma essere comunque fatti della stessa sostanza.
"Se hai la fortuna di trovare la tua metà dovresti anche avere il coraggio di non lasciarla andare" no? E quindi l'unico modo per rafforzarsi, capirsi, vivere insieme e continuare ininterrottamente ad amarsi e litigare, discutere, dirsi le peggio parole, tirarsi anche tutto il servizio di piatti buono che porca paletta mi aveva regalato la prozia Ermenegilda... soltanto con l'intento di chiedere scusa subito dopo, dire un ti odio per cui poi piangerai da solo per averlo detto, urlare fino ad avere poi solo quel filo di voce per sussurrarsi un ti amo, imparare dalla sofferenza di non dare mai per scontata la persona che amiamo, neanche se c'è un matrimonio.
Harry e Louis nella storia sembrano capire questo troppo tardi, ma giusto in tempo, tra le loro parole, i loro gesti, i momenti in cui al lettore si chiude il petto e tremano le mani.
Perché ero lì, ero lì con loro mentre leggevo, in quella sensazione febbrile di essere solo uno spettro, ma vedere le loro vite, leggere i loro occhi, anche se in realtà non li avevo davanti.
Louis? Beh a Louis sembra chiaro solo di essere solo, sembra smarrito e vuoto, dalla prima volta che lo presenti ho avuto solo l'impellente voglia di prenderlo a schiaffi e poi abbracciarlo, un po' la stessa situazione di quando il mio cagnolino di quattro mesi mi piscia sulle pantofole e poi mi guarda con gli occhioni lucidi, le zampette all'aria e mugola di paura.
Volevo davvero dirgli il peggio male al Tomlinson in questione eppure vedere quanto fosse solo e fragile mi ha reso solo più ostile verso Harry, e poi di nuovo verso Louis, e poi verso Harry... Di questo passo finirò in psicanalisi prima che faccia sera.
Come posso descrivere i personaggi nella storia? Come faccio a inquadrarli quei due? Sono così costruiti che mi sembrerebbe di doverli sviscerare, non ci riesco davvero, ma ciò non mi porta alla rinuncia di provarci.
Entrambi sopravvivono anche senza l'altro, a farsi fottere il "non respiro senza te" perché dieci mesi li hanno passati lontani e alla fine erano ancora tutti e due interi fisicamente (oddio, più o meno. Capisco l'espediente della gamba rotta, ma è passato notevolmente in secondo piano il fatto che per buona parte della storia Louis non abbia camminato). A cosa serve quindi l'amore? Beh, forse a passare dalla sopravvivenza alla vita.
Perché non sono i classici pezzi del puzzle che combaciano, per l'amor di Dio, questi sono un puzzle da 350.000 pezzi di una ciliegia senza foglie su sfondo rosso, ma, nel complesso puzzle (che è il carattere e la psiche di ognuno) mancano sei pezzi che li leghino per rendere l'immagine completa: il perdono, il dialogo, la sincerità, la vicinanza, il coraggio e le rinunce.
E poi ci sono tre pezzi che, legati l'uno all'altro li tengono uniti debolmente, ma inesorabilmente nel centro: Blake, Julian e Leah.
Ci sono anche i loro amici e le loro famiglie, ma sono spesso mobili e troppo instabili per fare affidamento a loro per la riuscita del loro rapporto.
Semplice, ma complicato, come ogni puzzle che si rispetti... come ogni matrimonio che si rispetti.
Ci tengo particolarmente a questo tema, sì perché in fondo è il filo conduttore della storia: matrimonio salvo o no? Divorzio o seconda possibilità?
Per esperienza personale posso dire che se c'è la scelta è ovvio che il matrimonio stia già avendo una seconda possibilità; ed è come riscoprirsi, rendersi di nuovo partecipi di tutto e di nulla, non chiudere i ricordi e i sentimenti in soffitta, ma renderli liberi di camminare per casa e sporcare le mura del loro dolore.
Perché non serve chiedersi se mai tutto tornerà come prima o se si finirà allo stesso punto, nel matrimonio sono le stesse certezze a rovinare tutto.
Di questo si parla no? Di puro sentimento che sorpassa le gerarchie familiari e gli stereotipi, che supera tutto, che insegna che, a volte, per amore va bene anche rischiare se stessi e i propri sogni, va bene anche concedere la priorità ad altro che non sia il denaro.
E non dovrebbe essere così, ma purtroppo lo è spesso e volentieri di questo ci si pente.
Allora dove sta la via di mezzo? Nei compromessi, ovvio, perché il matrimonio stesso è un compromesso tra persone che, sempre tornando agli androgeni, si completano e allo stesso tempo si sovrappongono.
Volevo farti i complimenti per le descrizioni, gli ambienti sono descritti talmente bene che sembrano realmente vissuti dai lettori, ho girato per quelle mura e sapevano solo e unicamente di casa. Come sarebbe possibile il contrario? Con quei bambini ovunque a creare disordine! Al diavolo gli ambienti perfetti e surreali delle case descritte nelle fan fiction, io qui mi sono immaginata qualcosa di completamente diverso.
Ho quasi visto il frigo con i magneti appiccicati sopra che reggono l'ultimo biglietto della festa del papà che Julian ha riportato per i suoi papà.
(Viaggio di fantasia, okay fermatemi)
Ho sentito l'odore di bambino e borotalco, ho sentito le urla dei bambini, mi sono immaginata Harry stile casalinga disperata che gira per casa con grembiule con le ciliegie stampate e un codino scompigliato in testa tenuto fermo da una molletta con le coccinelle di Leah.
(Ancora troppi film mentali)
Questa storia mi ha fatto sentire milioni di emozioni, hanno viaggiato sulla mia pelle come rivoli di catrame, lente e appiccicose.
Non si volevano staccare da me e mi hanno tenuta impegnata mentalmente per tantissimo tempo. Ho dovuto sul serio rimettere tutto in ordine e capire che quella non era la realtà perché, sul serio, stavo per dare di matto.
Bene... è il 20 Febbraio e ancora ricordo questa storia a memoria, ancora non riesco a smettere di scrivere per recensirla e ancora non pubblico questa recensione argh
Okay, continuando... L'aspetto temporale della storia è stato quello che ho apprezzato di più, come ho accennato prima l'inizio in medias res è un tuo sigillo, sono poche le tue storie che non hanno viaggiato su questa linea direttrice e io personalmente la amo.
I piccoli flashback ti lasciano l'amaro in bocca di non aver "vissuto la storia" all'epoca del racconto e ti fanno pizzicare gli occhi di lacrime, perché vorresti davvero che tutto si sistemasse il prima possibile, ma non troppo presto, perché poi finirebbe la storia... Bipolarità mode: ON.
Poi c'è il classico effetto sorpresa, perché se le storie hanno tutte una consecutio ben precisa tu la mandi a farsi benedire e fai impazzire i lettori a cercare di capire cosa accadrà... Tutto inutile ceh... Non ci arriverete mai. Fatevene una ragione.
Ti chiedo davvero scusa per il tempo che ci ho messo a recensire questa storia, questa recensione che poi non è niente di che, ma che mi sta facendo impazzire.
Il problema principale è il tempo per scriverla ecco...
Eccoci qui... Siamo arrivati a marzo e sono passati più di tre mesi da quando sto recensendo... Forse per Pasqua ce la faccio (all'inizio lo avevo detto tanto per scherzare ceh...) quindi, l'ultima cosa (in grazia di nostro signore.)
Un infinito grazie per te che continui a scrivere ed emozionarmi, che non ti smentisci mai in tutta la tua bravura e che mi fai sentire piccola piccola in confronto a te.
Ti adoro, davvero tanto e le tue storie sono sempre con me.
Nella mia bio di Wattpad c'è scritto questo "L'unica vera parola "fine" nelle storie sarà quella che porrete voi nella vostra memoria"
Beh, le tue storie, da Faith Walks On Broken Glass a I Still Believe In Summer Days... Continuano ancora a vivere nei miei sogni e nei miei ricordi, non si fermano mai. Quei personaggi camminano accanto a me in molti momenti della mia vita, mi hanno insegnato tanto, mi aiutano tanto e hanno ancora tanto da darmi.
Grazie mille a te, fantastica autrice e alle tue fantastiche amiche, perché mi regalate tanto con ogni parola che scrivete, leggete, plottate e correggete, e con ogni foto, fan art e immagine.
Grazie, grazie, grazie. Eh beh... A questo punto anche Buona Pasqua a tutte.
Un bacione.
-Mir. Xx |