Ottava Classificata
Angelo fraterno
di harriet;-)
Grammatica: 13.65/15
Il testo è curato, in quanto a errori grammaticali direi ne è quasi completamente priva. Ho notato però l’abitudine a non segnare i vari incisi o vocativi, o comunque casi in cui servivano delle virgole per chiarire il senso della frase.
Di seguito, gli errori che ho trovato:
poggiò i pugni sulla scrivania in faggio nello studio paterno → -0.3 “Nello” è sintatticamente scorretto, credo. “Nello studio paterno” mi par di capire che sia correlato a “scrivania”, quindi è corretto dire “dello studio paterno” perché chiarisce su quale scrivania lui poggiò i pugni.
poi la tua risata cristallina ed allegra → In altre circostante la ʻdʼ eufonica davanti a vocali differenti l’avrei considerata errore, ma credo che qui si addica al tono solenne. Inoltre credo di poterla imputare allo stile di una lettera, e quindi non sottraggo punti, ma mi sembrava giusto segnalarla.
Le ricordo sai le loro cattiverie gratuite → -0.8 Di seguito, ti ho segnato anche gli altri casi simili, dove ti dimentichi di segnalare con le virgole gli incisi. Se provi a leggere, e in alcuni casi l’effetto è più marcato, ti accorgerai che la mancanza di punteggiatura toglie intonazione allo scritto.
Già sarei dovuto essere io ad avvolgerti il mio braccio sulle spalle con fare protettivo → Una virgola dopo ʻgiàʼ
Siamo due opposti è vero ma gli opposti non potrebbero stare al mondo uno contro l’altro. → Inciso per ʻè veroʼ
Lo sai quanto bene ti voglia → -0.25 “ti voglio”.
Sì perché sto letteralmente per darti la mia vita → Una virgola dopo ʻsìʼ
Aveva paura, era disperato certo ma avvertiva anche un sollievo nuovo → Inciso per ʻcertoʼ
Stile: 15/20
Seppure il testo breve non mi abbia dato modo di analizzare in più sfaccettature e con profondità il tuo stile, posso dire di averlo trovato piacevole. Ho avuto un assaggio di alcune similitudini usate nel modo corretto, che riescono a dare sostanza e definizione al personaggio e alle emozioni che prova in quel momento. Tuttavia il brano in sé presenta alcune mancanze che mi hanno fatto riflettere un po’; inoltre hai fatto delle scelte che non sempre ho capito o che ho trovato approfondite.
L’uso di due narratori è stata una scelta particolare, soprattutto perché il brano è pressappoco composto solo dalla lettera, e quindi da una lettura guidata dal narratore in prima persona. Ho trovato povero il narratore in terza persona, ben usato ma poco sfruttato, e questo fa perdere il senso dell’uso del doppio narratore. Considerando la lunghezza del brano e il contenuto della lettera, diventa quasi superfluo il narratore in terza persona, che nulla dice e poco fa se non creare l’atmosfera che pervade il personaggio al momento in cui scrive.
La punteggiatura nel complesso è usata in modo corretto, ma ha qualche pecca. Abusi moltissimo dei punti esclamativi, secondo me ne adoperi alcuni in maniera inappropriata, conferendo alla lettura una costante intonazione acuta, che rende il tutto molto eccentrico. Se leggi ad alta voce la lettera, ti accorgerai che la punteggiatura così forte ti porta a intonare eccessivamente con troppo slancio, e il tutto perde d’importanza, si perde il tono greve e forte, diventa quasi comico nel punto in cui scrivi “pistacchio per me, fragola per te!”. Il mancato utilizzo della virgola ha intaccato anche lo stile inoltre, perché quelle frasi sopra indicate alla voce “Grammatica” portano a leggere il testo in maniera incolore, facendogli di incisività.
Non ci sono dialoghi, ma c’è un lungo monologo/lettera che occupa l’intero corpo del brano. Il tono composto e l’uso di termini particolari, come “maschia”, le immagini suggestive come quella del tramonto e le descrizioni fatte con personalità che caratterizzano la prima parte si scontrano con il lessico della parte centrale e soprattutto del finale, dove ho notato qualche ripetizione e un cambio di impostazione del linguaggio che mal si addice al resto. Tutto questo ha reso difficile dare una collocazione sociale al personaggio e una caratterizzazione definita al tono narrativo. La lettera sembra spezzata, all’inizio formale, quasi a esprimere un certo rango sociale, con termine e costrutti altisonanti ma piacevoli; e la seconda parte dove la commistione di punteggiatura e lessico rende il tutto troppo semplice e frettoloso, soprattutto nel finale dove si perde completamente la raffinatezza dello stile. Per il resto ho trovato una padronanza del linguaggio e un lessico puntuale e abbastanza vario, anche se, ripeto, ho notato, anche se a distanza all’interno del testo, la ripetizione di alcuni vocaboli o espressioni.
Passando alle tematiche, infine, direi che importante sia quella del “suicidio” e della “malattia”, correlate tra loro. Se la seconda è presa di petto, non viene approfondita di per sé ma da essa si dipana tutto il dolore e la drammaticità che il personaggio imprime alla lettera, la prima è quasi sussurrata e si fa più concreta andando avanti nella lettura. Più che affrontarla, il testo la sottintende come finale di quella lunga lettera. Porti il lettore a questa decisione guidandolo attraverso viali di fratellanza, dolore, alberandolo di ricordi e particolari che hanno segnato la crescita dei due fratelli. È stato un tocco leggero, che comunque ha reso protagonista tale argomento. Ho trovato che tu lo abbia appena saggiato, ma la delicatezza con cui ti sei affacciata l’ho apprezzata molto.
Originalità, Ambientazione e Trama: 9/15
Quando parlo di originalità non vado alla ricerca di idee nuove e imparagonabili ad altre, ma cerco la personalità che le renda Storie con la “s” maiuscola, le renda vive e concrete: è come dare un nome a una persona, quel nome e quel carattere lì, con annessi e connessi, la rendono unica.
La personalità in questa storia c’è ma allo stato grezzo; senza approfondimento, il testo è piacevole ma scevro di particolari solidi che lo fanno spiccare. È uno spezzato di vita che cerca di riassumere in un unico blocco antefatto, contesto e personaggi.
L’ambientazione è pressoché limitata al luogo in cui si trova il personaggio, e anch’esso comunque risulta caratterizzato da pochissimi elementi. Non è dato sapere il luogo o il periodo in cui la storia è ambientata, e leggendo si ha come l’impressione che il mondo inizia e finisca dentro quello studio. Anche le percezioni del luogo oltre la finestra e gli ospedali in cui fa la spola il fratello sono meri luoghi troppo lontani da poter acquisire peso nella narrazione. Questo perché si tratta di un racconto nel racconto: la vicenda è presentata attraverso le parole scritte in una lettera e la storia e i personaggi presentati non diventano mai protagonisti della scena.
La trama è sviluppata quasi tutta in regressione, tutta concentrata nei ricordi del personaggio, che sono importanti ma non il fulcro principale. Inizia “in medias res”, con un incipit stimolante per il lettore, ben costruito, ma che sfuma molto velocemente per passare subito al corpo della lettera. Questo non ti permette di creare sufficiente atmosfera, né di caratterizzare l’ambientazione in modo completo.
Lo sviluppo è ciò che più avvicina il lettore al personaggio, dà informazioni attraverso i ricordi, e in questo modo viene spiegata in maniera essenziale la dinamica dei fatti. Questo però non lo penalizza, perché al contrario dell’incipit e del finale hai saputo ponderare bene le informazioni e dai quante informazioni bastano per conoscere i due fratelli e dare uno scorcio addirittura dei genitori. Considerata la scelta di un testo breve, ho trovato lo sviluppo molto esauriente. Inoltre ho apprezzato la scelta di partire dall’inizio per ripercorrere poi la loro vita fino al motivo di tale scena.
Il finale, però, ha una chiusura affrettata, priva di pathos. Era una conseguenza deducibile dal resto, ma che avrebbe comunque essere carica di emozioni e parole struggenti. Invece si consuma nella semplicità.
Per quanto riguarda, infine, i generi che hai deciso di trattare – angst, drammatico, introspettivo – ho trovato l’ultimo padrone del testo ma poco protagonista nel finale, dove avrebbe dovuto toccare l’apice. Il drammatico è stato lo sfondo di tutto il testo, invece, tratto in maniera pulita, senza colpi di scena o di tono. Per quanto riguarda l’angst mi hai un po’ diviso. Con “angst” s’intende un blocco, un’indecisione psicologica che provoca paura, angoscia e/o furia. In questa storia più che vedere questo genere protagonista, ne vediamo la conseguenza, quando Andrea ha già superato il momento d’impasse e ha preso la sua decisione, liberandosi dal suo dilemma.
Titolo, Introduzione e impaginazione: 5.5/10
Il titolo è davvero semplice, poco originale, e a trovarlo in mezzo al mare di altri titoli sarebbe anonimo. Sicuramente attinente, credo che non abbia la capacità d’incattivirsi il lettore, e poco riesce ad aiutare l’introduzione, davvero scarna. Questa è d’effetto sicuramente, con frasi brevi ma che rimangono sospese nel vuoto: mancano i punti guida che direbbero al lettore se tale letture potesse interessargli o meno. Ancora una volta dice tutto e nulla.
Infine, l’impaginazione è basilare, priva dei rientri nei capoversi e testo dispersivo nella pagina. Sconsiglio l’uso di spazi tra i vari paragrafi, ed è sempre molto elegante segnalare il capoverso con un rientro. Il testo giustificato, però, rende il tutto abbastanza pulito.
Caratterizzazione dei personaggi: 16/20
Non ritengo personaggi principali i due genitori, visto il tema centrale che verte sull’amore fraterno, ma ho apprezzato lo schizzo che ne dai di entrambi perché ti aiutano a dare spessore al passato e quindi al background dei personaggi. Sono personaggi marginali che comunque hanno avuto la loro parte. A proposito del padre posso dire che hai fatto un ottimo lavoro, perché gli hai dati abbastanza sfumature e contrasti da renderlo conoscibile dal lettore. Il ricordo che conserva di lui il protagonista lo dipinge come un uomo dalla tempra forte, che si dedica al duro lavoro ma che si prodiga per la famiglia. Un uomo che si mostra severo e brontolone, ma che si scioglie per i figli e ha il sapore addosso di quelle caramelle che dispensava loro.
La madre, rispetto a lui invece, mi è parsa molto sottotono, diciamo che è passata più in sordina. Ne dai un’immagine quasi più distaccata, come se l’attenzione che il protagonista conserva per il padre dimostri più attaccamento e complicità con lui che con la figura materna. La madre appare come una figura distante, dai modi più espressivi ed estroversi per certi versi, ma manca di un qualcosa che chiarisca meglio la sua influenza sui due fratelli.
Infine il lavoro fatto con i due protagonisti. Una cosa che ho notato è che non riveli il nome del fratello malato: questo me lo fa percepire meno reale in questo caso. Credo che sia giusto, e renda molto in quanto ad affetto, che Andrea lo chiami più volte “fratello”, ma credo anche che scriverne il nome nella lettera, far assaporare all’inchiostro le sillabe di quel nome, avrebbe dato più forza e passione alle parole di Andrea e al suo spirito di sacrificio, come se lo avesse avuto davanti per tutto il tempo. Invocare il suo nome avrebbe esaltato la sua caratterizzazione. Altra cosa che ho notato che ho manca la descrizione fisica del fratello minore. Manca l’effetto visivo, quello che avrebbe reso più evidente l’evoluzione della malattia, come un tarlo che se lo mangia da dentro. Immagino il fratellino di corporatura più muscolosa e prestante visto che lo difendeva, ma comunque mi manca questa parte della sua caratterizzazione. Ho apprezzato invece che di entrambi aggiungi piccoli dettagli, come il gusto dei gelati o il cipiglio eroico di lui e Andrea che gli insegna ad allacciarsi le stringhe delle scarpe.
Andrea, infine, è quello che emerge maggiormente e che ha la caratterizzazione più completa e profonda. Posso vederlo alto e sottile come un giunco, fragile, timido, impaurito, sempre il più debole. E il carattere e il suo atteggiamento, ma anche le sue emozioni emergono perfettamente dalla lettera. Hai fatto anche un buon lavoro con i tratti psicologici che lo riguardano: il suo essere il fratello maggiore ma non avere il coraggio e il corpo adatto per impersonare appieno questo ruolo; la sua sofferenza, la sua paura. E il tutto si risolve in questo gesto estremo che lo riscatta da tutto e che esprime tutto il suo attaccamento al fratello minore.
Gradimento personale: 3.5/5
Ad una prima lettura, ho trovato questo amore fraterno coinvolgente e pieno di emozioni. Mi sono piaciute moltissimo alcune immagine e l’arricchimento che fai con i ricordi. La tematica e il gesto che compie Andrea per amore del fratello mi hanno preso a tal punto da non farmi notare le pecche. Ma già dalla seconda lettura, ho riscontrato quei “difetti” (e gli chiamo così in maniera molto arbitrale, perché comunque questo è e rimane solo il mio parere) che rendono questa storia uno spunto bello e interessante ma che ha bisogno di corpo e sostanza per solidificarsi. Le parti iniziali e finali sono belle ma brevi e fanno sentire la mancanza di qualcosa; mentre il finale è davvero frettoloso ed è privo di quello struggimento e di quella bellezza che mi ha colpito della prima metà del testo. Credo che a penalizzare tanto il tutto sia la commistione tra brevità e storia originale. Quando hai già un mondo di base di un fandom, è più facile essere incisivi, far capire al lettore contesto e personaggi con poche parole, perché si presume che il lettore li conosca già e quindi gli bastano pochi indizi e una buona penna per risentire quell’atmosfera e quei personaggi vicini. Nel tuo caso invece abbiamo un contesto e dei personaggi che il lettore deve conoscere, con cui deve famigliarizzare, e credo che l’errore sia stato lasciare così tanto alla deduzione del lettore, che capisce ma avverte il tutto in maniera molto veloce, sfuggente.
Detto questo, ho davvero empatizzato molto con Andrea, con quel dolore di fratello maggiore, con l’impotenza infantile di non essere lui a guidare il fratello, così forte, così indipendente, così vicino e allo stesso tempo lontano da lui e dalla sua natura. Diversi ma affini. E poi con il suo dolore finale, quello dell’impotenza dell’adulto, di chi davanti alla debolezza dell’altro non riesce a fare quello che il primo ha fatto per lui al suo tempo. Il gesto disperato, di chi cerca il riscatto ma anche di chi soffre troppo per poter stare con le mani in mano, ha avuto la capacità di ricordarmi quanto forte è l’amore fraterno.
Punto Categoria: 2.5/5
Per quanto riguarda la traccia principale della categoria, ovvero “una confessione che cambierà le sorti della trama” implicava che tu mi mostrassi sia il prima sia il dopo, mentre dalla tua storia contesto di partenza e conseguenza della confessione sono solo intuibili e deducibili, e comunque mancano tutta una serie di elementi che ti avrebbero permesso di soddisfare la categoria.
I punti focali poi sono lasciati all’immaginazione del lettore e non sono esposti nel testo.
Lo stesso vale per la morte di un personaggio importante ai fini della sstoria: la morte di Andrea è in divenire, credo di poterla definire post storia e quindi anche qui manca lo sviluppo corretto della richiesta.
Punteggio: 65.15/90 |