Recensioni per
Message (in a bottle)
di Francine
Allora. Innanzitutto buonasera. Ero curioso di vedere una storia completa e mi erano caduti gli occhi su questa. Il fatto che, poi, in realtà siano degli slice of life, mi ha portato su un altra linea di pensiero, ma con curiosità equivalente. Parto subito col dirti che hai già la sufficienza per lo start con le poesie tipo dedica, che a me piacciono molto. L'ho già detto da qualche parte, ma lo ripeto anche qui: danno un senso di riflessione allo scritto, impostando già la lettura come qualcosa su cui pensarci su. Penso sia azzeccato per il tipo di lettura che proponi, non improntato a dare una vera e propria trama, ma piccoli stracci di vita quotidiana rappresentata dai personaggi di Saint Seiya. All'inizio, però, devo dire che mi hai preoccupato per la scelta di rappresentare i pensieri dei protagonisti con la seconda persona singolare. Questa è una scelta pericolosa: utilizzare questa forma per improntare il lettore a provare gli stessi pensieri del protagonista della storia non sempre riesce bene. Questo perchè è necessario che i pensieri siano generali e che siano sempre d'accordo con le scelte che avrebbe potuto fare il lettore. Se, invece, fai come hai fatto nelle tue storie, dove i protagonisti hanno diverse personalità, è difficile per un lettore immedesimarsi in questi piccoli racconti. Ha una grande forza nel trascinare il lettore direttamente nel testo (e in questo sei riuscita), ma avresti dovuto poi interrompere con un "questo è lo stesso che provava tizio caio sempronio". Oppure, se ci tenevi a questo tipo di forma, avresti dovuto rendere le sue conclusioni più elusive, tipo usando spesso delle domande per esprimere i suoi dubbi o "è normale fare questo, no?". Così facendo fai storcere un po' il naso al lettore (in questo caso me), e rende meno scorrevole la lettura. Questa è l'unica nota negativa, che vienne ammollata con lo stile poetico, riflessivo e allo stesso tempo ironico che hai proposto nei racconti, che mi ha ricordato un po' "Controcorrente" di Huysmans (soprattutto il primo capitolo). La mia preferita è stato il capitolo 2, dove ho sentito una delle poche raffinate imprecazioni esistenti, l'Ossantissimapacedellesettedivinitàdellafortuna (ringrazio l'esistenza del ctrl+v). Sembra una cavolata, ma non è facile fare un'imprecazione per sostituire una parolaccia o bestemmia più comune, facendo oltremodo ridere. Di solito è più facile mettere una parolaccia proprio perchè è più difficile creare altro. Credevio di avere più parole per descrivere quello che ho appena letto, ma non mi viene in mente altro. Sarà la stancezza o il fatto che davvero non c'è più nulla d'aggiungere. Buon lavoro, per il resto. |
Chi meglio di loro due può capirsi? Hanno la stessa indole e tutti due sono stati lanciati in battaglia, e chissene delle conseguenze psicologiche. Certo, se mandi a combattere solo i cattivi non combini nulla, ma ascoltarli qualche volta, i "troppo" buoni, ed evitare il combattimento punto? Siiiigh poveri pastafrollini |
Paragone assolutamente azzeccatissimo: Shin e Shun hanno in comune molto più che non la quasi totalità del nome! Entrambi sono calmi, silenziosi, pacati, dolci, amanti della pace, della natura, delle piccole cose. Ed entrambi sono costretti a combattere, malgrado sia la cosa che più odiano, malgrado, o proprio perché possiedono un potere incommensurabile, devastante (la forza dell'acqua, come quella della nebulosa, non perdona: una volta scatenate non c'è più via di ritorno), tutto farebbero pur di non combattere. |
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