Ciao, capito qui per caso e mi è sembrato doveroso lasciare un commento a questa bellissima metafora.
Mi piace come hai reso il titolo della drabble parte integrante del testo, poiché il soggetto è espresso solo lì e tu apri il testo con il verbo. Sembra quasi che le tue parole, così dure e piene di rabbia, possano essere indirizzate solo verso una cosa sola che il lettore già conosce. Mi piace come la zucca - frutto grande, polposo, profumato, naturale - rappresenti un amore fatto di carne, di sentimenti, di un gusto che sa di vita, e come questo amore venga distrutto dalla vicinanza con queste creature che ne cambiano non solo l'interno ma anche il guscio, rendendolo di metallo - freddo e duro, così come è quell'amore che loro pensano di provare - riempiendolo invece con tantissime altre facce che di affetto hanno solo la perfida maschera. Si crea quindi questo legame tra le due persone - l'ospite e i suoi coinquilini - malato e autodistruttivo, da cui sconfitto esce colui che si è lasciato manipolare.
Quello che accade alla fine è che l'invasore se ne va a cercare nuova carne da spolpare mentre la "sua" nuova creatura diventa un mostro, vuoto dentro e non più in grado di godere della sensibilità verso la vita se lasciato solo. La morte dell'anima e della dignità di una persona sono i mali peggiori che possono colpire qualcuno: lo cambiano per sempre e lo rendono, molto spesso, il riflesso sbiadito di quel male subito.
Mi piace, però, l'amara forza che metti nel finale: non dimentichi il male e i suoi effetti - quelli ormai ci sono e restano - ma mostri come il mostro che crea un mostro è comunque il mostro peggiore(scusa il gioco di parole). Un livido può essere guarito, ma non si può guarire colui che lo provoca.
La tua drabble si presta a così tante situazioni e così tante chiavi di lettura che personalmente preferisco semplicemente perdermi nel concetto base, ovvero che l'amore malato corrode tutto, ma non può estirpare la forza della speranza e della volontà.
A presto! |