Mi hai chiesto se volessi passare da qualcos'altro e beh, per fortuna oggi ne avevo voglia, ahahah.
Posso capire perfettamente il tuo dolore e ti dico che mi dispiace tantissimo per la tua perdita. Io ho iniziato con Diamante – da brava maschiaccio preferivo il blu al rosa e Palkia lo trovavo orribile Dialga for life – e se gli succedesse qualcosa penso che come minimo sarei in lutto per un mese e avrei più di una crisi isterica, roba da ricovero (?)
Però purtroppo anni fa persi Pokémon Nero sul pullman andando a scuola e spero che Miju, il mio piccolo Samurott, potrà perdonarmi così come Empoleon avrà perdonato te.
È terribile perdere qualcosa a cui si è affezionati. Magari per qualcuno non significano niente e sono solo vuoti ammassi di pixel, ma per noi giocatori sensibili è tutt'altra roba. E una cartuccia, quando è persa, non può tornare indietro: è persa per sempre, così come l'avventura che ci ha emozionato da bambini, quando ancora guardavamo il mondo con occhi innocenti e inspiegabilmente ci divertivamo a buttare giù Pokémon selvatici nell'erba per ore (a rifarlo adesso vorrei spararmi). Oppure, come hai citato tu, le interminabili passeggiate in bici lungo Flemminia per schiudere le uova sfruttando il nostro personaggio in maniera indecente che con tutti quei chilometri avrebbe già dovuto essere morto.
Mi piace il pensiero del viaggio che continua all'infinito, perché è vero, in Pokémon c'è l'emozione di iniziare il viaggio ma non c'è effettivamente una fine, perché dopo aver battuto la Lega puoi fare qualsiasi cosa tu voglia – certo, dopo il completamento del Pokédex o ti dai al breeding o alle lotte nella torre, ma dettagli.
E quant'è vero: il nostro mondo è crudele e malvagio, tanto che spesso quello dei Pocket Monsters è un ottimo rifugio, dove puoi muoverti dove vuoi, puoi essere invincibile, avere degli amici virtuali e sentirti l'eroe della situazione che sconfigge il team cattivo di turno. Forse è per questo che i giochi della saga principale non stancano mai, nonostante gli obiettivi siano più o meno gli stessi ogni volta che ne esce uno nuovo.
Come nell'altra tua storia che ho letto hai descritto splendidamente il dolore interiore della protagonista, cioè tu/Lucinda. L'inizio in particolare lo trovo poetico e coinvolgente: è bello che parta tutto da una lacrima che cade e che posso visualizzare nitidamente in testa.
Anche la parte del personaggio che svanisce raggiungendo il Pokémon la trovo perfetta, perché il paragone della sabbia fa immaginare chiaramente la scena della dissolvenza. Una dissolvenza lenta, descritta in poche righe ma davvero bene. Così come la frase finale di una dolcezza assoluta, che al posto tuo avrei messo in corsivo per farla risaltare di più in mezzo al resto del testo, in quanto è forse una delle più importanti e sentimentali.
Sono certa che Empoleon sia fiero di aver avuto un'Allenatrice come te e ora starà nuotando nel mare insieme ai pesci, da vero re (siccome l'hai perso in barca). Il mio povero Samurott, invece, potrebbe essere ancora nascosto sotto il sedile di qualche pullman (a chiunque stia leggendo: se trovate una cartuccia di Nero malconcia dentro un pullman, potrebbe essere la mia (?)).
Beh, direi che non c'è nient'altro da dire, a parte che hai avuto molta sensibilità per postare questo sfogo e dedicarlo alla tua "amica virtuale". Perché i Pokémon sono una cosa seria per chi li sa amare come noi, nonostante siano solo mucchi di pixel non è vero, sono amici e basta.
Alla prossima! ~
-H.H.-♥ |