Recensioni per
Felix Infelixque - Nec Sine Te Nec Tecum
di theuncommonreader

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
05/04/16, ore 12:56

Prima classificata – Harlequin Valentine 

Felix infelixque


Sintassi, ortografia, punteggiatura 
Raramente mi capita di attribuire il punteggio pieno alla voce “grammatica”, ma questa volta non ho davvero potuto fare altrimenti: nonostante la lunghezza, infatti, la tua storia è scritta molto bene e non ho riscontrato alcun errore – se non qualche fisiologico refuso del tutto perdonabile. 
Dunque, non mi resta altro che farti i miei complimenti e assegnarti un bel 10. 
10/10 

Appropriatezza lessicale e stile 
Anche se l’apprezzamento stilistico ricade nella sfera del gusto personale, cerco sempre di essere il più oggettiva possibile quando mi esprimo relativamente a questo parametro. Per questo motivo, anche se non sono un’amante delle storie narrate al presente, devo comunque riconoscere che tu hai saputo gestire benissimo questo tempo verbale, riuscendo a scrivere comunque una storia scorrevole – spesso, infatti, il tempo presente tende a circoscrivere la narrazione nell’hic et nunc e le azioni descritte sembrano essere un mero e sterile elenco – e a rispettare la consecutio temporum. 
Hai alternato in maniera molto efficace periodi sintatticamente complessi a espressioni brevi e concise, senza che si avvertisse uno stacco troppo evidente e stridulo. 
Cito un esempio: 

“Non ho giaciuto con mio marito se non dopo la sua nascita, come vi ho detto più volte, come ho giurato sull’anima di mio padre. Vi ho mai mentito, mi sono mai tirata indietro di fronte a una verità scomoda? Spero che mi vediate come una donna più onesta di così…” 
“Una donna onesta, ma una madre amorevole, disposta a tutto per i suoi figli. Sono parole tue.” 
Sì, è così. Sono parole sue.
 

Apprezzatissima da parte mia la scelta di utilizzare la forma di cortesia “voi” da parte di Vanna verso tutte le persone di sesso maschile che compaiono nella storia, compreso il giovane figlio Cesàr: ciò è attinente in maniera perfetta con le usanze dell’epoca. 

Anche dal punto di vista lessicale, il tuo racconto è ammirevole: hai utilizzato diverse parole ricercate – non auliche, certo, ma comunque eleganti e sicuramente non di uso comune – che danno alla storia un sapore ancora più quattrocentesco. Il lessico, così come lo stile, è fondamentale quando si scrive un racconto, specialmente se di genere storico: utilizzare parole che stonano rispetto al contesto storico-culturale in cui sono ambientate le vicende narrate contribuisce a rendere inverosimili, o comunque poco credibili, gli eventi raccontati. 
Anche per questo motivo, cioè per la tua capacità di mantenerti fedele al contesto anche dal punto di vista stilistico-letterale, meriti il punteggio pieno. 
10/10 

Trama: originalità e sviluppo 
Inutile dire che quando una storia è scritta bene dal punto di vista grammaticale e stilistico – e la tua lo è! – comprendere la trama diventa estremamente semplice ed è molto più facile apprezzarne l’intreccio. 
Dal punto di vista tecnico, il tuo è un racconto di genere storico, ambientato nella seconda metà del ‘400, in cui le vicende personali di Vannozza Cattanei si intrecciano ai conflitti bellici più o meno accesi tra la varie città-stato italiane e passano attraverso la vivida incertezza del presente e la dolce amarezza dei ricordi – perdonami la concessione di un ossimoro. 
Con estrema accuratezza, sei andata a sviscerare nella vita serena, ma non troppo, di una donna non più giovanissima, preda delle sue insicurezze, ma decisa a mettere da parte il suo passato pur di non compromettere il benessere psicologico dei figli. 
E Vannozza di figli ne ha un bel po’: la sua relazione con Rodrigo Borgia porta alla nascita di ben quattro pargoli e, nel periodo in cui ambienti la tua storia, Vannozza è incinta del quinto figlio. Tutta la vicenda ruota infatti proprio intorno alla felice e al contempo turbolenta relazione con il futuro pontefice: i due, amanti per lungo tempo, hanno sicuramente vissuto insieme un periodo felice, periodo dal quale, però, la giovane ha preferito a un certo punto fuggire, ritenendosi troppo vecchia. L’ultimo figlio che porta in grembo infatti, e forse anche il penultimo che ha dato alla luce, non è di Rodrigo ma del legittimo marito di Vannozza. Proprio l’incertezza sulla paternità dell’ultimo dei presunti figli di Rodrigo contribuisce all’innalzamento di un muro tra i due ex amanti, nonostante l’uomo abbia comunque voluto riconoscere il piccolo. Tra Vannozza e Rodrigo rimane comunque accesso un profondo sentimento, sia esso amore, stima, affetto reciproco o quant’altro, i due continuano in qualche modo a volersi bene e a rispettarsi. Molto bella, dal mio punto di vista, la scena finale in cui la donna sorprende l’ex amante a guardare l’ultimo figlio dato alla luce: non è suo, certo, ma pur consapevole di ciò – e dubbioso circa la paternità di Jofré – ne riconosce la somiglianza con la piccola Lucrezia preferendo volutamente di non citare il suo ultimo bambino. 
Se non ti assegno il punteggio pieno relativamente a questo parametro, è solo perché questo tipo di storie – amore, tresche, relazioni aperte – sono abbastanza comuni tra gli scrittori amatoriali e, per quanto il racconto possa essere ben scritto, perde qualcosina in quanto a originalità. Ciò però non incide minimamente sul giudizio positivo complessivo che ho del tuo lavoro. 
9/10 

Caratterizzazione dei personaggi 
Anche se implicitamente, ho già detto qualcosa circa i personaggi principali della tua storia. 
Inutile dire quanto siano ben caratterizzati e quanto sia stato facile per me immaginarli, sia fisicamente che mentalmente. Cominciando proprio dalla protagonista assoluta, di lei si può cogliere, attraverso le righe del tuo racconto, sia la prorompente fisicità datale dallo stato di gravidanza, sia il carattere forte, ma non deciso a tal punto da consentirle di portare avanti la relazione con Rodrigo. 
Nella tua storia, infatti, lasci intendere più o meno esplicitamente, che sia stata lei a troncare il rapporto perché ormai convinta di essere troppo vecchia e poco attraente agli occhi dell’uomo. Dunque, piuttosto che subire l’umiliazione di essere sostituita con un’altra donna, preferisce essere lei a chiudere la relazione. Ciò non le impedisce però di continuare ad amare Rodrigo e di nutrire per lui un profondo rispetto, nonostante sia ora imbrigliata a tutti gli effetti in un matrimonio dal quale sta per diventare di nuovo madre. 
Di Rodrigo metti in evidenza i tratti fisici attraverso la somiglianza con i suoi figli ma, al di là di ciò, quello che conta veramente è il modo in cui presenti al lettore il suo carattere: egli è un uomo deciso, potente, ricco; ama incondizionatamente i suoi figli – tutti – e si prodiga per tentare di preservarne l’incolumità in occasione degli scontri bellici venturi. Facendo ciò, ovviamente, non può che salvarne anche la madre. Nonostante Vannozza non sia più legata a lui sentimentalmente e sia addirittura incinta di un altro uomo, Rodrigo non si esime dal trovarle un luogo sicuro in cui trascorrere le ultime settimane di gestazione. 
Anche su Giorgio, il marito di Vannozza, dici molte cose. Sebbene lei non sia innamorata di lui – non lo scrivi esplicitamente, ma lo lasci intendere senza ombra di dubbio – ella non può non riconoscere come, in fondo, egli sia un brav’uomo e stia realmente affezionando ai figli del potente Rodrigo. 
Insomma, anche i personaggi apparentemente secondari, hanno una caratterizzazione tale da renderli assolutamente realistici. A questa lista, ovviamente, non si può non aggiungere il piccolo Cesàr, bambino intelligente, forse un po’ troppo perspicace per la sua età, che riesce a cogliere tutti i pensieri della sua adorata madre. Molto dolci e degne di riflessione sono le chiacchierate tra il giovanissimo Cesàr e Vannozza: il piccolo non si esime dall’esternare ciò che pensa e questo porta la madre a rimembrare, forse nolente, alcuni momenti del suo passato, quando ancora era l’amante di Rodrigo ed era la donna che metteva al mondo i suoi figli. 
Ottimo lavoro. 
10/10 

Attinenza alla citazione e al genere obbligatorio 
Non ho praticamente nulla da ridire circa l’utilizzo del genere obbligatorio e della citazione: entrambi sono stati inseriti ed elaborati in maniera assolutamente corretta. 
Il motivo per cui non ti assegno il punteggio pieno – ma questo mezzo punto che ti tolgo ha più che altro un valore simbolico – è che in alcune altre storie partecipanti al contest, gli autori sono riusciti a creare intorno alla citazione la trama della loro storia, inserendo la frase scelta non soltanto una volta, ma riprendendola in più punti. 
Lo ripeto: è un cavillo, e l’utilizzo che hai fatto tu della citazione è comunque perfetto. 
9,5/10 

Gradimento personale 
Forse aggiungere altro è superfluo, ma comunque è mio dovere di giudice rispondere a tutti i parametri di valutazione da me inseriti nel bando. E allora: complimenti! 
La tua storia è ricca di passione, più di quanta se ne riesca a cogliere nei racconti di genere erotico. Non compaiono atti sessuali in questo tuo lavoro, ma il groviglio di sentimenti che emerge dalla mente dei personaggi è più che sufficiente a far venire i brividi al lettore e a coinvolgerlo pienamente. Ho apprezzato praticamente tutto della tua storia, a cominciare dalla trama fino alla tua interpretazione dei personaggi e di sicuro è evidente quanto la storia in sé, e forse di questo periodo in particolare, ti appassioni. 
Concludo ringraziandoti sinceramente per l’esaustività delle note a pie’ di pagina e per la postfazione: entrambe mi sono state utilissime per comprendere meglio la trama. 

48,5/50 

Recensore Veterano
12/02/16, ore 14:14

Ammetto di non avventurarmi mai nella sezione storica, forse anche perché non mi coinvolge l'idea che le persone scelgano come interpretare dei personaggi esistiti secoli prima, senza però conoscerne la vera indone per approfondirne in maniera veritiera l'introspezione, ma, questa volta, ne è valsa la pena, perché, il tuo modo di scrivere, mi ha letteralmente incantata ^^.
La prima impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi di fronte ad una poesia, proprio per la profondità impiegata per descrivere i sentimenti materni di Vanna e per lo stile elegantemente ricercato di cui hai usufruito. Appena ho aperto lo scritto, non mi aspettavo di trovarmi di fronte a un lavoro del genere, lo ammetto. Hai uno stile di scrittura sublime, raffinato e maturo ed una competenza linguistica a dir poco ineccepibile. Non ho trovato neppure un errore ortografico e questo denota la cura da te adoperata: si vede davvero che ci tieni ed ammiro la tua vasta conoscenza storica (io ammetto che - per ignoranza personale - sono andata a controllare bene il legame tra i personaggi per comprenderne meglio le relazioni e, una volta fatto questo, mi è stato molto più semplice seguire la vicessitudine che, altrimenti, avrei visualizzato in maniera sfocata proprio per la mia mancanza di conoscenza dettagliata) ^^.
Bellissima la sensibilità di Cesàr che, nonostante sia ancora un bambino, comprende i sentimenti della madre, percependoli empaticamente, non riuscendo a perdonare al padre di renderla così addolorata e meravigliosa lei in ogni suo pensiero e in ogni sua parola. Si percepisce l'amore che nutre per i figli, l'affetto di volerli accanto e il naturale desiderio di volerli proteggere. In ogni suo pensiero si comprende quanto sia dedita alla famiglia e quanto profondamente ami ognuno di loro, quindi ti faccio i miei complimenti per averle donato uno spessore e un'anima. L'hai davvero fatta vivere.
Vorrei aggiungere di più, arricchire la recensione di ulteriori complimenti che meriteresti, ma sono davvero senza parole per la tua bravura: mi hai letteralmente incantata ed ancora sto subendo l'effetto di questo scritto. Certi scrittori famosi se la sognano, una competenza di linguaggio come la tua, sul serio. Sei davvero talentuosa.
Ottimo lavoro ^^.

Recensore Junior
10/02/16, ore 08:56

Ciao!
Allora allora allora...la prima cosa che colpisce, in questo racconto, é la scrittura. Hai uno stile che molte professioniste (e intendo professioniste vere, non quelle autrici abominevoli che pubblicano libri letteralmente sgrammaticati uscendo da Wattpad) potrebbero solo che invidiare. Hai un lessico che per chi legge e coltiva in sé la brama di scrivere, come il sottoscritto, risulta quasi frustrante. A questo si unisce un lavoro di revisione quasi paranoico, preciso in ogni parola o dettaglio, dalla piccolezza grammaticale al termine arcaico... Bene, tanto bene davvero. Non ho dubbi nel dire che, a livello puramente scrittorio, non ho visto eguali in tutta la mia esperienza di EFP (in molto potrebbero trovarlo persino esagerato, il che sarebbe vero se non fosse che i romanzi storici necessitino di tale utilizzo del lessico). Tuttavia non sei, come ovviamente puoi immaginare, immune a difetti, che si riflettono per lo più nella chiarezza: in un po' di punti, specie nei dialoghi (la cui stesura é tanto precisa e ben fatta da essere quasi inquietante) non si capisce bene di chi o cosa tu stia parlando (o forse sono io scemo. O meglio, quello é certo, ma non so se é proprio questa la causa del briciolo di confusione che ho ravveduto qua e la).
Altra nota incredibilmente positiva é la documentazione dietro il racconto: hai fatto un lavoro che se fosse stato la metà non avrei comunque tardato a definire pazzesco.
Sulla storia avrei già qualcosina in più da ridire: é vero che la trama nei romanzi storici spesso non é che un dettaglio secondario, però boh... Detta sinceramente non ci fosse stata una scrittura tanto incantevole mi sarei annoiato e non poco. Ma queste sono considerazioni mie, quindi prendile con le pinze, eh. Probabilmente scrivere qualcosa che catturasse l'attenzione proprio come trama non era nemmeno tuo interesse, quindi é molto relativo.
Concludo qui la recensione, che essendo pressoché solo positiva é estremamente più corta della mia media. Però d'altronde se non c'è letteralmente nulla (a parte i dettagli di prima, e pure là forse sono io) da correggere non posso fare chissà che monologhi XD
Complimenti vivissimi comunque, se scrivi sempre così e riesce a mettere le mani (od il cervello) su una storia ben strutturata, non ho dubbi nel dire che potresti davvero diventare una professionista di quelle che "levate". Ciao ciao!

Recensore Veterano
09/02/16, ore 18:54

Ciao! :)
Dunque, ho scelto di leggere il tuo racconto perché adoro il genere storico, sebbene qui su EFP non ne legga molto, lo confesso. Tuttavia - e lo metto in chiaro sin da subito, in caso dovessi trovare imprecisioni più avanti - non sono affatto un'esperta del Rinascimento italiano e le mie conoscenze in tal campo si fermano a un livello piuttosto basilare. Ciò, però, non mi ha impedito di apprezzare la tua storia, sebbene in taluni punti mi sia sembrata un po' oscura; infatti, soprattutto nelle dinamiche tra i vari personaggi, ho avuto qualche difficoltà a capire tutto subito e ho dovuto rileggere certi passaggi più volte, prima di essere sicura di aver afferrato bene i riferimenti vari. Questo non per colpa tua, sia chiaro, ma per dei miei evidenti limiti e scarse conoscenze: sicuramente la tua storia assume ancor più fascino per chi ha delle basi solide degli eventi e dei protagonisti coinvolti. Tutta questa pappardella iniziale per dire: mi spiace sinceramente di non aver colto tutto ciò che avrai voluto dire/implicare scrivendo questa storia, ma andiamo avanti.
Menzione d'onore - e questo voglio dirlo subito, sia mai che poi me ne dimentichi - va al titolo, secondo motivo per cui ho scelto la tua storia senza senza indugi, nello scambio recensioni: non sapevo affatto che Vannozza usasse appellarsi in tal modo, ma il richiamo a Ovidio mi è balzato subito all'occhio, invece, e quando ho scorto il collegamento, tanto sottile quanto pregnante, con la protagonista mi ha mandata in modo di giuggiole. Sarà che amo il latino e, lo confesso, cedo anch'io spesso e volentieri alla tentazione di dare titoli in questa lingua, sarà che ai titoli presto sempre tanto attenzione, non so, fatto sta che il tuo è meraviglioso e ci tenevo a sottolineartelo.
Tentando di seguire un filo più o meno logico, in questa recensione, vorrei soffermarmi come secondo punto sull'ambientazione: dunque, anche se il focus della storia segue Vanna e la nascita dell'ultimo dei suoi figli, le vicende italiane incorniciano e fanno da sfondo in maniera splendida a questo quadro di vita familiare e a questo scorcio d'interiorità sulla donna. Adoro quando la storia s'interseca in maniera tanto efficace con una storia privata e qui ho troato l'intersezione curatissima su tutti i punti di vista; usando dei personaggi storicamente esistiti la cosa ti sarà venuta sicuramente spontanea, ma non per questo l'operazione non è degna di lode, considerando che tutto il lavoro è accuratissimo. In particolare, ho adorato questo passaggio, in cui - in un singolo intervento - sei riuscita a coniugare ciò che accade all'interno delle mura domestiche con quanto, al contrario, infuria per le strade:

Mentre sua madre Menica si occupa dei piccoli e la levatrice – una vecchia rugosa con un grosso neo sul mento raggrinzito – si dichiara soddisfatta delle sue condizioni, Alfonso di Calabria fugge da Velletri aiutato dai turchi e la calma dopo la tempesta si diffonde nell’Urbe.

Quel mentre iniziale è indizio di sapienza narrativa; l'immagine della madre e della levatrice, di cui addirittura ti soffermi a dare un breve ma efficace ritratto, è subito incalzata da un'immagine di storia e guerra, senza nemmeno un punto fermo nel mezzo. E questo procedimento, qui particolarmente evidente, è in realtà presente in tutta la storia, in cui raggiungi una compiuta armonia tra i due poli e il risultato finale è sì storicamente accurato, ma anche - e soprattutto - emotivamente godibile.
Anche il lessico, le scelte stilistiche e la costruzione dei periodi sono curati, armoniosi; le frasi scorrono fluide e mai pesanti, effetto che avrebbe invece potuto presentarsi come uno scoglio, vista la ricercatezza lessicale da te adoperata. Non t'è sfuggito nessun refuso grammaticale e la storia s'è letta da sola, complice questo stile perfettamente inquadrato storicamente, ma al contempo per nulla barocco o ridondante. 
Passando invece ai personaggi, qui temo di dover aprire una parentesi grande quanto una casa, ma tant'è. 
Sebbene il racconto abbia una focalizzazione interna - maledetto esame di narratologia che spunta a metter becco anche nelle recensioni .-. - su Vanna, ho apprezzato tantissimo il modo in cui di tutti i personaggi, anche quelli minori, venga fatto un quadro preciso, se pur influenzato dall'ottica della protagonista, di cui filtriamo opinioni e sentimenti. Sarà per questo che anche i miei preferiti sono Rodrigo e Cesàr? 
Certo - e qui torna la mia ignoranza in materia, temo - non so esattamente quanto i protagonisti siano fedeli all'originale, ma notando la cura che hai riservao agli eventi storici, al lessico e alle note a pié di pagina (che, per inciso, ho trovato utilissime), non posso che dedurre che anche nella caratterizzazione dei personaggi tu ti sia attenuta il più possibile alle tue fonti - a proposito, grazie per averle citate! - sicuramente aggiungendoci del tuo.
Dunque, di Vanna ci offri un ritratto estremamente dettagliato e sua è una psicologia tutta femminile, mi verrebbe da dire, scegliendo di caratterizzarla con due degli attributi che forse meglio contribuiscono ad avere un'idea precisa di una donna: moglie e madre. E' palpabile l'amore che la lega a tutti i suoi figli, sebbene sia stato dato più risalto al particolare legame che ha con Cesàr (con mia grande gioia, lo confesso). Tutti i vitellini - se mi concedi il vezzeggiativo - sono caratterizzati benissimo, poi; di ognuno di loro dai quei tratti salienti che aiutano il lettore a figurarseli, non lasciando che nessuno di loro rimanga nell'ombra. Particolarmente azzeccato è il confronto Cesàr-Nito e questo loro essere tanto ossimorici. Anche in questo parametro ci tengo a riportati un passaggio, tra i miei preferiti:

Quando il caldo dà requie, i suoi figli giocano fuori, sul prato: Nito a cavallo del suo destriero di legno, il canonico di Valencia con la sorellina per una mano e il fratellino per l’altra – il suo piccolo esercito, l’unico che potrà mai condurre se la volontà di suo padre farà il suo corso.

Ecco, qui al gioco di bambini affianchi il destino da uomini cui molto presto Cesàr dovrà andare incontro e lo fai con una naturalezza tanto disarmante che ne sono rimasta affascinata. Mi soffermo brevemente su Cesàr, perché è il mio personaggio preferito: nonostante i suoi sette anni, ho scorto in lui una personalità già complessa e ricca di sfumature, una maturità precoce, un conflitto silenzioso con il padre e un amore tanto incondizionato per la madre. L'ho adorato, in tutta la sua infantile testardaggine e la sua dolcezza infinita verso madre e fratelli.
L'altra grande relazione che attraversa la storia (e io mi chiedo davvero come tu abbia fatto a farci stare dentro così tante cose) è quella con Rodrigo. Ho adorato anche lui, per inciso, burbero e austero, ma anche tanto amorevole e sofferente, tanto che è impossibile non avercelo almeno un po' a cuore, sia nelle accuse velate circa la paternità di Jofré, sia in quel bacio disperato e tanto sbagliato, sia nei suoi tentativi di prendersi cura di tutti quanti, sia in quel dialogo finale, in cui tutto il potenziale tragico della coppia viene fuori (emozionandomi anche parecchio, a dirla tutta).
Ma anche Giorgio, Betta e la madre di Vanna sono, se pur secondari, ben caratterizzati, tanto che l'intero corollario di figure m'è parso palpabile e molto convincente. Come dicevo all'inizio, sei riuscita - almeno dal mio punto di vista - a far confluire, in maniera molto naturale, l'amore per Cesàr e Rodrigo da Vanna al lettore e questo credo sia uno dei risultati più importanti quando s'imposta una narrazione di questo tipo.
Temo ci sia ancora così tanto da dire su questa storia e sono sicura che mi sfuggono ancora tante cose, ma spero di essere stata esaustiva nell'elencarti tutti i motivi che mi spingono a ritenerla una piccola perla. Se proprio devo trovare il pelo nell'uovo, avrei preferito non vedere la spaziatura ogni volta che sei andata a capo, però capisco che possa essere una scelta d'impaginazione e lungi da me giudicarla.
Spero di leggerti di nuovo (magari qualcosa sul piccolo o grande Cesàr che mi ha affascinata oltre ogni dire sìsì, l'abbiamo capito), alla prossima - e complimentissimi!

Ayumu

Recensore Master
05/02/16, ore 18:59

Macciao! :3
Non lo nego, in alcuni punti questa storia è stata per me un pochino troppo complessa da seguire, ma non le si può negare la bellezza.
Come nella precedente che ti ho recensita, anche in questa si nota perfettamente la conoscenza per questo periodo storico e per i personaggi, la tua passione per loro.
Hai perfettamente delineato il contesto storico in cui si muovono e tutte le loro emozioni, non solo di Vanna ma anche dei più piccoli, specialmente del complesso Cesare, già in conflitto con il padre ancor prima della maturità.
Nei momenti che si sono susseguiti, e che hanno potato alla nascita del figlio di Vanozza, si è percepito tutto il suo conflitto interiore, il suo dolore, la gioia agrodolce che la nascita di Ottaviano - il primo e anche l'ultimo dei suoi figli a non essere un Borgia - ha portato.
In conclusione, ti faccio i miei complimenti sia per la scelta del soggetto che per lo stile privo di errori e fluido.

Alla prossima,
V.

Recensore Veterano
26/01/16, ore 23:08

Ti ho già detto ampiamente cosa penso di questo pezzo in privato - avendo anche avuto il privilegio di poterlo "studiare" molto da vicino - ma ci tengo a lasciarti qualche parola anche nella vetrina pubblica, dato che ci tengo molto a che la validità del tuo lavoro venga riconosciuta.

Il pezzo è ottimo - ottimo! . sotto tutti i punti di vista.

Stile: Curato, ricco, elegante - tuttavia anche sciolto e scorrevole; ha un perfetto equilibrio tra ricercatezza del lessico e della struttura, e comprensibilità - e non è mai un equilibrio facile, anzi. Spesso si sacrifica o l'uno o l'altro, ma non qui. Inoltre, è perfettamente calibrato sul periodo storico - anche qua, grazie alle scelte di lessico e forma - e ciò accresce la verosimiglianza e l'identificazione con il periodo e i personaggi trattati.

Personaggi: Non ho le conoscenze per dire *quanto* siano attinenti alle relative controparti storiche (ma so che tu sei molto accurata su questo aspetto), tuttavia il modo in cui li presenti li rende vividi, reali, profondamente complessi e sfaccettati - come esseri umani, e non come le figure stereotipate che molto escono fuori dalla cattiva narrativa storica.

Vannozza è certamente il personaggio meglio delineato - anche perché è sua la soggettiva, e tutta sua l'introspezione - e ha una profondità umana che trapela in tutto ciò che dice, che fa e che pensa. Fragile e forte allo stesso tempo - pratica, pragmatica, ma con una propensione ai guizzi del cuore e del sentimento, che in quei momenti la rendono tenera e fragile, e le danno una profonda carica umana. Ho adorato quel suo essere madre premurosa e piena di calore, ma saper pensare anche con la "testa" e adattarsi alle contingenze per il futuro dei loro figli. Ho amato anche quel lato passionale - incarnato dai sentimenti mai sopiti per Rodrigo - far capolino suo malgrado, in presenza dell'amante; mi ha fatto anche soffrire, e molto, come tu ben sai - ma l'ha al contempo resa più profonda e umana, e ha offerto una finestra sullo strettissimo legame che deve averla unita al padre dei suoi figli.

Rodrigo è filtrato dagli occhi di Vannozza - e dunque ne viene necessariamente offerta una visione incompleta - ma anche così il personaggio risalta perfettamente, e pure in lui si intuisce una dicotomia fatta di egoismo e affettività, in una perfetta alternanza e coesione tra loro; amante e padre amorevole, ma non per questo disposto a mettere i suoi "affari" e le sue ambizioni in secondo piano. Egli, tuttavia, non è immune alla sofferenza che queste rinunce gli costano, e il tormento interiore è percepibile anche in lui, rendendo possibile empatizzare con il suo cuore, e provare compassione anche per una figura così apparentemente fredda e volta al soddisfacimento degli scopi personali.

Molto buoni anche i personaggi di contorno, che sono tuttavia ben tratteggiati, e non appaiono mai come macchiette di colore sullo sfondo: Il nuovo marito di Vannozza, Betta, la madre - e poi ovviamente i bambini, che di contorno non sono di certo, ma risaltano pienamente, illuminati dallo sguardo della madre, per assumere ciascuno il proprio ruolo, che già riecheggia la loro natura futura.

A livello di accuratezza storica, per quel che posso dirti non essendo erudita sul Rinascimento come lo sei tu, non posso che plauderti, perché tutto mi sembra ben inserito, ed estensivamente verificato: usi, costumi, contesto, modi di fare e di pensare - è tutto credibile e verosimile, e offre un interessantissimo spaccato sulla società del tempo, filtrato attraverso l'interazione e le vicende dei protagonisti.

Brava su tutta la linea, dunque - e in bocca al lupo per il concorso. Posso solo augurarmi che questo bellissimo lavoro ottenga l'attenzione e la considerazione che merita. :)

Recensore Junior
25/01/16, ore 17:01

Grazie all'ennesimo scambio organizzato, ho la possibilità di recensire questo gran bel pezzo e ciò mi rende davvero molto felice... In realtà, l'avrei commentato comunque, perché è scritto benissimo e tratta di un personaggio che, come sai, adoro, ma sono lieta di essere – fra virgolette! – forzata a recensire il tuo scritto proprio adesso, ancora calda di lettura.
Per quanto ami Lucrezia e gli altri noti protagonisti della stirpe borgiana, è un sollievo beccare, anche se solo di rado, una storia che non parli – non in toto, ecco! – dei figli di Rodrigo e, ancor più importante, è il poter constatare che, una volta tanto, ci si possa trovare di fronte a un testo non solamente ben scritto, con una grammatica perfetta e uno stile veramente bello, ma anche ottimo nel contenuto, oltre che nella forma: un racconto, cioè, che presenta personaggi ottimamente delineati, aderenti al massimo alle reali controparti storiche, e una trama interessante, con un evidente lavoro di ricerca alla base del pezzo.
Sarebbe un sogno poter trovare più pezzi di genere storico – che amo alla follia, come ben noto a chiunque mi conosca! – con una simile qualità, ma, sfortunatamente, questo tipo di racconti assai di rado ricevono la giusta attenzione – da parte dei lettori, ma anche degli stessi autori, spesso fin troppo superficiali nel trattare epoche a loro distanti, personaggi famosi e il più delle volte controversi.
Poco sappiamo di Vannozza, ma tu l'hai resa una donna a tutto tondo: l'hai modellata a partire dalle scarse informazioni che abbiamo a disposizione, riempiendo poi i buchi della sua storia, senza perdere di vista le fonti e, da ciò che sai su di lei, hai tracciato un profilo psicologico di dignitosissimo spessore.
Lo stesso hai fatto con gli altri personaggi, che tuttavia hanno ricevuto più attenzioni, da parte dei coevi e pure nei secoli successivi, rispetto la tua protagonista – eccezion fatta per la madre di Vannozza, di cui sappiamo ovviamente ancor meno, e di Giorgio, che tu hai portato davvero alla vita, facendomelo amare un sacco.
Anche Rodrigo mi è piaciuto moltissimo: hai perfettamente riportato nel racconto l'idea che, ben sai, ho di lui – un uomo affettuoso, caloroso, ma anche un calcolatore e non privo di difetti, anzi.
Ho particolarmente amato anche i piccolini di casa, in particolare Cesare e Juan, i miei due preziosi ometti.
Belli i dialoghi, interessanti e mai banali, molto lontani da eccessi di solennità e da artifici in cui, invece, sarebbe stato molto facile incappare: si tratta di scambi decisamente realistici e perciò molto apprezzati – in diversi punti, poi, mi son sfuggiti dei gran sorrisi, come nel confronto fra Cesare e la madre, o quando Giorgio, preso dall'entusiasmo, già illustra alla moglie le delizie che verranno dalla loro terra.
Di solito non amo i testi troppo lunghi, perché sono sempre a corto di tempo e dunque non posso permettermi delle belle letture rilassate, ma questa volta non ce l'ho fatta proprio a trattenere la delusione quando sono arrivata alla fine della tua storia: non importa se è lunga circa settemila parole, titolo e note esclusi, perché è scivolata via tanto dolcemente quanto troppo rapidamente.
E, nonostante un pezzo così corposo, non ho trovo appunti degni di essere riportati – qui, però, il merito è da dividere con Flora, la tua formidabile beta: davvero un gran bel lavoro, ragazze!
Prima di salutarti, ti auguro di avere un buon riscontro nel contest, perché la storia merita davvero – e, di nuovo, poco importa se anche io parteciperò allo stesso; tuttalpiù, spero di essere all'altezza di quanto richiesto e di poterti offrire, a mia volta, un buon pezzo.
A prestissimo!