E’ assurdo ma ogni volta che finisco di leggere un capitolo e scrivo una recensione mi trovo a dire la stessa cosa: con questo capitolo ti sei superata! Ed è vero. Uno capitolo vai sempre meglio, dai sempre di più e la storia diventa sempre più viva e appassionante. Il climax in NRSU è in continua ascesa! E ti sei superata anche per quanto riguarda la lunghezza del capitolo e non posso che esserne contento visto quanto mi sono goduto la sua lettura. Come sai cerco di mettere in evidenza più passaggi possibile e riportare più frasi possibile che mi hanno colpito, ma stavolta la vedo dura a meno che non faccia copia-incolla di tutto il capitolo.
Cerchiamo quindi di andare in ordine, partendo prima dal generale e poi passare al particolare. Innanzi tutto vorrei portare l’attenzione su qualcosa che manca rispetto al passato: gli occhi. Prima tutte le emozioni passavano sempre attraverso di essi, specchio dell’anima. E così vedevamo la realtà dei sentimenti che covavano dentro ai cuori dei personaggi e che non avevano la forza di venire alla superficie. Ora però tutto è esploso e i sentimenti finalmente sono venuti fuori con una forza dirompente! così dirompente che mi ha davvero commosso, e che ha fatto altresì passare in secondo piano la necessità di usare lo “strumento occhi”. Anche se ovviamente hai usato sempre questi organi, ma ho notato che giustamente hanno un ruolo più secondario rispetto al passato.
Altro elemento che ha subito una simile “inversione di rotta” è stato il modo di camminare. Ricordiamo infatti che Ranma volava e camminava quasi senza sfiorare il terreno perché voleva distaccarsi dal mondo che lo circondava. Ora invece si trova a usare la tecnica del volo (a proposito ottima scelta per il nome giapponese di questa tecnica) per trasportare Akane (che lo “àncora” al mondo materiale) spinta da una gran fretta e urgenza di ritornare al villaggio dei demoni.
Altro elemento che riguarda la storia in generale è il concetto del fuoco. In passato vedevamo negli animi dei personaggi molto fuoco che covava e/o che veniva spento o che rischiava di essere spento, ma era là pronto a divampare. Ora, per assurdo, grazie a un incendio reale il fuoco che era dentro i loro animi divampa e non si arresta, proprio come l’incendio che ha divorato il villaggio dei demoni. E bruciando, questo fuoco ha portato alla luce tutto quello che era sepolto negli animi dei due protagonisti e ad in un certo senso contagiato pure noi lettori, perché mentre io leggevo sentivo pure io questo fuoco dentro di me che divampava.
Ora passiamo ad analizzare le tre macro-categorie in cui è suddiviso il capitolo, ossia le parti relative a Kodachi, a Ryoga e Akari, e a Ranma e Akane.
Inizierò con la parte relativa a Kodachi, sia perché è uno dei miei personaggi preferiti ma anche perché è la più breve delle tre. Potrei definire la scena in cui questo personaggio opera come una piccola pietra preziosa o, meglio, proprio come una rosa nera! E’ una parte piccola, “delicata”, che si svolge con un sorriso e senza violenza apparente, ma si sa…le rose hanno le spine. E questa rosa è per giunta nera…E difatti in questa parte si parla con disinvoltura dell’uccisione di un bambino, anche se immortale. Ma non solo: questa rosa la definisco nera anche per la genialata del piano di Kodachi che ha escogitato una mistura per attenuare la reminiscenza! E’ davvero diabolica e, sotto un aspetto bello e delicato, nasconde davvero tante spine! Complimenti! E che dire di come assorbe la “giovane reminiscenza”: “Oh sì, che sensazione sublime…Il corpo tremò appena, ma ciò non diminuì il suo appagamento. I brividi avevano pervaso comunque tutto il corpo, come dopo una notte di sesso. Ranma…” e questo accennare al nome dell’amato in un momento così esaltante e macabro al contempo fa pensare al peggio…ma non vedo l’ora di leggerlo.
Per quanto riguarda le parti relative a Ryoga e Akari. Le sensazioni che mi hanno trasmesso leggendole sono dolore, confusione, disperazione, “oscurità della ragione” e oppressione/pesantezza. Sei stata magistrale nel descrivere lo stato d’animo di una vittima, tempo dopo che ha subito l’aggressione. Tutte le fasi psicologiche di Akari sono descritte in maniera arcivera! Basta una semplice descrizione delle sue labbra e dei suoi occhi per far capire la sua condizione: “Le labbra sarebbero rimaste esangui a dispetto del trucco. Per gli occhi, invece, non sarebbe mai esistito artifizio capace di restituire loro la vita”. E che dire di un piccolo gesto che potrebbe passare inosservato ma che secondo me ha un gran peso? “rispose posando sottosopra lo specchio in grembo con un sospiro”, come se non avesse neanche la forza di guardarsi in uno specchio perché credo che il vedersi in qualche modo le ricorderebbe la sua condizione di dolore e di vittima. E il fuoco che divampa fra e intorno a Ranma e Akane divampa pure qua. E’ la prima volta che Akari esplode e parla chiaramente a Ryoga. L’escalation nella trasformazione di Akari, di questa povera bambola rotta che sta lottando per cercare di tornare una persona, è impressionante: “Un’Akari traboccante d’ira, che pur con le lacrime agli occhi lo fissava come se volesse ucciderlo. E allo schiaffo seguì un pugno contro il suo petto” fino a giungere alla constatazione dell’amara verità che tanto dolore ha causato: “Avevi giurato che con te sarei stata al sicuro! Lo avevi promesso! E guarda ora! Perché non hai fatto di me la tua concubina? Io ne sarei stata felice! Invece guardami! Guardamiiiii”. Se Ryoga avessa avuto più polso lei sarebbe stata al sicuro. Che storia drammatica e come hai reso perfettamente l’animo indeciso di Ryoga, che pur sempre rimane un paladino pronto a lanciarsi in ogni crociata: “Se solo avesse potuto estirpare il dolore dal suo petto e farlo proprio”. Brava! Ryoga è pur sempre il solito ingenuo idealista e insieme eroe drammatico che, se nella Takahashi faceva ridere per la sua sfiga e drammaticità, qui assume un ruolo di tutto rispetto.
E ora passiamo finalmente alla parte che definirei clue e che tanto ho atteso, quella relativa al rapporto fra Ranma e Akane. Tutto inizia in maniera leggera, con Sayuri che si imbufalisce contro Ranma perché questo ultimo non ha colto l’occasione di farsi Akane…problema molto leggero rispetto ai problemi che arriveranno alla fine di questo capitolo sconvolgendo il mondo di tutti, sia quello dei lettori che quello dei personaggi. All’inizio tutto sembra leggero, soprattutto quello che dice e viene detto a Sayuri, “gatta in perenne calore che non sei altro”, che si scopre essersi fatta persino Ryoga. Sono morto dalle risate. Ma temo che tutto questo umanizzare questo personaggio per farcelo amare serva solo a farci provare più dolore più avanti. Sei diabolica ;-) Qui all’inizio Ranma si preoccupa solo del sorriso di Akane, che vorrebbe “non si spegnesse mai”…quant’è profetica questa frase. Qui Ranma ancora cerca di tenerla lontano alzando le più assurde barriere: “Lei non deve amarmi! Deve temermi, odiarmi, disprezzarmi, tutto ma non amarmi, maledizione”. Preferisce tenerla lontana che saperla in pericolo: “Non voglio vederla fare la fine orribile delle altre, lei no, dannazione! Voglio saperla al sicuro, serena, felice e se questo significa il più lontano possibile da me, allora sia!”. Ma poi capiamo uno dei tanti drammi di Ranma: in tutti i secoli di vita non ha mai amato ed è per questo che ora è spiazzato. In due frasi sei riuscita a condensare tutta la visione che ha Ranma della vita: “Tu non hai idea di cosa voglia dire vedere i secoli scorrere, la gente nascere e morire, regni crollare, luoghi scomparire. Non esistono punti di riferimento per noi, non esistono porti sicuri […]per questo non possiamo permetterci di avere legami: un giorno saranno solo polvere.” Capiamo sempre di più il suo dramma che finalmente lui sta riuscendo ad esprimere a questo personaggio con cui si trova stranamente in sintonia, forse proprio perché non è umana come lui. Grazie a lei infatti Saotome si riesce ad aprire facendo una specie di psicanalisi e affrontando quello che per lui è una novità: l’amore. Lui alla fine ammette di non sapere cosa provi per lei e quindi, quando gli viene domandato perché non le riveli la propria natura, esplode dicendo: “Perché non voglio che mi guardi come se fossi un mostro, ecco perché”. Qui, parlando con un demone, sembra così umano e pieno di paure. Stupendo. Si sta umanizzando o, meglio, riumanizzando! E infatti arriva ad ammettere con se stesso che: “Mai gli era capitato di fissarsi su una donna e di certo non con quella intensità, non al punto da averla davanti agli occhi ogni stramaledetto istante, non tanto da perderci il sonno. […]Sì, teneva a lei, dannazione”. Ma una volta aperto il cuore e la mente non c’è più freno e giunge ad ammettere (sempre fra sé), trovandosi quasi spiazzato da quanto pensa: “Lei…(è mia)…era nata per lui”. “L’aveva pensato davvero, per tutti i kami, eccome se l’aveva pensato. Sarebbe stato solo un coglione colossale se si fosse ostinato a mentire perfino a se stesso”: finalmente ci è arrivato!
Meraviglioso come rimane confuso di fronte ad un’Akane imbottita come una sfera: “sotto quell’ammasso di indumenti c’era sul serio Akane?”. Usi molto sapientemente questi intervalli di leggerezza tanto per aumentare la sensazione di pace di modo che quando ci verrà tolta sarà molto più drammatico! Sono morto dalle risate quando Ranma pensa che: “Tutt’a un tratto parlare a un cesto rovesciato non era affatto piacevole”. Ma anche Akane non fa altro che pensare (per ora però…): “Forse era malata, doveva essere così. Forse l’a-mo-re era questo, una malattia che corrodeva la mente fino a rendere pazzi e lei poteva essere stata infettata. […] Eppure, maledizione, non era affatto certa di voler essere guarita”. Il viaggio inizia e sembra promettere tutto per il meglio, soprattutto quando Ranma sta per riuscire a ingannare Akane sfruttando un qualcosa che tempo fa Happosai disse alla ragazza, ossia che loro vivevano a lungo perché erano monaci taoisti. Già mi stavo pregustando grasse risate quando Ranma stava per spiegare alla Tendo come questi monaci facessero per prolungare la vita, quando ecco…quello che temevo: “all’orizzonte diversi pinnacoli di un fumo denso e impenetrabile si levavano dalla costa sino in cielo. A poca distanza dal serpente d’argento che era il fiume”. Molto bello questo contrasto fra il fumo foriero di tragedia e la natura (il fiume) che ciononostante rimane pura e bella come l’argento. Ed ecco che la sua natura “inumana” ha di nuovo il sopravvento: “L’istante successivo Ranma diede le spalle al panorama e ricominciò a inerpicarsi”. Come sempre aveva fatto per sopravvivere al dolore, volge le spalle e vuole andarsene. Questa volta però con lui c’è Akane…, un’Akabe che all’inizio non capisce ma poi mentre realizza resta senza fiato soprattutto per via delle reazioni del codinato che ostenta indifferenza: “Vuoi ficcarti in quella testa che è inutile? E comunque si reincarneranno, quindi perché affannarti?”. Da qui inizia il vero incendio! ““Vuoi la verità? Un giorno sarai polvere anche tu e questo sarà solo un altro triste ricordo fra i tanti pessimi ricordi che sono costretto a sopportare, perché dovrei ascoltarti?!”. Scioccante! Ma come ho detto ora con lui c’è lei, che finalmente divampa e trova la forza per rispondergli: “Tu… tu sei tu il tuo nemico più grande. Non sei affatto invincibile, non hai fatto altro che perdere una battaglia dietro l’altra contro te stesso”. Lei l’ha capito! L’unica che non si sia fermata alle apparenze e sia andata oltre. Meravigliosa questa frase in cui torni ad utilizzare gli occhi: “Ormai desiderava soltanto che il disprezzo che traboccava dai propri occhi trafiggesse i suoi”. Loro vanno e la descrizione che ci dai è tipo la scena finale di Apocalypse Now: devastazione e morte ovunque, ma per assurdo tutto questo disastro sembrerà nulla rispetto a quello che sta per venire.
Che terribile contrasto, reso ancor più forte dai movimenti di lei e dalla stasi di lui: “E alla fine esplose, dirompente da straziare l’anima come nemmeno la più affilata delle katane sarebbe riuscita a fare. L’urlo lacerò l’aria, satura di orrori per lei inimmaginabili. Akane-dono si accasciò su se stessa, le mani premute sul ventre, china in avanti come se volesse rannicchiarsi per difendersi da un dolore soverchiante. Il Vecchio Gatto alzò gli occhi sulla figura di Ranma, rimasta di pietra alle spalle della giovane”. E poi un altro forte contrasto, lo schiaffo improvviso e impetuoso che lei dà a lui e lui che lentamente ma inesorabilmente la abbraccia. Commovente! In quel silenzio c’è tutto! Ma dopo il silenzio c’è la parola: Ranma finalmente si apre e racconta di una vicenda mille volte più raccapricciante. Come sei stata brava a far vedere che al peggio non c’è mai fine. E i dettagli sensoriali che hai dato per renderci vivo questo ricordo: da birvido! E difatti Akane ha “gli occhi sbarrati nello sforzo di scacciare dalla mente una realtà ancora più sconvolgente di quella che stava vivendo, mentre lui tremava nel rievocarla”. Come vedi gli occhi tu li hai usati, ma come dicevo all’inizio ora non servono a mostrare i sentimenti. Ora servono solo a osservarli. “Non riusciva a tenere gli occhi aperti e non riusciva a tenerli chiusi e non per via delle lacrime che li offuscavano, ma per gli orrori che la sua mente creava senza neppure averli visti”.
Ranma però non si ferma più e continua a parlare e a mettersi a nudo, mostrando la sua intima mente: “Siamo tutti demoni in letargo che aspettano di essere risvegliati e un giorno anche tu perderai la tua innocenza e libererai i tuoi demoni. È normale, è naturale, è la condizione necessaria per lasciar cadere gli ultimi brandelli della bambina fuggita dal grembo del suo castello”. Si capisce quanto ormai sia rassegnato. Cerca però di darle dei consigli affinché lei non divenga: “uno dei tanti pezzi di carne che brancolano nel buio di questo mondo. […]Impara a vivere fra gli umani, ma non affezionarti mai a loro. Questo è stato il primo insegnamento che Happosai mi ha impartito”.
Solo adesso però Akane riesce a vedere l’abisso che è dentro Ranma e con coraggio continua a guardare e a comprendere tutto il dolore sepolto e stratificato in lui! Lo guardò così in fondo “finché le gambe non ressero più e si accasciò al suolo, poggiò le mani sul terreno coperto di cenere e vomitò”. Ora ha capito quanto dolore c’è in lui e quanto sia intollerabile! Quanto mi ha scosso la constatazione che in Akane: “L’oro non splendeva più”.
Credevo, anzi speravo che il peggio fosse passato, ma manco per niente. La scenda di Sayuri è stata devastante. Non ho la forza di rileggerla e riviverla, tanto mi ha sconvolto. Sei una maestra delle scene drammatiche e hai messo un carico da 50 nell’animo di Ranma: doverla uccidere è stato troppo pure per lui (e per noi)! Che pena: lei un demone che in punto di morte si preoccupa degli altri e di ridere. E’ così piena di vita…paradossale!
E qui ritorna il modo di camminare: ora lui non è più distaccato ma anzi. E’ così terribilmente radicato a terra che: “camminava col passo pesante e spedito di chi sembra pronto ad attaccare a testa bassa, sopraffatto da una collera che non lascia spazio al raziocinio”. Il passo trabocca di ira! Maestoso!
Ed ecco la parte più bella di tutto il capitolo (difficile però scegliere, è tutto così bello!): Akane ha una specie di illuminazione. Comprende! E lo hai mostrato con una semplice frase: “Mi dispiace, cercò di dirgli, mi dispiace, mi dispiace. Mi dispiace. Perdonami…”. E in mezzo a tutto questo dolore che dolcezza la frase di Ranma che dice alla Tendo: “Non sei mai stata un peso”.
Ti confesso che quando Akane parla al Vecchio Gatto rimproverandolo di aver lasciato solo Ranma mi sono venute le lacrime agli occhi: ““E così lo avete lasciato solo… È rimasto da solo a farsi carico di tutto quel dolore e perfino della sua morte. Avete pensato, tengu, a quante altre volte avrà dovuto compiere un simile gesto? Avete visto anche voi in che stato era quando è tornato, temevo volesse distruggere Kaga”.
La calma sembra essere tornata, ed è così che dai modo ai due di continuare a parlare dopo tutta quella morte. Stupendo quando Ranma ringrazia Akane per la sua comprensione e lei che spiega come lo abbia finalmente compreso. Grazie al cielo si sono aperti e si sono capiti! Ci è voluta solo una mega strage… Akane è lacerata dalla comprensione del dolore di Ranma e quest’ultimo è senza parole perché lei lo ha capito. Niente più barriere! Fra i tuoi tanti doni c’è quello di condensare un mondo in una singola frase: “E strinse, come se lei fosse l’unico appiglio rimasto per non sprofondare”. Dice tutto! La metamorfosi è finalmente compiuta. Lei è diventata quello che era nata per essere: “Un essere umano. La fiaccola che nel buio aveva sempre cercato”. E ritornano gli occhi come semplici strumenti: Ranma ora “spalancò gli occhi” come per accogliere la verità che lo ha travolto! e…piange! Ce ne vuole a fare piangere un uomo quasi millenario! Ma lei ci è riuscita! e il suo cuore torna a vivere e a battere.
E che conclusione: mi ha spiazzato la trasformazione finale di Ranma. Lui ora ha deciso di portare Akane da Kasumi e di insegnarle la tecnica del volo, l’unkido (termine fighissimo)! e il cerchio si chiude come era iniziato: Akane “aveva ricominciato a frignare”. Sembra dunque che tutto sia tornato alla “normalità”, a una normalità con la solita ragazza che si commuove e piange. Però nulla è come prima: lui ora afferma senza vergogna e senza paura: “Ormai sei mia”. Lui è così cambiato da dire certe frasi senza neanche rendersene conto. Lei lo ha davvero mutato. La fine è meravigliosa: lui in pratica capisce che la ama davvero e che lei lo aveva messo a nudo completamente. Ora lui è il suo prigioniero. La situazione si è ribaltata completamente. Sono così ansioso di sapere come procederà la storia. Ti prego aggiorna presto. Sono entusiasta! Grazie! Dimenticavo: un’ultima cosa, il titolo. La cenere si ottiene dalla distruzione ma la cenere è quella che rende fertile il terreno per una crescita rigogliosa! |