Recensioni per
Pas de Sissonne
di VenerediRimmel

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
20/07/16, ore 23:44

Allora, non so da dove cominciare. Mi è piaciuta da morire. Non ne capisco molto di danza ma é un arte che apprezzo molto e che mi affascina da morire e Per Giove, guarderò i tutú in modo mooolto diverso, d'ora in poi (che scena mozzafiato, avevo il cuore in gola),
Infine, quando pensavo di non poter piú rinsavire, hai menzionato Salvador e Federico e lî ho perso la testa e un pezzo di cuore. Grazie per il batticuore, di solito non recensisco su efp ma ti tedieró tantissimo su twitter (MUAHAHHAHA).
Grazie mille.
@pankirjava

Recensore Junior
20/07/16, ore 22:20

Ciao, bellissima storia, continua a scrivere perchè vai forte.
La cosa che mi ha più colpito è stata l'ingenuità, la purezza e l'innocenza delle due ragazze. Passo dopo passo vengono a contatto con emozioni forti che le catapultano dal mondo di bambine a quello di ragazze.
Ho amato particolarmente il momento in cui iniziano ad esplorare i loro corpi, lo fanno con cautela per godersi ogni momento, oppure per rispetto o per il semplice fatto di non forzare l'altra. La descrizione molto dettagliata del loro approccio, ha reso la storia divina. Hai riportato tutti noi agli anni degli inizi, ricordandoci che la magia è immortale e che anche i piccoli gesti, possono far scoppiare la bomba dell'amore.

Recensore Junior
20/07/16, ore 21:32

Faresti meglio a portare a termine più femslash se questo è il risultato!
Complimenti per questa storia, è scritta davvero bene.
Mi è piaciuta l'insicurezza di una e l'intraprendenza dell'altra, un connubio apparentemente da cliché che però, a suo modo, ha dato alla storia un tocco di originalità.
Sembra un altro cliché - ma ovviamente non lo è - anche l'essere amiche da tanto tempo e che assieme, nel medesimo istante, hanno scoperto il desiderio che nutrivano entrambe nei confronti dell'altra, scambiato a lungo per una semplice ammirazione.
Non è un cliché per il modo e la facilità con cui l'hai esposta, non risultando per niente banale, anzi, l'hai arricchita di piccole cose (vedi gli sguardi complici e imbarazzati delle ragazze; lo scambio di battute avvenuto in quello sgabuzzino dove, per la prima volta, hanno esplorato un nuovo mondo) e di metafore davvero originali rendendola così, unica.

Spero scriverai ancora altre femslash, sono curiosa di conoscere cos'altro ne verrà fuori :D

Un saluto!
JoBo.


Ps: Dopo la recensione, qui sotto, di ignisfatuus, la mia non avrà certamente lo stesso impatto xD
Io c'ho provato! :D

Recensore Junior
20/07/16, ore 14:51

“Ti ho scritto che i baci non si chiedono, ma che rubarli è controproducente perché dall’altra parte potrebbe arrivare un rifiuto. E ti ho chiesto di pensare a una possibile soluzione, ci hai pensato?” In questi giorni sto attraversando una fase delle mie, di quelle catartiche in cui mi isolo dal mondo sperando che possa dissociarmi anche da me stessa (ovviamente non funziona); questo per dirti che ho avuto una sorta di rifiuto: in altre parole, mi sono cagata in mano e non sono riuscita a leggere questa storia fino a questo momento. E ho fatto bene. Non so da dove iniziare e alla fine di questo sclero non lamentarti della lunghezza del disagio a cui, oramai, sei abituata perché vengo e ti meno. Vediamo. Poiché passare direttamente alla parte seria della storia mi provoca scompensi, inizio col parlar ti dell’ovvietà, nonché: mi hai arrapata. Ecco, questo deve farti capire, anzi, deve spazzare via dalla tua testolina bacata tutto lo sperma - dovuto alle seghe mentali che ti sei sparata - che ti ha ostruito la ragione impedendoti di vivertela bene. Spero vivamente che questa storia sia una delle prime di una lunghissima serie di storie in onore di Saffo. Perché, sono mortalmente seria *parte la soundtrack di Death* se smettessi di scrivere femslash sarebbe veramente una grave, gravissima perdita per questo settore. Tra l’altro come si vede quando si scrive di qualcosa che si ama, che si vive o si è vissuto in prima persona... in certi punti si evince un casino quando tu sia/sia stata legata a questo mondo e ci ho rivisto un po' di me e del mio ossessivo parlare di arte in ogni cazzo di storia, mamma mia se sono pesante, oddio, ci sto pensando e mo mi flasho tanto. Ma ora veniamo al dunque, veniamo e basta. Basta che veniamo. Ho trovato la descrizione, sebbene non dettagliata (ma ci sta da Dio viste le circostanze e la natura della storia di queste due bambine) di un eccitante allucinante, devi credermi. Fantastico. Ogni parola, ogni metafora, insomma il modo in cui hai reso gli eventi mi ha scombussolato momentaneamente l’esistenza. Mi sento come un automa incapace di esprimersi. Mi hai anche distrutto (e non avevo dubbi a riguardo, altro motivo per cui ho temporeggiato) quello spettro di autostima che già di suo non brilla chissà quando, ma che ogni tanto riesce a confortarmi col suo riverbero luminoso... ecco, me lo hai spento. Ti detesto tantissimo. Ovviamente passerà ma per adesso, uffa, basta. Sento l’impellente bisogno di citarti, quindi passo all'azione. No, non ancora. Voglio un attimo parlarti del rapporto di Dalila e Clarissa. Con poche parole, essendo una storia breve, sei riuscita a descrivere il loro affetto in maniera… insomma, mi hai trasmesso tutto il bene che l’una prova per l’altra e anche (soprattutto) la passione mentale (perché a me è arrivata anche questa) e fisica che è esplosa solo in un secondo momento. Ora, tu lo sai che mi faccio veramente milioni di seghe quando leggo qualcosa, viaggio tantissimo con la mente e spesso arrivo in luoghi in cui l’autore/autrice della storia neppure ha lanciato l’occhio… per dire che a volte guardo veramente oltre e questa cosa mi fa dire nelle recensioni, cazzate allucinanti che, davvero, ci sta se ridi o mi pigli per idiota che tanto ormai siamo in famiglia. (?!#?!#?) Ecco… dicevo? Sì. Qui non è manco questione di sesso, di passione fisica, almeno non subito… mi ha fatto morire quel piccolo dettaglio che hai descritto a proposito della loro serata/nottata trascorsa a scriversi e a viaggiare con la mente, le parole… Dalila più spinta dell’altra come se tra le due fosse quella ad esserci “arrivata” prima e, consapevole di ciò, ha deciso di agire per entrambe perché sapeva che quella amicizia non era destinata a rimanere tale, come se fosse stato uno spreco lasciarla vivere in quella situazione di stallo. Agisce in maniera istintiva, come un animaletto fatto solo di puro desiderio e Clarissa le va dietro proprio come un… insomma, me le sono figurate parecchio come un Alpha e un Beta. Che poi Clarissa da Beta si sia rivelata parecchio intraprendente, a Dalila è piaciuto un sacco, fidati. Però stavo dicendo una cosa prima… sì! Riguardo alla nottata passata a chattare. Ci ho visto una sorta di allegoria, anzi, ne ho carpito il significato simbolico e l’ho tradotto come una specie di “preludio” (mi piace, mi ricorda plenilunio) a ciò che poi sarebbe successo successivamente. È come se la scena di loro due a parlare, ognuna nel suo letto, fosse stata solo immaginata, come se non fosse veramente esistita ma si trattasse solamente di una fantasia dell’autrice (ciao Lorella) per introdurre il lettore a quell’esplosione di passione avvenuta nello sgabuzzino. A proposito di questo. Anche il luogo in cui la loro fusione avviene a me sembra parecchio simbolico. Lo so che magari non è propriamente come l'ho immaginato io, ma nella mia mente questo luogo è esistito davvero mentre leggevo. Il buio, lo spazio stretto, confortevole e al contempo asfissiante come può essere un abbraccio; galleggiare in un silenzio lontano dalla realtà e sentirsi protette e al sicuro come in un grembo materno. Mi piace l’idea di loro due al buio, o quantomeno nella penombra… come se entrambe non avessero bisogno di osservare l’altra che tanto gli occhi hanno avuto già abbastanza, ora tocca alle mani, ai cuori, alle anime e a loro non serve più guardare e basta. Uscire dallo sgabuzzino è un’allegoria bellissima: loro due che vengono concepite da quel grembo, messe di nuovo al mondo e donate alla luce, ad una nuova vita da iniziare assieme. “Quella è la fine del loro inizio”. Cazzo ne so cosa sto dicendo, non ho intenzione di rileggere, veramente, quindi continuo e sai già che il primo tram ti aspetta sotto casa. Quindi… chissà quanta dislessia da interpretare… brr, non ti invidio. “La pelle, invece, tanto candida, morbida, soffice e liscia deve essere, per una sconosciuta legge dei sensi, l’inferno”. Senti ma a te t’hanno creata per distruggermi la pace interiore? No perché sennò non si spiega. NON ME LO SPIEGO. Sì colgo l’occasione che queste frasi che lanci all’improvviso nelle tue storie, tipo mine vaganti, mi vengono sempre addosso e non posso salvarmi in nessun modo, capisci allora perché IO merito davvero di odiarti? Ti faccio un altro esempio. “Sei così morbida, Clarissa… Le tue forme ho sempre creduto di invidiarle ma invece la mia è sempre stata pura gelosia, non invidia. Voglio che sia solo io a poterti toccare così…”. Lo vedi? Ritorna all’attacco. Alpha che non è altro. Ho urlato, sono seria, ho tirato un urletto isterico e frustrato che tu non puoi immaginare. Io sono INVIDIOSA d tutto ciò. Voglio una Clarissa, coff, tutta per me. L’aria condizionata non giova coff alla mia gola. Vuoi sapere per che cosa ho urlato? Non ho urlato solo io, anche le mie mutandine ho hanno fatto per poi mettersi a piangere. “E i bacini infiocchettati di un grazioso rosa si fanno una cosa sola, come i seni che già strizzati nel tutù si strofinano l’uno contro l’altro”. Ho immaginato “il grazioso rosa” commuoversi come le mie mutandine e macchiarsi di umido (fottiti, devo sfogarmi) e ho urlato tantissimo. Cioè a na certa penso mi sia sfuggito un gemito, no, non mi sbaglio. Poi perché mai Dalila copre le lentiggini. Quale crimine è mai questo. A proposito! Sai un’altra scena che mi ha fatta piangere internamente qual è stata? Dalila che aiuta Clarissa ad acconciarsi i capelli. Ora sembrerà una mega cazzata ma l’ho trovata di un intimo allucinante, al pari della scena nello sgabuzzino. Quella scena è stata così profonda e intima, il lasciarsi andare di Clarissa nelle mani di Dalila, affidarsi a lei completamente… anche questa è stata un’allegoria preludio del, ehm, fattaccio. La dedizione con cui Dalila le sistema le ciocche dei capelli, sfiorandola con gesti affatto casuali ma che lo sembrano perché sono entrambe l’innocenza incarnata. Due piccole Eva nell'Eden, senza serpenti (in tutti i sensi, viva Saffo). E se è di innocenza e di Paradisi che si parla… “Ed è a quel punto che entrambe scoprono ciò che è risaputo in tutto il mondo, grazie ai Negramaro: “un bacio non conosce l’innocenza”. Ma io conosco una troia. Una grandissima, splendida, troia. Ciao Lorella. No boh, ma i bestemmioni che ti ho tirato dopo aver letto sta cosa… roba che manco più all’inferno mi vogliono. Dalila “ti sei pentita? […] Clarissa sorride appena, la parvenza di un’innocenza macchiata di malizia (ha morso la mela) “Io? Io se si potesse ricomincerei da capo già da ora”. Basta, veramente. Dopo questa cosa mi sono liquefatta, roba che manco con una pala mi si poteva raccogliere… la spontaneità con cui hai dato voce ad entrambe, ma coff in particolar modo coff a Clarissa, è un qualcosa di sconvolgente e bellissimo. A proposito dell’ultima frase finale, poi, vorrei dirti così tante cose… quel mettere in mezzo Dalì (il gioco di parole mi ha #*?!#!* tantissimo) e Lorca… io devo a metterti di darti confidenza. Veramente. Non sei degna. Sparisci dalla mia esistenza. “Sì, ma tu non dipingi e io non scrivo poesie, Dali”. Dalila alza gli occhi al cielo e sbuffa. “E allora cosa faremo l’una per l’altra?” domanda seccata. Clarissa sorride, le carezza una guancia spostandole una ciocca dietro l’orecchio e ad un soffio di labbra: “Noi danzeremo, Dali” conclude con pacata ovvietà. Penso sia la promessa più bella che potessero mai farsi a vicenda. Il senso di tutto ciò è favoloso. Il significato nascosto dietro questa frase è disarmante, mi strugge, perché quel “danzeremo” è più potente del verbo “vivere”, racchiude in se un caleidoscopio di significati. E ora penso che posso andarmene sul serio a cagare. Lorella non frenarti mai più, e sai a cosa mi riferisco, o ti levo il saluto. Lo sai che ne sono capace. Veramente ti auguro altre mille di queste ispirazioni perché se ti tirano fuori storie intense, seppure breve, come queste… allora non posso fare altro che aspettare in silenzio e sperare. Hai capito, brutta COGLIONA?! Io di danza ne capisco una ciofeca, del tipo che all’inizio il titolo credevo fosse un gioco di parole per intendere “zizzone” poi ho visto che lo avevi messo anche qua si efp allora MJ sono documentata hahahaha. Lo so, sono irrecuperabile. Ciao brutta bottana. *sparisce piroettando /seh, magari/* No, aspetta, devo lasciarti un'opera d’arte perché se non lo faccio non campo e lo sappiamo bene entrambe. Ballerine alla sbarra di Degas, “Phillips Collection di Washington” quindi non confonderti.