Recensioni per
Incompletezza
di SherryVernet

Questa storia ha ottenuto 39 recensioni.
Positive : 39
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
25/03/24, ore 13:24

Saga osserva: "Potresti morire" – però non è comunque un non lo fare.



Finora ho visto solo spezzoni del tuo Saga, qui e in qualche ballo di Minuetto. È un antipasto ripieno gustosissimo. Riesci a dare un'idea a tutto tondo di un personaggio complesso in mezza frase. Mi hai aperto lo stomaco e sono qui a chiederti ancora e ancora.



Aphrodite è sempre bellissimo. Segue la sua logica, il tuo Aphrodite. A ripensarci, segue la sua logica anche l'Aphrodite canonico. Quella logica è una specie di lealtà. O di affetto. Verso Death, verso Shura, verso Saga. O forse è un modo per giustificarsi a posteriori. 

Recensore Master
29/07/20, ore 13:51

Ciao Sherry, come ti ho già detto non conosco minimamente il fandom, ma il progetto alla base di questa raccolta è talmente geniale – oltre che in linea con i miei studi e i miei interessi – che non potevo lasciarmela sfuggire. 
L’impianto base è costituito da un’unione della logica elementare con il declinarsi di un personaggio attraverso momenti specifici, tirandone fuori pensieri, emozioni e riflessioni sottoforma di dialogo e interazioni con gli altri. La forza del lavoro, e che poi lo fa funzionare effettivamente, è proprio la perfetta integrazione di spunti tratti dal dibattito logico-filosofico con la narrazione: lo spunto viene tradotto nello sguardo del personaggio e quindi riesci a mantenere l’equilibrio tra i sottolineare l’origine filosofia delle idee e la loro portata da un lato e lo scopo ultimo di raccontare qualcosa di concreto dall’altra. Anche lo stile ricalca questo equilibrio: hai usato i termini tecnici, ma non hai tralasciato l’incasellamento in un linguaggio più accessibile e la traduzione in codici semplici – capaci di svelare la profondità dell’idea logica ma eliminandone la complessità (diretta invece agli addetti ai lavori). Il risultato è che riesci a far avvicinare sia molti ignoti a temi della logica, ma anche una straniera al fandom al personaggio. Insomma, parli sia di logica sia del personaggio nella peculiairtà del suo modo di pensare e della sua storia: nulla va perduto e la sintesi è perfetta.
La perfezione del progetto si vede soprattutto dall’ordine delle drabble – concetti della logica cedono il passo ai connettivi – e anche, in misura minore, dalla cura di ognuna (ho visto che sono tutte di 100 parole, un dettaglio tecnico che contribuisce da un punto di vista visivo a un “quadro logico”). Ho apprezzato anche la nota introduttiva e le note finali che seguono ogni capitolo – questa parte paratestuale serve a specificare tutto il progetto e ad accompagnare davvero il lettore, permettendogli di cogliere tutto il lavoro che hai inteso di fare. Proprio per rispetto del progetto ho deciso di non spezzare la lettura ma di leggerle una dopo l’altra e lasciarti questo mio parere globale.
La drabble che forse più di tutte mi ha colpito è quella sul Linguaggio perché hai tradotto con un esempio significativo per il protagonista il tema del significato (o meno) delle espressioni linguistiche. “Non morire” è logicamente un insieme di “parole vuote”, una “formula inesatta”, ma Aphrodite non puà fare a meno di dirla anche se come ordine non ha senso. Invece, credo che la drabble che più riesca a unire concetto base e narrazione sia quella sulla congiunzione, dove leghi visivamente morte e vita e anche morte e amore.
Ma Aphrodite sapeva che, se dal vero non può seguire il falso, dal falso segue qualunque altra cosa; toccava dunque a lui assicurarsi che la conclusione fosse sensata.
Questa è invece la frase che più mi è rimasta, per come hai saputo inserire così bene e in modo naturale l’ex falso sequitur quodlibet. 
Insomma, hai fatto un eccellente lavoro di didattica decentrata – proprio perché hai illustrato questi elementi non poco conosciuti fuori dall’ambito della filosofia e della matematica, ma “mettendoli in scena”, esplorandone la ricaduta psicologica e artistica.
Davvero ti faccio i miei più grandi complimenti, sono felicissima di essere entrata sul tuo profilo e aver trovato questa perla. È ua delle cose più sorprendenti e ambizione che ho letto ultimamente. Fila tra le preferite.

Recensore Veterano
08/05/17, ore 18:03

Uhuhuhu!!! Continuo ad accettare la logica per fede, ma mi piace tanto questo scorcio su Aphrodite e Occhietti Rossi. Ché sì, se hai a che fare con l'uno devi avere a che fare anche con l'altro. Mi piace che tu qui ci faccia vedere Aphrodite attraverso lo sguardo di Occhietti Rossi. Ed è uno sguardo di rispetto, che prende le misure.
Un altro capitolo intenso ed elegante.

Nuovo recensore
08/05/17, ore 10:07

Buongiorno! :)
non so se ti ho già recensito questa fanfic, per cui te lo (ri)dico adesso: mi piace da matti l'argomento e come lo tratti! 
In questo capitolo il nostro "Occhietti Rossi" mi sembra quasi in balìa di Aphrodite - mi sbaglierò?
Per quanto riguarda la spiegazione, mi sono dovuta andare a rileggere il tuo commento tecnico al capitolo precedente ma, incredibilmente!, sono riuscita a seguire! L'unica cosa che non riesco a contestualizzare (sarà che sono appena sveglia) è "in una certa misura" :-/ ma suppongo che, se dovessi stare a spiegare con la dovuta profondità ogni dettaglio, scrveresti un papiro ogni volta...
Continuo sempre a seguirti
Nike

Recensore Veterano
15/04/17, ore 22:47

Sulla logica, fa' conto che mi fido sulla parola! Però, pur capendoci poco sul lato tecnico, ammiro tantissimo la precisione e la cura nell'accostamento dei temi con cui stai sviluppando questo progetto. Oltre che i contenuti, come al solito.
Ce lo vedo Saga lucido e smascherato che ogni tanto ha dei momenti di dubbio. E passa in rassegna tutto quello che può andare storto. Tutto quello che non potrà essere perdonato.
E vedo benissimo questo Aphrodite a fare il garante della sensatezza. Va a fondo delle conclusioni, questo Aphrodite. Fino alla fine.
Mi piace!

Recensore Veterano
01/04/17, ore 23:32

Aphrodite sembra aver camminato nel mezzo di quella strada di Uppsala per tutta la vita. Perché la sua bellezza è androgina, ha qualcosa di femminile. Perché difende quello che crede un bene superiore, ma finisce ad essere dalla parte dei cattivi. L'aut aut fra di loro mamma e papà l'hanno risolto da soli, come ci hai già fatto vedere. Eliminando le parti in gioco. Salvando Aphrodite dal dover scegliere. Ma da che parte stava dunque quella che poi si va a prendere il bambino?

Recensore Veterano
31/03/17, ore 22:44

Il trip sulle sfumature dello svedese mi intrippa parecchio, perché mi piace l'accuratezza realista nell'utilizzo di una lingua straniera! *__*

Heh, è proprio vero che il mondo ci impone le scelte prima ancora che sappiamo cosa sia una scelta. E per quanto poco, le piccole cose che gli insegnano i suoi genitori - il lato da cui camminare sulla strada, il modo di giocare - sono contradditori, e Aphrodite deve un po' districarsi tra queste informazioni che si escludono a vicenda ma gli arrivano entrambe da fonti affidabili.

JudithlovesJane

Recensore Master
31/03/17, ore 18:39

«A chi vuoi più bene, a mamma O a papà?»
È un po' la domanda che tutti ci siamo sentiti porre e quella che più detestiamo, alla fine; ché sì, un aut lo decidiamo da noi. Il pollo arrosto O la scaloppina; le fragole O la macedonia; le perle attorno al collo O la cravatta. La vita è fatta di scelte, che spesso escludono le altre alternative, qualora ve ne siano. Ma è il dover esternare quella scelta a darci fastidio, ché sì, si può volere più bene alla mamma O al papà (o stupire tutti introducendo una terza variabile e rispondendo "nonna!!"), ma la scelta è nostra, riguarda noi. Che vuole quel curioso? Che gliene frega, a lui?
L'infanzia è la stagione delle scelte (oddio, la vita è la stagione delle scelte, ad essere precisi), perché è tutto nuovo, tutto purissimo, ancora con la plastica protettiva attaccata addosso.
E sì ad Uppsala, sì al nord, sì al provincialismo. Mica possono essere tutti cittadini del mondo, no? Poi vicino Uppsala sorgeva un grande tempio dedicato a Odino e Freyr, in cui, ogni nove anni, si sacrificavano i carcerati appendendoli agli alberi per nove giorni (tanti quanti quelli che Odino rimase appeso alle radici dell'Yggdrasil, tanti quanti i Nove Reami). La guerra, l'ebrezza, l'invasamento (Odino) O la prosperità, la fecondità, il raccolto (Freyr)?
Io direi che calza a pennello.

Recensore Veterano
18/03/17, ore 18:26

Con questa raccolta, ho l'impressione sempre più forte che ciascun capitolo si possa leggere in due modi: o leggendo quello che c'è scritto, o rileggendo fra gli spazi con il tema per chiave di lettura. Questo capitolo in particolare. Mi piace questo Death assassino, becchino e un po' psicopompo. Mi piacciono le sue teste ordinatamente catalogate in casa. E mi piace che sotto il Vel possa anche essere un caso di troppa coscienza.

Recensore Master
17/03/17, ore 19:32

Death Mask psicopompo.
Okay.
Facciamo che ci credo.
Non perché non lo faccia, alla fine della fiera, sia chiaro; ma mi viene da sorridere perché qualunque psicopompo non si accalora, come fa lui. Hermes, lo psicopompo del mondo greco antico, non si metteva in casa le teste di chi accompagnava nel regno di Ade. Timbrava il cartellino, se così si può dire. Death Mask, no. Death Mask ci mette del suo, una sorta di cura - se così si può dire, dirò - un trasporto personale nell'accoppare la gente e nello spedirla personalmente dentro la bocca di Ade con un tiro da tre che Michael Jordan levati.
Che sia per mascherare il suo omicidio facile, come dici tu, o che sia perché davvero il ragazzo sa che quando ci si sporca le mani, si deve andare fino in fondo, anche a costo di lordarsi di fango fino alle spalle e oltre?
O l'uno, o l'altro, ché a ricoprire la stessa funzione in due, si è di sopravanzo. E io sono sicura che Aphrodite si sia dimostrato più che lesto a far sì che il Cancro facesse ciò che c'è da fare, ché non tutti possono essere dei paladini dalla scintillante armatura. Alle volte, occorre avere pelo sullo stomaco, e sporcarsi le mani per fare quello che i paladini scintillanti di cui sopra non sono in grado di fare.
Condivido in pieno questa lettura di Mask; e sì, forse il protetto di Karkinos è uno dei pochi personaggi sensati, in quel casino che è l'esercito di Athena.

Recensore Master
17/03/17, ore 19:24

Perfetto, le rose del deserto e la logica. Un uno-due che funga da personalissima madeleine, perché in testa ho la voce di Sting che canticchia - appunto - Desert Rose mentre le tue note mi hanno catapultato ai tempi del ginnasio, quando, durante l'ora di matematica, affrontavamo proprio queste nozioni "sperimentali" (perché io non potevo accontentarmi di fare solo francese, fino al quinto anno, NO! Pure la classe sperimentale di MATEMATICA mi sono beccata!! Quando si dice che le disgrazie non vengono mai da sole!!).
A e B.
V e V = V
V e F = F
F e V = F
F e F = F
"E da ciò se ne deduce che?", chiedeva la prof. E noi, muti. E ricordo anche di aver chiesto al professore che mi diede ripetizioni, durante le vacanze estive (perché ti pare a te che non mi appioppassero matematica da portare a settembre ogni santo anno?), "A cosa mi serve tutto ciò?", ma di aver chiuso orecchie e cervello alla terza parola di spiegazione.
Forse riesco a capirla qui; o magari ad intuirla, ché la presunzione è una brutta bestia.
Una cosa non esclude l'altra. La congiunzione unisce, e perché sia essa vera, entrambi i suoi termini devono essere veri. E quindi, se è vero l'amore, e se è vera la morte, allora è vero il loro andare a braccetto, come vuole il Mito, ché Eros e Thanatos servono a bilanciarsi; senza l'uno, non puoi avere l'altro. E così è anche per la vita, nonostante Montaigne ci sussurri che quando c'è l'una, non c'è l'altra. Ma se seguiamo Freud e Jung, Eros diventa la pulsione vitale che spinge l'uomo. E quindi, eccallà, come direbbe Zerocalcare. In fondo, portiamo dentro di noi anche un pochino della morte; non si muore poco per volta, giorno dopo giorno, pur essendo vivi?
Sono curiosa di conoscere questa tizia che profuma di medioriente che coglie la rosa più bella quando è ancora un bocciolo. E poiché Aphrodite s'è addestrato in Groenlandia, devo dedurre che il deserto può anche essere una distesa sconfinata di ghiaccio?

Recensore Veterano
17/03/17, ore 15:23

Oooh, il vel e l'aut! *nostalgia canaglia del latino intensifies*

Death Mask è il sovrano incontrastato del 'è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare', con una punta non troppo q.b. di sadismo e perversione, in porzioni da peperoncino nel salame calabrese. E' un assassino, certo. Ma per Aphrodite, oltre che questo, è anche un messaggero della Nera Signora. Una specie di Caronte prima dello Stige - e i danteschi 'occhi di bragia' calzano alla perfezione - che invece di traghettarti da una sponda all'altra di un fiume di fa attraversare il confine tra la vita e la morte. Come se a scacciare il leone, la lonza e la lupa, invece che Virgilio, fosse arrivato lui.
Credo che la maggior parte delle facce appese ai muri della Quarta avrebbe preferito il poeta, ma non si può avere tutto, no?

Il nostro Cancro, poi, si mette anche ad usare personalmente la falce della Morte, perché miete pure, prima di guidare. E si tiene i souvenir, come trofei di caccia, quei visi sui muri e sul pavimento del suo Tempio, maschere funerarie che mai poggeranno sul viso del morto nella tomba. Il dettaglio del nome e della data mi inquieta e affascina allo stesso tempo. L'idea di mettere la targhetta sotto alle vittime ha l'accuratezza macabra del catalogatore di reperti. O del medico legale che mette l'etichetta sull'alluce dei cadaveri. Però ha anche senso, altrimenti come fa a ricordarsi chi ha ammazzato e quando, per tenere il conto?

JudithlovesJane
 

Recensore Veterano
12/03/17, ore 21:06

Non mi inoltro nella logica, perché sono una brutta persona. Ma la base del discorso è chiara, cristallina. Dove c'è vita, prima o poi arriva la morte. Senza la morte, non avrebbe senso la vita - perché non ci sarebbe nulla di contrapposto ad essa per definirla. Se non si può morire, come si fa a dire che si sta vivendo? Un po' come la luce, che viene definita dall'esistenza dell'ombra.
Ciò che il piccolo Aphrodite intuisce, forse troppo presto, è che anche l'amore e la morte sono intrinsecamente collegati. L'amore - almeno per gli esseri umani - può contribuire a creare nuove vite, ma può uccidere chi lo sente.

Da quel che ho capito, i genitori di Phro si sono ammazzati a vicenda - per di più sotto i suoi occhi? E il bambino, guardando il sangue spargersi sul pavimento, dona loro un'ultima carezza, forse ingenua, forse un commiato. E al posto dei cadaveri, fioriscono le rose - dalla morte, giunge la vita.

E poi arriva Lei. Maestra di vita, di morte e di rose.
Mette paura, quest'Alrischa bellissima e letale, segnata dalla sua tragedia.

JudithlovesJane

Recensore Veterano
12/03/17, ore 19:36

Coriacea, presente!
Vita e morte. Amore e morte. Croce e delizia. Etc. etc. Tutte congiunzioni che dovrebbero essere contraddittorie. E invece no. E va benissimo col tema dell'Incompletezza, per quel poco che ne capisco.
E ti dico subito: OH. MIO. DIO. LA VIOLENZA! ehm.. ecco. Questo sì che è un trauma coi controfiocchi. Credo bene che Phro astragga, pensi ai massimi sistemi e ragioni in modo spassionato, rigoroso. Per il resto dei suoi giorni. Perché che altro puoi fare se vedi i tuoi uccidersi brutalmente a mani nude, abbracciandosi, davanti ai tuoi occhi? Devo sapere il perché. Devo.
Ma per ora mi limito ad apprezzare l'ingresso in scena di Alrischa, che avevamo lasciato col veleno e un figlio morto. Tanto per rimanere sui traumi. Va a prendersi quest'altro bambino: forse non sarà sua madre, ma ne sarà la maestra. Ed è quasi la stessa cosa, se non di più.

Recensore Master
10/03/17, ore 14:24

Io confesso, a capo chino e sguardo basso, che le tue note le leggo, pur se qualcosa, dentro di me, mi impedisce di apprezzarle appieno.
Io e la logica procediamo su due binari talmente paralleli che per guardarsi l'un l'altra occorre un telescopio talmente potente da rendere Hubble un trabiccolo per bambini delle elementari.
È come la mano della nonna sulla spalla, per evitare che ti sporgessi troppo dal balcone e finissi di sotto. Questo mi succede. Un istinto di sopravvivenza, quasi, ché io so che, semmai dovessi avere l'ardire di guardare dabbasso, io verrei colta da una vertigine tale da sollevare i piedi dal pavimento e provare a volare, ché, si sa, ad ammazzarti non è la caduta, ma l'atterraggio.

Fatto questo preambolo, passo a rassicurarti che sì, pur non abbeverandomi alal fonte della Logica, capto le sfumature di quello che ci racconta questa tua raccolta. Perché Aphrodite sì, è un mistero, sì, è un enigma, sì è il tutto per la parte e la parte per il tutto e tutto questo allo stesso tempo. Ma Aphrodite non è un dipinto di Mondrian, coi suoi bei colori netti disposti geometricamente sulla tela, dove il blu è il blu, il rosso è il rosso e così via. Aphrodite è come Una domenica a La Grande-Jatte di Seurat, in cui hai il quadro generale, ma non c'è una netta definizione, il solco della gonna contro l'erba. Quella linea divisoria c'è, lo sai, lo percepisci. Ma non lo cogli in maniera netta e definitiva.
E così è Aphrodite.
Qualcuno che ha mani delicate, ma non morbide; che ha mani da guerriero, ma non abbrutite da tagli, menomazioni o altre ferite che non siano quelle, piccolissime, che regalano le spine delle rose.
Qualcuno che non riesci a definire; e non è questa, la perfetta definizione di mistero?

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