Ciao, sono qui per lo scambio a catena^.^
Continuo nel percorso delle tue storie fantasy, perché è il genere che più mi attira, non c'era nulla da fare.
Come al solito parto prima dalla grammatica :)
Il giovane mezzelfo dal capelli scuri e dagli occhi smeraldo restava spesso, solo e quel giorno non faceva eccezione - > la virgola dev'essere spostata e messa dopo "solo".
Come l'altra volta, ti consiglio di stare attenta alle virgole e ai verbi dicendi.
Se mi posso permettere, noto uno squilibrio tra le descrizioni e le parti introspettive. Le prime sono molto curate e approfondite, lo stile è scorrevole e coinvolgente; mentre le seconde sono un po' smorzate, semplici e con un tono ingenuo, forse perché il tutto è reso con un po' troppa fretta. Nelle descrizioni ti prendi il tuo tempo e non tralasci i particolari, mentre nell'introspezione butti lì fin da subito le sensazioni e ciò che prova il personaggio, tanto da non creare una vera empatia con esso. Anche l'uso frequente delle virgole, che unisce diversi concetti, non aiuta in questo senso, perché il testo non respira, arrivo alla fine delle frasi con il fiatone. Prenditi più tempo per narrare, non avere fretta.
La trama è semplice, piuttosto lineare: Nak'ell è un giovane elfo, druido, che ha perso la madre e soffre per questo; vorrebbe trovare un modo per riportarla indietro ma in questa follia mesta nessuno lo segue. Persino gli amici preferiscono la festa al suo muso lungo - e come darli torto. Ma non Gaia. Qui abbiamo un'umana innamorata di un elfo, ed è un amore che viene ricambiato. Faccio fatica a mettere in focus lo sfondo: elfi e umani vivono insieme pacificamente o Gaia ha una storia speciale? Oppure è l'elfo che è stato accolto tra gli umani. Mi manca un po' il contesto per mettere ogni tassello al suo posto. Quanto è passato dalla morte della madre? Com'è morta? Perché Nak'ell vuole riportarla in vita, mentre del padre non sembra importargli? Sono tutte domande che dovrebbero avere una risposta per dare spessore alla trama.
Per il resto, sei stata molto brava a descrivere i gesti e i comportamenti dei due giovani: ho potuto percepire la goffaggine del primo amore, la scoperta e la rivelazione dei loro sentimenti, l'evoluzione del loro rapporto. Mi piace come la musica della festa li raggiunga da lontano e faccia da sfondo al loro ballo. Un po' della serenità e spensieratezza di Gaia coinvolgono il mondo di Nak'ell.
La caratterizzazione di entrambi è fatta abbastanza bene, anche se in alcuni punti l'ho trovata troppo stereotipata, non sfaccettata. Gaia, di nome e di fatto, è un'umana dal cuore d'oro e dalla spiccata sensibilità. E' gioiosa, coinvolgente, vivace. La spensieratezza e le sue marachelle di bambina si sono trasformate in un sorriso contagioso e in un trasporto di fanciulla a cui Nak'ell non sa resistere.
Nak'ell, invece, è tremendamente segnato dalla perdita della madre, persino nel finale il suo pensiero vola a lei, come a dire "sono felice adesso, mi vedi?". Il suo guardare al passato non gli fa apprezzare il presente e ciò che gli sta attorno. All'inizio della storia è isolato e scontroso, ma si nota subito il suo sciogliersi di fronte alla compagnia di Gaia.
Infine, il titolo è molto carino e allegro, sa di festa e ha in sé un sapore leggero, spensierato, che ben si adatta alla gioia e all'amore che sbocciano grande al raggio di sole portato da Gaia nella vita del protagonista.
Concludo, e scusa ancora per il ritardo:)
A presto! (Recensione modificata il 21/12/2017 - 08:29 pm) |