Recensioni per
NAGINATA (なぎなた-薙刀)
di innominetuo

Questa storia ha ottenuto 233 recensioni.
Positive : 233
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/05/18, ore 10:38

Ciao carissima, prima o poi dovevo arrivare anche qui. Perdona il mio ritardo, ma ho preferito aspettare che la storia avanzasse prima di intraprendere la lettura. Ogni cosa a suo tempo.
Sono felice di ritrovare il tuo stile inconfondibile. In questo prologo hai optato per frasi brevi e immagini vivide che ben si addicono alla cruda realtà dei fatti narrati, e anche all'essenzialità che caratterizza il Giappone, specialmente quello storico, in cui gli inutili orpelli sono banditi. Quanta cura c'è, nel tuo capitolo! Sono contenta che molti lettori abbiano già premiato il tuo sforzo con delle recensioni, perché posso solo immaginare quanta ricerca hai fatto per rendere verosimile ogni dettaglio del tuo prologo, e per restituire l'immagine di un Giappone sospeso fra il mito e la storia. Sono molto incuriosita dalla storia di questa eroina. So come sai trattare i personaggi femminili. Sono certa che ne uscirà un ritratto vibrante e stupendo.
Tornerò a trovarti presto. Un abbraccio, mia cara!
S.

Recensore Master
15/03/18, ore 14:58

Ciao!
Finalmente posso tornare a dedicarmi alle mie letture.
E' bello ritrovare un po' tutti i personaggi, sono sempre più in attesa di un momento più "intenso" tra Takeko e Hijikata. Prima di passare però alla recensione sulla trama e i personaggi, vorrei soffermarmi un attimo sulla parte tecnica.
Ho visto qualche errore di battitura (un Hjikata proprio all'inizio e qualche altra cosa qua e là ) e un verbo fuori posto. Non ricordo bene, perché non ho voluto fermarmi a prendere appunti, ma credo si trattasse di qualcosa come "fosse comportato per lui", che vuole l'ausiliare avere in questo caso.
Se posso accingermi a darti un consiglio, dovresti evitare di usare un POV salterino, e non intendo i cambi di POV annunciati, come quando inserisci un simbolo, a quelli all'interno dello stesso paragrafo. Siccome utilizzi un punti di vista interno, all'inizio ho perso un po' il filo quando sei passata dalla mente di Hijikata a quella di Takeko; e lo stesso è successo con quella di Chikafusa e lo shogun... a un certo punto avevo capito che Chikako fosse la sposa del primoXD

Tolto il dente, passo piacevolmente alla parte più sentita, ovvero il contenuto del capitolo. Mi è battuto forte il cuore con la scena tra Takeko e Hijikata, mi ci fai sperare. Ho quasi sentito le sue mani stringere le mie, i suoi pensieri farsi pesanti pur di trovare un modo per alleviare le pene della fanciulla; il modo poi con cuinota che è cresciuta, proprio sotto i suoi occhi. Solo per questo vorrei leggere subito tutta la storia in una volta, premere sull'acceleratore, ma è un attacco da fan. Invece mi piace come stai muovendo lentamente i fili dei vari piani: Hijikata che aumenta la protezione e Shizuka che entra nel palanchino della principessa; Okita che "scappa" via dalla tensione della stanza (chissà se lui e il suo amico nonché commilitone avranno mai una chiacchierata più profonda circa la nostra protagonista... io sogno ad occhi apertiXD); l'arrivo a Nagoya, la partenza di Chikafusa (lo avevamo già incontrato questo personaggio?).
Stranamente però il mio passaggio preferito è quello con lo shogun, quando si sofferma a pensare alla principessa. E' un'estranea per lui, non c'è un vero e proprio sentimento a legarli, ma credo che un uomo come lui senta il bisogno di condividere l'onere, anche se dall'altra parte credo che sia triste per il grave peso che dovrà mettere sulle palle della sua sposa. bellissima la frase con cui lui conclude: è l'uomo più importante ma anche l'ultimo dei sudditi, i suoi bisogni e i suoi desideri sono l'ultima preoccupazione che pesino lui deve avere. Hai fatto sentire tutto il peso della sua carica, e dire che è giovanissimo.
Passando al finale, mi piace molto l'immagine che hai scelto. La vita giapponese è molto lontana dalla nostra, ed è a tratti impensabile immaginare quanta eleganza e raffinatezza e delicatezza queste donne debbano saper incarnare in ogni loro gesto; e l'immagine da te scelta riesce perfettamente in questo. Con i miei sospetti al seguito, non posso non pensare quando tanta delicatezza sia pericolosa.
Come sempre, è un piacere continuare in questa lettura. Sono felice di averla inserita tra le seguite, mi regala sempre riflessioni nuove e belle sorprese.
A presto!

Recensore Master
14/03/18, ore 22:34

C'è una strana calma in questa fase della storia... ma mi pare proprio la calma che precede la tempesta. La tensione corre sottotraccia, ma è palpabile. Ciò che è accaduto è molto grave e tutti i preposti alla sicurezza della principessa sono giustamente preoccupati e all'erta. Invece, sembra quasi che la meno agitata di tutti sia proprio lei... o forse non le è concesso mostrare i suoi stati d'animo, men che meno la paura.
Takeko fa molta tenerezza... si vedeva già spacciata, eppure era pronta a immolare la sua giovanissima vita. E non è che le parole di Hijikata mi abbiamo proprio rassicurato: le è solo andata bene, almeno per questa volta! So che è un modo di pensare e sentire molto lontano dal nostro, ma vivere con questa spada di Damocle sul capo a 16 anni non deve essere proprio una cosa facile. Comunque hai reso benissimo il suo smarrimento: è una guerriera, ma è ancora una fanciulla. Una fanciulla che non si sente a suo agio nell'ambiente frivolo e pettegolo delle dame di corte. E anche in questo è simile a Chikako, che non sembra affatto in sintonia con loro.
Confesso: a me Shizuka, così perfetta in tutto, comunica una certa inquietudine... come se in realtà nascondesse un inconfessabile segreto, ma probabilmente è solo un'impressione.
Mi piace sempre di più invece il giovane shogun: non ha mai nemmeno visto la sua promessa sposa, eppure, se solo potesse, correrebbe da lei per proteggerla di persona. E non credo sia solo per convenienza politica.
Adoro come stai conducendo la trama, alternando la suspense e l'azione con altri temi più intimi, e come rendi la complessità dei personaggi, che vivono tutti situazioni non semplici, divisi tra dovere e sentimenti, e che fondamentalmente si sacrificano per il bene comune, senza lamentarsi. E trovo sempre molto interessanti i particolari della vita dell'epoca, in ogni suo aspetto.
E ora, questa roccaforte rappresenterà la salvezza o una trappola mortale? *me curiosissima!*
Complimenti sinceri, come sempre, e alla prossima!

Recensore Junior
10/03/18, ore 21:38

Beh, se già ci annunci che il prossimo capitolo saarà intenso, un momento di riflessione ci voleva, mi sa. Mi ha fatto tenerezza Takeko, perché sta temendo il peggio per la sua vita: ma Hijikata è arrivato al momento giusto, perché adesso si occuperà lui i tutto, togliendo dalle spalle di Okita e di Takeko tutta la responsabilità: è il capitano del corpo di polizia, giusto? 
E poi ha saputo usare le parole giuste per tranquillizzarla e ridarle fiducia in se stessa, e io spero tanto che si fidanzi con lei, è sempre tanto protettivo!
Shizuka suscita le invidie di quelle cretine con la sua bellezza e la sua bravura come cantante, che gran rottura le donne così, sono loro le vere maschiliste, ecco, perché non sono solidali.
Chikako la trovo molto chiusa in se stessa, ma immagino che oltre che per carattere sia anche per gli spaventi dell'ultimo periodo.
Bene, il capitolo l'ho trovato scorrevole e piacevole da leggere, e ben scritto.
Alla prossima.
ciao ciao
caterina

Recensore Junior
09/03/18, ore 14:14

Ciao cara e bentornata. Ho letto il capitolo con attenzione, e credo che dia molti spunti di riflessione. È senz'altro introspettivo per tutti i personaggi, Takeko soprattutto, che ha paura di morire, cosa comprensibilissima. Ma penso che questo capitolo sia preludio di qualcosa di importante: la quiete prima della tempesta. Temo che a Nagoya succederà di tutto e di più, anche perché non penso che i nemici dei nostri vogliano demordere dal loro disegno omicida.
Molto belle e profonde le parole di Toshizo, è stato grande a rasserenare la nostra samurai.
Attendo il seguito e ti auguro un buon weekend.
diletta

Recensore Veterano
09/03/18, ore 11:45

Bello, eh "Scusa, ma ti devi suicidare". Ci scherzo sopra, ma i samurai non scherzavano mica sull'onore e robe del genere.Ci credo che Takeko, poveretta, cominciasse già a pensare al suo funerale. Meno male che Hijikata si è dimostrato comprensivo, quasi un fratello maggiore. Fratello, uhmm..
Quella stretta di mano può essere tante cose, se almeno Takeko fosse corrisposta sarebbe bello: una gioia, ogni tanto, eh.
Lo shogun è intrappolato nel suo ruolo, anche se vorrebbe occuparsi lui della sicurezza della sua findanzata: ok che non l'ha mai vista di persona, ma presto sarà sua moglie e gli scoccia che a proteggerla ci pensino solo gli altri. Ma non può: il potere logora pure chi ce l'ha, caro Andreotti.
Che altro? invidie femminili, vecchie insopportabili, una principessa arcistufa del viaggio (come non darle ragione) che legge poesie per estraniarsi da tutto, una cantante bellissima .
E una samurai cotta come una pera.
Adesso siamo a Nagoya: cosa accadrà?
Ti aspettiamo, tranquilla, scrivi quando puoi.
Ciauzz
K.-L.
 

Recensore Master
09/03/18, ore 09:16

Che momento dolce quello con Hijikata e Takeko! Hai reso molto bene la paura di questa ragazza alle prime armi, e il suo conforto nel sapere di non aver ancora fallito.
Iemochi è un personaggio che fa quasi tenerezza, nel suo essere al contempo potentissimo e impossibilitato a fare ciò che vuole, nel suo essere al vertice della venerazione generale e il desiderare qualcuno che condivida con lui questa posizione. Un altro personaggio ben riuscito!
La comparsa di Shizuka mi ha fatta preoccupare ... ma una delle ultime frasi mi ha stesa dal ridere. Sì, un modo così contorto di esprimersi!
Di nuovo, complimenti per un bellissimo capitolo!

Recensore Master
09/03/18, ore 00:54

Rieccomi qua, finalmente!
E non preoccuparti dei ritardi. Sono periodi difficili per tutti. Pure io non riesco a scrivere quanto vorrei, e la cosa mi rende alquanto nervoso. Il problema e' che alle volte finisco per scassare i cosiddetti a chi mi sta intorno...
Alla fine diventa come una dipendenza, certe volte. Ma finche' si tratta di scrivere...diciamo che esistono dipendenze ben peggiori. E piu' pericolose.
Forse e' piu' una DISCIPLINA. E diventa vitale. Se non riesci a farla, TI MANCA.
Ok, basta divagare e veniamo al capitolo.
Introspettivo? Si, in parte. Ma non solo.
C'e' parecchia tensione, e la si percepisce tutta. Anche se siamo in un momento di relativa stasi.
Prima di tutti Takeko, che improvvisamente appare cosi' piccola e fragile...fa tenerezza, giuro.
La poverina e' terrorizzata, davvero. Sente di aver fallito la missione, e attende che le giunga l'ordine di uccidersi. E in effetti, il suicidio era la pena che molti samurai si autoinfliggevano per i motivi piu' disparati. In questo caso lo Jigai (ecco come si chiamava! Mi ricordo un vecchissimo fumetto pubblicato su IL GIORNALINO, roba della preistoria. Si chiamava RONIN, per l'appunto. Il protagonista, Nodaki, era un vassallo che si trovava nel mezzo di un intrigo per uccidere il suo padrone. Non riuscendo ad impedirne la morte, voleva uccidersi. Ma poi cambiava idea e decideva di difendere la vedova del suo signore dai feudatari vicini. Dopo averla vista andare in sposa ad un pretendente degno, si metteva alla caccia degli assassini, ottenendo finalmente la vendetta. Molto bello) veniva praticato per inadempienze verso il proprio feudatario. Come ad esempio, per non averlo saputo difendere. O per l'appunto, per non averne impedito l'uccisione. Alcuni vassalli, di fronte al malfatto, non aspettavano nemmeno l'ordine. Non so se sia un mirabile gesto di fedelta' o di fanatismo. Spesso le due cose coincidevano.Credo che il governo ad un certo punto abbia varato addirittura un apposito editto per proibirlo. O limitarlo alle mancanze piu' gravi. Consideriamo che il suicidio rituale veniva usato anche come gesto di sottomissione o fedelta'. In alcuni casi una famiglia nobile mandava un suo esponente a suicidarsi davanti alla corte dello Shogun!
Per noi occidentali doveva essere FOLLIA PURA, una roba del genere.
Ma e' plausibile, quando appartieni a una casta che ha il culto della guerra. Che vive per essa. Al punto da essere gia' morti mentre sono intenti a trascorrere la propria esistenza. Morire da vivi per non preoccuparsi di nulla e gustarsi ogni attimo, perche' potrebbe essere l'ultimo.
Affascinante. Ma estremo.
Ci sono linee di pensiero un filo piu' morbide.
Dicevamo...il governo tento' di limitare la cosa. Era assurdo che uomini valorosi morissero in questo modo, quando potevano ancora servire l'impero e rendersi utili.
Ma dubito che sia servito. Era gente inquadrata oltre ogni limite. Se decidevano di morire, niente li distoglieva dai loro propositi di morte.
E guai ad impedire ad un samurai di morire quando lo decide lui.
SI INCAZZANO COME BESTIE.
Ma per fortuna arriva Hijikata.
E' lui il miglior personaggio del capitolo.
Fino ad ora era una figura autorevole ma distaccata, che rimaneva quasi sullo sfondo. Garbato con Takeko, ma anche severo. Inflessibile, ma anche spietato con chi se lo merita. Ma che non ama gli spargimenti di sangue inutili.
Insomma, so che non ti piacera' quel che sto per dirti, ma...IO GLI PREFERIVO OKITA(lui si che era un mito!!).
Ok, non in faccia. Mi raccomando.
Ma, dopo quest'episodio...
Ha guadagnato parecchi punti, il ragazzone. Oltre che bello, forte e autoritario e' anche saggio. Piu' saggio di quanto la sua giovane eta' lasci pensare. Ha fatto riflettere Takeko, e gli ha detto una cosa importantissima.
E' legittimo per un guerriero cercare la morte gloriosa, ma non bisogna desiderarla prima del tempo. Arrivera', prima o poi. Ma per quelli come loro, nulla accade mai per caso. Nemmeno il morire. Quando un samurai muore, e' perche' HA ESAURITO IL SUO COMPITO. NULL' ALTRO.
E nell'ordine naturale delle cose. Come la vita. E credo che la ragazza fara' tesoro di queste parole...
Insomma, l'episodio e' introspettivo ma hanno tutti i nervi a fior di pelle. Ce li ha Takeko, ce li ha il generale Chikafusa e pure Iemochi. Che non conosce la sua sposa ma all'idea di una povera fanciulla indifesa alla merce' di sicari senza scrupoli vorrebbe correre in suo aiuto senza pensarci due volte...
Un vero gentiluomo, sul serio.
Sono tutti in apprensione per un viaggio da cui dipende il destino di un intero paese, e che si preannuncia ancora lungo e pieno di insidie...
Anche se si annoia, la protagonista puo' contare sulla compagnia di Chikako e della bella Shizuka (anche lei mi piace molto, come personaggio!). Chissa' che non riescano a rompere per un po' l'etichetta e a diventare amiche. Si sa che in certe occasioni si crea la giusta complicita'...
E per fortuna, LA STREGA E' FINITA NELLE RETROVIE!
E VAI!!
Veramente un ottimo capitolo, scritto con la consueta maestria e competenza. Anche dal punto di vista strutturale e grammaticale.
Complimenti e alla prossima!!
E, anche se in ritardo...AUGURI!!

See ya!!


Roberto

Recensore Master
08/03/18, ore 21:15

Ciao, eccomi qui.
Posso dire che è assurdo? Nonostante tutto quello che è successo, quella simpatica Natsuko riesce ancora a rompere le scatole a Takeko?
A momenti se ne usciva con una scenata di gelosia perché la principessa non l'ha voluta con sé in modo che non infastidisse la poveretta!
Certo che devo ammettere di essere rimasta piacevolmente sorpresa l'altra volta, quando la tipa ha fatto da scudo umano alla principessa per difenderla dai ninja, ma dopotutto altro non ha potuto fare e non è in grado di difenderla adeguatamente come invece può fare Takeko. E nel mentre lei è così impegnata a svolgere il suo lavoro, non ci voleva quella a tirarle occhiatacce tutto il tempo.
Sono già abbastanza fastidiose quelle che ridacchiano e basta.
Purtroppo è vero, certa gente non ha nient'altro da fare che sparlare degli altri e alcuni sono particolarmente bravi in questo.
Visto poi il modo in cui ci rimangono quando appare la maestra di Takeko, così bella ed aggraziata, era probabile stessero ridendo proprio della ' poca femminilità della donna-samurai '.
Così imparano.
Le loro piccole zucche hanno qualcosa a cui pensare.

Intanto le cose si stanno facendo sempre più drammatiche. Takeko aspettava solo l'ordine di compiere il suicidio. Mi ha fatto troppa impressione il punto in cui lei si chiede in che modo glielo ordineranno. Se in modo duro, o...
Fortunatamente nulla di questo accade.
Esatto. Il momento in cui Hijikata le dice che quando arriverà l'ora di uccidersi lo saprà lei prima degli altri, ci rimanda proprio al prologo della storia, dove vediamo Takeko prendere questa terribile decisione... ma ancora non è tempo di morire.
Ha ancora qualcosa da fare.
A questo punto sono davvero curiosa di vedere come ci è arrivata a compiere un simile gesto. Come ti ho detto non sto leggendo nulla, voglio vederlo qui.
Non voglio rovinarmi la sorpresa, mi sta appassionando questo viaggio della principessa, anche se mi sta spaventando ogni tre per due.
Spero che arrivi sana e salva.

Molto dolce il futuro maritino: da una parte è contento e dall'altra terrorizzato all'idea che presto avrà una compagna con la quale condividere le pene.
Mi fa davvero tenerezza questo poverino che vorrebbe abbandonare tutto per correre da lei e accertarsi che stia bene.

Intanto Chikafusa si chiede chi potrebbe volere la morte della principessa... noi sappiamo chi e più o meno anche perché.

A volte mi dispiace che questa sia una storia vera, visto che nei romanzi di solito i cattivi vengono puniti, mentre nella realtà sono spesso loro a trionfare...

Questo racconto mi mette addosso un'ansia terribile!!
(Recensione modificata il 09/03/2018 - 02:00 am)

Recensore Master
05/03/18, ore 18:57


Ciao Lou e ben tornata!
Ho trovato veramente molto piacevole questo tuo ultimo capitolo, ma non solo, a tratti è decisamente poetico e anche struggente.
Devo dire che riesci in modo perfetto a farci sempre " sentire" come se fossero nostri, i sentimenti dei protagonisti, che lasciatelo dire hai tratteggiato in modo perfetto. Ognuno di loro è riconoscibile con la sua personalità e il suo sentire. Sono tutti molto veri. Mi sono sentita coinvolta e partecipe del loro vissuto e questa è la cosa che apprezzo di più in una storia. Ovviamente non posso non apprezzare la cura che metti nel descrivere l'era in cui si svolge la trama, con un'attenzione encomiabile ai dettagli che impreziosisce sempre più questo tuo scritto che io trovo veramente bello e maturo.
Mi è piaciuta moltissimo la scena con Hjikata che con forte delicatezza (perdona questo ossimoro ma è quello ce mi ha trasmesso, ovvero autorità, ma anche immensa dolcezza) rassicura la nostra Takeko. E che dire della sua angoscia in attesa della morte? Sei stata davvero superba!
Anche come descrivi il futuro marito di Chikako mi è piaciuto molto. Sempre molto frenato dalla sua posizione che non gli permette di essere libero, ma al contempo curioso e preoccupato per la nuova vita che dovrà affrontare con questa donna, che sembra attrarlo e respingerlo al tempo stesso.
Davvero affascinante e coinvolgente l'ultimo pezzo in cui alla meschinità delle dame di corte contrapponi la bellezza pura di Shizuka e della sua voce. Quando parlavo di poesia mi riferivo a questo pezzo.
Interessanti come sempre le tue spigolature che ogni volta mi insegnano qualcosa di muovo ed interessante.
Non preoccuparti leggerti è sempre una festa, e se devo aspettare, beh, so già che ne vale alla grande la pena!
Un abbraccione e alla prossima, che sia quando sia, io ci sarò di sicuro!

 

Recensore Master
05/03/18, ore 08:32

Ciao carissima^^
direi che questo magnifico capitolo ha ampiamente ripagato l'attesa di noi lettori.
Takeko sta imparando tante cose in questo viaggio, che da una parte è il viaggio della principessa verso il suo promesso sposo, ma dall'altra è anche un viaggio interiore di Takeko, che pian piano si confronta con le difficoltà della sua vita e delle sue scelte, imparando i diversi significati dei concetti che è sempre stata addestrata a considerare come i precetti fondamentali della sua vita.
Un concetto indiscutibile come l'onore, ad esempio, viene rivisto, modulato e adattato al mondo reale, senza che per qesto venga snaturato o privato dei suoi significati fondamentali. E giustamente, chi opera questa "correzione" è un guerriero di esperienza, che forse rivede anche se stesso nella giovane Takeko.
Come sempre un magnifico equilibrio tra azione e vissuti, e una prosa che scorre senza alcun intoppo.

Recensore Master
05/03/18, ore 07:56

Buongiorno.
In un Giappone da favola, quasi, così lontano da noi, le vite di tanti personaggi si intrecciano alla perfezione.
Cos'è l'onore? ^^
Riprendo un po' il titolo del capitolo, per cominciare a parlarne.
Per fortuna, il nostro bel ragazzone ha saputo consolare Takeko, già preda della disperazione assoluta. Al giorno d'oggi, quante persone sarebbero disposte a sacrificarsi così tanto per quel che credono? In quest'epoca e in questa ambientazione, molto ben ricostruita, l'onore forse era concepito in maniera eccessiva. Oggi probabilmente non appare neppure in modo blando.
Occhio adesso a questa fase più concitata del racconto; il viaggio prosegue, e con esso le sue insidie. Penso che coloro che hanno già tentato di compiere un deplorevole gesto siano ancora in azione, poiché... ora o mai più. Questo è uno dei momenti in cui la principessa è più vulnerabile, anche se dopo il primo tentativo fallito è logico che il livello di guardia aumenti.
Bene, benissimo, come sempre ^^ :) complimenti.
Buona giornata e a presto :)

Recensore Master
29/01/18, ore 22:30

Sono ripassata prima del previsto, complice anche un palinsesto televisivo non molto allettante; sicché, mi sono detta: perché non fai un salto a rompere le scatole a trovare Lou e a vedere come se la sta cavando Takeko?
E ho fatto bene, questo capitolo scorre come l'acqua e ci mostra tre momenti slegati, ma concatenati al tempo stesso.
Il primo, con l'annoiata principessa Chikako, futura sposa dello shogun, che ammazza il tempo e una noiosa serata di pioggia ascoltando la lettura del Genji Monogatari (ecco, la cosa divertente è che ho anch'io un episodio legato alla pioggia e al Genji, e alla pioggia all'interno del Genji, ma il mio non è certo come quello della nostra principessa): mi è piaciuta questa ragazza che andrà presto sposa. Si tratta di un matrimonio di interesse, è chiaro, così come è chiaro che Chikako non ha (forse) mai sognato il matrimonio d'amore: è una principessa, cresciuta come tale, addestrata - passami il termine - per essere all'altezza della situazione, sempre e comunque. Non può neppure permettersi il lusso di avere paura dei tuoni, lei; eppure, la paura che coglie ogni sposa colpisce anche Chikako. È conscia del fatto che la sua vita cambierà, che non sarà più la stessa cosa, che i suoi doveri diverranno altri. Isolata dal resto del mondo, una schiera di cortine e cortigiane a frapporsi come uno scudo tra la sua persona e il mondo esterno, Chikako è un po' la metafora del Giappone stesso: occorre cambiare, per continuare a vivere, anche se il cambiamento fa paura.
Takeko continua a starmi simpatica, a guadagnarsi un posticino speciale. Devi volere molto bene a questa tua creatura; lo si nota dalle piccole cose, dalla delicatezza con cui racconti della sua cotta per Hijikata (ho sentito il suo cuore balzare in gola, nemmeno fossi io, Takeko), dell'affetto che la lega a sua sorella (e della terribile promessa che lei le strappa), della nostalgia che la coglie negli alloggi per gli ospiti del palazzo imperiale. O come se le stessero facendo indossare un abito che non le si addice (come se un maschiaccio indossasse una gonna lunga, con tanto di balze di merletto, per capirci); ma lei sa obbedire, e obbedirà. E se il prezzo per quella lontananza dal suo piccolo mondo sarà incontrare alla bisogna il suo Hijikata-san, ne sarà valsa la pena.
Forse.
Forse, perché Serizawa aveva promesso di essere una solenne spina nel fianco, nel capitolo precedente, e in questo mantiene la promessa. Soffiano venti di tempesta, come se la notte di pioggia non fosse solo testuale, ma anche metatestuale.
Di questo capitolo ho amato molto la cura del lessico: la scelta della parola dagerrotipo in vece del più comune fotografia, ti è valsa un «Oh, sì!» e un pollice all'insù più che meritato. 

Recensore Master
29/01/18, ore 19:55

Eccomi qui, a commentare anche questo secondo capitolo.
Confesso che durante la lettura hanno iniziato a suonare tutta una serie di campanelli e campanellini, anche se la loro frequenza assomigliava al chiasso delle sale pachinko (hai presente una sala piena di flipper impazziti? Ecco.). Credo che quello in cui hai deciso di ambientare questa storia sia il mio periodo storico preferito, o meglio: uno dei preferiti (l'altro, è senza dubbio quello tra il periodo Nara e quello Heian, con la nascita del bakufu Kamakura).
Il Giappone moderno è un paese complicato e pieno di contraddizioni, e il Giappone della seconda metà dell'Ottocento è un microcosmo che sta ad osservare il proverbiale pettine raggiungere i proverbiali nodi, ché il potere, de facto, era in mano allo shogun, e all'imperatore la cosa non andava particolarmente a genio. L'Imperatore era poco più che un simbolo, un fantoccio, che aveva ben poco spazio e ben poco peso nella vita politica del paese. Tutto precipita con l'arrivo della nave nera del commodoro Perry e la richiesta (diciamo così) di apertura del Paese: è questo, a dare la stura ad una serie di problematiche che covano da tempo e che non chiedono altro che esplodere col più grande fracasso possibile (come se il fracasso fosse una sorte di compensazione). 
I pezzi si stanno sistemando sulla scacchiera: Eiji ha fatto il suo bravo lavoro - o, sì, ambasciator non porta pena è una verità sacrosanta che è valida a tutte le latitudini e per tutte le culture - e adesso chiede solo di pensare a sè. Mi piace molto quest'uomo, pratico e senza troppi fronzoli: è abituato ad ubbidire, lui, quindi può ritagliarsi il proprio tempo tra un incarico e l'altro, ché chi lo sa quanto gli resta ancora da vivere?
Gli ultimi due shogun Tokugawa mi ricordano Romolo Augustolo, l'ultimo imperatore d'Occidente: il primo per la giovane età, il secondo per la breve durata della sua reggenza. Sono figure tragiche, che verranno schiacciate dagli eventi più grandi di loro, pedine su di una scacchiera ben più complessa di quello che sembrava all'inizio. Si trovano a dover percorrere un cammino già tracciato, senza avere il potere di deviare dal tragitto.
Vorrei rassicurare Takeko: anche oggigiorno le donne devono correre come pazze a destra e a manca (ci servirebbe una giornata di quarantotto ore, altroché!) e che ancora oggi ci sono uomini che reputano le donne inferiori, che parlano aprendo la bocca solo per il gusto di darle fiato (spesso senza avere neppure un timbro gradevole) e che devono mostrarsi superiori a tutti i costi (ah, la tragicomica fragilità dell'ego di certi maschietti travalica il tempo e lo spazio, ahiloro.).
Il nostro Serizawa-san è bello spocchioso, com'è giusto che sia: se non è l'antagonista, il suo ruolo gli si avvicina, e di molto anche. Scommetto che la nostra cara Takeko se lo ritroverà tra i piedi ancora, e ancora, e ancora. Concludo con un sospiro sospirosissimo nei confronti di Hijikata Toshizo, accodandomi ai palpiti del cuore di Takeko; la quale saprà pure maneggiare la naginata, ma, sotto sotto, è pur sempre una donna, e quando un maschietto è bello bello in modo assurdo come Hijikata-san, è un miracolo che la nostra eroina abbia mantenuto i nervi saldi e non gli abbia fatto la doccia, col tè.
Ho un unico appunto sulla figura dei kami; nella tua nota scrivi:
Nello shintoismo sono gli antenati, verso cui si indirizzano le preghiere e le offerte. Nell’antica Roma avevamo, parimenti, i Lari.
Ora, il busillis è che i kami non sono solo gli antenati dell'Imperatore, ma gli antenati dell'Imperatore rientrano tra i kami.
Lo so, sembra uno scioglilingua, ma lo shintoismo è una religione molto vicina ai culti animisti: si venera sia una divinità (il sole, la luna, il mare, il vento, le stelle), sia gli spiriti che l'occhio umano non riesce a cogliere (quello delle risaie, quello della goccia d'acqua che cade, dell'acqua del tale ruscello o della tale fonte; molti dei quali kami si manifestano, alle volte, come fantasmi, tirando scherzi da prete ai poveri malcapitati che hanno la sventura di incappare in loro).
È vero che l'imperatore discende direttamente dal mitico Jinmu Tenno, nipote della dea Amaterasu-o-mikami (mica pizza e fichi), ed è altresì vero che per noi occidentali, abituati al sistema del pantheon greco, è complicato comprendere la linea di confine tra una personificazione della natura ed uno spirito; tuttavia, solo alcune personalità molto importanti sono assurte al livello di divinità (e calzante è il paragone con i Lari della cultura romana), un po' come Romolo divenne un dio dopo la sua morte. Gli Imperatori furono divinizzati, ma gli dei dell'antica Roma non erano le uniche divinità del pantheon (anzi!).
Diciamo che, se è vero che tutti i giapponesi onorano i propri morti, gli antenati dell'Imperatore occupano una sorta di gradino più alto all'interno della scala gerarchica dei kami (sì, esiste, così come esiste una distinzione tra i kami ultraterreni e quelli terreni, ma è meglio fermarsi qui, ché questo non vuol essere un trattato storico/religioso, quanto una precisazione utile per correggere il tiro.).
Mi affaccerò anche per il terzo capitolo, appena riuscirò a ritagliarmi un angolo di pace tutto per me; sono curiosa di conoscere quale sarà il ruolo di Takeko presso la principessa Chikako, e qualcosa mi dice che non dovrà solo pettinarle i capelli con l'olio di camelia o allietare le sue ore col suono della biwa o leggendole delle poesie. Credo proprio di no, sbaglio?
Alla prossima!!
 

Recensore Master
26/01/18, ore 13:18

Sono arrivata a lasciarti un parere più tardi di quanto avessi preventivato, ma, come si dice?, l'uomo propone e Dio dispone. Sicché, eccomi qui, tra Aizu ed Edo in un campo che profuma di sangue e morte mentre il sole sta declinando, una strada di campagna polverosa e un dojo in cui le donne apprendono l'arte della guerra.
Di questa figura storica ne so davvero poco; sono incappata in lei per caso, facendo zapping e guardando alcuni minuti di uno dei tanti documentari che popolano il palinsesto di reti come Focus e simili. Confesso di aver cambiato dopo pochi minuti, ché quel genere di prodotti punta più sull'aspetto sensazionalistico, che sulla verità scientifica.
Delle onnabugesha si parlava poco, anche in quei corsi universitari che avrebbero dovuto fornire allo studente una formazione il più possibile completa (e se ci metti che un corso monografico era proprio sui samurai, la cosa assume connotazioni grottesche!); pazienza, la vita è un continuo apprendimento, no?
Si vede che c'è un'attenta ricerca ed accuratezza storica, e della dinastia Tokugawa al suo declino, e della figura della onnabugeisha (ho fatto i compiti per i fatti miei, con buona pace del documentario di cui sopra).
Ho apprezzato il fatto che, anche in punto di morte, gli occhi di Takeko siano quelli di una ragazza, come se, avendo adempiuto al suo compito, ed oramai con solo un hic, haec, hoc di vita, lei torni all'essenziale, ad essere una ragazza, spogliata di tutti gli orpelli, i nomi e le cariche e del destino di una ragazza par suo. Come se solo in punto di morte lei potesse essere una donna - una ragazza, ché a ventun'anni, questo sei - e basta.
C'è attesa, sì, ma c'è anche il volersi gustare la luce del sole, il volere che sia quella luce l'ultimo ricordo che si fisserà nella sua mente, e non il campo insanguinato e i suoi cadaveri. Non c'è speranza - i giapponesi hanno un concetto tutto loro di speranza - né Takeko ha una visione salvifica dell'aldilà come quella di noi occidentali. Però mi piace questo volersi portare un pezzetto di questa vita con sé, la parte più pura e luminosa, che le faccia compagnia il più a lungo possibile, quasi come se potesse tenerle la mano, in attesa della prossima reincarnazione.
Èun addio, sì; ma un addio fiero e dignitoso, proprio di chi affronta il seppuku. La consapevolezza che non c'è più spazio per nulla, persino per la paura.
Questa pratica mi ha sempre lasciata con un senso di terrore: la comprendo, nell'ottica del popolo che l'ha concepita, e se da un lato ci vuole coraggio per squarciarsi il ventre seguendo il corretto movimento (quello da te descritto), il primo a morire avrà almeno il conforto, chiamiamolo così, del taglio della testa; ma chi taglia la testa, la persona a cui viene conferito questo onore, non avrà chi farà lo stesso nei suoi confronti, sicché a quale morte atroce e dolorosa sarà condannata la sorella di Takeko, che non potrà godere del kaishaku?

Immergiamoci in questa storia.
Di solito, i racconti storici non mi attirano, ché si tende ad appiccicare un'etichetta senza calarsi davvero in un contesto storico, nelle sue luci, nelle sue ombre, e nella filosofia che ne ha permeato il ritmo, le scelte e le contraddizioni. Si trasla la nostra realtà in un contesto completamente diverso, nel tempo e nello spazio alieno, potremmo dire.
Invece, qui sembra proprio di leggere uno scorcio di quel periodo burrascoso che portò all'apertura del Giappone e alla morte del feudalesimo. Dove ci porterà la tua penna, ce lo preannunci all'inizio, ma sarà interessante vedere in che modo si arriverà a questo finale.

Ho un dubbio. Premesso che appartengo alla vecchia scuola che vuole che i termini stranieri siano in corsivo sempre e comunque, anche dopo la loro prima apparizione, quando Ito Eiji galoppa come un forsennato per recapitare il suo messaggio, scrivi:

Pazienza se al suo povero cavallo potesse scoppiare il cuore.

E non credi che, al posto di quel potesse, ci stia meglio un sarebbe scoppiato o, meglio ancora, un sarebbe potuto scoppiare il cuore? Prendilo per quello che è, un consiglio che in nulla pregiudica la fluidità di questa storia.

Al prossimo capitolo.
Quando, non lo so, ché il tempo è sempre più tiranno, ma mi impiccerò ancora. Stanne certa.