Ero molto combattuta: non sapevo se continuare a depennare storie su Hunger Games oppure venire qui, ché questo parallelismo BonKai ha conquistato il mio cuore dalla prima lettura. Alla fine ho optato per questa storia perché ho un po’ poca voglia di scrivere, in questi giorni, e magari farneticare su ‘sti due maledetti mi farà accendere qualche candelina.
Non sappiamo davvero una mazza di Jo e Kai, però da quei pochi flashback che ci sono stati concessi – solo quello in cui Kai massacra i suoi siblings, praticamente – a me Jo non sembra tanto simpatica. Poi si evolve, per carità, forse passa diciotto anni della sua vita a limare la sua spocchia… infatti mi sta simpatica. Magari, invece, è solo colpa dell’attrice che fa la Jo ventiduenne.
Comunque, tutto ciò è per dirti che secondo me i personaggi della prima parte sono caratterizzati molto bene – ed era il lato più spinoso, ché non sono mai stati presentati ed è difficile centrare l’immaginario collettivo, sempre che ci sia ancora una collettività nel fandom di The Vampire Diaries.
Ovviamente il piccolo Kai mi ha spezzato il cuore, sia perché doveva essere bellissimo (lo è anche da grande, insomma v.v) che per la solitudine che lo ha sempre accompagnato. Credo che come bambino molto solo – il reietto della famiglia e della congrega, il gemello difettoso – sia sempre stato triste e immusonito, ma a suo modo anche un po’ insicuro, e tutto ciò lo ha portato a chiudersi in se stesso fino a diventare come l’abbiamo conosciuto noi. Non sono molto informata sulla sociopatia, a dire il vero, ma credo che come molti altri disturbi dipenda in parte anche dagli stimoli dell’ambiente circostante – ché se ti trattano da schifo, la voglia dell’improvement non la vedi nemmeno col binocolo.
Comunque, ho visto anche un po’ della sua stronzaggine (quella cosa della treccia è così sassy che l’avrei sposato, bambino o non bambino) e ne sono stata proprio contenta, perché non è tutta colpa della sociopatia: come il resto della sua famiglia, un po’ stronzo lo è di suo.
Ora passiamo a Bonnie. Povera cucciola pure lei. Abby non mi è mai piaciuta, forse perché Persia White si è sposata Joseph Morgan (ma se l’è sposato dopo aver interpretato Abby, per cui non c’entra nulla), e farmi soffrire Bonnie in questo modo di certo non aiuta la sua causa.
Di lei non ti dico niente, ché la conosci abbastanza e non hai bisogno di rassicurazioni… di certo l’hai dipinta come ottimista e speranzosa, che è esattamente il suo ritratto. Inizialmente dà fiducia anche a Kai, sebbene abbia fatto il suo esordio tentando di uccidere Damon – e gli si vuole bene per questo, lol – e penso che questo dica tutto sul suo modo di essere.
Ho adorato anche il parallelismo in generale: Bonnie e Kai sono più simili di quanto possa sembrare di primo acchito, perché il fatto che lui abbia scelto il dark side non è sufficiente a renderlo diverso – le caratteristiche rimangono. Quando poi diventa buono, aiuta Jeremy anche con un buco nella pancia (sebbene lo abbia fatto per salvare Bonnie, ma questo è tutt’altro discorso e mi sarebbe piaciuto vederlo tornare nel mondo-prigione di propria iniziativa, senza i cagnolini Elena, Damon e Jeremy in mezzo ai piedi).
In particolare, adoro la faccenda delle candele – nella tua fic, nella loro storia in generale. La candela è uno dei primi oggetti che usano le streghe per imparare la magia, ma è anche uno degli oggetti più importanti per canalizzare il potere durante gli incantesimi, ed è uno dei punti cardine di Bonnie e Kai… in quanto streghe, in quanto esseri umani (Kai lo dice, se non sbaglio, che ha guardato Bonnie tentare di accendere la candela per mesi… e l’idea che lui possa essersi rispecchiato in tutto ciò, be’, lasciamo perdere o mi metto a piangere xD).
Quindi… nulla, come avrai capito, hai centrato più tu l’essenza di questi due rispetto a molta altra gente che è in pari con il telefilm, ogni singola puntata, e si ostina a vedere ciò che vuole.
Magari anch’io mi ostino a vedere ciò che voglio – ma senza il “magari” – però il punto non cambia: questa os è una meraviglia ♥ |