Recensioni per
Terre Rare
di Kimmy_90

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
13/09/16, ore 18:58
Cap. 5:

Err, ebbene... Questa è una cosa difficilissima. Sarebbe pure quella meno complicata, tra quelle dovute (da un sacco, tipo, boh, quattro anni?) e da svolgere in tempi brevi, ma sono comunque in difficoltà. Questa sta male, sono d'accordo con te, senza dubbio. Comunque... Eh, sono in enorme difficoltà, tienilo ben presente, te ne prego.

Cinque capitoli cinque, più epilogo: questo è lo spazio. Il mio essere prolissa, da diarrea verbale quasi, mi fa apprezzare una cosa più delle altre; prima di tutte le altre: la capacità di, uhm, dirò sintesi in mancanza di un vocabolo migliore (chiarezza, immediatezza, misura forse). Dire né più né meno, quello che serve; il narratore al servizio della storia; essere invisibili nel raccontare, ma esserci in ogni frase per raccontare. Difficilissimo da fare, ancor più difficile è riuscire; quando lo vedo fatto, però, esalo gioia e amore tra gli uomini di buona volontà (e rancida invidia, ma pace). Questa cosa fantastica, in te e nelle tua scrittura, io la trovo sempre. Giocassimo a ce l'hai, saresti presidente a vita, sappilo.

Questa sta male bis, oh sì, e divaga da matti.

Come sai, arrivo qui da , ma è un fattore di tempi, non di qualità; il tuo modo di scrivere lo ricordo bene e l'ho sempre ammirato, sappi anche questo: preciso al millimetro, essenziale, straniante quando richiesto, asciutto e incisivo, una lama. Lo hai intagliato con un punteruolo, I Frutti dell'Oblìo. Tutto questo panegirico per dire: scrivi, racconti un storia, e lo fai in modo che la si segua, che si voglia seguirla; e si va che è un piacere. Lo dico così perché i vari e giusti scrivi bene da morire; hai una fantasia pazzesca, visionaria, da romanzo di fantascienza; sei un ca**o di genio, ca**o, li avrai già sentiti, e altri sanno restituire il talento che hai e dimostri di saper affinare meglio di me. Il senso però è lo stesso, voglio potentemente (bis) che tu lo sappia.

Vado un po' a braccio, abbi ancora pazienza; vado proprio a cosa mi piace, ché non so/oso/posso spingermi oltre il semplice parere personale.

Il primo capitolo, non me ne vogliano gli altri, è il mio preferito; a far quadrare il cerchio, il primo e l'ultimo lo sono (l'ultimo mi ha preso a schiaffoni, ma di quelli che piacciono e servono a chiudere bene), ma il primo in modo diverso, fiabesco, da qui comincia l'avventura (del Signor Bonaventura). Credo sia per le descrizioni; per quel mare di nuvole sotto i piedi di una bimba con un libro in mano, che è un'immagine bellerrima. Sono un po' tonta, però, perché pure il diario di babbo Morar m'è piaciuto tanterrimo. Meglio, meglio: Canos m'è piaciuta tanterrimo; all'ultimo capitolo, con gli schiaffoni, ma sopratutto nel diario, con le corde di luce azzurra e le tende del mercato, i ragazzi coi capelli colorati e tutto quello che c'è dietro a quei capelli colorati; e la notte. Tu ce lo butti subito all'inizio, con il canto, che la notte è amata, e forse per una ragione (non ti si può rimproverare proprio niente, guarda te, perché gli indizi ce li dai tutti). Al capitolo cinque, che te lo dico a fare, c'avevo un pomo di massello in gola: le terre che animano tutto di luce, quello che è vivo e quello che non lo è più, quello che avrebbe potuto e dovuto, ma... Muori tu? Muoio io? La selezione naturale? Madre Natura? Seh, Medea, altroché...

Una scena, a chiusura, suggestiva ma tanto, per quel che fa vedere e capire (e pensare).

La luce delle terre, che è vita; la luce della Solaris, che fa male; la notte a Canos, col fuoco ghiacciato e i canti; Mafé e il suo papà, e il povero Amar, che a cavar loro due parole, auguri; quei due bambini della nave, cresciuti, a vedere quel che hanno solo sentito raccontare: belli, belli, belli. I dialoghi, i personaggi (il Generale Morar, babbo Morar, lui), quello che fanno e come lo racconti: è tutta roba ce mi piace un sacco, e l'impressione si riconferma negli anni. Non rivolti i personaggi come calzini, ad uso e consumo del lettore, e lo apprezzo estremamente (perché, viceversa, è un qualcosa che io non so evitare). Parafrasando: mostri, non telefoni; eppure racconti, perché ti si legge, ti si segue dove vai.

Non sapendomi spiegare, faccio quanto notoriamente fa chi non sa fare (educazione fisica alle scuole medie): delego.

Notte, lunga, vieni,
noi non temiamo il buio,
notte lunga, quiete, pace,
concedici il riposo e il lavoro
culla i nostri occhi, salvaci
dal giorno.

Di luci artificiali ne conosco e ne ho viste d’ogni foggia, ma la luce canossese è ben diversa da quella dei fuochi, delle lampade ad olio, dei fili a incandescenza, dei gas luminosi. Brilla d’un colore azzurro, come il mare cristallino o le pareti di neve, eppure illumina come fosse luce della Solaris, calda e bianca.
La notte canossese, che dura dalle cento alle seicento ore, è amata più del giorno. Canos vive di notte. Vive la notte.
Tanto da adorarla in ogni suo canto, tanto da rattristarsi al giungere di ogni alba.
Faccio fatica a comprenderne il motivo, ma, credo, sia dovuto alla Solaris – e al fuoco gelato di cui tutti parlano, narrano e cantano.

La Solaris risplende senza dar tregua, e la giornata trascorre silenziosa dentro le mura delle case.
Aspettano.
Anche oggi, il tramonto arriverà.

Nel buio più profondo, nel nero in cui nemmeno gli occhi abituati alla stiva erano riusciti ad individuare alcuna forma o profilo o sagoma che fossero, qualcosa comparve.
Prima come un rumore, poi, lento, divenne colore […] fu la sfera a prendere vita: posata, in mezzo a loro […] Bianca, della luce delle stelle lontane. […] Mafé si allontanò dalla luce della sfera, che, nel frattempo, aveva cessato di emanare calore.
“Toccala, se vuoi.”
Amar, fidandosi, poggiò adagio il palmo sull’oggetto: era freddo. Ghiaccio.
“Il fuoco gelato.” capì allora.

“Ma a noi serve la nebbia. E serve la terra.”


Sono solo frammenti, ma sono quelli che hanno catturato di più la lettura. C'è una cosa, poi, e fermami in scivolata sull'Emulsio Facile se equivoco:

Non che servisse essere persone di fine genio, o di grande conoscenza: bastava, in realtà, ascoltare. E prestare attenzione. Senza lasciar perdere, senza disinteressarsi. Senza sorvolare sui dettagli che, incollati l’uno all’altro, formavano il mosaico della storia recente di Canos.

Questo è, o meglio, correggo il tiro: questo mi sembra essere il tuo modo di raccontare; la storia, il mondo che hai in testa. Meglio ancora: questo è, a mio avviso, come andrebbe letta una storia. Meglio al quadrato: come l'autore, nelle sue fantasie più sfrenate, vorrebbe fosse letto/fruito quanto scrive/ha da raccontare. Qua è la mia brevissima, minuscola, miserrima esperienza che tira fuori gli altarini; sentiti libera e felice di scostarti, che do solo via del mio.

Una curiosità, posso? I nomi. È il dio Random che li ha estratti o c'è un nesso, che so, significati, lingue straniere/morte/inventate? No, perché mi piaccio molto; sono musicali, con tante esse e emme e erre... Complimenti al dio Random, nel caso fosse merito suo. Già che siamo in argomento nomi: Terre Rare, ce lo piazzi lì, in alto, fin da subito. Te possino, Kimmy...!

Quando troverò abbastanza coraggio, che so, in un vecchio portafoglio, potrei anche riuscire a metter giù l'affezione che ho per i I Frutti dell'Oblìo/I bambini di Shi'ran. Potrei; vorrei; un sacco; ma farà un male cane, tipo eviscerarsi con le unghie mangiucchiate. Principalmente, è che sono una gran, gran lumaca (e precisina della cippa: una combo da produttività vicina allo zero assoluto, altro che Sacro Aquarius); alla foce, la ragione è tuttavia proprio misera misera... Suona tipo: cosa posso mai dire io a qualcuno che scrive così bene, a qualcuno tanto bravo? E non ti ho detto niente, alla fine; ti chiedo scusa. Quanto vale, però, quanto è fatto bene, costruito proprio, tutto un mondo con la sua storia; quanto sei stata capace a tirarci dentro me e mezzo fandom dei ninja volanti: son cose che sai, spero, e devi sapere; ché una roba tanto grande ti piglia un sacco di tempo, di fatica, di anima, ti piglia via tutte e due le gambe se non di più. Ecco, non servo io per dire che quelle cose lì sono cose grandissime, e il tempo preso o rubato, ma meno male che l'hanno preso o rubato. Ancora mi perseguita da quando la lessi la prima volta, sai? E non ero preparata. Nessuno me lo aveva detto, che mi sarei beccata un TIR in faccia. Che botta, Dio Brando...

Chiudo questa paginata confermando che estinguere popoli in cinque capitoli più epilogo è talento da boss nichilista e intellettuale, da mister Tomino con camicia nera; estinguere popoli con grazia, però, con l'atmosfera da Isola che non c'è o Ventimila leghe sotto i mari. Bravissima tu e bellissima la storia. O viceversa: gnocca tu e genio del male la storia, non sottilizziamo e viva la proprietà transitiva.

Un'ultima cosa ancora, una dinnanzi la quale genuflettersi stile Re Magio: seicento ore di notte. Ripetiamolo, per favore, che qua si parla di sogni ad alto tasso erotico: seicento ore di notte. Passatemi un Kleenex, vi prego, o un Mini-Arrow.

P.S. Stordita che non sono altro: 3° classificata, leggo! Il podio! Santissimissimi, complimentissimi!

Recensore Master
04/09/16, ore 15:11
Cap. 5:

3° Classificato al contest: Poker d'immagini" con un punteggio di 52,5 punti su 60.

Stile (grammatica, lessico, impaginazione, titoli, sottotitoli e gradevolezza della lettura): 8,5/10

Non ho trovato errori di grammatica, ti segnalo i pochi refusi:
- “Non aveva ma pensato fosse…” → Mai.
- “Amar tacque: ora, entrambi adulti, sapevano dare con estrema semplicità la risposta una domanda del genere.” → “…la risposta a una domanda del genere.”
- “Poi ne me andrò, perché…” → Un ne di troppo.
Piccola nota, i nomi dei punti cardinali vanno scritti in maiuscolo quando indicano un’area geografica specifica, come nel tuo caso.
Tendo a non correggere la punteggiatura, se non quando l’errore diventa evidente e nel tuo caso hai per abitudine di mettere la virgola e la e assieme, se, ogni tanto, è una questione di licenza poetica o stile personale, a volte diventa un vero e proprio eccesso, la virgola e la e stanno infatti ad indicare la stessa cosa. A questo si aggiunge l’uso del trattino che nel tuo testo non ho proprio capito, l’ho visto usare al posto delle virgole per segnalare un inciso, ma tu spesso ne metti uno e basta. Ti faccio un esempio che contiene i due errori che ho appena citato:
- “Era noioso, e si perdeva un sacco di tempo – e la polvere della carta gli faceva venire l’asma.” → La frase secondo me andrebbe scritta con questa punteggiatura: “Era noioso, si perdeva un sacco di tempo e la polvere della carta gli faceva venire l’asma.”
Sempre parlando di punteggiatura ti segnalo anche quella dei dialoghi. Alla fine di ogni descrizione del discorso diretto va un punto e quindi successivamente una maiuscola a meno che il verbo che regge non sia all’esterno, in quel caso prima della chiusura delle virgolette va la virgola e il verbo non va in maiuscolo.
Sono rimasta perplessa da queste due frasi di cui non individuo l’errore, ma che ti segnalo:
- “Quel giorno Mafé si convinse che era stato Canos stesso a imporle quel sortilegio.” → La frase non ha problemi, ma all’interno del testo non funziona poiché non si capisce se Mafé maturò quella convinzione quel giorno oppure che successivamente si convinse che quel giorno Canos l’aveva ammaliata. Ti segnalo qui anche la piccola ripetizione di quel.
- “Come fosse che la ragazza, stando lontana dal padre per tanto tempo,…” → “Come fosse che” è piuttosto pesante e fossi in te lo alleggerirei.

Detto questo la tua storia è scritta bene e lo dimostra il fatto che non ci sono errori “veri”. Il lessico è adeguato alla narrazione e alla lettura il testo scorre piacevolmente.
L’impaginazione non è molto curata, per esempio l’uso di un font diverso per le parti del diario di bordo del generale avrebbe impreziosito il testo e favorito la lettura. Stesso discorso riguardo i titoli dei capitoli, una storia con titoli particolari a ogni capitolo risulta più ricca. Il titolo principale invece non l’ho ben capito, non lo utilizzi mai nel testo e ne rimane quindi distante.


Trama (assenza di “buchi”, colpi di scena, particolarità, personaggi): 17/20

La tua storia ha un pregio evidente, più si va avanti più si ha voglia di continuare e scoprire cosa cela il resto della trama. Ti concentri molto sui personaggi, ma non lasci indietro l’ambientazione e l’atmosfera del mondo in cui si muovono. Mano a mano che si avanza si scoprono dettagli e si ha un quadro più chiaro della situazione. Il finale sorprende nella sua semplicità, la rivelazione è grande eppure viene accantonata con una scrollata di spalle e un pensiero molto maturo: un popolo è morto, inutile sacrificarne un secondo.
Rimane però qualcosa di inespresso in questa storia, qualcosa che lascia un po’ perplessi come se ne mancasse una parte. Rimangono inesplicate troppe cose ed è un vero peccato. La morte di un popolo, anzi l’assassinio di un popolo, perché un altro viva, è una tematica affascinante, ma le cui implicazioni non approfondisci e le cui stesse dinamiche non sono chiare. Perché le nebbie servono al popolo del Generale? Perché compiere il furto del globo? Solaris stessa cos’ha di malvagio, in che modo è dannosa? La terre di Homs cosa sono esattamente? Troppo cose sfuggono alla comprensione nel dialogo finale che dovrebbe invece tirare tutti i fili e portarci alla visione del quadro generale.
I personaggi sono molto belli, con caratteri profondi e ben delineati. Mafé seria e profonda fin da piccola, chiusa in se stessa nel suo modo tutto particolare e Amar, che ne rimane affascinato fin da bambino e che tenta il tutto per tutto affinché lei si apra. Persino il generale Morar è unico in sé, chiuso quanto la figlia, ma perché porta un segreto enorme sulle spalle, perché è chiaro dal suo diario che è rimasto affascinato da Canos malgrado ne abbia poi ucciso la civiltà.


Gradimento Personale: 8/10

La storia mi ha intrigato fin da subito e trovo il tuo stile di scrittura interessante, molto spezzettato, ma sciolto alla stesso tempo.
Il finale è originale per la sua non drammaticità, non ci sono drammi o grandi capovolgimenti, solo la comprensione per ciò che è successo e malgrado i personaggi piangano un popolo ormai perso, non per questo non colgono le implicazioni più grandi per il proprio popolo. Un’analisi matura e profonda delle dinamiche politiche e sociali, che va al di là e non si ferma al semplicistico biasimo per l’assassinio di un popolo. Porta a riflettere sul fatto che ogni questione è sempre più complessa di quello che appare. Il generale ha compiuto un furto che ha ucciso una civiltà, ma ne ha salvata un’altra, lo si deve biasimare? Sì, ma al contempo il suo atto ha delle ragioni nobili. Insomma, molto originale e interessante, rimane però l’aspetto irrisolto della trama che intacca anche il mio gradimento. Avrei voluto sapere di più della questione, perché rubare la sfera ha permesso alla nebbia di arrivare e al Regno di vivere a discapito dei Canossesi?
Un vero peccato, perché ho amato molto sia Mafé che Amar e avrei voluto sapere di più sul loro mondo. Così come ho amato Morar e avrei voluto capire meglio il suo gesto genocida.


Uso dell’immagine/delle immagini: 15/16

Personaggio 3.5/4: Descrivi molto bene l’immagine, non solo nell’abbigliamento, ma anche nell’atteggiamento e sfrutti in maniera efficace il dettaglio del drappo giallo. Tagliando però tutto l’addestramento di Mafé questa immagine si scontra un po’ con quello che conosciamo della bambina che amava la lettura partita anni prima.

Paesaggio 4/4: L’immagine si riconosce subito nella descrizione di Raden del generale Morar, sei attenta a tutti i dettagli, non solo le possenti mura, ma anche l’edera e in particolare i fili tirati tra i vari edifici a cui dai un ruolo fondamentale. Trovo l’uso di questa immagine molto ben fatto.

Oggetto 3.5/4: Malgrado compaia solo alla fine hai dato alla sfera un ruolo fondamentale per la comprensione della storia e con l’epilogo ne fai il centro della “morale”, quell’oggetto potentissimo, prova del genocidio compiuto dal generale viene usato come soprammobile. Insomma, non ricevi i 4 punti pieni solo perché ne scopriamo l’esistenza solo alla fine, quando un cenno prima avrebbe arricchito la trama senza svelare troppo.

Scena 4/4: Mafé al suo massimo. L’immagine la dipinge perfettamente, forse dovrei dire il contrario, ma ormai per me è Mafé la ragazzina che legge tra le nuvole, manca solo Amar che sbuca dalla porta. 4 punti meritatissimi.

Recensore Master
29/08/16, ore 19:05
Cap. 5:

Sono senza parole! Ho letto gli ultimi due capitoli tutti d'un fiato e mi dispiaccio per averci messo tanto.
Bellissima storia!
Ci hai regalato un mondo di vivi e di morti, di luci ed ombre e personaggi ricchi di sfumature. Anche se avevo percepito fin da subito che Canos non era più come un tempo, la reazione di Mafé e di Amar è stata travolgente, è riuscita a spezzarmi il cuore e a farmi compatire, in un certo senso Morar. Hai reso alla perfezione il dolore di un uomo che convive con quel suo gesto e la sofferenza di un padre che ha perso una figlia che comunque amerà sempre. Ed è proprio con le ultime parole rivolte ad Amar che egli le fa il suo ultimo dono, forse è un modo per fare ammenda o semplicemente dirle addio.
Fantastica anche la "morale" dell'intera storia e la melanconia in cui l'hai avvolta. Sono felice di aver letto questo racconto e rinnovo ciò che ho detto già una volta: è una delle mie preferite.
Spero di leggere ancora qualcosa di tuo o comunque risentirti in giro per il sito.
A presto!:D

Recensore Master
08/08/16, ore 22:51
Cap. 3:

Wow, emozioni uniche!
Hai tratteggiato magnificamente l'attesa, l'arresa e l'apatia, per poi passare all'incredulità di chi, scioccato, non riesce a credere ai proprii occhi e a reagire a ciò che vede. E tutto con poche parole, immagini leggere, un vero quadro d'autore. Questa storia entra di diritto tra le mie preferite. Non attenderò la fine; ne vale solo per le immagini che offre. Leggerò presto il seguito. Complimenti!
(Recensione modificata il 08/08/2016 - 11:00 pm)

Recensore Master
26/07/16, ore 20:01
Cap. 2:

Non ho molto da dirti, tranne che ti faccio i miei complimenti. La tua narrazione mi ha lasciato senza parole; la tua capacità di lavorare con l'essenziale è straordinaria, mai una parola di troppo né una spiegazione superflua. Metterò la storia tra le seguite, ne vale la pena. E non vedo l'ora di leggerne il seguito. Ciao.

Recensore Master
20/07/16, ore 23:39
Cap. 1:

Ciao! Insolita come storia, e come tutte le storie insolite ha un nonsoché di poetico che affascina. Ha catturato la mia attenzione, rapendomi e trascinandomi tra sfuggenti nuvole e fredde terrazze sospese sopra il vuoto. Un mondo alla rovescia che fa sognare di tornare con i piedi per terra. Fantastico! Anche la tua narrazione mi è piaciuta: fredda, distaccata; descrizioni minime e asciutte, giusto il necessario. E poi i due bambini...ho immaginato tutto attraverso la guida delle tue parole, senza l'obbligo di un disegno preciso. Un abbozzo libero, fatto di pennellate essenziali. Ti faccio i miei complimenti! A presto!