6° posto: La solitudine non esiste – Soul_Shine 36.3
Stile: 7.5/10
Come ho detto già nel discorso pre risultati, una delle cose che valuto nello stile è l’aderenza alla situazione/personaggio, specialmente in storie raccontate in prima persona.
Nel tuo caso lo stile della storia è come se fosse diviso in due parti. Nella prima parte, lo stile è aderente alla protagonista, alla sua vita, al suo grado d’istruzione al suo ambiente… è semplice, poco forbito e soprattutto attuale, veloce. Lo dice il lessico da te usato come i termini “stravaccato”, “raccattare” “gonfiandoci di botte”; in alcuni casi avrei usato dei tempi verbali diversi come “… non appena mi aveva visto” in cui avrei usato “vide o anche dei “…cosa accadeva…” in cui avrei optato per “accadesse”, ma poca roba.
Poi, all’improvviso, mi è sembrato come se lo stile cambiasse, i verbi, il lessico più curati, alti: la svolta l’ho percepita da dopo “quel giorno, non appena mi aveva visto…”.
Ho trovato vocaboli troppo elevati per la protagonista, specialmente in relazione alla prima parte.
Parole come “imporporate”, “assimilare” non le vedo in relazione con “stravaccare”: è come se le dicessero due persone diverse e questa cosa non mi è piaciuta molto.
Avrei preferito uno stile più uniforme, in questo caso più come il primo.
Originalità & Trama:9 /10
Quello che mi hai mostrato è la svolta di una trama più lunga e complessa, di una vita più lunga e complessa; racconti del punto di svolta senza però dimenticarti di spiegare il contesto e lo fai con poche e chiare parole; mi è piaciuto molto tranne il finale che non ho capito. Parli di fuga e di libertà per il padre, ma non fai capire se sia stato arrestato, o come sia finita la protagonista nell’ospedale psichiatrico. Ci sono dei buchi non desumibili o interpretabili che lasciano perplessi.
L’originalità non è al 100%, visto che di storie di violenza ce ne sono, anche se solitamente si ricerca un finale più positivo, nel tuo caso c’è puro annientamento.
Personaggi: 5/5
Su questo punto non posso che farti i complimenti, in quanto hai caratterizzato molto bene i tuoi personaggi che, seppur in alcuni un po’ simili a dei cliché, hanno un’anima tutta loro.
Marta non è la solita vittima, le vuole reagire, sa che tutto quello è sbagliato, come la madre, che al contrario sopporta tutto per quieto vivere.
Del padre non sappiamo molto, ma la paura che istilla nella sua famiglia lo descrive come l’orco delle favole dei bambini.
E poi c’è Manuel, un po’angelo custode, un po’ amico (e unico, visto che nella comitiva da quello che si evince, si esce soltanto), un po’ innamorato, ma l’unico a cui importi qualcosa della protagonista.
Mi piace.
Antagonista: 10/10
Non è la prima volta che mi capita leggendo le storie di questo contest, ma l’antagonista che tu mi proponi, il padre-orco, a parer mio non è il vero cattivo della situazione: per me è la passività, l’ambiente omertoso in cui vive Marta a sconfiggerla.
Una madre finta, amici finti, un padre che non fa il padre… il titolo della tua storia da’ un indizio importante: la solitudine.
In qualche modo anche il padre ne è vittima, cresciuto con l’idea di possessione non poteva diventare altro che un padrone.
Giudizio personale: 4.8/5
È stata una storia difficile da digerire, perché Marta potrebbe essere ciascuno di noi e sapere che simili orchi esistano davvero, fa rabbrividire.
Tu hai usato una sensibilità davvero ben calibrata, perché scriverle certe storie non è semplice. |