Una storia molto bella, complimenti^^
Comincia con la "classica" apocalisse che ha popolato la terra di mostri. Il lettore prova una sorda angoscia, soprattutto per come la ragazza scrive nel suo diario, e sulle prime la collega al senso di minaccia incombente dato dalle creature feroci che si aggirano per il bosco.
Poi, col progredire del diario, si cominciano a cogliere note stonate, comincia a suonare un campanellino nella testa. Qualcosa non va, lo si coglie molto bene, ma non si riesce a capire cosa sia.
L'idea oscilla per tutto il racconto tra "lui si è inventato tutto, non c'è nessun mostro" e "i mostri c'erano davvero e l'hanno preso".
Si legge con sempre maggiore angoscia, con sempre più intensa concitazione, fino all'epilogo, che conferma la prima delle due ipotesi: uno squilibrato aveva rapito la ragazza e l'aveva fatta crescere segregata, raccontandole che il mondo esterno era pieno di mostri. Una metafora di certi rapporti soffocanti, dove uno dei due partner si pone nei confronti dell'altro come unica mediazione per un mondo descritto come terribile e pericoloso.
Mi piace molto anche l'allusione a Julien Sorel, molto azzeccata^^
Come sempre bravissima^^ |