Recensioni per
The lass in the pretty rose glass
di theuncommonreader

Questa storia ha ottenuto 15 recensioni.
Positive : 15
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
28/03/16, ore 13:04

Ciao!!
Devo dire di aver davvero apprezzato questa storia, attirata da una descrizione accattivante e da un genere che non è mai facile trattare.
Il mio primo giudizio positivo riguarda il modo in cui la storia si presenta. Ben scritta, ovviamente, ma anche ben impaginata. Qui hai uno stile abbastanza asciutto, almeno rispetto ad altre storie tue che mi è capitato di leggere. Potremmo dire che vai "dritta al sodo", senza però rinunciare alla cura verso il lessico, verso la costruzione delle frasi, verso l'uso delle figure retoriche che tanto ti caratterizzano.
Di certo, però, il punto forte della storia (almeno per questo primo capitolo), e ciò che rimane più impresso una volta terminata la lettura, è la caratterizzazione dei personaggi. Grazie a gesti, fissazioni, diversi modi di parlare, li hai resi davvero umani e palpabili. Riusciamo a rapportarci con loro, entrando in connessione con la storia.
Nel capitolo entra poi in scena lo specchio, forse vero protagonista (lo scoprirò solo continuando a leggere) e ingombrante sia materialmente sia per ciò che rappresenta. L'apparenza e l'aspetto fisico sono, infatti, un po' un leitmotiv in questo capitolo. Madeline che non è appetibile per un futuro marito, che dovrebbe sforzarsi per compiacere la zia e, infine, che si specchia a conclusione del capitolo.
Ecco, lo specchio e tutti i suoi significati sono una delle mie passioni segrete. Una delle citazioni che preferisco è di Borges e dice "gli specchi e la copula sono abominevoli, poiché moltiplicano il numero degli uomini". Sono proprio curiosa di sapere cosa mostrerà lo specchio e cosa Madeline finirà per scoprire nel suo doppio riflesso.

Recensore Veterano

Ed eccoci arrivati all'epilogo di questa affascinante immersione nei meandri oscuri della follia - o dell'inconoscibile arcano che si cela dietro la realtà?
Lasci sapientemente questa risposta alla libera interpretazione del lettore, e fai bene, perché hai giocato sull'ambiguità fin dall'inizio - cosa che ha contribuito a rendere così affascinante la lettura - e sarebbe stato un passo falso imporre una visione o un'altra proprio sul finale.

La cosa magistrale di questo epilogo, è che arriva totalmente inaspettato - almeno, lo è stato per me. Mi spiego: non inaspettato nel senso che non si poteva intuire che qualcosa di brutto sarebbe successo; quello era chiaro dal modo in cui tu hai fatto crescere pathos e tensione, oltre al progressivo deterioramento di Madeline e dei suoi rapporti con le persone (e la realtà) che la circondano.
Quello che non mi aspettavo erano le modalità; il gore di questo epilogo proprio non l'avevo anticipato, e ha colpito duro, virando la storia verso toni horror che ho davvero gradito - per quanto si possa gradire un efferato omicidio, ma so che tu capisci che intendo... ;)
La cosa che lo rende così efficace - oltre all'idea in sé, è che la mattanza avviene tutta off-screen; ciò che si vede è la scena dopo che i cadaveri sono stati rimossi. Certo, ci sono ancora delle belle strisciate di sangue sul proscenio (la scena dove Maddie cucina allegramente (?) pezzi di zia, conversando in modo amabile con la sua doppelganger è genuinamente terrificante), ma in ogni caso il clou dell'azione è avvenuto fuori fuoco, e questo - almeno su di me - ha avuto l'effetto di renderlo ancora più terrificante.
E' terribilmente facile immaginare cosa sia davvero accaduto, ed è inevitabile farlo; descriverlo nel dettaglio non avrebbe sortito lo stesso effetto di macabra meraviglia; infine, ho trovato un tocco sapiente quel tuo inserire ulteriori elementi per mantenere l'ambiguità della natura di Alice anche nelle scene finali: quella scheggia di vetro che Maddie si porta appresso è solo casuale o è il suo modo per rievocare il delirio astratto di quella sosia oscura che abita nella sua testa, e che l'ha portata a diventare un'assassina efferata?
Non lo sapremo mai, ma - ripeto - ho adorato questa ambiguità mantenuta fino alla fine.

Molto d'effetto anche la scena di chiusura, molto cinematografica direi, che sposta il grand'angolo all'esterno, quasi a voler offrire una visione distaccata del finale, prima di allontanarsi del tutto e chiudere il sipario su questi eventi sanguinosi. Tutta la narrazione è stata vissuta da "dentro", tramite una soggettiva ben sepolta nella mente di Madeline - e dunque tramite una lente molto empatica; ho trovato straniante che nelle ultime battute il punto di vista si spostasse all'esterno, quasi a voler far prendere congedo dalla storia in un commiato distaccato - dopo che tutto è stato fatto e detto.
Un tocco registico di gran classe, che ho davvero apprezzato.

Ancora complimenti, dunque: per la trama, per il concept, per lo stile - di cui ho abbondantemente parlato nelle precedenti recensioni, e di cui riconfermo qua l'ottima opinione - per i personaggi, per l'accuratezza dello scavo psicologico e del contesto storico. Un lavoro di qualità, un viaggio lucido e coinvolgente in luoghi molto oscuri, da cui è impossibile staccare gli occhi, una volta iniziata la lettura.

Recensore Junior
29/02/16, ore 16:24

In clamoroso ritardo, ecco anche la mia recensione!
Inizio con un breve elenco di appunti.
Per prima cosa, "dolorosamente" e "dolore" che, benché non attaccati, risultano forse ancora un po' vicini l'uno all'altro – inoltre, a una lettura superficiale, potrebbero far sembrare i due relativi periodi in lieve contraddizione. E segnalo anche un doppio "zia", quando Madeline spia la riunione delle due attempate amiche.
Ho poi trovato un po' confusa la seconda frase diretta, con tutte quelle virgolette: forse sarebbe meglio usare un corsivo o quelle inglesi per evidenziare la parola? E continuo a cercare di convertirti all'uso delle virgolette basse, comunque! ùù
Altra piccola sciocchezza, dovresti eliminare l'andar a capo fra "Odo ciò che tu non cogli, testarda ragazza. Quante volte devo ripetertelo ancora? Non possiamo fidarci di loro" e ciò che segue dopo, dato che è un unico solo di scorso di Alice.
In generale, lo stile è curato come al solito ma resta comunque scorrevole e non si prova alcuna fatica nel leggere un testo che, di certo, corto non è.
Quanto alla storia, il capitolo mi è piaciuto molto e finalmente – non che sia una critica, no, perché per rendere credibile certi eventi occorre del tempo... – vediamo che il legame fra Madeline e Alice non è – permettimi lo stupido gioco di parole! XD – tutto rose e fiori: qualcosa di oscuro lega le due e, nonostante l'apparente miglioramento della giovane Maddie, come la chiama l'amica, le cose non sembrano esser migliorare da prima dell'arrivo dello specchio, anzi.
Sono attratta – beh, ne dubitavi? – dal lato morboso di questa storia, ma mi piace tanto anche la sua faccia più quotidiana, una sorta di cronaca del vissuto di tutti i giorni, fatto di piccole cose, della protagonista e delle altre due donne che occupano la casa: mi piacciono tutti quei piccoli, inutili – per così dire, sia chiaro! – dettagli che rendono più vera l'esistenza di Madeline.
Mi son sentita nuovamente vicina a lei, alla piccola disperata, tornata in quest'ultimo capitolo di nuovo nelle mie grazie – sarà merito della condizione di scontenta prigioniera, senza alcuna vera speranza nel cuore e prospettiva negli occhi, che la rende, nonostante tutto, una vittima bisognosa di pietà.
Adesso, arrivata alla fine del capitolo, sono molto curiosa di sapere come la storia si evolverà – anche se, maledetta, mi hai consegnato un bello spoiler!
Alla prossima, dunque. ùù

Recensore Master

Terza classificata Malia: il canto delle sirene The lass in the pretty rose glass di Harlequin Valentine
 
Grammatica 10/10:
Ciao, eccomi a valutare anche la tua storia. Credo che io debba farti veramente tutti i miei complimenti a livello grammaticale, in 32 pagine di racconto non ho trovato molto: un errore di battitura, una piccola svista in cui hai scritto due volte la stessa parola e forse un inciso non chiuso, ma suppongo che quello sia più una scelta stilistica che un vero e proprio errore.
Per il resto hai una buona padronanza della grammatica italiana e soprattutto della punteggiatura, anche se ho trovato frasi lunghe non sono morta asfissiata leggendole quindi è un gran punto a tuo favore.
A parte gli scherzi, non ci sono errori di nessun tipo, anche le sviste sono minime e tu non sai quanto io sia felice di questa cosa *_*.
 
Lessico e stile 10/10:
Sappi che valutare questa parte per me è difficilissimo. Hai un ottimo stile, non lo metto in dubbio, perfetto al tipo di ambientazione della tua storia, in molti passaggi mi è sembrato di leggere un classico della letteratura inglese dell’ottocento, eppure per quanto sia perfetto e particolare, ho fatto una vera e propria faticaccia a leggere tutta la storia, in alcuni casi a seguirla. Hai uno stile, ma anche un lessico molto accurato, studiato perfettamente per il tipo di racconto che hai creato, ma al tempo stesso non è qualcosa che si possa leggere velocemente.
Anche la prima lettura, quella per rendermi conto di trama e personaggi, per dare un’occhiata alla storia mi è risultata difficoltosa.
Personalmente adoro le descrizioni e i paragoni, ma mischiati a frasi decisamente lunghe in alcuni casi rendono la lettura faticosa e un tantino ridondante, in determinati casi alcune parti a mio avviso andrebbero rese più scorrevoli, meno pesanti, soprattutto accorciando le frasi (ovviamente è solo un mio pensiero, ma non avendo letto altri tuoi lavori, come ho scritto sopra, l’intero racconto potrebbe essere stato strutturato in questo modo appositamente).
Per quanto riguarda il lessico, mi è piaciuto molto il modo ricercato di alcune parole, quelle più desuete perfettamente inerenti al contesto storico in cui hai ambientato la storia.
Anche in questo caso però, in alcuni casi mescolato con le frasi lunghe, le descrizioni, il tutto sembra tutto un pochino pomposo, nemmeno questa è una critica è solo un mio pensiero, una cosa che ho notato, anche perché questo accade nelle prime cinque sei pagine di storia, poi man mano, andando avanti hai preso il via con il racconto, su come strutturarlo e impostarlo e la storia è divenuta molto più scorrevole da leggere.
Tirando le somme, il tuo stile mi piacerebbe di più se fosse un pochino più lineare, ma allo stesso tempo è un gusto personale e come puoi notare dal punteggio non mi sono fatta forviare dal mio gusto personale, la storia scorre, è comprensibile, scrivi benissimo e con cognizione di causa, quindi meriti il massimo in questo punto.
 
Trama 10/10:
Come iniziare questa parte di valutazione me lo sono chiesto per diversi giorni. Ho letto la storia, l’ho riletta e non sapevo bene cosa scrivere, cosa dire. Alla fine, rimuginandoci sopra sono giunta all’unica conclusione possibile, come ho già scritto a diverse partecipanti ho come l’impressione che tu abbia colto il tema del contest solamente in parte.
Cercherò di andare con ordine ed essere il più chiara possibile, sperando di riuscirci.
Come ho scritto sopra il contesto storico, il modo in cui tu descrivi e fai muovere i personaggi è perfetto, persino i dialoghi lo sono, sembra di venire catapultati in un salotto ottocentesco, dove due vecchie signore parlottano e prendono il tè. In questo modo ha inizio la tua storia, con la preoccupazione di una vecchia signora pettegola per il destino di zitella di una ragazza, e anche se non lo dice a chiare lettere è lo stesso timore che ha la zia di suddetta ragazza.
Madeline è una ragazza silenziosa, per gran parte della storia mi ha fatto pensare fosse affetta da depressione, non vuole alzarsi, uscire di casa, non vuole mangiare. La parte poi delle giornate no e delle rare giornate sì mi ha fatto pensare a una persona che conosco, che ha più giornate no di quelle sì. Ecco, questo suo non voler vivere, non voler affrontare la vita come ho detto mi ha fatto pensare molto a una persona affetta da un forte stato depressivo. Ecco poi che la zia le porta quella specchiera e così appare Alice. Alice che può essere solo un’allucinazione della ragazza, mentre la sua depressione peggiora, o può essere una creatura soprannaturale che vive nello specchio: non lo spieghi, non approfondisci il ruolo di Alice. Il lettore, in questo caso io, ho fatto supposizioni sia riguardo la follia di Madeline, sia per quanto riguarda una sorta di storia soprannaturale, ma non avendo un riscontro con te, non so quale delle due sia giusta; o molto più probabilmente hai fatto in modo che ogni lettore avesse la sua idea su chi fosse Alice: un’allucinazione di Madeline, un suo desiderio nascosto, quello che vorrebbe in realtà essere, oppure uno spirito intrappolato all’interno dello specchio, che pian piano si nutre della lucidità delle persone che si riflettono in lui. Potrebbe essere una creatura maligna, un demone imprigionato che si impossessa del corpo di coloro che sono dall’altra parte. Insomma potrebbe essere molte cose, il problema è che al momento sono solo mie supposizioni.
Come ho detto gran parte della storia ruota attorno a questa forma di depressione di Madeline, al suo non voler uscire dal guscio, preferendo rimanere intrappolata nel suo bozzolo sicuro, fra le mura di casa senza volere affrontare il mondo.
Nel bando ho chiesto un personaggio bellissimo ma crudele. Una persona, possibilmente quella dell’immagine, avrebbe dovuto sfruttare la sua bellezza per manipolare qualcuno e portarlo alla follia. Ora, Madeline normale non lo è di suo, non si sente bella e la storia ruota tutta dal suo punto di vista, quando è comparsa Alice ho sperato che si muovesse per poter uscire dallo specchio, per poter prendere il posto di Madeline, ma non è andata così.
La comparsa di Alice a mio avviso, più che manipolare Madeline, la porta verso una nuova forma di follia.
Madeline che è la protagonista del racconto non è cattiva, non sfrutta il suo aspetto o la sua bellezza per ingannare gli altri, per raggiungere i suoi fini. Lei vive giorno per giorno, e in cuor suo attende la fine, il momento in cui non sarà più costretta a vivere.
La comparsa di Alice per lei è una sorta di scossa, ma nemmeno troppo forte. Come ho affermato aprendo questa parte di valutazione, forse avresti dovuto accentuare il lato cattivo di Madeline, o rendere Alice la vera cattiva, portarla a manipolare Madeline molto più di quello che ha fatto, cercando poi di impossessarsi di lei, di ottenere la libertà dalla prigione in cui si trova. Invece, nel modo in cui hai impostato la storia ci sono le basi di quanto ho chiesto, ma rimangono tali.
Avrei approfondito questa parte della storia e anche il carattere dell’una o dell’altra, rendendole più malvage, più subdole.
 
Per quanto riguarda la trama di per sé , la storia scorre bene, mi piace il lato introspettivo di Madeline, come affiora pian piano. Mi piace anche l’impostazione classica che le hai dato, con quel pizzico di soprannaturale. Classico perché, alla fine, gran parte delle paure della zia di Madeline, come delle sue amiche è una sola, ovvero il rischio che la ragazza non trovi marito, oramai alla soglia dei vent’anni è fin troppo vecchia rispetto a molte sue coetanee sposate già da un po’. In alcuni frangenti mi ha fatto pensare a Orgoglio e pregiudizio, per quanto riguarda questa “ossessione” di trovare marito a queste giovani.
Soprannaturale, con la comparsa di questa specchiera e della stessa Alice, lo fai intendere anche attraverso le rose viola che simboleggiano la magia, se ricordo bene le note che hai inserito nel testo ^^.
La storia si legge bene, la trama è intrigante e ti cattura sino alla fine. Mi è piaciuto come hai lasciato intendere alcune parti, la morte della zia, la fuga di Kate e alla fine la decisone presa da Madeline e Alice di incolpare lei se mai qualcuno avesse scoperto il corpo dell’anziana signora.
Ora torno a essere noiosa, alla fine hai accennato che le due hanno trovato la libertà, possono continuare la loro vita tranquillamente. Perché non sfruttare questo pensiero, il desiderio di libertà, di non dover ascoltare la zia e le sue amiche, la cui unica preoccupazione è che li non rimanga zitella?
Sfruttare il suo aspetto, cercare di rendere contenta la zia, le persone attorno a lei, per poi ottenere quel che voleva, accentuando più il lato malvagio che la sua follia, in questo modo avresti centrato appieno il tema del contest.
  
Caratterizzazione dei personaggi 15/20:
Infine siamo arrivati alla caratterizzazione dei personaggi. In queste valutazioni sono monotona, ma scrivo a te quanto ho accennato alle altre partecipanti: sono convinta che per centrare appieno il tema del contest  bisognava lavorare molto sui personaggi, caratterizzandoli in un determinato modo.
Il punteggio è dovuto più al non aver fatto affiorare quanto chiedevo, perché a livello di caratterizzazione i tuoi sono ottimi.
Iniziamo con i personaggi di contorno, la zia Martha: è una donna di una certa età, con un’educazione vecchio stampo. A modo suo vuole bene a Madeline, forse comprende anche il suo malessere e le sue paura, eppure la sua educazione, l’epoca e anche quell’orribile amica che si ritrova, nonché la società la spingono ad avere timore che quella ragazza rimanga sola, senza qualcuno che la protegga. Il pensiero che una donna per vivere abbia bisogno di un uomo che si occupi di lei è velata ma c’è, come affiora il pensiero che, per essere completa deve diventare moglie e madre. All’epoca, bisogna dire,  avevano anche meno opportunità di indipendenza e la scelta di non sposarsi, di non avere un uomo accanto le faceva additare come zitelle. Pensiero comune che affiora tutt’oggi, se una donna a una determinata età non è fidanzata/sposata.
Torniamo alla zia Martha: fondamentalmente non è una donna cattiva, in lei affiorano i pro e i contro dell’epoca in cui hai ambientato la storia, ma vuole bene a Madeline e anche volerla far visitare da un medico, da qualcuno che comprenda cosa ha è sinonimo di preoccupazione.
 
Passiamo a Madeline, la protagonista della tua storia. In tutto il racconto trapela benissimo la sua angoscia, quel senso di impotenza e di disperazione, il suo malessere dovuto a tanti fattori differenti. Non so se fosse voluto o meno, eppure la descrizione di depressione, il non voler uscire, affrontare nulla la rende reale. É quasi soffocante il suo modo di vivere, quelle giornate no, che non le permettono di pensare con lucidità, ma solo di auto commiserarsi.
Questo suo umore altalenante mi ha messo addosso tanta tristezza, tanta inquietudine e ha mostrato una ragazza debole. So perfettamente che la depressione colpisce all’improvviso, e non è una questione di carattere, non del tutto almeno; eppure ho come l’impressione che il senso di malessere di Madeline sia dovuto proprio al suo carattere. Lei non ha voglia di vivere, non sembra essere in grado di combattere. Trova la forza per andare avanti solo nel momento in cui appare Alice, ma al tempo stesso anche con questo riflesso dello specchio accanto, con questa sorta di illusione che la sprona, i dubbi, le giornate no, il desiderio di lasciarsi andare ci sono sempre. L’unica cosa che la sprona a un certo punto è il credere di essere rinchiusa, di essere imprigionata come pazza, senza avere più la possibilità di incontrare Alice.
In tutto ciò non la vedo il personaggio principale, cattivo, pronto a fare qualunque cosa pur di ottenere quello che desidera.
 
Infine arriviamo ad Alice.
Alice penso che sia il mio personaggio preferito, e mi spiace un sacco che non le abbia dato il giusto risalto. Come ho scritto sopra sarebbe stato fantastico vederla manipolare in maniera più subdola Madeline, per ottenere quello che vuole, perché no, anche impossessarsi del suo corpo e uscire fuori da quello specchio, soprattutto dopo, quando di quello stesso specchio è rimasta solo una scheggia.
Lei ha le qualità per essere cattiva, subdola, anche crudele. Eppure all’interno del tuo racconto non sfrutti tutto questo potenziale, lasciandola in disparte. In un verso manipola Madeline, però non del tutto, non la rende cattiva. Qualche sprazzo verso la fine, guidata sempre da Alice, ma non malvagia.
 
 
***
 
 
Io ti faccio veramente tutti i miei complimenti per la storia. Mi è piaciuta tantissimo, l’ambientazione, quel passato in cui sei riuscita a trasportarmi. Quelle sensazioni di immobilità, soprattutto quando descrivi la disperazione di Madeline.
Ho apprezzato tantissimo anche il nome del personaggio, della tua protagonista, l’averlo cercato appositamente per dare un senso al suo comportamento e all’intero racconto. Come mi sono piaciuti alcuni riferimenti ad Alice nel paese delle meraviglie, come la stessa Alice anche se in una versione particolare, decisamente oscura.
Veramente bravissima.
 
Totale: 45/50

Recensore Master
24/02/16, ore 14:16

Ciao! Un capitolo rivelazione, questo. Inizialmente avevo pensato che “the lass” fosse Madeline, invece ora scopro il titolo si addice di più alla misteriosa Alice. La sua comparsa è degna di un fantasy: la sua presenza, che rende la stanza della protagonista come un giardino, fa molto primavera e magia. L’immagine delle rose sul pavimento, sulla trapunta e sulla cassettiera, mi è piaciuta moltissimo.
Ti devo fare i complimenti per come hai descritto il vestino della fanciulla del ritratto: sembri un’esperta di abiti storici quando parli di “coccarda di satin appollaiata sulla bassa schiena”. L’uso di termini specifici, per tessuti e motivi decorativi, è una cosa che ho notato anche in precedenza e nel primo capitolo.
Una cosa che, secondo me, ti riesce benissimo è quella di inserire certi dettagli ambientali per rendere più vero e percepibile il background. All’inizio, per esempio, ho adorato il ticchettio della pioggia sulle imposte chiuse. *-*
In questo capitolo sembra si faccia viva anche la consapevolezza di Madeline di essere giovane e con un aspetto promettente: lo si intuisce dal modo in cui osserva il viso incipriato, rugoso e macchiato d'età della zia.
Credo ci sia un errore nelle note: dopo “al pesce del venerdì”, nel testo c’è il numeretto [2] che mi ha portata a leggere una nota che non ha nulla a che fare con l’argomento. XD
Ti segnalo inoltre una ripetizione (che non ho capito se era voluta o meno): “e la giovane di fronte a lei non era anche lei che una rosa rovesciata” -> “e la giovane di fronte a lei non era che” oppure “anche la giovane di fronte a lei non era che…”
 
Alla prossima,
Monique

Recensore Veterano
23/02/16, ore 04:19

Un capitolo più breve, questo, ma è come l'ultima boccata di fiato prima dell'apnea finale, quella dalla quale non si riemergerà.

C'è qualcosa di finale nel dialogo tra Maddy e Alice - eppure Alice le parla in modo gentile e calmo - quasi pudico; ma anche così mi suona terribile. Perché le sue intenzioni sono chiare, e il lettore (come Maddy) dovrebbe essere cieco per non vederle.
Io Alice l'avevo trovata inquietante fin dalla sua prima apparizione - in generale per la simbologia legata al doppel e agli specchi come finestre su un mondo rovesciato - ma anche e soprattutto per come tu ce l'hai presentata: mi insospettivano le trine e i merletti, e le rose, e la voce melliflua, tutta affetto e complimenti e moine; non mi ha mai convinta, e del resto tu hai giocato fin dall'inizio con questa ambiguità, in un crescendo di tensione che si può tagliare col coltello.
Ora le carte sono scoperte, e il miele nella voce di Alice ha rivelato il coltello che le esce dalla gola.

Da lì in poi, ho avuto la sensazione che gli eventi sarebbero precipitati - come poi è stato: ecco, questo racconto è come una spirale che è iniziata lenta e sinuosa - conducendo pian piano nelle spire oscure dell'incubo, per poi cominciare ad avvolgersi sempre più veloce, fino alla velocità forsennata di queste battute finali. Perché sì: il finale si avvicina; dopo la risoluzione di Martha e la distruzione dello specchio, siamo arrivati al centro della spirale.
Se questo centro significherà la dissoluzione di Alice o la condanna per Martha (e, forse, anche per la perspicace Kate), questo resta da vedere, ma in ogni caso nulla sarà come prima per Maddy: finite sono le alternanze tra giorni buoni e giorni cattivi, finito il tran tran di una vita schermata da tutto e tutti. Guardando dentro lo specchio, Maddy ha dovuto guardare anche dentro se stessa, e la verità ha sempre un prezzo. Resta da capire se questo prezzo lo dovrà pagare soltanto lei o anche chi le vive accanto.

Ti faccio i miei più sentiti complimenti per come hai saputo costruire questo crescendo progressivo di atmosfera e tensione palpabile, per come stai gestendo trama e sviluppo psicologico dei personaggi - e in particolar modo della protagonista - perché creare tensione giocando tra occultamento e disvelamento, tra chiari e scuri è una delle cose più difficili, e il thriller/noir è a sua volta uno dei generi più complessi da concepire e realizzare in modo adeguato.
Tu ci stai riuscendo bene, e a questo aggiungo - come già detto più volte - il pregevole lavoro di ambientazione, e la ricchezza dei dettagli e del lessico, oltre che la fluidità dello stile.

Resto in attesa dell'epilogo, e ancora complimenti per questo affascinante lavoro.

Recensore Veterano
18/02/16, ore 19:04

... Ed ecco che, in questo terzo capitolo, l'ambiguità finalmente si disvela in tutta la sua realtà di palese minaccia.
Le carte sono scoperte, finalmente - la partita resta da giocare, ma l'asso di picche è in tavola, nelle sembianze della bella ed eterea Alice - con la sua pelle di luna e la lingua biforcuta.
Questo capitolo è la vera e propria "svolta" - il giro di vite, per così dire, lo scavalcamento del valico; non è ancora successo niente - niente di irreparabile o di conclamato - ma è tutto racchiuso nel dialogo mentale tra Maddy e la sua doppelganger (ebbene sì, ormai è chiaro che lo sia: non è una sosia, non è una emanazione benigna del suo spirito - è il doppio maligno, quello che condanna e maledice) quando le due si rendono conto che la zia non è più disposta a tollerare le stranezze della nipote, e ha deciso di passare all'azione.
Ed è interessante come zia Martha - angelo custode benigno e materno del primo capitolo - si stia pian piano trasformando in una sorta di matrigna delle favole - la premura che diventa ansia soffocante, l'affetto che diviene gabbia, la preoccupazione scambiata per ostilità.
E ciò che mi piace è che tutto ciò non risponde necessariamente al vero: zia Martha è sempre la stessa, è cambiato il modo di Maddy di percepirla (la fanciulla è narratore molto inaffidabile a questo punto), spinta a questo cambiamento da quella specie di grillo parlante oscuro che è Alice.
Ho riscontrato, nel gesto di Maddy di cacciarla via dalla stanza, un ultimo, disperato tentativo di cacciarla via anche dalla sua testa, forse l'ultima strenua difesa nei confronti della vecchia se stessa - lunatica e complicata, sì, ma docile e affettuosa, e capace di provare ancora gratitudine nei confronti della donna che le ha dato un futuro e si è sacrificata per lei, pur essendo imperfetta come tutti (si, penso si veda che mi piace la zia Martha^^).
Questo tentativo, per quanto lodevole, mi sembra tuttavia ormai fiaccato dalla lenta erosione che Alice è andata a esercitare su di lei, e temo proprio che non sarà sufficiente ad arginare la frana.
Franerà, oh se franerà. Me l'attendo in grande spolvero nel prossimo capitolo - e ok, io già so, ma avrei pensato proprio questo, se fossi arrivata a questo punto totalmente all'oscuro dello sviluppo della trama.
Del resto, quel sogno inquietante che appare a inizio capitolo non credo sia stato messo lì per caso. Eh, no.

Molto buono, come sempre il lavoro sull'ambientazione, che - come detto più volte - fa da perfetta quinta teatrale per il dramma dei personaggi, arricchito da tutti quei deliziosi dettagli sulla vita quotidiana del tempo, e nei quali è un piacere immergersi, guidati da una narrazione molto visiva e sensoriale, estremamente efficace in un racconto che punta moltissimo sull'atmosfera e su tutti quei piccoli dettagli all'apparenza insignificanti, ma che invece costituiscono clue preziosi per entrare nel vivo della vicenda. Nulla è lasciato al caso, e tutto contribuisce a creare un quadro chiarissimo nella mente del lettore, come veder scorrere le immagini di un film - uno di quelli che guardi di notte, a luci spente, e ti fanno rabbrividire un po' nella poltrona.
Avanti col prossimo, dunque, e brava. :)

Nuovo recensore
18/02/16, ore 17:55

Buonasera, mia cara!
Ho scelto la tua storia tra tante perché mi ha colpito il titolo, devo ammetterlo con sincerità, e non mi aspettavo di trovare questo piccolo giardino segreto
Ho amato, nei tre capitoli che ho letto, l'ambientazione antica e la tua padronanza dei termini, nonché le note, sempre utili per chiarire questo o quel dubbio. Apprezzo molto le storie che narrano di epoche lontane dalle nostre, e ciò mi ha invogliato ancor di più la lettura, nonostante il thriller non sia il mio genere preferito, perché sono una fifona. Abbandonando dunque un attimo la mia fifa nera, mi sono messa in testa di leggere tutti i capitoli, ed eccomi in fine qui prontissima per recensirti. 
La storia che stai raccontando è molto bella, curiosa e vagamente spaventosa. L'idea di un doppio cattivo, una sorta di doppelganger dietro lo specchio, che instilla nella protagonista una follia crescente è una trovata molto ingegnosa. Le domande che mi vengono in mente sono molte: è un'allucinazione? E' uno specchio maledetto? Ci scapperà il morto? Io punto sulla signora Barlow ed il suo fastidiosissimo pontificare sulla povera protagonista.
Questa infatti, sebbene non sia maltrattata dalla famiglia, è comunque evidentemente il soggetto "debole". Non caratterialmente, ma fisicamente. 
Non ho ben compreso perché digiuni, devo ammetterlo, ignorando la cameriera ed i pasti consegnati. 
E' effettivamente affetta da qualche malattia mentale?
Alice è inquietante, tutte le scene in cui lei è presente, mi mettono angoscia. Dalla stanza trasformata in "roseto", alla coperta stesa sul pavimento, a lei che le sussurra all'orecchio che vogliono separarle e stanno parlando della pazzia. Mi mette paura, devo ammetterlo, ed avrei volentieri chiuso gli occhi durante quelle righe così spaventose. Ho sempre più l'idea che sia un demone, un poltergeist, un'entità cattivissima che infesta lo specchio. Dopotutto, i precedenti proprietari l'hanno sempre riportato indietro. Io avrei fatto lo stesso!
Un plauso alla scelta del nome, che come tu stessa hai spiegato ricalca la pazzia e la lunaticità della protagonista, ed ancora una volta alla tua abilità nell'usare termini ricercati ed adatti all'epoca. 
Tuttavia ci sono alcuni punti, alcuni termini o frasi, che mi lasciano perplessa:
- "sulla vecchia poltrona fiorata", in questo caso è fiorata, che mi lascia un attimo il dubbio. E' il termine giusto? Non so, se provo a leggerlo ad alta voce stona un po', mi ricorda sfiorata, o sfiorita, anche se ho capito perfettamente che cosa volessi dire. 
- "tuffandosi oltre superficie impietosa dello specchio", secondo caso. Manca un "la" prima di superficie, oppure è una frase voluta? 
Volevo inoltre chiederti se fosse possibile ingrandire un poco il testo, giacché così mi è sì difficile leggere, ma sopratutto non vedo la punteggiatura, che rimane piccola e parecchio chiara rispetto allo sfondo bianco di efp.

Ancora complimenti,

Vale

Recensore Junior
18/02/16, ore 00:02

Inizio col sottolineare quanto abbia trovato carino il titolo del secondo capitolo: non solo è, infatti, collegato al contenuto stesso della storia, ma richiama molto l'opera di Lewis Carroll: in realtà non è una scelta originalissima, dato il contesto dell'Inghilterra vittoriana, però si sposa perfettamente con i rimandi del primo pezzo, con la storia del nome della protagonista e della, fra virgolette, sua follia – e perciò l'ho adorato.
Come già nel precedente capitolo, ho apprezzato moltissimo tutti quei piccoli particolari sparsi qua e là per le varie righe del testo – inutili, potrebbero esser definiti da alcuni: ma mi sento di obbiettare che, per quanto non influenti nel proseguimento della storia, sono per l'appunto i dettagli che riescono a creare la giusta atmosfera, indispensabile per la buona riuscita di un racconto.
Il testo, come al solito, è molto curato e davvero piacevole da leggere: più fluente rispetto ad altri tuoi lavori – a parte una frase che non mi è chiarissima, la prima del secondo blocco... e, a proposito di confusione, c'è un problema con la nota numero due; sempre lì, hai dimenticato una maiuscola – ma questo non mi esalta né avvilisce; semplicemente, si tratta di uno stile appena diverso, una differente declinazione del tuo solito – sebbene forse ami maggiormente quei pezzi che risultano più... polposi, se così è possibile definirli, sotto questo punto di vista!
Nel terzultimo blocco, quanto a sviste, ho invece trovato due "ma" un po' troppo vicini e, infine, hai un paio di volte dimenticato nel penultimo blocco di usare il corsivo per evidenziare alcuni dialoghi.
Per il resto, come sai forse avrei cambiato qualcosina a livello tecnico... ma si tratta davvero di bazzecole che non sono veri e propri errori, quanto decisioni in merito allo stile. Inoltre c'è da considerare che, seppur aiutata nel controllo finale da un beta, hai scritto un'originale bella lunga tutta d'un pezzo – e non pian piano, come invece può fare chi non partecipa a un contest con un'opera inedita – e quindi, inevitabilmente, la furia ha giocato qualche piccolo scherzetto: accade sempre, pure ai migliori, quelli più precisi e pignoli, come io so che tu sei!
La storia in sé continua a essere decisamente interessante: anzi, probabilmente con questo secondo capitolo ha ingranato di più. Sono sinceramente intenzionata a leggere il continuo di questa mini-long: voglio scoprire cosa accadrà a questa creatura sregolata e tormentata che è la giovane Madeline – e che adesso ha scavalcato in fascino persino la sua buffa e preoccupata zia e pure la discreta Kate, personaggio molto secondario e che si ritrova ad avere decisamente poco spazio a disposizione... ma che, nonostante ciò, mi ha parecchio presa.
In relazione al contest cui il racconto partecipa, mi sento di poter affermare che in questo secondo capitolo hai centrato in pieno un'altra delle richieste fatte del giudice: quella, cioè, di descrivere al meglio delle tue capacità l'immagine da lei messa a disposizione, immagine che, per l'appunto, serve da base – oltre al tema – per il racconto stesso. Il punto è il difficile non è tanto ritrarre attraverso le parole un disegno, per quanto parecchio particolareggiato, ma è rendere credibile e non noiosa la descrizione in questione, sapendo scegliere bene il momento in cui rifilarla al lettore, evitando quei artificiosi agglomerati di aggettivi che sanno di elenco sterile e che personalmente detesto dal profondo del cuore – apprezzo moltissimo il fatto che tu abbia scansato la facile opportunità di descrivere la bella fanciulla dell'immagine grazie all'espediente dello specchio: sarebbe stato qualcosa di così profondamente abusato da risultare banale, sì.
Credo di aver detto tutto e spero solamente di non aver dimenticato nulla!
Alla prossima, vicinissima volta, per leggere il capitolo seguente.

Recensore Veterano
17/02/16, ore 22:43

Ed eccoci al secondo capitolo di questo affascinante dramma vittoriano dai toni... vorrei dire gotici, una volta ancora, ma forse sarebbe fuorviante; toni oscuri mi sembra più calzante, come un noir storico i cui risvolti cominciano a essere disvelati senza alcuna fretta, ma in modo costante, scoprendo verità scomode e pericolose.

L'atmosfera, già carica di aspettativa nel primo capitolo, qua si fa ancora più cupa, impregnandosi di un'aria venefica e minacciosa, che sembra cozzare sonoramente con l'apparenza gentile e "fiorita" della 'ragazza dentro lo specchio', con la sua nuvola di abiti vaporosi e profumo di rose.
Ma prima di arrivare a Alice, vorrei spendere due parole su Madeline, che in questo capitolo si delinea in modo ancora più chiaro, lasciando trapelare il profondo disagio che l'avvelena, e che sembra riversarsi nel mondo attorno a lei, e riflettersi nella superficie dello specchio dal quale sembra essere ossessionata.
Se dovessi usare un termine - anacronistico per il tempo - per descrivere il disagio mentale di Maddie, la definirei: bipolare. Quel suo oscillare tra giorni cattivi e giorni buoni, tra slancio e depressione, è il giveaway della sua malattia, solo che - in un'epoca dove la comprensione della malattia psichica era ben di là da venire - il suo atteggiamento viene percepito solo nella sua forma superficiale, ovvero quello di una ragazza bizzarra e incomprensibile, capricciosa e lunatica, da tartassare invece che da comprendere.
Questo aspetto - che tu sei bravissima a introdurre con gradualità e senza fretta o 'spiegoni', tramite mille piccoli dettagli - getta una luce inquietante sull'apparizione di Alice, ed è per questo che, all'inizio della recensione, non ho voluto usare il termine "gotico", nonostante gli elementi soprannaturali tipici del genere sembrino esserci tutti; Alice è una creatura reale o è solo il frutto della mente inquieta di Madeline?
Eh sì, mi sembra chiaro quello che tu vuoi fare qua, e ci stai riuscendo molto bene: stai giocando sul filo dell'ambiguità tra realtà e immaginazione, e ti guardi bene dallo svelare lo carte in un senso o nell'altro, in una scelta che reputo vincente, perché avvince e non è scontata.
Questa ambiguità, unita alle intenzioni non del tutto chiare di Alice (che cosa vuole da Maddie? E' lì per consolarla?), creano un'inquietudine sottile, che corre sotterranea al racconto, sboccando in superficie a tratti - come nel dialogo tra Madeline e Alice sul loro essere la 'stessa cosa', o nel bellissimo finale di capitolo, quando viene disvelata la frase inscritta nello specchio. Sono i momenti dove la percezione della minaccia si fa più forte, in contrapposizione alle scene domestiche, così quiete e tranquille, all'apparenza 'normali': Madeline che disegna, Kate che le porta la cena, ecc.
Lo definirei dunque un capitolo di passaggio - ma essenziale per definire perfettamente l'atmosfera e il carattere del racconto - oltre, ovviamente, che per l'apparizione di Alice, vera comprimaria di Maddie - e non a caso, visto che sembra costituirne la doppelganger.
E proprio questa definizione mi sembra calzante, dato che il folklore sui doppelganger vuole che - dopo l'incontro con uno di essi - solo uno dei due possa rimanere nel mondo.
Dunque chi delle due è destinata a restare - o, semplicemente, a prendere il sopravvento?
Ecco, con questa domanda ho finito di leggere il capitolo -sin dalla prima volta che l'ho letto - e ricordo che non vedevo l'ora di girare pagina, per scoprirlo.
Adesso lo so, ma comunque la magia non ha cessato di fare il suo dovere, perché rileggendo ho ritrovato la stessa sensazione di aspettativa e inquietudine.

A livello formale, va da sé che non possa dire nulla (mi darei la zappa sui piedi :P), ma il plauso va ancora una volta alla scrittura fluida ed elegante, e alla miriade di dettagli storici e di costume che hai inserito nel testo - mai soverchianti, ma abbastanza da dare colore e autenticità al contesto.
Ho trovato un'imprecisione nelle note: la nota 2 (quella sul pesce del venerdì) non rimanda a nulla in calce. E poco più sotto c'è nuovamente una nota indicata col numero 2.
Al prossimo capitolo!

Recensore Master
13/02/16, ore 15:41

Ciao! Ho riletto questo primo capitolo due volte, e devo dire di aver fatto bene perché ho colto cose che in un primo momento mi erano sfuggite o non avevo preso in considerazione. Il titolo, per esempio, devo dire che è azzeccatissimo e anche d’effetto, con quella rima per nulla banale lass/glass.
Lo stile mi è sembrato buono e ho trovato molto godibili le parti descrittive e i dettagli ambientali, come il vento che soffia all’esterno e il ramo di un albero che picchietta sulla finestra.
Il fatto che la ragazza protagonista abbia un nome studiato apposta per definire la sua personalità, trovo sia una cosa assolutamente positiva. In queste particolarità, così come nella ricerca dei nomi dei tessuti e quello stile un po’ desueto ma raffinato, si denota l’impegno che ci hai messo nella stesura.
L’imponente specchiera che fa la sua comparsa verso la fine del capitolo mi ha incuriosito non poco, soprattutto per il fatto che tutti la rimandano indietro al rigattiere. Già di per sé gli specchi sono oggetti che ispirano risvolti soprannaturali (vedi lo specchio della regina cattiva in Biancaneve), ecco, grazie a questo la storia ha già assunto una sfumatura di mistero.
Se proprio dovessi cercare il pelo nell’uovo, ti direi che fornire la descrizione di Madelaine solo nelle ultime righe del capitolo mi ha dato un po’ l’impressione che la protagonista fosse lasciata in secondo piano.
Alla prossima! :)
Monique

Recensore Master
11/02/16, ore 12:24

Ciao! Credo di star diventando dipendente della tue storie perchè, come le altre precedentemente lette, anche questa ha attirato immediatamente la mia attenzione.
Benchè questo primo capitolo si possa definire come un prologo, sei stata molto brava a catapultare il lettore direttamente sul pezzo, a delineare i personaggi in modo da farlo incuriosire e volere scoprire di più su di loro.
Anche in questa storia ogni dettaglio è perfettamente curato, le descrizioni permettono di catapultarsi nell'Inghilterra vittoriana, e in particolare ho apprezzato molto le descrizioni degli abiti.
Dal punto di vista grammaticale non ho riscontrato alcun errore, è tutto ben scritto e scorrevole, e questo garantisce una lettura facile anche a chi non è in confidenza con il periodo storico. Brava, davvero! ;)

Alla prossima,
V.

Recensore Veterano
10/02/16, ore 23:52

Questo racconto ormai lo conosco molto intimamente - così come conosco il finale - ma, per non rischiare di spoilerare la lettura agli altri commentatori (e sarebbe un peccato mortale!) mi soffermerò a commentare solo questo primo capitolo, lasciandoti le mie impressioni via via che proseguirai nella pubblicazione.

Innanzitutto sai che adoro sia il genere che il contesto storico in cui hai ambientato la vicenda; in questo primo capitolo è ancora presto per poter assaporare tutte le sfumature 'gialle' di questa storia, ma già dalle prime battute la fa da padrona un'atmosfera vagamente inquietante, che fa percepire un sottotesto di tensione impalpabile, come una corrente a basso voltaggio. ‎
Lo si percepisce nel modo in cui ci presenti la protagonista - così inquieta, così chiusa in sé, persa in tormenti la cui natura resta vaga ma che sembrano intrappolarla in una prigione invisibile le cui pareti sono il suo corpo - e la sua mente.
Complice anche il brillante gioco di parole del nome, Madeline appare come un'anima lunare (e lunatica?) che scivola sulla realtà verso un mondo tutto suo, abitato da fantasmi e visioni oscure.
Anche il contesto contribuisce molto a questa sensazione di minaccia incombente: l'epoca vittoriana è l'ideale per una favola gotica - con la sua società chiusa e inquadrata in dettami rigidi, i suoi riti sociali e domestici così predeterminati, e le aspettative soffocanti riversate su uomini e donne.
Sei riuscita, fin dalle prime righe - con la conversazione tra Mrs. Barlow e zia Martha - a descrivere pienamente questo contesto, oltre a tutti i dettagli storici ben inseriti nella narrazione: la Stagione del debutto, gli abiti, le usanze domestiche, i tocchi letterari, il modo di parlare e di pensare - tutto concorre a creare un senso di autenticità, sebbene il contesto storico non sia il focus del racconto, ma piuttosto uno sfondo sul quale i protagonisti si muovono e agiscono. Per questo era importante che non diventasse preponderante, ma fungesse da 'quinta teatrale' ben dettagliata, sulla quale stagliare i caratteri.
E ci sei riuscita benissimo: fin da questo primo capitolo i personaggi risultano immediatamente caratterizzati, e 'bucano la pagina' arrivando immediati al lettore. Di Maddy ho già detto, ma che dire della zia Martha - affettuosa e bonaria, ma non scevra di un lato garrulo e mondano? Che dire di Kate - perfetto esempio di domestica vittoriana dal grande senso pratico, e al contempo affettuosamente legata alla famglia che accudisce? Persino Mrs Barlow ha un suo carattere - pettegola e un po' invidiosa -, senza contare poi i due manovali, che par di vederli con le loro camicie di stoffa grezza e l'odore muschiato di sudore.
L'entrata in scena dello specchio chiude il capitolo con un vero e proprio cliffhanger, perché bisognerebbe essere ciechi per non cogliere il senso di minaccia che emana quell'oggetto - e che tu sei stata brava a far intuire con quella menzione sul fatto che tutti i precedenti proprietari l'hanno riportato indietro, e attraverso quel movimento furtivo che forse era Kate - e forse no.
Un'ottima gestione della suspence, dunque, in un primo capitolo che - come in tutti i mistery che si rispettino - deve fungere da introduzione senza svelare troppo, dettare il 'carattere' della storia, e mettere le pulci nelle orecchie del lettore - che dovrà aspettarsi un viaggio rocambolesco e pieno di curve a gomito. Qua non siamo in una favoletta di coniglietti in pizzi e crinoline; qua si fa sul serio.
Una regia ben congegnata, dunque, sorretta da uno stile elegante e fluido, privo di sbavature.‎
Un ottimo lavoro, sotto ‎tutti i punti di vista.

Recensore Junior
10/02/16, ore 21:02

Al solito, a causa degli impegni non riesco mai – o quasi, ecco... – a recensirti per prima! ^^" Per farmi perdonare, però, ti assicuro che ho letto il capitolo appena postato, qui sul sito. ù_ù
Non è il tuo primo approccio con il diciannovesimo secolo, avendo già un paio di volte avuto modo di scrivere su Crimson Peak, ma questa è un'originale ed è noto come, se si tiene a ritrarre bene una data epoca, la questione diventi allora più gravosa quando non si tratta più di fanfiction: hai infatti dovuto costruire un micromondo tutto tuo, popolato dai tuoi personaggi, senza prendere a prestito nulla da alcuno – se non, naturalmente, le informazioni necessarie dai libri di Storia, al fine di rendere in modo realistico la Richmond di fine secolo e i suoi abitanti.
Benché il pezzo non trabocchi di descrizioni né di aneddoti del tempo, è perfettamente percepibile la cura dei dettagli, frutto di buone ricerche storiche – e in fondo è un bene: amo le belle ricostruzioni, piene di particolari, ma è forte il rischio di imbattersi in sterili righe senza fine di descrizioni che risultano perciò pesanti e fuori posto.
Lo stile è meno importante – se posso usare questa parola! – rispetto ad altri tuoi pezzi, ma comunque sempre di un certo livello. Non trovo errori, naturalmente, e non ho nulla da dire circa la punteggiatura ad eccezione di un paio di lineette che ho trovato un poco fuori posto.
Madeline è un personaggio interessante e amo la scelta fatta per il nome, così come amo quella parte – all'inizio dell'ultimo pezzo del capitolo – in ci giochi sopra, parlando del mese di marzo! Ho adorato poi la zia, forse ancor più della nostra protagonista: l'ho trovata deliziosamente adorabile, assolutamente divertente – ho riso un po' mentre indirizzava segnali e frasi più o meno gentili ai due facchini. XD
E nulla, sono curiosa di leggere il resto!

Recensore Veterano
09/02/16, ore 15:29

Ciao! Che bello esser la prima a recensire! 
Ti dico già che l'ambientazione è una delle mie preferite e che la grafica è stupenda! Ho anche cercato su google la... "poesia" che citi all'inizio, credevo fosse qualcosa di Carroll. E invece devo dedurre dai miei risultati che sia solo frutto del tuo sacco! XD
Amo quando il nome dei personaggi è legato alla loro personalità e all'inizio mi sono immaginata Madeline come una sorta di Luna Lovegood molto... normalizzata?! XD Ovviamente l'intuizione si è rivelata sbagliata, ma sulla protagonista non voglio ancora sbilanciarmi perché siamo solo agli inizi. 
L'arrivo dello specchio mi ha incuriosita parecchio (e anche il finale!) e il mio cervelletto ha cominciato a fare associazioni e congetture di tutti i tipi; la frase della zia Martha (sul fatto che uno specchio possa spingere qualcuno a farsi bello) mi ha fatto pericolosamente ricordare la regina di Biancaneve, mentre il breve riassunto della trama, che avevo letto, mi aveva fatto pensare a una sorta di specchio dei desideri come quello di Harry Potter. Citando Portobello Road invece mi hai fatto tornare alla mente vecchi ricordi e un'allegra canzoncina XD, e ho trovato carina la frase di Martha che, con molta tranquillità, parlava dei precedenti proprietari dell'oggetto, che inspiegabilmente l'avevano sempre restituito! Questo dettaglio - della bancarella e di un oggetto che si vorrebbe restituire - mi ha ricordato un racconto di C. Priestley che da poco ho letto (ma il contesto e la storia sono completamente diversi) e ho il sospetto che, come i racconti di Priestley, del mio amato Henry James e degli scrittori inglesi dell'ottocento in generale, la tua storia sarà un... come dire... horror psicologico? Insomma, un horror d'altri tempi, lontano dal clamore che può suscitare l'apparizione improvvisa di un mostro che sbraita, e concentrato invece sui protagonisti e la loro psiche contorta!

Scoprirò in seguito se avevo visto giusto.

A presto! ^_^