Di norma (e per partito preso) mi piacciono più i maschi delle femmine, più i supereroi dei normali eppure, ogni tanto, non capita.
Oliver – che è un maschio e un supereroe – è un piagnone di prim’ordine. Sempre piegato su se stesso a pensare a tutto ciò che ha perso, al male che fatto e subìto, a quanto l’amore porta dolore, ecc. ecc. Ecco, qui è reso alla perfezione con poche, scarne parole e qualche accenno del corpo.
Overwatch – che è una femmina e normale – è una languida e romantica segretaria che ama (a volte riamata) un gran bel pezzo di giovanotto aitante e in tutina verde aderente. Caso vuole che sia anche un’occhialuta e cazzuta hacker, burattinaia e stratega; cuscino, conforto e muro del pianto del suddetto giovanotto. È una che rischia, paga e torna in pista. E anche questo, qui, è ben delineato nonostante di lei si senta solo la voce.
La tua storia rende merito a questa donna minuta che se ne frega degli impedimenti, delle lagne, della sedia a rotelle. È un’entusiasta che prende la vita di petto, è una positiva che vede sempre il bicchiere mezzo pieno, è una che crede alla forza dell’amore e, jella per lei, questo la fa essere il complementare normale del supereroe in tutina verde.
Non solo: le donne che descrivi, Thea e Lauren, brillano di determinazione, coraggio, acume e tenerezza con una forza e prepotenza che solo le femmine, quando serve, sanno tirare fuori.
Testimoni nella notte, come spesso nei tuoi racconti, ci sono le Città che mute ma eloquenti, attente o disincantate, guardano e giudicano il supereroe e la donna normale.
Questo è quello che mi ha fatto provare la tua storia e ti ringrazio. È facile, per me, tifare per i bei maschietti muscolosi che sanno fare le capriole, ma è stato emozionante sentirmi solidale con le femminucce.
Grazie ancora.
Monty |