Recensioni per
Un riparo dal freddo
di Flora

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
12/07/21, ore 10:57

Era così triste e bello. Grazie mille per aver condiviso questo. Il modo in cui hai descritto il fuoco e la consapevolezza che Efestione sarà sempre con lui.... 😭😭😭 Avrò molto altro da dire al riguardo in privato lol.

Recensore Junior
19/01/19, ore 16:59

Ho letto tutte le tue storie dedicate ad Alessandro, e mi sono appassionata ad ognuna di esse. Questa, però, è quella che mi è rimasta più nel cuore, forse per il tristissimo momento narrato, o forse per la dolcezza e la malinconia che sei riuscita a suscitare con quell’ultimo incontro tra sogno e realtà.
Inoltre, mi è piaciuta molto la scelta di utilizzare il punto di vista di Bagoa. Come lui, anche chi legge arriva a capire, poco alla volta, cosa fossero Alessandro e Efestione l’uno per l’altro, e questo lento prendere consapevolezza è una delle cose che più ti rimane impresso dell’intero racconto.
Ti ringrazio quindi per questa e per le altre tue storie, e anche per le tue note accurate, che, oltre a dimostrare la tua padronanza della materia, mi hanno spinto ad approfondire alcuni argomenti di cui avevo una conoscenza superficiale.
Complimenti ancora,
Losiliel

Nuovo recensore
16/06/17, ore 19:48

La ff su Alessandro ed Efestione più bella e realistica che io abbia mai letto! Non so davvero da dove cominciare con i complimenti: nonostante il momento storico sia molto gettonato, hai saputo come distinguerti, rendendo alcune immagini indimenticabili. La parte centrale, quella in cui Alessandro è perso nei suoi pensieri durante il rito funebre, è da brividi. Giuro, certe frasi ti rimangono scolpite; ti faccio qualche esempio: "“Posso ancora vederti.”
E lo fa: non il corpo imbalsamato [...].
Lo vede tra i cespugli di rosa canina, nel giardino di Mieza, che lo prende per mano e gli scompiglia i capelli; [...]." Questa parte è di una tristezza struggente, come anche la frase "Eccolo il dolore"; sembra quasi che arrivi in contemporanea al povero magnifico protagonista. Il tuo stile mi ricorda molto Mary Reanault, quindi davvero complimenti. Leggo nella tua pagina che hai in cantiere un romanzo sui due adorati macedoni!! Ti prego continua a scrivere su loro, e donaci al più presto una storia LORO. Ti adoro!!!

Recensore Master
29/04/17, ore 16:16

Ciao, sono qui per l'iniziativa delle mille recensioni della mia pagina autore :)

Ti ringrazio molto per aver consigliato questa storia, che ho apprezzato tantissimo anche se profondamente dolorosa e angosciante. I miei complimenti sia per l'accuratezza storica che hai utilizzato, impeccabile, e per l'altrettanta perizia con cui hai descritto i sentimenti umani, prima di Bagoa e poi di Alessandro.
A sommarsi alla terribile vicenda c'è la sensazione del giovane eunuco di essere quasi la causa della morte di Efestione, avendolo odiato e invidiato, e il suo senso di colpa per non aver compreso a fondo il legame che lo univa ad Alessandro. Bellissimo il discorso di Tolomeo, in cui racconta del modo in cui Alessandro ed Efestione avevano onorato Achille e Patroclo, per far capire a Bagoa quello che da solo non era riuscito a comprendere.
E nell'amore che Bagoa prova per Alessandro, resosi finalmente conto, il giovane desidererebbe morire pur di riavere indietro Efestione, e restituire così la ragione al suo amato Alessandro.
La parte in cui il corpo brucia sulla pira è straziante, e così anche ciò che accade nel successivo. Alessandro si lascia morire, anzi quasi si spegne volontariamente per seguire l'amato, e il finale estremamente tragico lascia un sorriso dolceamaro: i due sono di nuovo insieme, di nuovo riuniti, come Achille e Patroclo, come due anime immortali che non possono essere separate.
E nella vicenda storica questo sentimento acquista valore, nonostante sia così intenso da essere difficile da credere, eppure tant'è... molto spesso la storia stessa ha dimostrato che l'amore, a prescindere da quale forma prende, è la più grande delle forze, quella che smuove le montagne.

Ti faccio ancora i miei complimenti, e ti rinnovo i ringraziamenti per averci consigliato di passare a leggere la tua storia :)
A presto!

~Sky

Recensore Master
15/01/17, ore 17:40

Ciao!
Che sofferenza... soffro, ormai soffro solo leggendo le tue storie, come dobbiamo fare noi lettori? Come? Che poi lo sai che più soffro e più mi vendico e ho giusto, giusto, un paio di storie sul quale sfogare tutta la mia ira, altro che dei.
Comunque, scherzi a parte, il dolore di Al’skandros è immenso e disumano, non lo augurerei a nessuno per davvero. Quando ti viene a mancare qualcuno di caro, qualcuno di profondamente caro, ti senti proprio in balia degli eventi, e nella testa ti ripeti solo "E adesso che fare?" un periodo di stallo in cui non fai che odiare te stesso perché non ti riconosci più, non sei più in grado, ma in fondo la vita è dei vivi e bisogna pur andare avanti. Già questo è il coraggio e il valore di non vivere, l'annientamento eppure la forza testa. L'essere umano vive di contrasti e contraddizioni. Forse è per questo che gli dei provavano così tante emozioni contrastanti nei confronti degli umani.
Hephaistion è sempre bellissimo, sempre presente. Doveva solo essere liberato del suo corpo mortale per ritornare ancora una volta dal suo amato. Come fa a sparire una tale persona? No ti perseguita amorevolmente, rimarrà sempre con te, per quanto lasci una sesazione di tepore doloroso.
Bagoas, ho sempre provato una fascinazione nei suoi confrinti, ma perché ho sempre amato Babilonia, un richiamo sin da bambina per queste antiche civiltà, così lontane e maestose, così intense, crudeli e spietate.
Devo dire che mi ha fatto tenerezza, adesso si lacera nei sensi di colpa, ma che colpa a nell'essere innamorato? Semmai è stato toccato da un difetto quello di non è essere amato.
Al’skandros avrà condiviso qualche momento con lui, qualche notte in cui il giovane Bagoas si è lasciato cullare dalla grandezza del suo sovrano. Probabilmente lo aveva fatto sentire umano, ragazzo e non soltanto un eunuco.
L'amore non corrisposto e l'invidia lo hanno corroso e automaticamente ha prodotto certi brutti pensieri nei confronti di Hephaistion, ma sono certa che Hephaistion stesso, se lo avesse saputo, avrebbe provato tenerezza, lo avrebbe perdonato, perché sapeva di chi era il sovrano e non son certa che neanche Hephaistion non abbia mai provato mai momenti di gelosia corrosiva, anzi.
Detto questo mi ritano nella mia più totale desolazione a rimurginare su questa sofferenza xD
Alla prossima!

Recensore Master
06/04/16, ore 11:54

Seconda classificata – Flora-chan 

Un riparo dal freddo


Sintassi, ortografia, punteggiatura 
Complimenti! Scrivi davvero bene e, a livello grammaticale, la tua storia è praticamente perfetta. La cosa mi fa molto piacere, ovviamente, perché quando un racconto non presenta imperfezioni grammaticali, risulta molto più facile da leggere. 
L’unica segnalazione che mi permetto di farti riguarda l’uso a mio avviso eccessivo del trattino medio spaziato: 

La sua cupidigia ha portato a questo – e non c’è modo per rimediare, ora. 

Non aveva mai capito, no – e non li aveva mai davvero conosciuti. 

Questi sono solo due esempi, ma nel corso della lettura ho riscontrato diversi usi impropri. 
Nei casi segnalati, il trattino medio spaziato non è necessario in quanto ciò che segue ad esso non è un inciso. Per inciso si intende un’espressione o frase che, se anche venisse cancellata, a livello grammaticale non inciderebbe sulla correttezza del periodo in cui è inserita. Per chiarire meglio, faccio un esempio: Marco, che pure non era un brillante esempio di marito esemplare, aveva sempre portato alla moglie quel minimo di rispetto dovuto. Se provi a cancellare l’espressione tra le due virgole, la frase continua comunque ad avere un senso compiuto. Per isolare gli incisi si possono usare diversi segni grafici: le virgole – come ho fatto io –, le parentesi o, appunto, il trattino medio spaziato. Tuttavia, negli esempi che ti ho indicato, le frasi che seguono il trattino sono coordinate alla principale – sono infatti tutte introdotte dalla congiunzione e – dunque non possono definirsi degli incisi. 
9,5/10 

Appropriatezza lessicale e stile 
Esemplare il modo in cui hai utilizzato il lessico nella tua storia: coerentemente a quanto richiede il rango dei personaggi e l’ambientazione storica, hai usato una terminologia complessa e tutt’altro che scontata, conferendo al tuo racconto quel tocco aulico capace di renderlo ancora più interessante. Alcune di queste parole/espressioni le ho segnate durante la lettura, proprio perché colpita dall’uso che ne hai fatto: tra queste cito nodo scorsoio e icore, termini nei quali non è facile imbattersi leggendo storie su un sito di scrittura amatoriale. 
Nonostante alcune parole non siano propriamente di immediata comprensione, nel suo complesso la storia è comunque molto facile da seguire. D’altra parte, lo ripeto, l’ambientazione e i personaggi da te scelti non possono che esigere una certa terminologia e un certo stile. 
A proposito di stile, hai compiuto la coraggiosa scelta di narrare la storia al presente e di focalizzare il racconto su diversi punti di vista: a narrare infatti sono prima Bagoas, poi Aleksandros, poi di nuovo Bagoas. Entrambi, alternandosi, raccontano il proprio dramma con estrema realisticità. Non è facile trasmettere così tante emozioni narrando al presente: spesso, se non si ha dimistichezza con questo tempo verbale, si rischia di risultare troppo immediati nella scrittura – oltre, naturalmente, alla maggiore possibilità di sbagliare la consecutio temporum – ma devo dire che nel tuo caso non ho riscontrato questo problema. 
Mi permetto soltanto di darti un suggerimento riguardante lo stile grafico: i paragrafi sono molto lunghi e, spesso, eviti di andare a capo anche quando sarebbe più corretto farlo. 
Cito un esempio: 

“Quando Patroklos gli fu strappato, il suo cordoglio fu pari solo alla sua ira. Volle infliggere la sua vendetta su colui che l’aveva ucciso, anche se sapeva che questo avrebbe significato la morte per lui.” Scuote la testa, le palpebre socchiuse come per un dolore improvviso. “L’esistenza perde di significato quando viene a mancare ciò che ti tiene in vita, suppongo. A ogni modo, Akhilleus ebbe la sua vendetta e morì com’era suo destino. Quando attraversò lo Stige, Patroklos era ad attenderlo dall’altra parte.” 

Non c’è nulla di grammaticalmente erroneo in queste frasi, tuttavia è pur vero che trovarsi davanti a un “blocco” di questo tipo non è agevole per la lettura. Per esempio, a seguito del primo discorso diretto non c’è una reggente – del tipo: “ciao” disse Elena – ma una frase grammaticalmente indipendente. Poiché la battuta è anche piuttosto lunga, non sarebbe stato male andare a capo. Lo stesso dicasi per il discorso diretto seguente: grammaticalmente ineccepibile ma, a colpo d’occhio, sembra costituire un tutt’uno con i periodi precedenti. 
9/10 

Trama: originalità e sviluppo 
Storia bellissima, senza ombra di dubbio. 
Prima di tutto, ho apprezzato tantissimo la focalizzazione e la scelta di inserire più di un narratore. Proprio quest’ultimo espediente, mi ha permesso di confrontare i diversi punti di vista riguardo alle vicende narrate. 
Ci troviamo in un periodo storico nel quale realtà e mitologia sembrano inevitabilmente confondersi in ogni situazione e l’amore, quello vero, quello con la A maiuscola, non è semplicemente una mera illusione ma vive, esiste, dona gioie, emozioni, dannazioni e condanne. Perché in fondo l’amore non sempre è ricambiato e, proprio in quest’ultimo caso, le atroci pene che reca con sé diventano davvero difficili da sopportare. 
Bagoas non poteva più reggere all’idea che il suo amore per Aleksandros dovesse rimanere platonico. Egli sapeva bene quanto il suo amato fosse legato a un altro uomo, ma ciò non ha fatto altro che accrescere la sua invidia e il suo dolore. Il desiderio di sostituirsi a Hephaistion nel cuore di Aleksandros lo ha portato a desiderare a ogni costo la morte del ragazzo fino, appunto, a procurargliela. In realtà, non mi è chiaro al cento per cento come Bagoas abbia agito: se non ho capito male, Hephaistion si è davvero ammalato di una semplice febbre ma, nel momento in cui comincia a riprendersi, Bagoas lo avvelena con del vino. Comunque, al di là di ciò, l’eunuco ottiene ciò che vuole; peccato che poi si renda conto di aver commesso un grave errore di valutazione: il legame tra Aleksandros e Hephaistion andava ben oltre l’amicizia e il sesso e, a seguito della morte del compagno, il sovrano macedone sprofonda in un tunnel di dolore che lo porterà prima a una forma più o meno conclamata di pazzia, e poi al decesso. 
Il pentimento di Bagoas giunge troppo tardi, quando ormai Aleksandros imbocca definitivamente la strada dell’autodistruzione. 
Molto suggestiva la parte finale del racconto, quando il sovrano macedone, in preda agli spasmi della febbre, si butta nella piscina per rinfrescarsi. L’incontro con Hephaistion, che pure dovrebbe essere morto da un po’, sembra essere tremendamente reale all’ormai moribondo Aleksandros sebbene, razionalmente, egli sappia che il suo amato sia morto. Questo mescolarsi tra sogno e realtà, tra certezza e dubbio, tra speranza e desiderio, si concretizza nelle righe conclusive del racconto, quando anche Bagoas ritiene di aver sentito una voce che rispondesse ai deliri del sovrano. 
Hephaistion era dunque lì, con il suo compagno d’avventure e di vita? Forse; in fondo, tutta la storia di questa particolare epoca è pura, semplice, splendida e reale mitologia. 
9,5/10 

Caratterizzazione dei personaggi 
Anche se di fatto ho già speso molte parole circa il modo in cui hai caratterizzato i personaggi, è giusto che io impieghi qualche minuto in più del mio tempo per lasciare un commento più approfondito. 
Praticamente perfette ed esaustive tutte le caratterizzazioni: hai reso i tuoi personaggi umani, dotandoli di sfaccettature logiche coerenti a persone dannatamente normali. Cominciando da Bagoas, il primo dei protagonisti a cui dai voce, di lui metti in luce le fragilità emotive, l’amore sconsiderato per il suo sovrano, l’invidia feroce nei confronti del compagni di quest’ultimo, il desiderio di essere ricambiato, la cruda spietatezza nell’augurare – e forse favorire – la morte, il pentimento, il rammarico, la volontà di rimediare con ogni mezzo possibile. Meraviglioso e drammaticamente vero ciò che dice all’inizio del racconto: solo quando si ottiene una cosa, dopo averla ardentemente desiderata, ci si rende conto che non era ciò che si voleva realmente. 
La sua felicità per la morte di Hephaistion dura giusto il tempo di rendersi conto che essa trascinerà nel proprio baratro anche Aleksandros. Bagoas si pente di ciò che ha fatto e cerca di porvi rimedio coinvolgendo direttamente il medico Ptolemaios. Quest’ultimo compare poco nel racconto, ma è comunque il principale interlocutore di Bagoas: con le sue parole, egli esprime rassegnazione e dispiacere per le sorti che attendono Aleksandros e, forse sospettoso del coinvolgimento di Bagoas nella morte prematura di Hephaistion, gli rivela quanto realmente profondo fosse il legame tra i due giovani amanti. 
Del sovrano macedone metti in luce i suoi sentimenti più cupi: sconvolto per la morte del compagno, Aleksandros fatica a rassegnarsi a tale perdita ma, nel contempo, si trascina inesorabilmente verso la medesima fine. Di ragioni per vivere, come dice Ptolemaios, egli non ne ha più e difatti non fa altro che accelerare il processo che lo porterà a miglior vita. Eppure, nonostante ciò, egli non perde mai davvero la lucidità: pur negli spasmi febbrili, egli si rende conto che Hephaistion non può essere reale; vorrebbe autoconvincersi che il sogno fosse quello relativo alla sua morte, tuttavia, anche se finge di crederci, non se ne convince fino in fondo. La cosa curiosa, e di certo anche misteriosa, è che in qualche inspiegabile modo Hephaistion era davvero reale. Persino Bagoas sente la sua voce. 
Questa chicca finale mi è piaciuta tantissimo: è come se il sovrano macedone, conservando un barlume della propria grandezza, rimanesse attaccato alla sua razionalità pur essendo ormai travolto dall’irreale. 
Complimenti! 
10/10 

Attinenza alla citazione e al genere obbligatorio 
Anche qui, non ho nulla da criticare. La citazione è stata usata non solo benissimo, ma intorno ad essa sei riuscita a creare un buon spezzone narrativo incentrato sulla vividezza e l’atrocità di certi ricordi. Il genere storico è presente, perfetto, calzante. Ottimo l’inserimento delle note a pie’ di pagina esplicative: le ho trovate utilissime e molto chiare. 
10/10 

Gradimento personale 
So che sicuramente lo hai capito, ma te lo dico comunque: la tua storia mi è piaciuta tantissimo. Si vede che conosci molto bene il periodo storico che hai affrontato e che non hai avuto remore nel reperire il maggior numero di informazioni possibile. 
Ho apprezzato molto anche la scelta di alternare i punti di vista, di raccontare la storia esprimendo sia le emozioni di Bagoas che quelle di Aleksandros. Insomma, il tuo racconto mi è piaciuto sotto tutti i punti di vista! 
Complimenti! 

48/50 

Recensore Junior
07/03/16, ore 22:49

Eccomi finalmente a lasciarti una bella recensione su questo pezzo che ho avuto il piacere di betare. Come sai, mi fa sempre piacere darti un parere più elaborato per iscritto, ed il momento è giunto. ù.ù

Iniziamo col nucleo di questo testo, ovvero la citazione richiesta dal contest. La cosa interessante da leggere, per me che ho scelto la stessa, è stata osservare la diversa chiave interpretativa che hai dato, rendendo quella che essenzialmente è un’espressione di amarezza un punto di partenza verso quello che può considerarsi un lieto fine per i due amici\amanti separati solo brevemente dalla morte.

So bene, in quanto beta, quanta tristezza ti abbia messo addosso scrivere questo pezzo, eppure ho trovato una vena di ottimismo nella piega che hai voluto dare, senza nulla togliere al senso di tragico che comunque permea il testo.

Già dall’attacco ci cali subito in questa ottica attraverso il contrasto cromatico del nero delle mura, che ricalca il cupo presente di Alessandro, e l’esplosione di luce e magnificenza che la reggia sembrava emanare solo pochi giorni prima della disgrazia improvvisa. Una disgrazia che colpisce il giovane schiavo di Alessandro, Bagoa, di riflesso al padrone: lo vede disperato.

Ho trovato questo atteggiamento ambivalente: da una parte va a onore di Bagoa che riesca a mettere da parte la gelosia che ha caratterizzato il suo con l’idea di Efestione in nome della sofferenza e dell’amore tra loro resto tanto palese dalle parole di Tolomeo; dall’altra, il fatto che inizi a vedere Efestione come qualcosa di più di un ostacolo e che comunque lo apprezzi solo in virtù, egoisticamente, del suo essere funzionale ad Alessandro come pilastro emotivo, denota una certa immaturità pregressa e presente. Approvo la costruzione della sua caratterizzazione, perché sarebbe stata follia trasformare il risentimento di una conoscenza intera in stima improvvisa. Ho apprezzato anche che questo nuovo sentimento sia tinto di sensi di colpa, quasi davvero le preghiere di uno schiavo siriano possano influenzare il volere degli Dei.

Questi lati imperfetti di Bagoa sono messi ancor più in risalto dal suo incontro con Tolomeo, che parimenti è una figura vicinissima ad Alessandro, e parimenti lo comprende e non lo comprende, facendo in modo di aggiungere sfaccettature al personaggio del Re, che ancora non è sulla scena. Anche nelle precedenti “puntate” Tolomeo è sempre stato uno dei miei favoriti: lo è anche ora, in cui dimostra tutta la sua sensibilità e l’onestà nell’ammettere di non comprendere pienamente il rapporto tra Alessandro ed Efestione, così come di essere – come tutti gli altri – quasi “superfluo” per Alessandro, dal punto di vista emozionala. Chi sono queste figure che popolano la scena se non comparse per un re divorato dal fuoco dell’ambizione dell’amore?

Ed è il fuoco l’elemento simbolo di Alessandro, come lo è stato altrove – come la pietra e la cenere, a questo punto della narrazione, sono quello di Efestione – cadavere duro e freddo come il marmo dei busti, ma come il marmo eterno, come le sue ceneri mischiato all’aria che consuma le fiamme di Alessandro.

In quel fuoco, il Re vede tutta la sua vita, i suoi incubi e le sue ambizioni, e il nemico più grande: l’attesa, la stasi. Il non poter valicare il confine per riunirsi all’amore perduto, come l’Achille a cui Tolomeo lo paragona, a cui lui stesso si paragona tagliando i capelli, dando al fuoco il suo amato. E’ qui particolarmente evidente il parallelismo, ma anche il senso di eternità che circonda Efestione – irraggiungibile e intoccabile come lo definisce Bagoa precedentemente.

Perché questa sensazione abbia il giusto effetto sul lettore, crei un’atmosfera soffocante, quasi le lacrime di Alessandro siano anch’esse di fiamma. E’ dopo tutto questo calore che l’atmosfera cambia di nuovo, sinuosamente scivolando nel freddo ardente della febbre, poi nella polla.

Ed è qui che rovesci le aspettative: la freddezza che dovrebbe rendere la mente più affilata qui intorpidisce i sensi, e forse, assieme alla febbre, le facoltà mentali di Alessandro. Ho visto questo suo immergersi al gelo un tentativo inconscio di rendere concreto il senso di galleggiare sospeso che si sente attorno dopo la morte di Efestione: un anestetico, forse persino la volontà di raggiungerlo, perché nonostante si renda conto della propria follia, comunque non esce dall’acqua quando ancora può.

Ed ecco che quanto presagito dalla frase tema del paragrafo precedente (“Posso ancora vederti”) diventa presagio della comparsa di Efestione. Difficile ridurre il tutto a una visione di Alessandro – non tanto per il mantello, una sorta di elemento classico che hai scelto nel finale per dare ambiguità circa la reale presenza o meno del morto. Certo è che Efestione non vive, ma anche da morto non è detto che non fosse realmente lì: il suo consolare Alessandro potrebbe essere un meccanismo difensivo della mente del Re quanto una reale volontà di uno spirito che si sarebbe comportato comunque a quel modo.

Penso che questa ambiguità sia ben giocata, ed è qui che circolarmente torno all’impostazione di “lieto fine” che nominavo all’inizio: Efestione è morto, ma resta comunque. Resta nella carne, nell’aria, nel ricordo e come sicurezza; come dice lui stesso, il vuoto che ha lasciato è solo illusione, e può essere colmato. Di fatto, interpretazione opposta a quella che ho dato io. XD


Concludo qui la mia analisi dei contenuti – che altro posso dirti circa quanto li abbia shippati leggendo? ç_ç O alla complessità di caratterizzazione e la regia puntuale, nonché lo stile adatto al testo? I complimenti che ti faccio sempre, ma questo pezzo ha una marcia in più e spero che riceva la considerazione che merita, perché merita.

E con questo ti saluto, depressa ma felice, se è possibile esserlo. Grazie per questa lettura, davvero.

Recensore Veterano
03/03/16, ore 00:36

Finalmente riesco a ritagliarmi un quadratino di tempo per commentarti a dovere questa meraviglia; sai già quanto la lettura mi abbia estasiata e coinvolta, ma ci tengo a essere il più esaustiva possibile nell'elencare gli innumerevoli pregi del tuo lavoro.
Prima di tutto, e so quanto ci tieni, l'accuratezza è invidiabile; come già ti ho rivelato, ho dato un'occhiata alle altre tue storie incentrate sulla figura di Alessandro (soprattutto a quelle "gioiose" xD), e in ogni riga è palpabile il lavoro di ricerca che c'è dietro la caratterizzazione dei personaggi e l'ambientazione storica. Non c'è nulla che stoni; non nel lessico, né nello stile, né nello scenario. Tutte le componenti della storia confluiscono armonosiamente e naturalmente in un unicum elegante e molto piacevole. Il rischio, quando si tratta materiale storico, è di risultare didascalici, d'inserire infodumb che non piacciono a nessuno o di appesantire eccessivamente l'elaborato; tu li eviti tutti, con grande perizia. Perché qui non c'è solo storia; c'è la passione che ti lega ad Alessandro ad Efestione, l'amore che provi per loro. Si percepisce il legame che ti unisce a questi due personaggi, come singolo e come coppia, e non ci sono sforzi, nel modo con cui fai confluire tale legame al lettore. Da spettatrice semi-ignara dei fatti (o, perlomeno, da una che si ferma a un livello piuttosto basilare in materia), mi sono sentita talmente catturata dal racconto da stuprimi che si trattasse di un "fandom" (passami il termine improprio) a me non troppo conosciuto. Le note sono, ancora una volta, utili ma non eccessive; il testo si regge in piedi da solo e il lettore non si sente spaesato, in esso. Lo guidi con mano, ma non lo fai mai sentire un passo indietro rispetto a te. Questo, a mio parere, è una qualità molto importante; il rischio di perdere un lettore per strada c'è, quando si tratta di certi argomenti, ma tu riesci a porlo sullo stesso livello di conoscenza che possiedi tu stessa, facilitando così la comprensione del testo e l'immedesimazione nella storia. Ho visceralmente adorato la prima nota (che poi, si può mai adorare una nota? xD Flora, tu fai miracoli ^^); leggere il dolore dell'Alessandro di carne è stato straziante, ancor più dopo aver letto quello dell'Alessandro di carta, di cui tu hai offerto qui una splendida panoramica. Tutti quei dettagli sul cordoglio per la morte di Efestione (oltre a essere stati interessantissimi da leggere) hanno contribuito ad affondare ancora di più la lama nel mio già fragile cuoricino; sarai la causa della mia prematura dipartita, #sallo.
Dopo tutto questo cianciare sul nulla, sarà ora che mi concentri sulla recensione in sé e per sé (accidenti, divago sempre troppo .-.). Già il titolo mi aveva stregata; prospettava fiumi di lacrime e angst che sono stati pienamente rispettati. Ti confesso che, appena ho scorto l'aggiornamento, mi sono precipitata a leggere la storia senza degnare di un'occhiata l'introduzione; alias, non avevo idea del momento che avresti scelto di trattare. Quando ho capito che si sarebbe trattato di una post-mortem di Efestione, avrei voluto querelarti per tentato assassinio. Sul serio, come hai potuto farmi questo ç_ç
Tornando a noi, ho trovato in primo luogo azzeccato il ritmo e la suddivisione della storia; ci sono più voci narranti e ognuna di esse contribuisce a offrire un'angolazione diversa sulla storia e sui personaggi. Più piani s'intersecano, creando un movimento narrativo molto fluido, efficace e coinvolgente, che aiuta a non staccare lo sguardo dal monitor, neanche per un istante. All'inizio il narratore sembra essere unicamente Bagoa; si sente immediatamente il senso di rimorso che gli attanaglia i pensieri e da lui veniamo a sapere il nefasto epilogo che ha preso la malattia di Efestione, epilogo che pare avergli augurato egli stesso. Da lui scopriamo i primi dettagli e le reazioni di Alessandro, ma tutto filtrato dall'ottica distorta - per via della gelosia prima e del senso di colpa poi - del narratore. Gli eventi cominciano a farsi più chiari con l'entrata in scena di Tolomeo; ho adorato il suo personaggio e il suo modo di fare ordine e chiarezza nel filo logico della storia. Le parole con cui narra la storia di Efestione e Alessandro sono intrise di pathos e mai piatte; il coinvolgimento del lettore (e dell'ascoltatore) è così completo. Ho visceralmente adorato il riferimento all'aneddoto di Achille e Patroclo; sono stati in molti ad aver accostato le due coppie di amanti, per via dei numerosi punti di contatto che condividono, in amore come in battaglia. Quel gesto di rendere omaggio a ciò che i due eroi rappresentavano è stata una piccola perla, per bellezza e tragicità, di cui ci tenevo a sottolinearti il mio apprezzamento a livello di trama. Attraverso il racconto di Tolomeo, è come se venissimo calati nella prospettiva di Bagoa; ciò che prima era un'immedesimazione ancora superficiale, ora diventa completa e ancor più asfissiante. Il dolore opprime anche il nostro, di petto. Con la terza voce narrante, l'identificazione è compiuta: la sofferenza di Alessandro, tanto devastante e assoluta, mi ha totalmente avvinghiata in una morsa indicibile di dolore - e lo dico sul serio. Ho percepito tutta la disperazione che si celava dietro l'accensione del rogo, tutta la nausea che l'ha colto una volta a letto, tutto il sollievo che si è impossessato del suo corpo quanto ha tentato di alleviare il dolore che provava - provocandosi altro dolore, paradossalmente. La figura di Efestione è stata una manna dal cielo che non mi aspettavo d'incrociare; come ti dicevo prima, non avendo letto l'introduzione non avevo idea di cosa mi sarei trovata davanti. Udire la sua voce è stato un palliativo anche per il mio, di cuore, e non ho potuto che condividere il sollievo di Alessandro, quando ho avvertito le sue dita condurlo fuori dalla vasca. La parte finale è una croce delizia continua; il loro dialogo - a metà tra il sonno e la veglia, tra il regno dei morti e quello di Ade - è credibile e solido, e non so come tu ci sia riuscita, davvero. I loro scambi di battute non sono opprimenti, riescono sempre a mantenersi in un delicato equilibrio tra detto e non detto, esplicito e taciuto. Si dicono tanto anche solo sbattendo le palpebre e sfiorandosi appena, con poche parole sono in grado di condensare sentimenti che mi rifiuto di chiamare universali, perché - e ormai ne sono certa - nessuno al mondo si è mai amato con la stessa intensità e la stessa follia di Alessandro ed Efestione. La storia, poi, si conclude con un ultimo tassello; un narratore esterno prende ora in mano le redini della vicenda e le dona la degna - e soffertissima - conclusione. Alessandro è inquadrato come in un taglio di regia; di lui, solo il mantello di Efestione, ultimo baluardo di difesa. E quella battuta finale mi ha devastata; Efestione non dovrà a attendere a lungo, perché con la propria morte anche Alessandro si è ammalato e alla sua, di malattia, non v'è rimedio.
Tutta la simbologia che sottende la storia è tessuta sapientemente; a livello cromatico e sensoriale, si sovrappongono più campi di percezione che mi hanno completamente rapita, durante la lettura. C'è il nero delle mura di Ecbatana e il rosso della pira funebre; il calore opprimente del fuoco e del cuore di Alessandro e il freddo rigenerante della vasca da bagno. E c'è Efestione, che raccoglie tutti gli opposti in sé, in una splendida policromia che in qualche modo riesce ad essere armoniosa; il suo palmo scotta, contro la pelle di Alessandro, eppure le dita e le labbra sono al contempo capaci di rinfrescare il macedone dal torpore in cui era precipitato. 
Ho adorato, una volta di più, lo stile; è intenso, è calibrato, oscilla bene tra le parti introspettive, quelle descrittive e i dialoghi, senza mai eccedere nell'uno o nell'altro verso. Il tuo è uno stile che mostra, non racconta, come vuole la regola d'oro dello "show, don't tell"; anche quando Tolomeo racconta episodi di vita che hanno ritratto Alessandro ed Efestione insieme, sei riuscita rendere la narrazione vivida e mai sterile, facendo sì che la rievocazione colpisse il lettore tanto quanto Bagoa. Hai un modo delicato di raccontare le cose - anche nelle scene erotiche - ed è un pregio che apprezzo molto, a livello stilistico, perché incontra in pieno i miei gusti. Il testo, grammaticalmente parlando, è perfetto; non ho alcun appunto da farti, in tal senso. Ho scorto solo la ripetizione di un'espressione, per ben tre volte, all'interno del testo, due delle quali particolarmente ravvicinate; dietro le palpebre. Ti consiglierei di sostituirla con una perifrasi almeno in un caso. 
Spero di aver toccato tutti i punti che mi ero ripromessa di seguire, ma la recensione ha un po' preso la sua strada, dunque potrei essermi persa qualcosa nel processo xD
Ancora vivissimi complimenti e un mega in bocca al lupo per il contest ^^

- la ragazza che vive sotto un cavolo u.u

(Recensione modificata il 03/03/2016 - 12:42 am)

Recensore Veterano
01/03/16, ore 22:29

eccoti con lui di nuovo. A volte Alessandro manca, manca così tanto che anche se il sole brilla pare una giornata di pioggia e non si sa cosa fare. E' stato tuttio, è stato niente.
ti mando un abbraccio grandissimo e grazie.

Recensore Junior
01/03/16, ore 19:51

Buonasera,
ho letto la tua shot e voglio congratularmi con te, anzitutto, per l\'accuratezza storica data dalle fonti cui ti sei ispirata: Arriano e Plutarco sono sicuramente i maggiori scrittori antichi su Alessandro, ma notevoli sono anche le opere di Curzio Rufo (da te già citato), Giustino, Orosio e Diodoro Siculo. Sono davvero contenta di aver trovato finalmente una \"purista\" storica come me, che non si lascia condizionare dalle moderne biografie di Alessandro (sia a livello di romanzi che di cinema), scadendo così non di rado in bloopers a dir poco insopportabili. L\'unica scrittrice contemporanea che, a mio dire, ha saputo dare un ottimo ritratto del condottiero macedone è Mary Renault. Spero non ti offenda se ti dico che il tuo stile mi ha molto ricordato il suo! La delicatezza della prosa, arricchita da descrizioni prettamente estetiche, il linguaggio forbito...tutto contribuisce ad avvalorare la bellezza di questa piccola perla. Ho dato un'occhiata alle altre tue Os su Alessandro, e spero di poterle leggere al più presto.
Sei da prendere come esempio. Grazie.
Con affetto e stima, F.
(Recensione modificata il 01/03/2016 - 07:53 pm)