Recensioni per
Mille giorni, mille passi, l'universo
di IlMostro
A volte aspettiamo troppo, pur sapendo che avremmo dovuto aspettare il minimo o non aspettare at all. |
So che te lo dico quasi ogni giorno, ma è vero: il tuo modo di proteggerti e di "spiegarlo" (è un termine impreciso) nelle tue poesie è dolcissimo. |
Ti sei superata, Gi. |
Bello il titolo, bella soprattutto la tua poesia. |
Nelle scelte poetiche raramente mi intrometto (nella prosa, invece, sono fin troppo fiscale), ma stavolta un "deteriorarmi" alla fine non sarebbe stato più efficace? |
Notavo una cosa mentre leggevo questa poesia. Non so come chiamarti: non mi piace il tuo nome (non ti offendi, vero?) e non mi piace il tuo nickname (non ti offendi neanche stavolta, vero?), non posso usare solo la tua iniziale e quindi mi trovo ad un'impasse. Mi aiuteresti a superarlo? Come potrei chiamarti? |
Bellissima ancora una volta. |
Starò diventando "di parte", ma io trovo che il tuo stile e la tua spontaneità siano magnifici, li trovo più splendidi ad ogni nuova poesia. |
Morti insieme in uno dei mille giorni di questa raccolta, uno di quelli che segna un limitare attorno ad un finale infelice. |
Quanto mi piace questo titolo! A questo riguardo, dai l'impressione di essere una che ha qualche difficoltà a trovare il suo titolo perfetto - o è solo un'impressione sbagliata, la mia? -, ciò che conta comunque è che spesso riesci ad azzeccarlo in pieno, o almeno personalmente trovo tu riesca a trovare l'elemento giusto da far risaltare. Ogni titolo è, sostanzialmente, un grosso spoiler, ci sono aspettative che si legano a quel trafiletto, c'è il rischio di fare un buco nell'acqua (nel banalmente), d'altra parte è l'opportunità di anticipare qualcosa e di indirizzare chi ti leggerà verso una precisa linea ermeneutica scelta da te. Qualche volta invece è solo un pretesto per fare poesia nella poesia. In questo specifico caso il tuo punto di partenza mi ha catturato, la sua immediatezza mi ha trascinato verso quanto seguiva. È un titolo che rivela molto: rivela la presunzione di chi ritiene sia così semplice scacciare via qualcuno o qualcosa dalla propria mente (ammettendo, per, che per qualcuno lo è davvero), rivela l'intenzione di spingere e far cadere quel chiodo (fisso o malmesso; nel tuo caso fisso), rivela un farsi male. È un titolo che può tanto adattarsi a te quanto non a te - e ad esclusione, a chi non ti cerca. |
Questi sono versi molto teneri – come il tuo modo di fare poesia, d’altronde: capita che sia più ruvido in certi passaggi, capita che sia più violento laddove necessario, ma spannung ed estremità a parte, le tue poesie trasmettono sempre una sensazione di malinconica accettazione, di un profondo coinvolgimento ma anche di un piccolo distacco (da te stessa e da chiunque altro), nel profondo è come se tu cercassi di descrivere in versi un innato senso di solitudine. Il modo in cui ti poni ad affrontare ogni poesia è tenero, come in questo caso, in cui i ricordi si mescolano all’atto del volere o non volere ricordare; a onor del vero fai intendere che avresti preferito la seconda, ma non è neppure detto. Senza i nostri ricordi, tutti i nostri ricordi, non saremmo noi stessi – e a te, per metà delle volte, ciò che sei ti piace, lo si legge. Non se prendono il sopravvento, tuttavia, sino ad inibirti come un enzima da disattivare. |
Quante sfumature in questi tuoi versi. Spogliarsi, scoprirsi, svestirsi, togliersi i vestiti, amarsi, appassionarsi, accarezzarsi, volersi bene (ho seguito una specie di ordine anche io), è un concerto di falsi sinonimi e di falsi amici, di chiasmi ascendenti o discendenti, di piccoli climax enumerativi che nascondono nessi semantici più ampi, scaturiti da quella stessa stanza ma in due linee temporali differenti. |
Hai un sapore dolce in questa poesia. La tua malinconia è contagiosa, il senso d'abbandono occupa ogni angolo del tuo universo, compreso quello in cui ti sei rintanata, e quella malinconia per quel che è stato, per ciò che ti manca (forse non tanto in sé stesso, quanto per quello che ha rappresentato o che avrebbe potuto rappresentare), ricade sopra di te come uno strato di pioggia interminabile. Le tue parole sono piene, piene, piene di malinconia, povere di rancore, aride di emozioni: è l'effetto dell'anima ammalata, simile a quello di una foglia che muore, fredda. |
Bellissimo...molti sottovalutano l'importanza delle parole e la differenza tra due termini che possono sì essere sinonimi ma hanno nel profondo significati completamente opposti! Mi è piaciuto molto...spero di leggere qualcosa di nuovo molto presto ❤️ |