Recensioni per
Ricordi di un grande futuro
di MaxT

Questa storia ha ottenuto 25 recensioni.
Positive : 25
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
15/08/21, ore 12:50

Poveri Leonid e Valentina. Loro ci provano a parlare e a raccontare ciò che hanno vissuto, ma in cambio ricevono soltanto occhiate e frasi irrispettose. Il crollo dell'URSS è stato una tragedia per molti aspetti, il sogno di libertà dei popoli oltre la Cortina si è scontrato con l'amara realtà. Un esempio è la Germania est, dove ancora oggi si è più poveri rispetto all'ovest (e in cui si è sviluppato quel fenomeno che certo conoscerai, la Ostalgie), ma anche in Russia. Conoscevo un ragazzo che è stato adottato da una famiglia italiana (è del 1997) proprio perchè in quegli anni il 90% dei russi era povero in canna e gli abbandoni di minori erano tutt'altro che rari. E se leggesse non potrebbe che confermare ciò che è scritto di Eltsin. Lui lo definiva maiale.

Forse sarebbe stata meglio una riforma pacifica che un crollo così radicale. Questo ho pensato mentre leggevo questa storia amara che fa riflettere. Ovviamente complimenti per i termini tecnici, si vede che sei esperto.

Recensore Junior
15/07/21, ore 13:58

Ho letto tutto: ma che bella storia, davvero! Vedo che è addirittura tra le storie scelte del sito (complimenti!), e la cosa non mi stupisce affatto. È davvero ben scritta sotto ogni aspetto!

Anzitutto, l'idea di base (ovviamente parto da quella). Devo ammettere di non avere una grandissima conoscenza in quanto a eventi storici dell'Unione Sovietica, però chiaramente so della corsa per lo spazio. E so anche che nella realtà la vinsero gli americani come la vincono pure qui, giusto? Quindi immagino che l'elemento what-if di storia alternativa consiste nel chiedersi cosa sarebbe successo se anche i russi ci avessero provato a raggiungere la Luna? Dopotutto lo tratti come un esperimento top-secret di cui non sapeva niente nessuno, pertanto ci sta che sia questo l'elemento di finzione narrativa—se è davvero lui. Però, davvero, ancora una volta si mettono in luce tutte le tue straordinarie conoscenze: prima l'Antartide, e ora i viaggi spaziali! Sei davvero un pozzo di conoscenza: hai descritto tutto come se avessi una laurea in ingegneria aerospaziale... e probabilmente ce l'hai davvero, perché come livello di nozioni direi che siamo là! Congratulazioni, sul serio; questo ha aiutato a rendere la storia realistica come poche altre cose avrebbero potuto.

Dal punto di vista stilistico, poi, mi piace molto la scelta di dividere la storia fondamentalmente in due blocchi separati che si alternano, ossia le scene ‘familiari’ del Natale presente e quelle flashback del passato corrispondenti alla missione tentata e fallita. È una bella alternanza fra due situazioni oltre che fra tempi completamente diversi, evidenziata pure graficamente dall'uso del corsivo, e l'ho trovata di grande effetto nel descrivere la storia nel migliore dei modi. Interessante anche il fatto che i due zii non citino i loro stessi nomi ai nipoti (possibilmente perché la missione era segreta?); ed ecco, a tal proposito, non posso non citare i personaggi. Sono tutti... molto realistici, merito anche della tua abilità nello scrivere dialoghi molto simili al parlato senza farli scadere nel grezzo o nel rozzo, e senza comunque togliergli quella magia e quella musicalità che un prodotto scritto elaborato, come un romanzo o un racconto, dovrebbe comunque avere. Mi sono piaciuti tutti benché il loro ruolo fosse ‘solo’ quello di parlare, e questo è tutto dire. Molto interessante anche l'abnegazione al lavoro e alla patria dei due zii (ma dopotutto parliamo dell'Unione Sovietica), che ovviamente si vede molto bene nei flashback, in cui i personaggi, almeno loro due, hanno più possibilità di agire oltre che semplicemente di parlare.

Insomma, l'ho trovata davvero una bella one-shot: riconosco già alcuni stilemi tuoi, se sono tali (ad esempio è il secondo racconto in cui trovo la Russia o personaggi russi—è una coincidenza, oppure quel luogo o quella cultura ti affascinano?), e vedo anche che è un altro racconto mandato a un concorso; spero ovviamente che tu lo abbia vinto, però appunto non posso fare a meno di notare che sembra ti piaccia partecipare a vari concorsi di scrittura. Il che è comunque ovviamente un bene, visto che non può che farti affinare ancor più le tue capacità da scrittore!

In conclusione, grazie ancora per avermela consigliata perché mi è piaciuta assai. Sei, come sempre, un autore formidabile!

Recensore Master
18/06/21, ore 13:06

Ciao^^
eccomi qui a commentarti questa bellissima storia.
Innanzitutto è un piacere leggere storie basate su competenze storiche e tecniche così precise. Le spiergazioni di Valentina non hanno incantato solo Anatoli, ma anche me!
Anche il tema che hai scelto mi è piaciuto molto. Il vecchio mondo se ne va, un altro avanza. Sacrifici, ideali, senso di appartenenza a qualcosa di grande e importante lasciano il posto a una visione modernista, materialista, di critica che però non propone nulla di alternativo.
Il grande problema di Marija è che non trova le pile del walkman, o che i bicchieri rischiano di rompersi, mentre due cosmonauti che per un soffio non sono entrati nella leggenda stanno raccontando, seppur in termini vaghi e impersonali, la loro impresa.
E questo è il dramma, fondamentalmente. Certo, il regime sovietico avrà avuto le sue ombre, come poi ogni governo della Storia, ma ha anche avuto il pregio di unire popoli e persone sotto un grande Ideale. Ha creato gente come Lev e Valentina, che hanno sfiorato la Leggenda e poi se ne sono tornati come se niente fosse alla loro vita quotidiana, e ha creato gente come Gagarin e i tanti che hai citato.
Quest'epoca cos'ha prodotto, invece? Marija, petulante, acidina e incapace di astrarsi dai beni materiali, oppure Ivana, fatua e sciocchina, persa dietro la sua Barbie.
Che bella storia, veramente. E che tristezza il mondo odierno senza più ideali, rispetto a quello in cui hanno vissuto Lev e Valentina.
Questa storia finisce a missile (è proprio il caso di dirlo) nelle preferite, e se permetti la farò leggere a un mio amico che è un grande appassionato dell'epopea dei cosmonauti sovietici.
Complimenti e a presto!

Recensore Master
13/06/21, ore 17:43

Ciao Max^^
Ho sempre trovato la storia dell'esplorazione spaziale veramente affascinante. E' davvero incredibile pensare in quanto poco tempo l'Uomo sia riuscito a sostenere un così rapido progresso scientifico-tecnologico dal primo aereo all'allunaggio.
Sempre suggestiva l'ambientazione della guerra fredda e la corsa allo spazio.
Hai rappresentato molto bene la Russia dopo la caduta dell'URSS, divisa tra una forte malinconia per un passato destinato a scomparire e un'inarrestabile modernità che trasporta le nuove generazioni verso la globalizzazione.
Ciò che rende ancor più particolare il racconto di Leonid e Valentina è il fatto che fossero proprio loro i protagonisti della vicenda, ma sono costretti a mantenere il segreto con i nipoti.
La missione è stata descritta in modo magistrale, con estrema precisione in ogni dettaglio. Si nota la grande preparazione e l'approfondito studio che c'è stato dietro a questo lavoro. I dettagli tecnici sono ben inseriti nel contesto estremamente realistico.
Il fatto che gli eventi siano narrati ai nipoti (tra i quali anche una bambina) obbliga a introdurre anche parti di spiegazioni "semplificate" e questo evita di dare un tono troppo "da manuale" al racconto, senza però trascurare l'accuratezza scientifica.
L'esperienza dei due astronauti è coinvolgente anche dal lato umano, doveva essere una grande responsabilità oltre che un enorme prova di coraggio prendere parte a una missione del genere.
Ma in tutto questo c'è anche il fascino dell'avventura, la curiosità della scoperta e l'emozione di compiere un'impresa mai tentata prima d'ora da nessun altro essere umano.
D'altra parte c'è un motivo per cui ogni bambino ha espresso il desiderio di diventare astronauta, proprio per l'idea di fare qualcosa di straordinario.
Molto belle le considerazioni finali, tra disillusione per il passato e speranze per il futuro.
Ho gradito anche le note con le precisazioni e gli approfondimenti, ho trovato tutto davvero molto interessante.
Complimenti, sono davvero contenta di aver seguito il tuo consiglio e aver scoperto questo splendido racconto.
Alla prossima! :)

Recensore Veterano
18/01/21, ore 11:10

Ciao Max,

Sono rimasto davvero impressionato da questa storia che, in quanto ad accuratezza e basi documentate ma appare davvero eccezionale.
Ti faccio i miei complimenti e devo dire che trovo del tutto meritato il fatto che rientri tra le storie scelte del sito.
La struttura del racconto è ben fatta, ma il modo in cui hai gestito una marea di persone attorno al tavolo che partecipano tutto... beh, questo l'ho trovo grandioso.
Su quest'ultimo aspetto, l'unica pecca che ho trovato (se di pecca si può parlare, perché può essere benissimo solo un mio gusto personale) è nel finale, dove tutti i personaggi, a uno a uno, dicono il loro augurio, e ogni frase inizia sempre con il nome della persona. Variare un po' la posizione del soggetto avrebbe reso la successione un po meno simile a una litania.

Ecco, hai abbinato due racconti diversi, uno più leggero, ma comunque ricchissimo di dettagli sia tecnici sia della società russa, e uno più serio che diventa emozionante nel finale. Ho apprezzato tantissimo questa struttura (che in effetti ho già apprezzato anche in Neve Rossa). Anche se si sa dall'inizio che i protagonisti si salveranno, resta comunque bello scoprire quali problemi hanno affrontato e come si sono risolti.

Anche se arrivo un bel po' di tempo dopo la pubblicazione, mi permette di farti alcune osservazioni:

- una Terra piena azzurra e luminosa.

forse manca una virgola dopo "piena".


- Sul fondo nero della piscina, ...

Parere personale, ma francamente non ho capito il legame tra il ricordo che inizia con queste parole e il dialogo in cucina da cui doveva partire. O meglio, un collegamento l'ho intravisto, ma non sono sicuro che sia corretto perché non viene esplicitato.
Nella sala da pranzo, il disegno ha preso forma sul cartoncino; e nella piscina che Valentina ricorda, lei ha visto LOK e LK. Certamente poteva essere stata la prima volta che li vedeva "quasi" dal vero. Se fosse stata davvero la prima volta che li vedeva, allora il collegamento con il disegno mi sarebbe stato chiaro.


- Il il ricordo finisce e Leonid

C'è un articolo di troppo...


- corvé

Sarebbe corvée o corvè (me ne sono accorto solo perché mi sono copiato la storia per leggerla a puntate, e così ho visto la parola segnalata come errore).


- Marija inarca un sopracciglio: “Ma allora, spedire un astronauta sulla Luna aveva lo scopo principale di fargli fare la riserva in caso di malfunzionamento di un computer a valvole?”.
 [...]
 “Quella volta, il computer più modesto era grande come un armadio, e pesava in proporzione”, risponde gelidamente la zia.


"Una volta" o "a quel tempo" sarebbe stato più corretto. Così pare che per quella missione avessero adottato un armadio, mentre anche nelle precedenti qualcosa di diverso.

Concludo facendoti nuovamente i miei complimenti per aver trattato così bene un argomento interessantissimo e poco noto (almeno io ignoravo del tutto cosa avessero fatto i russi per sbarcare sulla luna).

Grazie ancora!

Recensore Master
25/05/18, ore 10:31

Ciao!
Mi complimento per l'attento lavoro che c'è dietro questo tuo scritto corposo e molto tecnico, ma che non ha sacrificato la narrazione intesa come racconto di eventi e sentimenti. Il punto di vista degli eroi sconfitti di una missione fallita è molto interessante, così come il sentimento che emerge nel rievocare quello che avrebbe potuto esserci, ma non è stato. Trovo anche molto originale l'ambientazione e ho apprezzato le note di contemporaneità (del 1994) che hai inserito, come i discorsi di Eltsin e sulla Cecenia. Non mi stupisce che questa shot sia tra le scelte del sito. Non è un lavoro da "wannabe scrittori della domenica," ma un'attenta e puntuale analisi che si svolge in maniera solida e precisa.
Insomma, l'ho trovata una lettura decisamente affascinante.
Complimenti vivissimi!
:)
Shilyss

Recensore Veterano
11/01/18, ore 15:14

Questa storia ha stagnato per una vita in uno degli elenchi tipo storie da recensire perché il titolo mi aveva sempre ispirato una cifra, ma non l'avevo mai letta. Così, dopo anni di latitanza dal mondo di EFP ho ripreso in mano i vecchi elenchi e oggi l'ho letta.
Magnifica.
Quando un titolo mi prende così tanto a volte ho poi paura che la storia non sia all'altezza. Qui invece la storia è anche meglio.
Ho adorato come sei riuscito a farci capire i caratteri dei vari personaggi in poche pennellate legate alle loro azioni quotidiane, ai dialoghi e alle battute. Il pungente realismo di Marija bilancia perfettamete la sognatrice Valentina mentre Anastasia si autoproclama l'ago della bilancia perché il Natale passi senza litigi. 
Scegliere l'espediente del racconto al giovane Anatoli è geniale: bellissimo quando lui tira fuori il modellino dell'Apollo V e da lì parte il sogno quasi avverato dei due cosmonauti che, nonostante tutti gli anni passati, rimangono fedeli alla segretezza imposta loro da un regime che - almeno in teoria - non c'è più. Bellissimo come riesci ad amalgamare conoscenze tecniche (complimenti tra l'altro per la copiosità e la precisione dei dei dettagli scientifici che non finiscono mai nel manualistico - come purtroppo accade a autori famosi tipo Clancy) e la parte soggettiva di Lev, sicuramente più pragmatico di Valentina, l'uomo che preferisce vivere invece che morire. Bellissimo il parallelismo tra come sono andate e le cose e come sarebbero dovute andare. 
La frase finale poi è stupenda: l'invito a credere nel futuro (che alle nostre generazioni manca parecchio), la speranza di qualcosa che sia più grande di noi, ma sempre umano. Niente Dio o altro anche se è Natale, ma fiducia in quello che l'intelletto e la mani dell'uomo possono costruire.
La tua storia mi ha dato tante emozioni che faccio fatica a metterle tutte in un commento banale come questo, ma avevo bisogno di scriverlo di getto così... grazie di questa storia. 

Recensore Master
28/10/17, ore 13:59

Un racconto di fantascienza un pochino atipico, nel senso che si discosta da quelli che sono i temi delle storie fantascientifiche di questa sezione. Lo fa però in una maniera piu' che egregia, parlando anche dell'esplorazione spaziale russa e dando un'idea dell'atmosfera dell'epoca e delle aspirazioni di tutte le persone che ci hanno lavorato. La scrittua, poi, e' ottima, fluida e senza errori. Complimenti, questa storia se lo merita in pieno il posto tra le storie scelte del sito.

Recensore Veterano
15/09/14, ore 17:11

Ciao ^_^
Questa One - Short è fantastica , magnifica , spettacolare e tutti i complimenti del mondo *^*
Scrivi benissimissimo ( ? ) xD .
Ok , non farci caso , oggi sono impazzita xD
Sonic : E non solo oggi mia cara -.-"
Io : Sonic , SHOUT UP !!!!!
Sonic : Almeno sai che vuol dire ' Shout Up ' ??? -.-"
Io : Ehm ... No ^.^"
Sonic : * Casca stile manga * Sei un caso perso ._."
Io : Ok , lo so , ma ora ... VATTENE VIA SUBITO DALLA MIA RECENSIONE PRIMA CHE IO INIZI A PRENDERTI A CALCI !!!!!!!!!!!!
Sonic : Ok , ok , me ne vado , me ne vado O.O" * Corre via *
Io : xD Ok , non farci caso , ho qualche rotella fuori posto xD
Ciao ciao :3
CinciLove

Recensore Master
29/07/14, ore 19:29

Grandiosa. Se dovessi definire questa storia con una sola parola, è così che la descriverei: grandiosa, dal titolo fino all'ultima riga. E per quanto la mia conoscenza di astronautica e voli spaziali sia ridotta a quello che ho imparato da Planetes e via dicendo, posso garantirti che nemmeno una volta mi sono ritrovata a chiedermi "E qui cosa cavolo sta succedendo?", perché ogni descrizione - ogni singolo attimo che i protagonisti vivono, nel passato così come nel resoconto successivo - è di facile comprensione e di sicuro interesse.
Per un attimo mi è parso addirittura di esserci, sai; lassù con loro e la loro frustrazione per una missione che non riusciranno a portare a termine, sì, ma anche laggiù, con la smania della corsa alla Luna. E' un periodo che non ho vissuto, ma ora mi sembra per lo meno di averlo respirato, e la grandiosità di questa storia è tutta in questa sensazione.
Un viaggio non da poco, e un'ottima esperienza di lettura. Il tuo stile mi era proprio mancato. Tanto di cappello, Max!

Nuovo recensore
07/04/14, ore 21:08

Ciao MaxT,
sto imparando che hai questa capacità, questo dono, di saper regalare storie avvolgenti. E per avvolgenti intendo tutto: intendo coinvolgenti, documentate, scritte bene, con governo dei registri, rispettose della grammatica, della sintassi, del lessico. Ma soprattutto, storie che muovono l’emozione.
La tua scrittura va oltre l’autocelebrazione, tu scrivi pensando al tuo lettore, sottoscrivendo un patto con lui.
Anche stavolta, leggendo, ho fatto un altro volo, e anche stavolta senza chiederlo! Cercavo qualcosa di tuo da leggere “velocemente”: una one-shot. Mi ha colpito la presentazione, così sono entrata in questa (non controllando la lunghezza): do sempre per scontato che le OS siano brevi (sbagliando si impara, sono nuova di qua). Anche la fantascienza mi fa un po’ storcere il naso, ho voluto continuare comunque, a prescindere. E solo ora, prima di incollare questa recensione (non scrivo mai in diretta) mi rendo conto che anche questa è una storia scelta.
Comunque ho fatto benissimo a continuare!
Ho trovato un testo assolutamente lungo… e assolutamente corto! Lungo a contare, dopo, le videate scorse, corto perché… perché alla fine avevo già finito di leggerlo!
Hai trovato un compromesso eccezionale tra la narrazione scientifica e quella colloquiale, tra i flashback e il presente. Hai reso le spiegazioni scientifiche comprensibili, mostrando, anche in modo buffo in qualche passaggio, una zia impegnata in virtuosismi da burattinaia con bicchieri e bambole. Se posso farti una osservazione, forse le parti di narrazione scientifica potevano essere meno dettagliate, trovo che siano state spinte un po’ troppo sul didattico, e forse qualche passaggio “pesante” poteva essere evitato o almeno alleggerito.
Hai agevolato la comprensione, anzi hai reso il testo immediatamente fruibile, utilizzando tempi verbali diversi, staccando i paragrafi da interlinea doppie, utilizzando un carattere grafico diverso. In questo modo sei riuscito a muoverti su due piani narrativi completamente diversi con grande semplicità, sia di scrittura che di lettura.
Mi piace molto, da sempre, la caratterizzazione dei personaggi attraverso i dialoghi e le azioni: il sarcasmo della giovane Marija è esaltante, il rimpianto di Lev tocca il cuore.
Hai ricreato l’atmosfera di due periodi storici della Russia che dovrebbero far parte del bagaglio culturale di ognuno di noi, lettore o meno, a prescindere dal colore politico del quale siamo vestiti: tanti giovani, purtroppo, non sanno invece cosa sia la guerra fredda o cosa voglia dire calare questa storia nell’anno 1994.
Ti faccio anche i miei complimenti per la serietà e l’impegno che hai profuso nella fase della documentazione, la mia opinione ed esperienza personale mi fanno dire che sia, soprattutto, un momento di crescita personale, oltre che contingente.
Pur non avendo provato l’incanto di un volo d’anatroccolo, ho amato questa storia veramente tanto. E il finale, che dà voce a tutti i protagonisti, rappresenta davvero una speranza verso il futuro. Quello nostro, di tutti noi.
Se posso segnalarti qualche refuso, ti faccio notare che:
- In un flashback verso la fine (inizia con “Nel modulo di rientro, con il casco serrato”), proprio nella prima frase, hai espresso due verbi al tempo presente (penso non fosse tua volontà);
- Nel paragrafo immediatamente successivo (inizia con “Valentina riguarda, insoddisfatta”), scrivi “Sbagliando l’angolo, sarebbe stati rimbalzati” (sarebbero?) e, poco più avanti, scrivi “L’aria, ionizzata dal calore, avrebbero reso impossibili le trasmissioni radio” (avrebbe?);
- Nell’ultimo flashback (penultimo paragrafo) scrivi “La prima cosa di cui ha trovato ricordo, dopo una lunga nebbia, era di essere a letto in una candida camera d’ospedale.” (di cui trovò ricordo?);
- Il termine “biondaggine”, sul dizionario, proprio non l’ho trovato!
Ti rinnovo i miei complimenti, ciao.
eb

Recensore Master
19/02/13, ore 09:32

Allora, eccomi qui finalmente con un pò di tempo a disposizione da dedicare al tuo racconto: inizio dicendoti che mi fa veramente piacere che abbia avuto successo su efp e che mi rincuora perchè a volte ho l'impressione che qui vengano apprezzate solo storielle smielate o fin troppo hot. Probabilmente la maggior parte dei lettori che frequentano il sito non ricorda l'atmosfera che tu hai descritto: io, invece, anche se ero "in mente Dei" al momento dello sbarco sulla Luna, sono abbastanza grande :( per ricordare quando, da bambina, mi addormentavo col terrore che veramente potesse scoppiare la terza guerra mondiale e che russi e americani si scagliassero addosso a vicenda bombe nucleari con noi in mezzo... ricordo perfettamente la glasnost, la perestroika, la grande paura per Chernobyl, la voglia sulla fronte di Gorbaciov e il faccione rubizzo di quell'"ubriacone abbarbicato alla poltrona" di Eltsin. La caduta di Ceausescu, il Muro che crolla, il disfacimento di un'intera nazione e degli ideali su cui era stata costruita un'identità nazionale precisa. L'afflato, insopprimibile, verso la libertà di una generazione di giovani cresciuti sotto una dittatura, l'idea che tutto ciò che era occidentale fosse, per ciò solo, bello e buono.
E ho ritrovato, con un pò di commozione, quest'atmosfera nel tuo racconto: ogni personaggio racconta il suo punto di vista e ciascuno esprime una delle molte anime della Russia di quegli anni. C'è Lev, in bilico tra il sentirsi un rottame gettato sulla spiaggia della storia dalle tempeste del destino e il rivendicare con rabbioso orgoglio ciò che il suo paese ha fatto, ciò che era quando lui era giovane e forte. E viene di pensare che il suo rimpianto per il sole dell'avvenire, prima che esso diventasse ingannatore e bruciasse più di un'anima, sia anche rimpianto per un tempo in cui lui stesso era giovane, pieno di energie, e si scopriva innamorato della fervente Valentina.
E poi le nuove generazioni: Marja già con un sarcasmo degno di una cinquantenne inacidita dalla vita (grandi le sue battute: il fantasma di Stalin, la mummia di Lenin, il sole dell'avvenire, appunto, e la povera Laika che ci lasciò la pelle - facendo sì, però, per un qualche inspiegabile fenomeno di costume, che il suo nome venisse dato a infinite generazioni di cagnette dopo di lei, anche da parte di chi non aveva mai sentito parlare dell'originale...), Anatoli più che altro affascinato dall'aspetto eroico dell'esplorazione spaziale, come si trattasse di un qualche avventura dei cartoni. E la piccolina, "cresciuta a Barbie e cartoni animati", già prototipo di una generazione che della vecchia URSS non saprà più nulla, senza avere nei suoi confronti nemmeno l'astio modernista della primogenita.
E alla fine poco importa come sia andata veramente, l'importante è che in tanti ci abbiano creduto e siano morti in nome di un ideale patriottico che adesso si sgretola, travolto dall'implacabile movimento perpetuo della storia. Ci sono tanti interrogativi senza risposta: chi è nel giusto? E' corretto condannare un ideale, oppure sono gli uomini - con la loro imperfezione - incapaci di tradurlo in realtà senza arrivare a eccessi illiberali?
Ti faccio i complimenti per questo racconto, che non deve essere stato facile da scrivere perchè è colmo di nozioni pur senza essere pedante, e riesce al contempo a trasmettere emozioni, a far sorridere e anche a insegnare qualcosa a chi lo legge. Come pure non era facile amalgamare i diversi punti di vista e insieme gestire i salti narrativi tra presente e passato: il lettore avrebbe potuto perdersi, ma non accade grazie anche alla scelta del corsivo e alla tua abilità nel costruire la struttura narrativa del pezzo.
Alla prossima!

Nuovo recensore
07/08/12, ore 19:19

Prima di tutto, i complimenti, sia per la storia in sé, ovvero stile e correttezza morfo-sintattica (mi sembra di essere a scuola!) e poi per il grande e dettagliato lavoro di approfondimento che hai fatto.

Il periodo della guerra fredda mi è sempre interessato molto, da un punto di vista storico, sociale, ideologico e politico, per cui ho letto con molto piacere la tua storia, che si divide, come hai scritto tu, fra il 1994 (che tu definisci passato. Io sono nata l'anno seguente, mi fai sentire vecchia!) e la fine degli anni '60, e, quindi, siamo in piena guerra fredda.

Bene, detto questo, mi complimento ancora per quanto riguarda i dettagli, l'accuratissima descrizione dei particolari riguardanti i veicoli spaziali e il funzionamento di questi ultimi, un lavoro, quello che hai fatto, davvero notevole e lodevole!

Scrivere recensioni non è il mio forte, ma sappi che ho apprezzato molto questa storia, che va subito tra le preferite. 

Ancora bravissimo. 

Lennie
(Recensione modificata il 07/08/2012 - 07:22 pm)

Recensore Junior
07/04/11, ore 11:21

Oh, veramente complimenti. L'astronautica era una mia passione da piccolo, ed anche ora.
Hai fatto un ottimo lavoro di ricerca, è difficile trovare una persona che cura così bene i suoi lavori.
Bravo!

Recensore Junior
29/12/10, ore 14:08

Quando sento raccontare delle prime missioni nello spazio, per prima cosa penso al coraggio delle persone che entravano nei moduli, perché ad ogni passaggio rischiavano la vita. Penso che dovevano avere una fiducia immensa nei loro sogni (e in chi lavorava insieme a loro!). Ecco, a me questa storia piace proprio perché sottolinea sia la convinzione che l'incoscienza, incarnate nel personaggio della zia Valentina che alterna il passato ad un passo dalla gloria con il presente delle feste in famiglia, finché tra razzi e bicchieri inizia a non esserci più differenza. Bellissimi i nipoti, in particolare Marija: non mira alla Luna, ma è tutt'altro che stupida. Mi è piaciuto anche il legame che che hai creato tra le fasi tecniche e le emozioni dei personaggi, perché così hai permesso a noi lettori di respirare la loro passione.

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