Recensioni per
Quando cantano le spade
di Francine
La storia è davvero interessante, benché non sia arrivata al momento clou della narrazione, si intuiscono e cominciano a svelarsi i vari pezzi del mosaico. Personalmente sono molto affascinata dal tuo modo scrivere, mi piace come dai un taglio più introspettivo ai vari personaggi e come integri il Cavaliere del Capricorno in un contesto più umano (nei primi capitoli quando è coinvolto nella festa e il suo rapporto contraddittorio con la cittadina e i suoi abitanti). Mi piace come sviluppi la crescita del Cavaliere partendo dagli insegnamenti del maestro ma anche il fatto che tu abbia voluto (per ora almeno) variare dalla solita trama sulla notte degli inganni. La carne sul fuoco è molta e ci sono molti buoni propositi, spero che non abbandoni il tutto perché penso possa venire fuori una bella storia e, anche se va sviluppata con molta pazienza e costruzione, ho un buon presentimento che realizzerai una fra le più avvincenti e riuscite storie del fandom. A presto (spero XD). |
Io mi sono commossa quando ho capito che era Ponto il protagonista di questo capitolo, perché per un'appassionata di mitologia come me vedere che tutti tornarno e hanno un loro posticino mi ha scaldato il cuore. |
Il donzello riporta alla polvere i due innamorati, e un po' mi dispiace, perché la loro tragedia è quanto di più comprensibile esista - una felicità negata, un amore violato e soffocato troppo presto. |
Bentornata, mia cara! L'ethos del paguro è sacrosanto e non potrà mai essere oggetto di biasimo, almeno da parte mia. Dunque, dato che la spiaggia è aperta e c'è la brezza, torno anch'io a visitarti per questi lidi. |
Carissima, stasera ti scrivo col cuore pesante, anzi pesantissimo, perché questo capitolo è un meraviglioso macigno che ti si pianta proprio alla bocca dello stomaco - sede ufficiosa ma comprovata dei più nobili ed essenziali sentimenti umani. Ti scrivo col cuore pesante e con poche parole, perché le parole mi mancano: sono troppo impegnata a sentire - il che mi capita molto molto raramente, chapeau à toi! - e non credo ci siano parole da aggiungere. Sono stata risucchiata da questa successione quasi vertiginose di immagini, fulgide come dipinti circondati da quel "Buio", d'una tragedia passata - e che tragedia! ha tutti gli elementi d'obbligo, i tempi, la sfiga, la solennità del dolore, della tragedia! Come non provare simpatia per la nobiltà decaduta di Diego (ok, io ho i miei preconcetti positivi a riguardo, ma credo valga in generale) ed un profondo rispetto per Isabel che si fa stringere le trecce, di più e di più? Meraviglioso, assolutamente meraviglioso, questo dramma degli amanti, questo tuffo in un passato frammentato, per spezzoni, che ti si imprimono a fuoco negli occhi e s'infilano sotto la pelle. È un racconto potente e la tua scelta stilistica assolutamente perfetta lo fa solo risaltare ulteriormente, al punto che tornare a Ruy, al ricordo di Javier, e poi al presente è quasi spiazzante - e deve esserlo. |
Io mi sono sciolta in lacrime per Isabel e Diego - una tragedia, signori, una vera tragedia. |
Che figata, CHE FIGATA. *_______* |
Io già parto coi miei pregiudizi positivi e il mio affetto ormai consolidato per quasi tutti, qui dentro; ma se mi ritiri fuori Mann con tanta disinvoltura, capisci bene che stai sparando sulla Croce Rossa! |
Adoro questo capitolo. Lo. Adoro. |
Sono già sta imbacuccata, che il clima quassù temo sia altrettanto impietoso. Mi armo di tè e copertina - just in case - e sono pronta a seguire i latinissimi Hernán e Gregorio - il quale si becca pure un po' di punti simpatia perché sono in fase Pampa. Shura, spaventapasseri allampanato coi capelli ribelli e gli occhi affilati, con quella sua sciarpa messa distrattamente, mi ha fatto una tenerezza, ma una tenerezza che non ti dico. Il fatto ch'io resti ancora consapevole che il ragazzo potrebbe affettarmi con la punta del mignolo nel caso mi venissero smanie inappropriate di andare a coccolarmelo, mi lascia ben sperare che non siano le prime avvisaglie d'istinto materno. Ah, il passo di lumaca dei trenini di provincia - soprattutto se suddetta provincia s'incespica su per le montagne - è una straziante realtà ancora nell Anno Domini 2017; dunque nutro empatia per il viaggio dei messi e della cara capretta, anche se, a onor del vero, probabilmente i treni di provincia, nell' Anno domini 1979 e in quello 2017 sono esattamente gli stessi - numericamente, materialmente, individualmente, con tutte le specificazioni aristoteliche o pseudo tali per dire che so' proprio gli stessi identici treni. Mi piace immensamente come hai dipinto Teurel invasa dal supernaturale: una città fantasma e un paesaggio da incubo, con tanto di Dalì e García Lorca ad evocarci un dipinto e a dare uno spessore lirico e disperato a questo paesaggio. E, soprattutto, mi piace la continuità, nel mondo fuori, con gli incubi che infestavano il mondo interiore di Shura nello scorso capitolo. Col vantaggio che i mostri nel mondo fuori si possono combattere e uccidere molto più facilmente. Il problema da risolvere m'intriga: a parte la curiosità di vedere come il buon Shura se la sbrigherà, muoio dalla voglia di sapere perché gli Amanti si siano destati e perché ci sia questo roseto senziente e molesto - understatement! Ha senso che Shura, il Santo del luogo o quasi, sia stato mandato a sbrogliare la faccenda. Fra i morti che decidono d'alzarsi e andare a fare quattro passi, e delle rose che fanno un po' di testa loro, forse davvero Maskuzzo e Dite avrebbero avuto almeno qualche prerequisito di base in più per dare manforte. Ha però ancora più senso che il Santuario non mandi mica tre Cavalieri d'Oro su per i monti per risolvere una questione del genere; e dunque mi sono goduta tanto che gli altri due dell'Avemaria siano evocati nei pensieri del nostro. Ed ho sorriso molto alle due versioni della storia della coppia rapita - quella romantica della Guardia Civil; e quella realistica, in cui due poveracci con la macchina in panne si ritrovano appiedati in culo ai lupi, come si suol dire, stramaledicendo ogni ciottolo. XD Epperò, epperò... il climax e il momento di gloria indiscussi di questo capitolo, per me, sono il caro Ruy che inizia a prendere a capocciate il muro con la carta da parati improbabile: è un gesto che mi sono sempre immaginata come adatto a Shura, mi ha fatto sorridere, mi ha fatto sciogliere e mi ha anche fatto lanciare un paio di gridolini (very undignified, come direbbero Rhadamanthys e mia nonna) d'apprezzamento. Sì, sì, sì! Di qui in poi, Ruy ha tutto il mio amore indiscusso. E chiudo con un'ultima nota d'apprezzamento ed una curiosità sul clang dell'armatura, le cui giunture vanno fatte stringere. Mi piace come le armature, chez toi, siano cose che vadano curate manualmente, praticamente, vadano strette, ripulite, lucidate: sono oggetti straordinari e quotidiani - deliziosamente quotidiani - a un tempo. E qui la mia curiosità: se le giunture vanno fatte stringere, immagino che in generale l'armatura vada adattata al corpo di chi la porta, un po' come un abito di sartoria. Posso figurarmi come funzioni con delle modifiche minori, quali appunto una giuntura da stringere qua ed una là; ma come ha funzionato con gli adattamenti più sostanziali come - che so - il cambiamento di taglia che può esserci tra un ragazzino di sei o dieci anni ed un ragazzotto di sedici o venti? P.S. Mi piace tanto tanto tanto quel "fole"! |
Oh, ma che bella sorpresa questo aggiornamento! |
Sto via una decina di giorni e mi ritrovo indietro su tutto - o almeno più indietro su tutto di quanto non sia di solito... E, dato che anche oggi la voglia di lavorare si è data alla macchia e che sono d'umore spagnoleggiante (mi sono divorata i due terzi di quella raccolta sudamericana), proviamo a rimediare venendo a trovare il buon Shura da te. |
E io arrivo qui, stanca morta per il trasloco, e mi vedo tutto questo bendìdìo sulla tavola di Don Julio, con tanto di arrosto e zuppa di patate E NO, EH, che io qui ho un misero polletto con carciofi e limone. |
Don Julio ha un che di Fra' Cristoforo, e basterebbe questo per renderlo caro al mio cuoricino di lettrice. E Lupe, la perpetua che tutte vorremmo - e le sue patate al forno mi facevano voglia anche attraverso lo schermo. Che donna, che donna. <3 |
Di pancia, proprio, mi è uscito un mo soccia, che bello. |