Bonsoir.
In attesa che il couscous arrivi a temperatura ambiente, dopo un pomeriggio intero in frigorifero, passo a darti il mio parere su questa storia. Ovviamente, ho visto scritto il nome di Seiji e me ne sono bellamente fregata di chiedermi se avesse un ordine di lettura preciso o potessi impicciarmi lo stesso. Considerando che Seiji pare avere ventiquattro anni, qui, mi è andata di lusso. E se anche così non fosse, pazienza.
Diventare grandi è un tema che varia, da persona a persona, ché non tutti hanno le stesse spalle e lo stesso vissuto. Puoi avere amici che ti capiscano come e più dei tuoi fratelli, d'accordo. Ma quando smetti l'armatura, torni, seppur per poco, alla tua vita di sempre, alla tua famiglia, al tuo mondo. Almeno fino alla prossima volta.
Chiamarsi Date è un gran peso, sia che questo sia in realtà il cognome di tua madre, o quello di tuo padre. È un nome importante e, come tale, occorre assumersi le proprie responsabilità. Che non significa doversi sposare per forza, nossignore, quanto mettere in chiaro le cose. Ed avvisare coloro che si aspettano da noi un certo comportamento che, spiacenti, ciò non accadrà mai. Perché la strada che abbiamo scelto di percorrere - quale che sia - ci porterà da tutt'altra parte. È segno di grande maturità. Perché Seiji si assume le proprie responsabilità, fino alla fine. Certo, il nonno gli ha detto che va bene, che ci parlerà lui con la sorella minore, ché Yayoi è fuori concorso. Ma il capofamiglia avrebbe potuto anche dirgli di no, di smetterla coi capricci e di fare il suo dovere (non sai quante volte l'ho sentito dire, e da bocche meno blasonate dei Date). Seiji ha corso questo rischio. Ed è anche questo, diventare grandi. |