Recensioni per
Paura del buio
di Kiki S

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
10/04/17, ore 09:44
Cap. 2:

Zoe è una ragazza strana ma Rachel trova immediatamente ciò che le unisce, forse l’unica caratteristica che hanno in comune. È un tipo solitario, proprio come lei. Eppure questa solitudine comune ha sfumature diverse. Rachel è sola perché è emarginata. Non lo è per scelta ma perché viene messa da parte dagli altri, fin dal primo giorno di scuola. Zoe è sola perché desidera esserlo, quindi la decisione di tenersi fuori dalla confusione e lontana dai compagni è sua e basta. La sua solitudine sembra essere rispettata, nessuno va ad infastidirla. La sua forza interiore si palesa anche nella scelta di vestirsi in modo particolare, dando consistenza alla sua personalità, come non avviene invece per Rachel. Sfidando le regole scolastiche che impongono la divisa, Zoe mostra un carattere che Rachel non può neppure sognarsi. Zoe, secondo Rachel, è l’unica che può aiutarla a superare la sua paura, perché Zoe le sembra, con il suo modo di vestirsi di nero, i suoi capelli neri e il suo atteggiamento, la persona più vicina al buio che conosce. Il buio la terrorizza, eppure si sente attirata da Zoe. Zoe rappresenta il buio, ma al contrario di questo ha una forma e una consistenza. L’oscurità di Zoe è avvicinabile e affrontabile ma non solo. Avvicinando Zoe e il suo buio placido e sereno, probabilmente Rachel riuscirà ad avvicinare anche la sua più grande paura, smettendo finalmente di temerla. Insomma, il suo ragionamento non fa una piega e tenta il tutto e per tutto. Solo che, di fronte a Zoe, Rachel si trasforma in una mocciosa petulante, che non sa come iniziare a parlare dando un’immagine di sé scontata e negativa. Dopo il breve dialogo quasi a senso unico soprattutto nelle prime battute, per Rachel Zoe rappresenta ancora di più una ragazza navigata, da invidiare e di cui, adesso, desidera diventare amica.
Poi Zoe, con l’improvvisata notturna a casa sua, spaventa Rachel, la sorprende e infine la lusinga attraverso il miraggio della nascita di una nuova amicizia. Nessuno, né Rachel né il lettore, si aspettava che Zoe si presentasse sotto casa di Rachel a quell’ora di notte sotto la pioggia battente e con una scala, proponendo poi alla ragazzina una passeggiata fino al mare. Rachel è stimolata ad accettare l’invito non soltanto dall’eccitante prospettiva di infrangere le regole, allontanandosi da casa nel pieno della notte e all’insaputa dei genitori. All’inizio a spingerla forse di più è il timore di scontentare Zoe che ha fatto tanta strada sotto la pioggia solo per andare a chiamarla, un timore che poi si trasforma in una voglia matta di condividere quell’attimo speciale con la sua nuova conoscenza. A posteriori, sapendo come va a finire la storia, mi viene da pensare che il comportamento di Zoe sia un modo per mettere Rachel alla prova in vista del suo piano finale, per capire con esattezza cosa la terrorizza. E come capirlo se non trascinarla con sé in un luogo isolato, in piena notte e con un tempo da lupi? Chissà se il fatto che Rachel l’abbia seguita fiduciosa e senza alcun timore, non l’abbia in fondo delusa. Magari si aspettava di doverla rassicurare, di convincerla a proseguire fino al mare, trascinandosela dietro terrorizzata e tremante, mostrandosi fin da subito l’unica persona in grado di proteggerla e su cui può contare (sempre in vista della prova finale). E non essendo riuscita in ciò, cambia strategia e lega Rachel a sé con quelle confidenze intime sulla sua situazione familiare, scatenando in lei non soltanto comprensione e pietà, ma anche sensi di colpa quando si rende conto di usare Zoe per i suoi scopi, mentre Zoe si preoccupa di lei in modo del tutto disinteressato, forse giusto perché ha bisogno di un’amica con cui farsi inzuppare dalla pioggia.

Nuovo recensore
05/04/17, ore 10:20

Che emozione rileggere dopo tanto tempo Paura del buio! Ne ho un bellissimo ricordo, anche perché ha rappresentato il primo approccio alle tue storie. Ricordo perfettamente la curiosità con la quale ho affrontato le prime righe, abituata com’ero al genere diversissimo delle ff, dove i personaggi sono già conosciuti, triti e ritriti. E come poi sappiamo bene, Paura mi è piaciuta talmente tanto che non ti ho dato più pace e ho voluto tutte-tutte le tue altre storie.
So che mi ripeterò, ma ogni volta che leggo ciò che scrivi mi incanto sul tuo stile, sempre curato e nonostante l’argomento trattato, ironico a tratti. La descrizione interiore dei personaggi, anche quando occupa poco spazio come in queste tue storie brevi, è sempre precisa a calzante. Sei in grado di accostare parole scelte così bene, che i personaggi anche non protagonisti hanno una profondità sbalorditiva. A te bastano due parole iniziali, una riga, un incipit, per far nascere in chi legge il desiderio e la curiosità di andare avanti, un’abilità che ti invidio (in senso buono) veramente.
Di Paura del buio mi piace moltissimo l’ambientazione scolastica. E bastano le primissime righe per rendere l’idea che per Rachel l’adolescenza non è per niente rose e fiori. La poverina ha una fobia che si porta avanti probabilmente dall’infanzia e non ha la capacità né i mezzi per superarla. Io le consiglierei una seduta da una psicanalista, potrei anche proporre un nome ma non lo faccio per non finire con la recensione da tutta un’altra parte. Insomma, Madre Natura ha dotato Rachel di un carattere chiuso e pauroso, svampito, che non può niente contro le prepotenze e la crudeltà delle sue coetanee. A quell’età ci vuole un attimo a diventare lo zimbello della scuola e ciò che le è accaduto in gita l’ha segnata a vita. Come se non bastasse, le sue compagne di classe e Judith in particolare, sono incapaci di qualsiasi gesto di umanità. Per loro la cosa più facile e divertente da fare per interagire con Rachel, è infierire. La ragazza torna facilmente ad essere vittima dei loro scherzi, ci vuole un secondo a lasciarsi terrorizzare da loro. Il buio Rachel non sa affrontarlo. Ne è totalmente incapace, la paralizza. I suoi sensi ne vengono acuiti e lo percepisce come un’entità ghiacciata che la circonda, la prevarica, se lo sente fisicamente addosso e non può far nulla se non urlare e piangere.
Cosciente del suo punto debole, del suo tallone d’Achille, che ora che è stato scoperto può essere liberamente torturato dai suoi crudeli coetanei, non le resta altro da fare che trovare una soluzione, concludendo il capitolo con un po’ di certezze e un barlume di positività.