La descrizione dello stato della protagonista, dei luoghi e dei personaggi supera notevolmente in lunghezza la narrazione degli eventi stessi. Ciò da molto risalto alle tematiche affrontate rappresentate in modo molto chiaro sebbene a tratti ridondante. Sono probabilmente i principali temi di un epoca dove è sempre più difficile sostenersi da soli, trovare la forza per alimentare i propri stimoli e non essere preda d’una stanca apatia, un inaridimento emotivo che toglie il gusto, il piacere e il senso d’intraprendere qualsiasi cosa. Problema strettamente legato a quello d’un identità mancante, d’un anonimato sociale dove non si fa parte d’alcun contesto e una barriera sempre più spessa si erge tra sé e il prossimo al punto che qualsiasi tentativo di adattarsi pare destinato a fallire in partenza, a tradursi in un farsi violenza da soli. La protagonista sa bene che piacere dispiacere sono legati assieme con un laccio e per questo desidera una condizione libera dalle passioni e dalle emozioni. L’inaspettato modo con cui ciò avviene fa entrare in scena l’elemento soprannaturale che porta la protagonista a vivere in una condizione difficile da rappresentarsi: la scissione radicale tra il lato emotivo del suo essere e il resto dei suoi pensieri e dei suoi atti volitivi lascia forse dei dubbi su cosa potrebbe motivare una persona siffatta. In un limbo senza più sentimenti d’attrazione per un prossimo trasmette una qualche perplessità la scintilla che anima il desiderio della protagonista d’essere ricordata anche da una persona soltanto e che la porta a scegliere di ritornare alla sua condizione esistenziale precedente. Nel complesso bello e interessante.