Recensioni per
Father Lucifer (Aphrodite dei Pesci)
di Deliquium

Questa storia ha ottenuto 20 recensioni.
Positive : 20
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
14/03/18, ore 13:09
Cap. 7:

«Dopo che il desiderio è stato appagato, non resta più nulla.»

Oh, sì. Certo che sì. Il desiderio acceca, rende simili alle bestie: è qualcosa che devi appagare, un bisogno fisico, come la fame, la sete, il sonno. Poi, quando l'hai appagato, perché dovresti volerne ancora?
Ha ragione Edmund, e Christopher può negare quanto gli pare e piace, la solfa non cambia: al ragazzo non interessa nulla, se non insozzare ciò che è puro e luminoso, altrimenti non si ingarellerebbe dietro alle vicende di Justine, altrimenti non avrebbe abbandonato Agape senza battere ciglio, come un donnaiolo consumato. Ed è questo che è Christopher, un tombeur de femmes indolente, che sa di essere bello bello in modo assurdo (cit.) e non ha remore ad usare i suoi strumenti per ottenere quello che vuole, quello di cui ha bisogno in quel momento.

Recensore Master
14/03/18, ore 13:00
Cap. 10:

Me lo ricordo, quel rimando tristissimo con quel grido di Saori a chiedere ai suoi santi perché l'avessero lasciata sola.
Mi piace, questo momento, lo rendi possibile, in un altro quando, in un attimo di pace tra lei e lui, tra Athena e il suo Pesci (Christopher che è Albafica che è Desiderio in un gioco di specchi e rimandi e scatole cinesi), a sorseggiare il tè nella quiete del colonnato, prima che arrivino gli altri e che il momento divenga condivisione. Mi piace credere che tutto questo diventi possibile, in qualche modo.
Dei tuoi tre maestri mi è piaciuto il modo in cui li hai assegnati ai loro discepoli: in maniera diametralmente opposta, che se Petre era lungimirante, Angelo no, Angelo avrebbe voluto tutto e subito; e se Leoš sparava celie a raffica non così Asura, tutto serio e compito nemmeno avesse ingoiato un palo. E se Christopher è indolenza pura - tutto gli scorre addosso, è quasi come se il mondo decidesse al posto suo e lui si lasciasse attraversare da quel che gli accade attorno - Edmund deve essere la controparte attiva, deve scegliere il mitridatismo, avvelenare piano piano il ragazzo per farlo diventare resistente al suo stesso veleno. O sopravvivi, o crepi, insomma, e se crepi nel tentativo, pace.
Io mi ritengo più che soddisfatta di questo trittico.
Non fraintendermi: amo la tua penna e le tue idee, mai scontate, ci fanno sempre fare un piccolo passo più in là, mostrandoci associazioni e possibilità che vorremmo aver rilevato noi (che vorrei aver rilevato io, diciamolo), ma anche se ti volessi fermare qui, per esigenze tue (ché il tempo è sempre più tiranno e una non riesce sempre a stare dietro a tutto), sappi che ci hai dato di che essere soddisfatti come un gatto ben pasciuto.
Un abbraccio

Recensore Veterano
12/02/18, ore 10:47
Cap. 10:

Me l'ero persa... mea culpa, mea culpa, mea grandissima culpa!!

Bellissima, come tutte le tue storie, del resto....
e poi lo sai che ho un debole per lui.......

;)

Recensore Master
12/07/17, ore 22:51
Cap. 10:

Nooooo non fermartiiiii, li voglio tuttiiiiii!!!!!!!!!!!!! (si, sono in fase fangirlismo tremendo, shhh)

I continui rimandi a Desiderio mi hanno fatto partire la tachicardia, a proposito di fangirlismo ... e contnuo ad avere l'insana tentazione di copincollare e stampare tutto ... appena avrò soldi per andare a stampare (o per comprare una stampante, ma temo mi convenga andare in cartoleria XD)

Recensore Master
12/07/17, ore 22:46
Cap. 9:

"quale padre?" e poi "Lui" .. arghissimo! E ho quasi finito T_T Sono troppo corti questi spinoffini (??) sui gold! Uffi! XD

Recensore Master
12/07/17, ore 22:14
Cap. 7:

Mi ricorda tanto il piccolo re artù di certe leggende ... *____*
E fine pausa, torno a leggere!

Recensore Master
12/07/17, ore 12:23
Cap. 2:

Un piccolo Aphrodite tutto infreddolitoooo!!!! *lo grabba a rischio di venire impalata su un roseto*

(Christopher è già meglio di Dietrich, nome che gli appioppato in una AU XDD)

E siccome sono già in ritardo di un annetto, corro a leggere il resto!!!!

Recensore Master
12/07/17, ore 12:09
Cap. 1:

Occielo me l'ero persa O.O *si lancia nella lettura*

Recensore Master
16/06/17, ore 10:23
Cap. 9:

Come al solito, i tuoi racconti vanno letti di fila perché si abbia tutto sott'occhio. Dissemini indizi, nemmeno fosse un romanzo giallo, ma per coglierli tutti occorre rivedere il quadro nel suo insieme. Ovvio che una pubblicazione a puntate imponga una certa lettura frammentaria, ma niente e nessuno impedisce al lettore di scorrere all'indietro la lista dei cpaitoli e immergermi once again nella tua storia. Anzi; io direi che è necessario andarsi a rileggere le puntate precedenti, per così dire. Una necessità che, ti dirò, sono più che disposta, anzi: volenterosa di soddisfare.
Questo per rispondere all'implicita domanda su chi diamine sia quel Lui - che non è Christopher, che non è Brian - a cui fa riferimento Romilda. Certo, il titolo del racconto a puntate parla chiaro - canta, oserei dire - ma preferisco rimettere assieme tutti i pezzi e poi fare la mia dichiarazione (Aphrodite, nella serra, con una rosa bianca).

Adesso mi occuperò di Romilda, del suo ritrovarsi davanti suo figlio che non è più solo suo figlio.
Lei sapeva. Di Atena, di Atene, del Sacerdote, dell'armatura dei Pesci. Sapeva, o non avrebbe fatto il diavolo a quattro pur di tenere Christopher lontano da tutte quelle follie - che poi follie non debbono essere, visto come ha reagito, ma soprassediamo.
Ci sta, ché per noi sono sempre quei cosini rugosi e fragili, anche se hanno compiuto oramai tredici, quattordici, quindici anni. Ed è legittima la domanda che lei si pone. "Sei tu il mio bambino?"
Sì. E no. Perché quel bambino non c'è più, è stato una fase transitoria nella vita di Christopher. Ma sempre dal suo grembo è uscito, quel ragazzo inscatolato dentro un'armatura d'oro.
Mi ha ricordato tantissimo la madre di Roland Deschaine, la tua Romilda, col suo segreto celato gelosamente, convinta che no, suo figlio non l'avrebbe mai scoperto. Solo che emntre la madre di Roland è una creaturina fragile, schiacciata dalla volontà di due uomini, la tua Romilda combatte. Contrattacca, a modo suo; stanca, magari, ma si aggrappa alla convinczione che il suo segreto è al sicuro. Che Christopher non lo scoprirà, convinzione, questa, propria di molte - troppe - madri, convinte che i figli siano dei decerebrati per contratto.
Grosso, grosso errore...

Recensore Master
01/03/17, ore 14:27
Cap. 8:

Ci sono cose e persone che uccidiamo, nel corso della nostra vita.
Si uccidono i genitori, metaforicamente parlando, quando acquistiamo contezza di essere delle persone fatte e finite, distinte e separate da loro. La metafora dell'albero e del frutto calza alla perfezione, credo.
Ma uccidiamo anche il primo amore, con la stessa, crudele e rapace testardaggine che i bambini impiegano nello stropicciare un fiore di campo o nello staccare le ali alle mosche.
Lo uccidiamo perché resti sublime, cristallizzato in un ricordo che non può essere corrotto. Se lo lasciassimo vivere, invece, se lasciassimo che muoia come tutti i primi amori fanno, sfiorirebbe. Ed è orribile un fiore che perde le sue bellezze, è disgustosa, quasi, una rosa che apre i suoi petali al sole. Meglio ucciderla, allora, meglio farla seccare chiusa in un involto di cellophane; meglio mantenerne intatto il ricordo del profumo, della morbidezza dei suoi petali - o delle sue labbra, poco importa. Meglio la perdita, furiosa e subitanea come solo l'adolescenza sa essere, che lo sfiorire impietoso del tempo.

Recensore Master
04/08/16, ore 18:11
Cap. 6:

Il futuro è una trappola. Parola di procrastinatrice indefessa e patologica. Il futuro arriverà, prima o poi, come i nodi al pettine e quello spauracchio della resa dei conti (ché tanto si sa, non tornano mai). Il futuro è un posto favoloso dove ammassare la polvere, dove far cadere promesse che non si avvereranno mai, e lo sappiamo in due: chi promette e chi finge di crederci. Il futuro è un ottimo mezzo per tenere buoni bambini e adolescenti, ché a loro, questo benedetto domani, appare lontano, sfocato, confuso. Quando arriva il domani? Non col sorgere del sole, nossignore, o si sarebbe già avverato, compiuto, finito. E chi deve darci il contentino, lo zuccherino, la caramella, quale che sia, non potrebbe più usarlo per fare leva su di noi.
Ma il bello del futuro (o il brutto, dal punto di vista dei procrastinatori patologici) è che prima o poi arriva. Smette di essere un puntolino all'orizzonte e come la nave si avvicina al porto, attracca al presente e cala l'ancora, diventando passato.
E qui il desiderio di Christopher smette di proiettarsi sul futuro, di vivere in un limbo che si avvererà, chissà come, chissà quando. Si avvera. E sbocciano le rose e cade la camicia di Agape. E Chris diventa grande.

Nuovo recensore
03/08/16, ore 18:50
Cap. 6:

La singola foglia di un oleandro è in grado di uccidere un bambino.
Ma ci vuole qualcosa di gran lunga peggiore per ammazzare un Prescelto, a cui non sono concesse esitazioni o ripensamenti di alcun tipo, nè tantomeno il fallimento.
Da bambino a adolescente, Christopher deve fare i conti con il veleno somministratogli dal suo maestro e con il dolce fiele che l'adolescenza rappresenta. Sarà un Cavaliere, un Gold Saint da qui a pochi anni, eppure in lui brucia quella stilla di umanità che le rose non gli hanno ancora portato via. Ama e soffre, odia e gioisce.
Adoro poter leggere questi Missing Moments, questi spacchi temporali di cui noi possediamo le redini e in cui il maestro Kurumada ci ha lasciato la massima libertà di movimento. Amo ancora di più vedere questi guerrieri temibili, quasi pari agli Dei, nelle loro spoglie umane, fatte di cuore e sangue.
Lentamente, Christopher si sta trasformando in Aphrodite e io, da brava lettrice, attenderò la fine di questa storia per assistere ad un epilogo che, ne sono sicura, non mi lascerà certo l'amaro in bocca.
Alla prossima!
Black Ink Velvet

Recensore Veterano
01/08/16, ore 22:29
Cap. 3:

Un plauso particolare credo sia d'uopo per la maniera perfetta (di quella perfezione con un margine di difetto che siamo umani, via, non facciamo i gradassi) con cui rendi Christopher ed Aphrodite.
Ha la giusta dose di indignazione, anche molto sensata devo dire, che avrebbe un bambino che venisse espulso con fredda prepotenza dal grembo d'un'infanzia smaliziata.
Col suo bel faccino, col suo neo vezzoso si cade nella tentazione di renderlo capriccioso come un cicisbeo di corte, tu invece gli dai molta, meritata dignità.
Gli rendi una Bellezza che esige rispetto senza colpo ferire.

Però Christopher...Christopher...non te lo hanno detto che non si mangia ciò che ci offrono gli sconosciuti? Certo, non è che tu abbia avuto molta scelta in questo caso, se non i crampi della fame ed allora, crampo per crampo...forse il Cosmo dei Pesci, ti aiuterà...perché questo è un caso di avvelenamento, vero? (se ho indovinato è fortuna spudorata che giusto ieri, nella mia insonnia mi sono guardata un episodio di Poirot dove un marito avvelenava la moglie con il veleno per topi nella zuppa XD)
Mi domandavo già dall'inizio della storia come avresti trattato la faccenda, giacché nell' Infanzia di Christopher non si fa accenno ad episodi riguardanti la peculiarità del sangue del Saint dei Pesci. Se fosse una capacità innata -o desta- credo i suoi genitori avrebbero sicuramente notato qualche cosa di particolare (a questo proposito, se non è materia trattata più avanti, vorrei domandarti come vedi la faccenda del sangue velenoso, come la leghi al discorso reincarnazione del Saint eccetera).
Ora la cosa da capire è, è il veleno che si sta ridestando col Cosmo, o è effettivamente Edmund che sta somministrando veleno al suo pupillo?

Lasciatelo dire, i tuoi Maestri sono deliziosamente simili, incredibilmente diversi e tutti straordinariamente tremendi, ma con quell'aria scanzonata che gli fa fare le cose più atroci con una tale nonchalance che a momenti gli perdoneresti TUTTO...

L'ultima parte è davvero...tenera...

Recensore Veterano
01/08/16, ore 22:13
Cap. 2:

In un certo senso quando cominci a scoprire ciò che sei -che tu lo scopra da solo quando la Memoria si schiude gentilmente come un bocciolo o che ti spalanchino il baratro dentro a forza- non hai più molto margine di decisione.
O meglio, puoi scegliere.
Puoi scegliere se assumerti la responsabilità del tuo Compito o tornare indietro, a vestire panni che ti mascherino, ma -parere personale- tornare indietro può divenire una condanna: non sarai mai davvero il personaggio che reciti, e non stai compiendo il tuo Compito...giaci per inerzia in un limbo di ignavia, ed é doloroso, a volte può diventare disgustoso. Non sei niente e non puoi essere Tutto.
Quando le serrature del DNA si spezzano c'é solo da chinare la testa e dire 'd'accordo, sono qui, accetto', bisogna scorgere la somma liberazione dietro alla rinuncia apparente. E non é affatto facile, ci vogliono due belle spalle, ma qui stiamo parlando di Figli dell'Oro...si presume le abbiano da parecchie Vite, le spalle corazzate! La capacità di vedere oltre...
Ed infatti è bello come Aphrodite si immoli in un attimo di chiara veggenza che credo si eclisserà presto e non farà ritorno prima di...del suo effettivo status di Saint, forse? Perché ha accettato, ma per i dubbi ahimé c'é sempre spazio anche se un guerriero non può permetterseli...

Ora veniamo alla nota dolente: tu mi vizi.
Mi vizi perché quando scrivi delle madri (Romilda, Narcissa in una storia a cui ho gettato un'occhiata molto più che interessata) ne scrivi esattamente come mi aspetto che siano - e me lo aspetto senza saperlo.
Esistono tanti tipi di madre, é vero, ci sono anche quelle che per la Causa sono pronte solertemente a sacrificare la propria prole, ma in genere la Madre non ama vedere soffrire i propri Bambini...ed é la più tremenda delle nemesi se vuole.
Qui si parla di una donna che non può frapporsi tra il Figlio e l' Oro, tra il suo destino ed un disegno che lo lega a quello dell'Umanità, ma è anche una donna che sa che esiste una scappatoia ancora, prima di dire quel sì, ed è la scelta del libero arbitrio. La paura, il 'capriccio' di suo figlio sono in un certo senso l'unica cosa in cui può sperare perché "Se lui glielo avesse chiesto avrebbe sfoderato le zanne e gli artigli per proteggerlo."
É questo a rendere la disperazione.
Quando qualcuno sceglie la direzione e non puoi fermarlo. Quando l'immensità del perfetto, estatico e doloroso fluire delle Cose ti schiaccia nella fossa della tua impotenza.

Che cosa posso dire se non che per l'ennesima volta mi tolgo il cappello davanti alla tua penna ed alla tua sensibilità?

A presto!

Recensore Master
26/07/16, ore 23:21
Cap. 5:

Amor est passio quaedam innata procedens ex visione et immoderata cogitatione formae alterius sexus, ob quam aliquis super omnia cupit alterius potiri amplexibus et omnia de utriusque voluntate in ipsius amplexu amoris praecepta compleri.*

Anche se, a questo stadio, il nostro Christopher è ancora interessato al proprio volere, alla propria volontà, e quella di Agape è solo secondaria, con buona pace di Andrea Cappellano; nel senso che siamo nel terrificante momento del primo amore, quello che annulla tutto e rimescola le nostre fragili certezze fin qui così granitiche (e a dirla tutta, nemmeno ci passava per la testa la possibilità che si potesse mettere in discussione noi stessi).
Christopher sperimenta sulla propria pelle cosa sia il desiderio. Delle forme acerbe di Agape - che forse ha capito, forse no - di qualcosa che non è certo neppure lui di aver compreso, seppur a sommi capi.
Christopher vuole, di quella volontà che se ne frega bellamente del resto del mondo. Lui è mosso dall'istinto, da una forza più grande di lui, la stessa che l'ha portato a cercare l'appagamento nel palmo sudato della mano (chapeau.).
Perché il primo amore è tutto istinto, puro e accecante, una porta aperta da un colpo di vento, una temepsta in cui il cervello sembra essere uscito a farsi una passeggiata, o a comprare le sigarette.
E fa tenerezza vedere questo ragazzetto tanto bello da perdonargli tutto - o quasi - arrendersi, all'amore. Ad Aphrodite.
Con te non esistono casualità.
Tu ponderi, pesi, scegli con oculatezza.
Per questo so che quell'Agape, nome grecissimo in un mondo che di greco ha poco e nulla - se non i capelli nerissimi (e mediterranei?) della madre della ragazza - è più parlante di qualsiasi Angelo o Asura fin qui presentati. Ma mi tengo alcune considerazioni per me, non vorrei rovinare la sorpresa a chicchessia. Poi vedremo chi avrà ragione.
Intanto, mi porto a casa un ghigno malvaggggissimo alla scoperta dell'oleandrina. Avevo ragione! Lo sta avvelenando, il bastardo! Ma per resistere al veleno delle rose, al loro potere, al loro eflfuvio mortale, devi diventare tu stesso veleno. O, quanto meno, sopportarlo senza colpo ferire. Mitridate lo sapeva bene, no?

Alla prossima!!


(*L’amore è una passione naturale la quale si muove dalla vista o dal forte e dolce pensiero della bellezza dell’altro sesso, per la qual cosa uno desidera godere degli amplessi dell’altro e in quello stesso amplesso d’amore realizzare tutti i desideri derivanti dalla volontà di entrambi.)

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