Recensioni per
Meditazioni sul caso Katie Bell
di EsterElle

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
14/11/21, ore 21:25

Contest "Come to the dark side? Ehm..."

Primo classificato parimerito
EsterElle - Meditazioni sul caso Katie Bell

Storia vincitrice del premio Lord Voldemort perché la caduta di Daphne nel baratro dell’Oscurità è notevole e costruita magistralmente


Grammatica 10/10


La grammatica è perfetta e non mi sarei aspettata altro dopo tutti i contest a cui hai iscritto la storia sulla quale hai lavorato e rilavorato fino a renderla un gioiellino. Complimenti. Passo a dilungarmi sullo stile perché qui non ho molto da aggiungere.


Stile 10/10


Lasciami dire che ho adorato lo stile. Ti confesso che il titolo mi ha intrigato subito ed ero molto curiosa di leggere la storia, ma che per un po’ ho rinviato pensando “che palle, una storia su Draco”, e invece mi sono dovuta ricredere. Ho adorato la struttura narrativa con i diversi piani, passato e presente, enfatizzata anche dal cambio di font, da separazioni grafiche dei paragrafi, e da una narrazione completamente diversa: discorsiva in quella che pensiamo essere un memoriale e scopriamo essere un’intervista/confessione e più descrittiva/narrativa nei ricordi del passato.


Questa scelta ci permette non solo di vivere le vicende che segnano il grande amore di Daphne, ma anche la sua evoluzione o, meglio, la sua mancata evoluzione e ci offrono una vista retroattiva del passato che è assolutamente interessante perché dà profondità al personaggio senza inserire spiegoni, flashback o digressioni troppo lunghe. Tra l’altro, la tua penna è molto scorrevole e la lettura è un’esperienza fluida ed immersiva molto piacevole.





Gestione dei personaggi 10/10


Hai gestito tutti i personaggi molto bene e li hai descritti in modo conforme al canone, almeno per quelli che conosciamo come Draco e Pansy. Draco, in particolare, mi è piaciuto perché è un vigliacco fino alla fine, un opportunista e un voltafaccia che è assolutamente coerente con le informazioni che abbiamo. La narrazione si ferma in un momento che non è coperto dai libri, quello del matrimonio tra Draco e Astoria e sappiamo dal canone che lui sceglie Astoria per via delle sue posizioni più moderate nei confronti dei Purosangue, a differenza di Lucius e Narcissa che non hanno mai rinnegato i vecchi ideali. Ora, ho adorato che quello che solitamente consideriamo come l’arco di redenzione di Draco Malfoy sia stato letto da Daphne come una vigliaccata.


Sono partita da Draco e dal suo arco di redenzione perché fa da contraltare in modo meraviglioso a Daphne che, invece, rimane immobile nelle sue convinzioni politiche, incapace di accettare la sconfitta, di evolvere e superare quell’amore adolescenziale. È come se rimanesse imprigionata nel suo ruolo di sedicenne mentre il resto del mondo va avanti e vuole solo dimenticare. Abbiamo visto una cosa del genere in personaggi come Sirius e Severus a livello canonico, ma se pensiamo a Lucius e alla sua incapacità di rivedere i propri ideali alla luce della sconfitta abbiamo un altro esempio.


Il colpo di scena finale, la notizia dell’omicidio di Katie Bell, lascia il lettore sorpreso perché conferma che non c’è speranza per Daphne, che nemmeno lo shock di Draco che sposa Astoria proprio perché è diversa e le dimostra che la gente va avanti, cresce e che un amore adolescenziale merita di essere lasciato andare, rende evidente la differenza etica, psicologica ed evolutiva dei due personaggi. Se Draco è cresciuto, Daphne continua ad essere immatura e reagisce con rabbia e immaturità scatenando la sua ira nei confronti di chi, a suo dire, ha dato origine al cambiamento di Draco, ovvero Katie Bell.


Non ci hai mostrato l’omicidio, non ce n’è stato bisogno ai fini narrativi perché l’evoluzione/involuzione del personaggio era chiarissima e una simile scena non avrebbe aggiunto nulla, anzi, avrebbe finito per giustificare con la rabbia, l’impeto, il raptus una deriva ossessiva che in realtà è molto lucida.


Insomma, complimenti per come hai gestito i personaggi!





Gestione del lato oscuro 10/10


Hai gestito molto bene anche il lato oscuro e il modo in cui i pensieri ossessivi nascano in Daphne. Hai scelto di inserire la voce narrante principale in un contesto – Azkaban – e in un momento in cui è costretta a fare i conti con le proprie azioni e riguardare al passato con il senno del poi. Questo continuo controcanto tra la Daphne adolescente e quella adulta ci aiuta e ci guida nella discesa di Daphne all’interno del proprio lato oscuro. C’è una discesa politica, con l’adesione agli ideali dei Purosangue, la rivendicazione del nome materno, i Lestrange, la ricerca del compagno adatto, Draco, e poi un’ossessione che non è solo politica, una fantasia che non è solo un’infatuazione. Hai descritto un amore malato che si rifiuta di leggere l’anima vera dell’altra persona, che non vede il turbamento di Draco, o meglio, lo vede ma lo legge secondo le proprie lenti deformate. Imputa la paura al timore di non essere all’altezza e l’accettazione della sconfitta alla codardia, dimostrando di non amare Draco, ma solo il Draco che ha in mente lei. Il confronto al matrimonio potrebbe sembrare superfluo, ma in realtà è utile per uscire dalla mente di Daphne e vedere com’è cambiato il mondo intorno a lei, sottolineando, se mai ce ne fosse bisogno, la sua incapacità di evolvere. Di fronte l’incapacità di evolvere, Daphne poteva fermarsi, essere una protagonista sconfitta, poteva anche prendere la sconfitta di Draco come l’occasione per crescere e affrancarsi da un amore che non era più in sintonia con lei. Invece, Daphne abbraccia il suo lato oscuro, si lascia assorbire dalle sue ossessioni e scende nell’abisso dell’oscurità arrivando ad uccidere Katie Bell, assunta a capro espiatorio della tragedia della sua vita.


Complimenti!


Totale 40/40

Recensore Master
09/11/19, ore 23:54

Hai pubblicato questa storia più di due anni fa, e devi sapere che mi riprometto da tempo immemore di leggerla. È rimasta lì, nella lista delle storie da recensire, in attesa che io le dedicassi attenzione. Ci sono stati momenti in cui avrei avuto tempo da dedicarle, ma ho rimandato. Non ricordo più dove lessi che ogni racconto ha il suo tempo e che l'istinto ci conduce da lui quando quel tempo è arrivato.
Ecco, avrò scritto mille volte tempo per dire che, alla fine, l'ho letta.
Non so davvero cosa scriverti in questa recensione e finisco col fare infiniti giri di parole, perché mi ha scossa questa tua storia, scossa e turbata ed emozionata. Non mi capita spesso di dover trattenere le lacrime leggendo – ad oggi sono ancora solo due i libri che mi hanno costretta in lacrime –, ma le tue parole sono riuscite ad arrivare dritte alla mia emotività, a farla vacillare, a farmi sentire addosso tutto il peso di una vita mai vissuta, di un amore sbagliato, di scelte tragiche, di una protagonista che si racconta con una lucidità folle e spiazzante. Daphne Greengrass, la tua Daphne, è così vera che mi è parso vederla agitarsi tra le righe, far vibrare ogni singola memoria e parola, esistere al di là dell'arco narrativo.
Vorrei lodare tutto di questa storia, ma temo di essere a corto i quella lucidità utile a recensire in maniera ordinata. Ci provo.
Iniziamo dal titolo, che ho trovato geniale dalla prima volta che l'ho letto; è geniale perché lo leggi, leggi lo specchietto introduttivo, leggi i personaggi del racconto e ti chiedi subito cosa c'entri Katie Bell – ti chiedi anche se esista un caso Katie Bell! – e perché Daphne o Draco, oppure entrambi, dovrebbero meditare su di lei. Insomma, cosa c'entrano questi due Serpeverde con Katie Bell, la ragazza che si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato? A fine lettura capisci che c'entra eccome, che lei è in effetti un caso, un destino che ha segnato irreparabilmente la vita di Daphne, mentre ha paradossalmente salvato quella di Draco – perché chissà, in effetti, cosa sarebbe potuto accadere nella mente del sedicenne Draco Malfoy se il suo colpo fosse andato a segno: rimorsi e sensi di colpa all'ennesima potenza o, come crede Daphne, via remore e paure?
Arriviamo alla struttura della trama, fantastica. Sino alla fine è impossibile immaginare che Daphne si stia in realtà confessando a un giornalista, che addirittura sia rinchiusa ad Azkaban. Quando ho letto quel Scusi, riprendo con il racconto ho capito che la tua non era una semplice storia narrata in prima persona e mi sono chiesta a chi potesse rivolgersi la protagonista. Mi sono chiesta se fosse un altro inganno e si trattasse di un lei rivolto al lettore, la parete abbattuta tra finzione e realtà; ma ho scartato questa ipotesi e ti confesso che ho creduto che lei parlasse a un medimago, una sorta di psicologo dei maghi. Invece no! Una scoperta che ha arricchito l'intera trama e concluso il racconto con un colpo di scena sì audace, ma inaspettato e in fondo coerente alla follia che nutre la vita intera di Daphne.
Ciò che mi ha colpita di più, però, è proprio l'amore disperato e folle della protagonista. Quel suo credere di essere interessata alla gloria di Draco e capire invece di esserne innamorata, di volere lui con tutte le sue debolezze, anche nel decadimento e nella disgrazia. È una storia d'amore crudele, senza sentimentalismi, un qualcosa che forse sarebbe potuto divenire sano e giusto, che avrebbe potuto dare gioia a entrambi, se solo lei fosse andata avanti e lui avesse avuto il coraggio di guardarsi dentro e affrontare i demoni propri e di Daphne. Ma Draco, come lo stesso racconto non manca di sottolineare, è un codardo, lo è sino alla fine, quando sceglie Asteria – bella, innocente, di un altro mondo – e non dà neanche una possibilità a un rapporto che lo ha tenuto in vita nel momento peggiore della sua giovane vita.
Una scelta e un'evoluzione, quella di Draco, che tramuta questo amore da disperato e folle in un sentimento che non è più amore, diviene ossessione e dolore e tormento (e forse lo è sempre stato), un insieme che alla fine sporcherà Daphne nel peggior modo possibile, condannandola per sempre.
Sono due personaggi distrutti, i tuoi. Non saprei descriverli in altro modo.
Draco mi è parso IC, l'evoluzione che descrivi, il suo rapportarsi con lei, tutto richiama il personaggio dei libri e l'uomo che, ci dice l'autrice, è diventato una volta che si è lasciato alle spalle la guerra e Voldemort. Daphne che alla fine si rivela un'assassina, oltre a essere un grande colpo di scena, rappresenta anche l'apice della decadenza di questo legame, della sua follia e in un certo senso anche della totale alienazione dalla realtà della protagonista, che ha addossato una colpa originale all'amore infelice, incapace di fare i conti con la realtà: lui l'ha rifiutata, non ha avuto abbastanza coraggio per amarla.
Mi è piaciuta tantissimo questa storia, è originale, ben scritta e, per quanto mi riguarda, ha una carica emotiva implosiva.
Bravissima, Ester, credo che qui ti sia proprio superata.
Un abbraccio e alla prossima!

Rosmary

Recensore Junior
11/08/19, ore 17:04

RECENSIONE PREMIO PER IL PRIMO CLASSIFICATO DEL CONCORSO "IL VOSTRO MEGLIO"

- Titolo: Sono indecisa su questo titolo. Se da una parte questo titolo “freddo” è efficace soprattutto in relazione al finale della storia, dall'altra, a mio avviso, non rende del tutto giustizia alla forza drammatica della vicenda.
- Stile, grammatica e scelte lessicali: Il lessico è variegato il giusto e si adatta bene al proseguire della vicenda e alle varie situazioni. Lo stesso vale per lo stile, che con eleganza e senza cadere in inutili virtuosismi descrive in modo eccellente le situazioni e scorre senza intoppi.
- Caratterizzazione dei personaggi: Daphne è la protagonista incontrastata. Mi piace il fatto che la scopriamo un tassello alla volta vivendo con lei l'amore, la sofferenza e la sua pazzia. Il suo carattere è tratteggiato con grande eleganza ed ho sentito una forte empatia nei suoi confronti. Draco è molto credibile: spaventato, codardo, immaturo e poi adulto, ma sempre spaventato e codardo. Le figure di contorno restano sullo sfondo, ma sono ben fatte e funzionali alla trama. Soprattutto Asteria.
- Originalità, struttura e svolgimento della trama: Mi è piaciuta tantissimo l'idea di alternare le parti narrate e vissute in prima persona da Daphne con gli appunti per il giornalista: l'ho trovata una scelta originale ed un ottimo espediente per rendere variata ed agile la narrazione. Anche la trama, che io vedo come un missing moment, è originale ed interessante.
- Gradimento personale: Ho letto questa storia tutta d'un fiato e mi ha spezzato il cuore. Se è vero che è Daphne stessa la causa delle sue sofferenze (non tanto per l'amore per Draco, quanto soprattutto per il fatto di non voler andare avanti), per me è anche vero che fino all'ultimo ho sperato che lei potesse trovare la felicità. Ho sofferto e sperato assieme al personaggio. Per me questo è indice di una storia che funziona davvero bene e non dimenticherò facilmente.

Recensore Master
18/05/19, ore 16:27

Prima recensione premio per il contest "Catene"


Ciao Ester :D Finalmente sono riuscita a passare sul tuo profilo! Ho deciso di iniziare da questa One-shot perché il titolo mi ha attirata come un calamita: meraviglioso, davvero, accattivante e particolare.
Lo stile mi è sembrato meno fluido rispetto a quello che usi in "L'amore rubato", ma si tratta di dettagli, e devo dire che con una trama del genere ci ho fatto poco caso! La tua storia merita, prima di tutto perché presenta personaggi ampiamente approfonditi. Credo sia una tua peculiarità, ormai quando leggo il tuo nome mi aspetto di trovare personaggi a tutto tondo e un'introspezione accurata.
Di solito coi personaggi dei fandom prediligo la terza persona oppure la seconda, mentre non vado matta per la prima. Con la NG e i personaggi di cui si sa pochissimo come Daphne Greengrass il discorso però cambia. Non solo, visto e considerato l'intreccio, la prima persona è stata secondo me la scelta più intelligente, perché ci permette di entrare nella testa del pazzo, dell'assassino, e di non vederlo unicamente come tale. Sin dall'inizio avevo il sentore che Daphne non fosse del tutto stabile, visto il suo approccio sentimentalmente autolesionista con Draco, poi mi sono detta "è un'adoloscente, ci può stare", infine il dubbio è diventato realtà quando è subentrato l'omicidio. Ho trovato estremamente interessante la scelta di rendere la OS il racconto di una detenuta a un giornalista. Prima di leggere il finale avevo immaginato una seduta dallo psichiatra, perciò sono rimasta sorpresa. Quest'ultima scelta l'ho trovata a suo modo ancora più drammatica, perché vedere un giornalista alle prese con un'assassina può mostrare il marcio che c'è nel mondo: per quanto ne sappiamo, a Elliot magari importa unicamente dei soldi e sta sfruttando Daphne (nonché il ricordo di Katie!) per guadagnare. Devo dire che sono rimasta agghiacciata dalle ultime righe, non hai avuto pietà nei confronti della tua protagonista. Il coinvolgimento emotivo con la Daphne dal cuore spezzato è stato alle stelle, specie perché non si parla di una ragazza rifiutata da qualcuno che si è preso gioco di lei, bensì di qualcuno che per cause di forza maggiore, per circostanze casuali, non riesce più ad amarla. Draco, infatti, non è colpevole di aver preso in giro Daphne o di non averla perdonata per qualcosa che lei gli ha fatto: ha smesso di amarla, un fatto per il quale non si può essere ritenuti colpevoli. Per questo io lettrice ho compreso la scelta di Daphne e sono riuscita a mettermi nei suoi panni. Daphne pensa che se non può avere Draco allora deve smettere di volerlo, per non morire d'amore decide di annientare quello stesso amore, di rendere Draco colpevole. La vita di Katie è un capro espiatorio, lasciare il suo personaggio sullo sfondo senza pensieri, ricordi ed emozioni rafforza questo suo ruolo e l'immedesimazione con Daphne. Io lettrice la vedo come la vede Daphne, a fine lettura: come un mezzo. Tutto il mio dispiacere si dirotta verso Daphne. Verso l'assassina, non la vittima. In questo sei stata fenomenale. Il mio coinvolgimento emotivo è salito alle stelle mano a mano che proseguivo nella lettura ed è esploso assieme al cuore e alla mente di Daphne.
Ho bisogno di una storia a lieto fine ora! Ma ad ogni modo complimenti, questa storia è riuscita, originale e coinvolgente.
(Recensione modificata il 18/05/2019 - 04:28 pm)

Recensore Master
07/05/19, ore 10:45

Ciao!
Passo a lasciarti la recensione premio per il contest "Nella mia libreria".
Ammetto di essermi fermata qui attratta sopratutto dal titolo, e di aver iniziato a leggere rapidamente senza nemmeno soffermarmi sull'introduzione e sullo schema di personaggi/contesti. All'inizio ammetto di essere rimasta un po' spiazzata, perché,a giudicare dal titolo, mi sarei aspettata una storia del tutto diversa, ma poco male: messa in pausa la lettura, mi sono ricalibrata su ciò che stavo leggendo e ho ripreso con molto piacere.
Questa storia mi è piaciuta tantissimo: credo sia solo la seconda volta che leggo qualcosa di lungo, tuo, ma devo dire che mi hai stregata: sulla lunga distanza dai davvero il meglio di te, con uno stile pulito, scorrevole ma sempre estremamente puntuale, sempre solido, e una gestione della trama invidiabile. Quello che mi ha particolarmente colpita è che tu, qui, hai scritto qualcosa che ha una grandissima dignità anche al di là del mero essere una fanfiction (nel senso che non ti concentri solamente su un missing moment o sulla gestione del rapporto tra i personaggi, ma costruisci una trama molto solida e valida anche al di fuori di questo contesto... spero di essermi spiegata XD). Addirittura, mi è quasi spiaciuto si trattasse solo di una one-shot: secondo me avevi tutto il potenziale per approfondire un po' di più anche la cornice e gli antefatti, ciò che si scopre soltanto alla fine, rendendola una mini-long oppure una long vera e propria (anche se immagino che, essendo nata per un contest, fosse complesso fare una cosa del genere).
Questo lungo monologo-sfogo mi è piaciuto proprio tanto: forse perché ho da poco guardato anche la miniserie, mi ha un po' ricordato "Alias Grace" della Atwood, sebbene ovviamente con atmosfere e significati molto diversi.
E, in generale, anche prima di arrivare al finale (dove forse davvero manca un pizzico di respiro, perché sarebbe stato bello vedere un pochino di più dietro i pensieri di Daphne per poter afferrare meglio la verità: magari qualche paragrafo in più affidato a Elliott avrebbe dato l'equilibrio perfetto al tutto, bilanciando del tutto il racconto di Daphne... ma te lo dico più che altro perché la storia è talmente bella che mi permetto di considerarla con una dignità letteraria tutta sua che va ben oltre quello che si trova spesso nelle fanfiction) tutto mi è piaciuto.
Hai trattato i personaggi in maniera perfetta: hai restituito a Draco tutte le sue luci e le sue ombre, togliendogli quella patina da eroe romantico che gli hanno appiccicato addosso i fan e restituendo un ragazzo meschino, spaventato, vile, codardo e disperato. Questo mi è piaciuto tanto, perché purtroppo il suo personaggio, che pure potrebbe dare tantissimi spunti interessanti, viene un po' svilito. Con Daphne, poi, hai fatto davvero un lavorone: sostanzialmente è un personaggio originale, perché nei libri è solo un nome, e ho apprezzato davvero tanto come hai costruito la sua passione malata per Draco, l'arroganza sotto sotto ingenua dell'adolescenza e l'infrangersi di ogni illusione. I semi della sua follia li spargi piano piano, facendo intuire lentamente al lettore che qualcosa in lei non quadra, fino ad arrivare al climax finale che, forse, non è proprio un espediente mai visto in letteratura, ma sicuramente è gestito molto bene e funziona perfettamente, in questo caso.
Insomma, bravissima, davvero.
Sono contentissima di avere avuto la possibilità di approfondire un po' meglio qualcuna delle tue storie (cosa che mi ripromettevo di fare dal contest di Freya, ma che sono riuscita a fare solo ora).
A presto, spero!

Recensore Master
17/01/19, ore 11:41

Prima Classificata
Meditazioni sul caso Katie Bell
di Ester.EFP








Grammatica: 12.2/15

La grammatica è ottima, gli errori che ho trovato sono per lo più refusi che possono sfuggire alla rilettura della propria storia. Consiglio inoltre l’uso della d eufonica solo tra vocali uguali.
Di seguito, gli errori trovati:

qusi per contratto → -0.1 quasi
ad Hogwarts → -0.5 senza la d
«Sbaglio o questo» e indico me e lui «È un segreto?» → -0.2 Consiglio una virgola dopo “sbaglio”, l’errore tuttavia è la maiuscola all’interno della battuta composta.
«Questo» dice e ripete il mio gesto «Non esiste se non ti lasci baciare». → -0.2 Lo stesso qui, “non esiste” va in minuscolo, perché è la continuazione della frase che sta nella prima battuta.
ed io lo stringo ancora più forte → togli la d
Si, chiaro → -0.1 sì va accentato
Che interesse ha il Signore Oscuro ad uccidere → togli la d (Nel testo ne sono presenti altri, ma non le ho riportate qui)
Per il mio Signore e per il mio amore ho fatto quel dovevo → -0.3 quel che dovevo
L’infermeria è quasi deserta → -0.1 Negli altri casi, “Infermeria” lo hai scritto con la maiuscola, quindi anche qui devi utilizzarla.
Draco ho portato compagnia → -0.2 Mettere una virgola per separare il vocativo
Io, invece, inizio a pensare che sia sotto qualcosa → -0.3 ci sia sotto qualcosa
Pansy non sa legge il volto di Draco, → -0.1 leggere
si fece più intento → -0.1intenso
«Come puoi non capire, Daphne?» continuò, mentre pian piano la sua posa compassata si smontava.
«La guerra ha messo a nudo quello che non potrò mai essere. Non sarò mai come mio padre, o come te: nessuno di voi è riuscito ad insegnarmi come affrontare la paura, come avere coraggio,[…] → -0.2 Queste due battute sono pronunciate dallo stesso personaggio, non serve andare a capo
Anche lui udì quella voce e allora parlò più in fretta «Io non ti ho voluta Daphne → -0.4 mancano i due punti che introducono la battuta. E anche qui manca la separazione del vocativo


Stile: 19/20

Lo stile è semplice, pulito e scorrevole. Allo stesso tempo, però, non risulta banale, semplicistico o vuoto. Anzi, la scorrevolezza della narrazione viene arricchita con naturalezza da un lessico pulito e puntuale, mai troppo elaborato o aulico, che esprime molto bene le emozioni dei personaggi. I toni tragici e folli del finale arricchiscono di maturità la vita dei personaggi post guerra, ritraendo un contesto e delle interazioni più adulte, senza per questo far sentire il discostamento dal fandom.
Prima di concentrarmi nel dettaglio sui pregi, però, vorrei spendere due parole sugli unici due difetti che ho notato: un aspetto della punteggiatura e alcune scelte espressive.
Abusi dei due punti, nel brano ce ne sono ben 77; tolti quelli presenti per introdurre i dialoghi, sono davvero un numero considerevole, non tutti sono necessari. Ricordo che l’uso dei due punti è da limitarsi in presenza di esplicative (ovvero per chiarire il significato di una proposizione), numerazioni, elenchi e/o per sostituire alcune congiunzioni; invece tu li usi come sostitutivi di altri segni d’interpunzione. In questo modo, il tono della narrazione ne risente, viene distorto. Per esempio:

- Ci somigliamo tutti, noi rampolli purosangue, da giovani: è la vita che poi prende pieghe inaspettate e ci porta in luoghi in cui non saremmo mai voluti giungere. ¬→ Qui poteva andare benissimo un punto-virgola, una pausa più leggera del punto (ma va bene anche il punto), ma che separasse in maniera più netta il filo logico delle due frasi.

- Di certo ho molti difetti, ma la timidezza non rientra tra questi: volevo Draco e ho fatto in modo di farmi desiderare da lui. → Questo invece è un esempio in cui sono usati in maniera perfetta, dando un’intonazione decisa e superba alla frase. La seconda, infatti, chiarisce il senso della prima parte, mostrando dove voleva andare a parare il discorso della prima.

Detto questo, trovo che la punteggiatura e i periodi più o meno lunghi conferiscano un tono costante e uniforme al testo, ma non per questo monocorde. Sei stata brava, infatti, a usare espedienti come l’asindeto per imprimere alla narrazione le giuste pause, il giusto ritmo; molto bene anche la variazione della struttura sintattica. Non abbondi con la complessità, ma frasi in cui inverti l’ordine dei complementi o inserisci incisi danno carattere e scorrevolezza al testo, impedendo di renderlo ripetitivo. L’uso delle proposizioni temporali caratterizzano il testo, ma non lo appesantiscono, mentre limiti l’uso di aggettivi e gerundi che renderebbero la lettura più corposa di quanto serva.
Per quanto riguarda alcune scelte espressive, l’invocazione “perdio” pensata e detta da una purosangue mi sembra inappropriata: non credo che esista il concetto di divinità tra i maghi, tanto che di solito esclamano “per la barba di Merlino”. L’argomento non è trattato mai all’interno dei libri, se non come tematica, quindi non posso averne la certezza; ma ho sempre pensato che la religione fosse un argomento prettamente babbano e che quindi mal si associa al personaggio di Daphne.
Trovo invece appropriato l’utilizzo di altre espressioni, come la già sopracitata “Merlino” anche lungo la narrazione: rendono più tangibile a pelle il mondo di Harry Potter e conferiscono personalità e carattere alla prima persona narrante.
Il narratore in prima persona è stato gestito davvero bene, la “voce” di Daphne e del modo in cui narra diventa elemento di caratterizzazione del personaggio, poiché hai saputo infonderle personalità, usando espressioni mai complesse, evitando frasi incisive e graffianti ma che aiutano più a caratterizzare un narratore esterno e che poco si addicano a una narrazione “parlata” in prima persona, intervallate qua e là da espressioni colloquiali, aggiungendo commenti privati e soggettivi e soprattutto filtrando ogni aspetto della storia attraverso la sua mente. Non hai comunque paura di inserire metafore davvero belle, soprattutto nel finale, per sottolineare la drammaticità e il dolore del momento. L’introspezione è portata in alto da immagini visive e di pensiero profonde, che sanno toccare il cuore di chi legge.
I due tempi verbali non hanno reso confuso il testo, anzi trovo che questa decisione abbia reso il “narrato” più vivo e diretto, facile per il lettore immedesimarsi. Approvo, tuttavia, la scelta di raccontare il finale con la voce del presente narrativo, e quindi con il passato remoto visto che in questo caso la storia diventa un ricordo, perché ti ha permesso di creare un bellissimo effetto di focalizzazione, rivelando la situazione attuale a cui gli eventi hanno relegato Daphne. Il gioco dei due tempi verbali è indispensabile per l’effetto sorpresa finale. L’unico punto che mal si amalgama a questo equilibrio è lo scambio di battute in corsivo, precedente all’incipit, che fa un po’ da “terzo tempo”, ma che è suonato un po’ come un intruso, una nota solitaria che spicca perché non appartiene a nessuno dei due “giocatori”. A mio parere, non era necessario, ciò che dicono lo sintetizza benissimo Daphne poche frasi prima, ed è un punto che ribadisce più volte; non porta neanche un’aggiunta alla sua caratterizzazione, perché la paura di apparire come un ripiego, di essere usata, di essere vista seconda a qualcuno è un elemento che si evince bene anche da altre scene.
Le descrizioni sono poche ma puntuali. Giochi con il lettore che conosce già questo mondo e ti bastano pochi accenni per ricreare la scenografia. La narrazione invece abbonda, a ragione, di introspezione e opinioni personali, di retrospettiva e analisi. I dialoghi sono ben bilanciati all’interno del testo, le confidenze di Draco li rendono poi protagonisti della loro interazione e del dramma che si consuma.
Infine, le tematiche: discriminazione, ambizione, amore, coraggio, conflitto interiore, capacità di cambiare; e l’omicidio. Quest’ultimo è l’unico tema che muove la trama, mentre tutti gli altri sono interni ai personaggi; eppure, è legato a doppio filo con tutti gli altri. Perché è l’omicidio la sostanziale differenza tra Daphne e Draco: lei non ha paura di sporcarsi le mani, forse perché non ha avuto come Draco la possibilità di fallire; mentre Draco non è disposto a smarrire se stesso, arrivando a empatizzare con la brutalità di tale azione. Tutti i temi sono trattati con delicatezza, con un filo di pensiero profondo, che invita a riflettere, primo fra tutti l’amore. Daphne rifiuta di dargli importanza, arrivando a mentire a se stessa e al lettore, accompagnando il sentimento con desideri di gloria e di potere.


Originalità, Ambientazione e Trama: 15/15

L’originalità della storia non passa inosservata, anche in mezzo alle tante varianti che ho letto sul triangolo amoroso Daphne/Draco/Astoria. Ho trovato soprattutto originale sia il coinvolgimento di Daphne durante il periodo del sesto anno sia il finale che hai assegnato a questo personaggio. L’originalità poi trova corpo nella personalità con cui hai sfruttato la trama originale, partendo dai particolari come le ragazze che facevano da palo a Draco quando si trovava nella Stanza delle Necessità fino alla sua permanenza in Infermeria.
L’ambientazione è data da piccoli dettagli, ma soprattutto dalla scioltezza con cui ti muovi nel mondo di Hogwarts, anche il maniero dei Malfoy è riconoscibile grazie ai particolari e a certi riferimenti (come la presenza dei pavoni o l’atmosfera solita di ombre e compostezza che tu hai trasformato in occasione del matrimonio). La scenografia, poi, non è niente senza un contesto chiaro, e la guerra è sempre presente negli occhi di Draco, nei pensieri di Daphne (che in qualche strano modo mi ha ricordato il personaggio di Natasha in Guerra e Pace, sia per quanto riguarda il modo in cui lo sfondo della guerra influisce sulla sua vita, sia per il secondo fine che si muove di pari passo con l’amore, sia per l’ingenuità con cui si aggrappano entrambe a questo sentimento).
Ciò che colpisce è il modo in cui hai intrecciato gli elementi di una fabula semplice da riassumere – Daphne, chiusa ad Azkaban, racconta a un giornalista della Gazzetta del Profeta delle ragioni che l’hanno spinta a uccidere Kate Bell. Lei e Draco, durante il sesto anno, hanno una storia segreta. Lei lo supporta mentre lui cerca di assolvere al compito datogli dal Signore Oscuro, riponendo in quella relazione tutti i suoi piani di gloria e amore del futuro. Piani che sono nati già rotti dal primo fallimento di Draco e che si rivelano nel momento in cui quest’ultimo, finita la guerra, prende in sposa la storia di lei – creando un climax con un idillio che si consuma tra amore e dolore, che affonda le sue radici nelle debolezze e nelle cupe ambizioni, fino al culmine in Infermeria, per poi racchiudere nel finale una rivelazione dopo l’altra, una stocca dopo l’altra. A rendere completa la storia sono le cornici che fanno da sfondo alla loro relazione, come il caso Bell, la guerra che muove le azioni di Draco e in parte di Daphne e l’elemento un po’ a sorpresa del giornalista, o anche la rivelazione finale del luogo in cui Daphne si trova.
L’incipit si apre con una verità assoluta: la loro storia non è mai esistita veramente. Ed è una frase importantissima, perché giustifica il non detto, i segreti, questo tassello di missing moment che tu hai creato. Inoltre ha la capacità di delineare molto bene il clima di sussurri, bugie, piani oscuri e ambizioni nascoste dietro i loro visi. Ho trovato geniale il fatto che tu abbia interrotto la narrazione degli eventi del sesto anno proprio quando la relazione tra Daphne e Draco aveva toccato il picco più alto, con quello struggente bisogno tra di loro che già profumava di tragedia, eppure non per questo ha perso di passione e sincerità. Per un attimo, il lettore è davvero portato a credere in questa relazione e nella perfezione di questa coppia. Il finale riporta drasticamente l’attenzione sul titolo e sul personaggio innocente e all’apparenza marginale di Kate. È un finale che sa sorprende per più ragioni e che avvicina ancora di più il lettore a questo personaggio tutto d’un pezzo, ma soprattutto alla fine amara di un amore nato nell’oscurità, vissuto su due diversi binari, ma non per questo meno autentico o doloroso.
I generi trattati – drammaticità, introspettivo, romantico – sono egualmente importanti e tu li fondi sapientemente imprimendo a ogni scena la dose giusta di tutti e tre. Il dramma di questa relazione, dell’evoluzione di Draco così come la tragica fine di Daphne, è mostrato attraverso un’introspezione profonda e realistica, complessamente umana. Allo stesso tempo il genere romantico non è mai estremizzato, e comunque risulta ben chiaro che è il motore della tragedia. Perché è l’amore che nasce tra questi due, vissuto in maniera così diversa e per scopi e bisogni differenti, che dà spazio alla tragedia e alla vena di pazzia che aleggia di sottofondo.


Titolo, Introduzione e impaginazione: 9.75/10

Sembra uno dei titoli della Rowling. È più una sensazione questa, ma ho avuto l’impressione che potesse benissimo mischiarsi tra i titoli di uno dei libri della saga: semplice, lineare, incisivo, privo di articoli che lo introducono, si concentra sul dettaglio che muove la vicenda, lo sfondo, più che sui protagonisti.
A un certo punto della storia, prima del gran finale, mi è sorta la domanda: perché un titolo simile, se la vicenda Bell inizia e finisce nella prima scena? E ovviamente la storia ha risposto puntualmente: il caso Bell è stato l’inizio della fine, è stato il dettaglio su cui Daphne si è fissata, su cui ha gettato le colpe del suo fallimento, della sua perdita. Il caso Bell diventa la chiave di lettura per capire la storia tra Draco e Daphne; e dietro la morte di un’innocente si nasconde un segreto basato su un rapporto disperato, malato, che si nutre dei difetti e delle peggiore esperienze dei protagonisti.
È un titolo che potrebbe passare inosservato, gioca quasi a toni bassi, eppure si fa ricordare; non grida, non si fa bello, ma è inusuale quanto basta per non essere dimenticato.
L’introduzione si mantiene sullo stesso tono: semplice, lineare, pulita, sfrutta il personaggio protagonista, sintetizzando le emozioni che poi si stendono tra le pagine trovando il loro perché e accenna alla trama sempre e solo attraverso gli effetti che essa ha su Daphne. La frase finale prima dell’estratto mi ha incuriosito, potrebbe essere lo stesso Jonhatan Elliot a pronunciarla, dando l’impressione che l’introduzione sia parte integrante del suo articolo. Infine, apprezzo la presenza dell’estratto, anch’esso concentrato sul personaggio femminile.
L’impaginazione è pulita, il testo giustificato rende il testo impostato e composto. L’unica cosa che manca è il rientro dei capoversi che avrebbe impedito l’effetto visivo del “mattone”.


Caratterizzazione dei personaggi: 20/20

In questa storia, valuterò la caratterizzazione di Daphne (tenendo conto dei pochi elementi che di lei conosco) e l’IC di Draco.
Si respira aria di maturità, si respira l’aria di un’adolescenza tormentata su cui lei vuole fondare il suo futuro, ma che lui vuole dimenticare. La prima cosa che ho notato è l’evoluzione quindi di Draco che si contrappone alla staticità del personaggio di Daphne. La seconda è la paura che provano. Sì, perché entrambi temono qualcosa. Ma se Daphne teme la disfatta, Draco teme di perdere se stesso. La sicurezza di Daphne si contrappone allo smarrimento di Draco, equilibrio che poi si inverte nel finale, in cui Draco riesce a scendere a patti con la nuova realtà, mentre Daphne rimane il pallido fantasma di ciò che è stato ucciso, o sopito, con la fine della guerra.
Sono personaggi “cattivi”, eppure questo non li rende privi di sentimenti. Anzi, tu ti assumi il compito di dare una motivazione e un punto di vista ai loro desideri, ai loro ideali, al loro modo di concepire la società e le interazioni, pur non esimendoli da emozioni quali la paura, la fragilità e l’amore.
La prima persona narrante giustifica la mancanza di descrizioni fisiche del personaggio femminile, che in questo caso (con un fandom alle spalle e un genere introspettivo a muovere la vicenda) non penalizza la percezione che il lettore ha di esso. Daphne è un personaggio statico, che non cresce e non impara. La sofferenza e il conflitto di Draco non la toccano se non in misura della viltà che paventa. Al contrario conquista per la sua determinazione e per la forza, supportata da un velo di pazzia, con cui affronta l’atto dell’omicidio. Una forza che comunque odora di ingenuità, perché lei non ha avuto la possibilità di Draco di essere posta davanti al dolore per tale atrocità, non ha la possibilità di fermarsi o di tornare indietro. Il fallimento, che lei non contempla e non conosce se non come distruzione dei suoi sogni, decreta in qualche modo la sua perdizione. Daphne ama in una maniera opportunistica, ma non per questo meno sincera o totale; anzi, è l’ambizione che la spinge a dare tanta importanza alla sfera sentimentale. Anche questa tendenza è emblema dell’educazione e dei valori con cui è stata cresciuta. È una purosangue, totalmente votata agli ideali di sua madre e del Signore Oscuro, e Draco è colui con cui quei valori lei può rispettare, dimostrando di essere fedele. Non a caso, il suo interesse matura quando lui incarna l’oscurità e la superiorità. L’amore non è puro desiderio e bisogno di lui, ma incarna il futuro che lei vuole, la gloria che ricerca; ed è per questo che la rottura con Draco fa crollare tutto il suo mondo. Daphne, inoltre, è totalmente succube delle sue emozioni, delle passione così come dei sogni che nutre. Parte con l’idea di prendere e finisce per dare tutto. Non ha freni, la sua razionalità è sempre costruita su una vena di pazzia e ossessione. Daphne inoltre è egoista, a tal punto che in lei sentimenti puri e oscuri si miscelano e convivono. Come per esempio l’amicizia con Pansy: sembra sincera, leale, qualcosa a cui lei tiene, eppure questo non le impedisce di tradirla, di raccontarle bugie, di fare qualcosa che sa la ferirebbe. Il clima di segretezza doveroso assume anche connotati di innocenza, di chi vede il mondo come il teatro in cui brillare. Daphne non vuole neanche essere usata o vista come inferiore a qualcun altro, e questa è caratteristica essenziale. Daphne gioca nell’ombra, non diventando mai veramente protagonista della guerra e degli eventi, se non nel finale; lei vuole essere colei che ha supportato il servo più fedele, lei è la donna che incarna la perfetta moglie. E in questo suo combattimento io ho visto un’incarnazione della figura femminile più vecchia, in linea con la società magica in cui lei vive, conservativa e protezionista, patriarcale soprattutto (da considerare, infatti, è la figura di suo padre che ha completamente il controllo del suo futuro facendola sposare con un Macmillan).
Fai percepire anche molto bene la caratteristica predominante delle varie famiglie, dando una netta distinzione: i Malfoy, così pallidi e arroganti, tronfi e superbi; i Greengrass, talmente puri da sembrare innocenti, ma composti, a modo, fondano sulla loro reputazione la purezza della loro famiglia. Daphne sembra quindi agli occhi di Draco una che non si sporcherebbe mai le mani.
Per finire, Daphne è anche arrogante, per certi versi. La convinzione di essere nel giusto, l’attaccamento ai suoi ideali le impediscono di ricercare la causa delle sue sfortune dentro di lei. Ha quindi bisogno di un capro espiatorio, trovando nel caso Kate l’inizio e la fine dei suoi guai.
Un personaggio quindi che risulta inserito perfettamente nel contesto e che curi sia a livello caratteriale, sia comportamentale, sia sociale che psicologica. Il lettore può benissimo capire la complessità dei meccanismi su cui si basano i suoi ragionamenti e le sue azioni, arrivando a immedesimarsi con lei.
E finalmente passo a commentare l’IC di Draco.
Di lui dai indicazioni fisiche, soffermandoti sul pallore della pelle, gli occhi grigi e i capelli di un biondo slavato, incolore. Di lui è sempre chiaro l’aspetto, sia quello poco interessante tipico dei Malfoy, con quell’aria di superiorità e sufficienza, sia l’aspetto malato e trasandato che mostra al sesto anno, per finire con l’aria da adulo fatto e finito, perfetto e per bene nel suo completo e nella cura del suo corpo. Questo caratteristica non solo caratterizza lui, ma rafforza la caratterizzazione di lei, evidenziando quanto importante sia l’impressione e l’apparenza per lei: sempre perfetta, sempre composta, all’altezza del suo rango, senza scandali a rovinare la reputazione.
Anche il carattere di Draco è perfettamente IC; aggiungo però che tu hai saputo tenere conto della crescita del personaggio, sfumando tale personalità attraverso le esperienze che lui accumula e le consapevolezze di sé che acquista. Draco è arrogante, insensibile alle pene altrui, non si fida mai di nessuno, freddo, disgustato dalla debolezza degli altri; ma è anche vile, incapace di uccidere, smarrito tra gli insegnamenti ricevuti e la sua natura così incapace di perseguirli. Draco si scopre troppo attaccato alla sua umanità per togliere la vita, incapace di scendere a patti con un atto così atroce e irreversibile. È un personaggio che ha bisogno sempre di un seguito: se prima però c’erano Tyger e Goyle a farli da spalla, a difenderlo dalle ripercussioni della sua superbia, al sesto anno si trova da solo a dover far fronte a un compito più grande di lui. Non ci sono protezioni: se fallisce, ne pagherà direttamente le conseguenze. Il bisogno di non fallire che nasce da più intenzioni – salvare la sua famiglia, riscattare il loro nome, servire le cause a cui è sposato, dimostrare di non essere secondo a nessuno – si scontra con i suoi limiti. Si smarrisce, e in questa confusione e in mezzo al pantano di paure, l’unico punto saldo è Daphne. Un personaggio che si abbassa al suo livello, si inginocchia sul pavimento del bagno per sostenerlo ma che non può veramente proteggerlo. Non è uno scudo, solo una spalla a cui aggrapparsi, ferito e spezzato. Lui va avanti, subisce le conseguenze; la spalla resta indietro. Diventa lo specchio, il legame con il suo passato, la parte peggiore e debole di se stesso. Draco dimostra, come Daphne, di essere estremamente egoista, rifuggendo ciò che non può servire con tutte le sue forze, rifuggendo il dolore e gli ideali di una vita, preferendovi la pace e la tranquillità di una nuova vita, rispettabile ma piena di cicatrici. Draco cammina sempre con un segreto in tasca, è un dettaglio di cui ho la convinzione: Draco mente, imbroglia Harry al primo anno, conosce il segreto del padre e quello di Sirius al quinto, al sesto cela la sua natura e la sua missione. Da adulto nasconde alla moglie la parte più oscura e infida di sé.
Draco ama con disperazione, ama con la forza di chi ha bisogno di aiuto; l’amore per lui è sfogo e consolazione. Fin quando è a scuola, al sesto anno, quell’amore diventa un’ancora di salvezza. Nel mondo adulto, però, è una zavorra, Daphne conosce il sedicenne e lo costringerebbe a essere quel sedicenne.
Anche il suo comportamento è canon: il modo in cui tratta Daphne; il modo in cui sfrutta la loro relazione, sia per i suoi scopi sia per il suo bisogno; lo smarrimento nello sguardo, il suo crollare a forze più grandi; ma anche il suo modo di parlare sempre arrogante e insensibile, la risata nervosa, l’istinto violento che lo spinge a stringere la bacchetta, l’istinto a scegliere la via più semplice, il modo in cui si obbliga ad asseconda la richiesta di Daphne. Hai fatto un lavoro curato, completo e profondo, non lasciando indietro nulla.
Per finire vorrei spendere le ultime parole per le voci dei personaggi. Mentre per Daphne ti faccio i complimenti per il modo in cui hai saputo esprimere attraverso le sue parole e i suoi pensieri la sua personalità, per Draco devo concentrarmi di più sulla capacità che hai avuto nel cercare di imprimere alle sue battute l’intonazione giusta, quella che abbiamo imparato a riconoscere nei libri. Posso dire che c’è una differenza sostanziale tra il Draco sedicenne e quello adulto: per due terzi del racconto, le battute di Draco sono piene di arroganza, superbia, ma anche folle timore e smarrimento. Mi ricorda moltissimo sia il Draco del primo anno che quello del sesto. Nell’ultima parte, invece, si aggiunge un nuovo tassello, quello dell’amarezza e del peso degli anni. Le battura di Draco si fanno più lunghe, ma vengono allo stesso tempo ammorbidite da toni più sensibili, e mi riferisco quando ammette di averla amata; ciononostante non perdono affatto quella nota di durezza o superiorità. Quindi anche nel suo aspetto più maturo, Draco è più che riconoscibile.


Gradimento personale: 5/5

Questa storia mi ha sorpreso. Ho letto diverse Draco/Daphne in questi anni passati su Efp, ho avuto modo di amare le mille caratterizzazioni diverse date a questo personaggio marginale; eppure, adesso che ho letto la tua, ho avuto l’impressione che ognuna delle precedenti si basasse su un filo più irrazionale di pazzia (il che non le rendeva meno belle o con qualche mancanza di caratterizzazione, ma più macabre e folli, oscure in un modo tutto loro, ecco), in un’atmosfera più dark, più particolare e personale. La tua Daphne, invece, s’incastra alla perfezione con il mondo di Harry Potter. Vuoi i toni più razionali, la retrospezione più affine con gli elementi dell’opera originale, vuoi che hai creato un missing moment che in più di un punto mi ha fatto dire “e quest’informazione dove l’ha presa?” tanto era plausibile e ben amalgamata nella trama e nel contesto generale, il tuo personaggio, anzi i tuoi personaggi, mi hanno trasportato di nuovo tra i libri, aggiungendo un tassello perfetto nell’immaginario originale. Mi hai convinto, mi c’hai fatto credere! Ti dirò di più: coinvolgimento ed emozioni al massimo in quel finale pieno di colpi di scena. Ma ciò che più mi ha entusiasmato è stato il modo in cui la storia di lei mi ha colpito, quella mentalità complessa e a tratti contorta, perfettamente umana, che l’ha resa reale, viva, tangibile. Ho provato pena per lei, tanta se non di più di quella provata dal giornalista. L’infrangimento dei sogni, dei piani della vita, la delusione d’amore, il dolore di una verità scottante, e quel ragionamento folle tanto quanto logico. Un’altra cosa che ti devo assolutamente riconoscere, e per la quale mi levo il cappello, è il modo in cui hai caratterizzato Draco. Se con Daphne hai potuto giocare con la caratterizzazione, con lui invece ti sei dovuta attenere alle informazioni che la Rowling ci ha dato e ha disseminato nell’opera. Anche di lui ho letto varie versioni, ognuna delle quali, vuoi per la brevità o per il taglio della storia, si concentrava solo su un determinato aspetto del personaggio, quello che in quel momento l’autore voleva far risaltare. Il tuo Draco, invece, è completo, forse perché lo hai ripreso attraverso gli occhi di un personaggio che lo ha conosciuto nella sua evoluzione e che gli sta accanto proprio nel momento in cui c’è la sua massima espressione e avviene il cambiamento più radicale, ma è stato bello davvero. È un Draco più adulto, ma non manca di nulla, ed è protagonista finalmente.
Mi ha sorpreso sì, questa storia, perché non pensavo che potesse spingermi a tanta ammirazione, e sappi che l’ammiro davvero tanto.
Qui aggiungo di cuore, poi, i miei complimenti per uno stile coinvolgente, che nella sua semplicità così naturale e scorrevole mi ha incantato. È stata una lettura che, un giorno o l’altro, riaffronterò con gusto e tranquillità, perché è una di quelle con cui ci si può lasciar trasportare; e la voglia di rivivere tutto attraverso gli occhi di Daphne è davvero tanto. Bravissima!


Punto Categoria: 4.5/5

Per quanto riguarda i punti della categoria, li conquisti appieno. Ci sono tante piccole verità in questa storia, non ultima quella a cui Daphne si aggrappa per “cambiare” il suo passato, quell’errore che gli ha rovinato la vita, ovvero la consapevolezza che la mancata morte di Katie Bell ha impedito a Draco di diventare lo spietato e ambizioso uomo purosangue che era destinato a essere. Secondo il pensiero di Daphne, la morte lo avrebbe indurito, forgiato, mentre quella porta lasciata aperta dal fallimento ha lasciato spazio a rimorso, paura e viltà.
Ma la verità più scottante, quella che si legge tra le righe e che viene accennata sin dall’inizio, è quella pronunciata da Draco: Daphne non gli avrebbe permesso di purificarsi dagli errori del passato, non gli avrebbe permesso di crescere, non gli avrebbe permesso di chiudere quel capitolo doloroso della sua vita; Daphne è l’amore focoso e disperato di un sedicenne, e lui è cresciuto. Questa verità, che in realtà viene rivelata quando il cambiamento di trama è già in atto è comunque sconvolgente per Daphne e tangibile a tal punto che conquista comunque il lettore.
Per quanto riguarda i punti bonus, ovvero la morte di un personaggio importante ai fini della trama non ti ho assegnato il punteggio pieno per il semplice motivo che la morte è “un’informazione” presentata dal personaggio e non è presente la scena in sé. In altre parole “volevo” leggere della morte del codesto personaggio. Detto questo, ho dato comunque più della metà dei punti perché la morte di Katie ha in ogni caso variato parte del destino di Dahpne (forse non ha rimediato come voleva lei, ma l’ha portata laddove non sarebbe altrimenti finita).

Punteggio: 85.45/90
(Recensione modificata il 17/01/2019 - 11:56 am)

Recensore Master
25/03/17, ore 01:14



5 - “Meditazioni sul caso Katie Bell” di Ester.EFP
Totale: 46.85/55. 

1) Grammatica e ortografia: 7.85/10.
 
La grammatica va abbastanza bene, ma ci sono diverse sviste. 
“La mia di vita è stata buona”: così non è corretto, va “la mia, di vita, è stata buona” (- 0.10). 
“Sei in ritardo” dico, la voce arrocchita dal silenzio”: “arrochita” (- 0.15). 
“Greengrass io …” sussurra Draco al mio orecchio.”: prima e dopo i vocativi va la virgola “Greengrass, io...” (- 0.10.) 
Lo stesso qua: “Daphne dobbiamo tornare a lezione” (- 0.10). 
Lo stesso qua: “Draco ho portato compagnia, oggi.” (- 0.10). 
Lo stesso qua: “Oh Katie, quanto ti ho pensata in questi anni!” (- 0.10). 
Lo stesso qua: “Io non ti ho voluta Daphne perché appartieni alle glorie del passato” (- 0.20). 
“Questi schifosi, porteranno alla rovina del nostro mondo, te lo garantisco”: la virgola tra soggetto e verbo non va, se non in rari casi (- 0.10). 
Lo stesso qua: “Lui incassava e le luci del salone che bagnavano l’erba, disegnavano anche disegni d’ombra sul suo volto di sposo.” (- 0.10). 
Ci sono anche alcuni errori di distrazione. 
“Sin dal primo anno ho seguito le sue imprese di Quiddich”: “Quidditch” (- 0.10). 
“Durante il sesto anno ad Hogwarst ho imboccato una strada che ancora adesso”: “Hogwarts” (- 0.10). 
“Si, chiaro. Deve essere esaltante, però, lavorare per Lui …”: “sì” (- 0.10). 
“Che interessa ha il Signore Oscuro ad uccidere un demente del genere?” : “interesse” (- 0.10). 
“mi chiede, con foce ferma, sovrastandomi dall’alto.: “voce” (- 0.10). 
“Mi vergogno di pensare che, ti tanto in tanto”: “di tanto” (- 0.10). 
“Il pensiero di quell’unico anno di insieme mi tormenta ogni giorno, da diciassette anni.”: “anno insieme” (- 0.10). 
“un uomo ricco, ma lasciato in disparte da quelli che contava”: “contavano” (- 0.10). 
“Una domanda pendente, l’affetto di Asteria, i nostri occhi incatenati: i mei, così disperati, i tuoi, così grevi.”: “miei” (- 0.10). 
“Tutto bene?” la sentì chiedere.”: “sentii” (- 0.10). 
“Ma, se posso permettermi, sono felice che al meno lei sappia la verità.”: “almeno” (- 0.10). 
Inoltre, non te l'ho considerato errore, ma lo spazio prima dei “...” non ci va, ed è piuttosto seccante a livello visivo. 

2) Stile (lessico, figure retoriche, uso di aggettivi e avverbi): 9/10. 
 Devo dire che lo stile mi è piaciuto abbastanza. Manca un po' di quella complessità e di quell'“eccedere” che a me personalmente fa impazzire, ma vista anche la struttura che hai scelto per la storia forse è stato meglio scegliere qualcosa di più semplice e scorrevole. 
 Manca un po' di figure retoriche e immagini che impreziosiscano il testo – a me piacciono particolarmente gli stili “sensoriali” -, ma devo dire che, per contro, trasmette molto bene l'emotività dei personaggi. Mi sono commossa in più punti – sebbene Daphne abbia un che di detestabile che ti fa quasi gioire delle sue disgrazie – e i sentimenti dei personaggi mi sono arrivati chiaramente, senza filtri. 
L'ho trovato molto diretto come stile, senza fronzoli e tagliente. 

3) Titolo: 5/5. 
 Devo dire che il titolo è inusuale ma mi piace molto. Solitamente non amo titoli così lunghi, ma questo lo trovo particolarmente interessante, intrigante, oltre che estremamente legato alla trama. È pregevole anche che contenga un indizio di quale sia la reale situazione descritta nella storia, dettaglio che invece i lettori scoprono a fine lettura. 
Inoltre, penso incuriosirà molto i lettori, io personalmente l'ho subito trovato avvincente. 

4) Caratterizzazione dei personaggi e sviluppo della coppia: 15/15. 
Sei stata davvero molto brava in questo parametro. 
 In primo luogo, sono molto contenta che, sebbene il punto di vista fosse quello di Daphne, la figura di Draco non sia stata messa in secondo piano. Si capisce chiaramente come agisce e perché, ciò che prova: ne hai fatto un ritratto accurato, e spietato. Draco spicca in tutta la sua codardia, nelle sue debolezze, nei suoi difetti. Sei stata impietosa, non ci sono sconti per lui – proprio perché è Daphne stessa a vederlo chiaramente, per ciò che è davvero. 
 Ho trovato anche davvero probabile che Draco non scegliesse Daphne perché gli ricorda gli incubi, la guerra, la persona che non è stato in grado di diventare, il codardo, il traditore, l'incapace, piagnucoloso, inetto che non riesce ad assassinare un vecchio nemmeno quando ne ha l'occasione. Daphne non lo capisce, perché per lei era quello il Draco di ammirare – che non ci riusciva ma quantomeno ci provava -, mentre lui vuole comprensibilmente soltanto dimenticare. È uno spunto bellissimo su cui avevo buttato giù qualche riga anche io – in maniera più macabra, ma il succo era sempre che Draco sceglie Asteria perché Asteria non è morte, mentre Daphne sì. 
 Daphne, nelle sue follie di ragazzina, è presentata anch'essa senza sconti. A se stessa, non ne concede. Ho apprezzato tanto le sue luci e le sue ombre, il fatto di desiderare Draco più per ciò che rappresenta – il potere, la gloria, il male – e l'essere disgustata da se stessa quando si rende conto di essersi innamorata di qualcuno che invece è debole, fragile, un codardo impaurito. Qualcuno di molto diverso dal Mangiamorte arrogante che lei credeva di desiderare. Mi è piaciuto perché l'ha resa più umana ai miei occhi. 
 Anche la parte dell'omicidio non l'ho trovata inverosimile. Lui sta sposando sua sorella – tant'è che glielo chiede anche, perché debba portarle via anche lei – e lei è “sbiadita”, non è che un ricordo. In un momento di poca lucidità, penso possa starci pensare che quell'unica cosa sbagliata – che lei ritiene, erroneamente, l'unico fattore che ha diviso lei e Draco, facendoli diventare persone diverse da quelle che erano destinate ad essere – dovesse essere sistemata, anche dopo tanti anni, ad ogni costo. 
Peccato che tu non abbia approfondito la questione sessuale nemmeno con qualche accenno, ero piuttosto curiosa a riguardo. 
 Ecco, se devo trovarle un difetto è che c'è un – voluto – buco di trama tra ciò che succede a scuola e il dopo. Si sa solo che lui “non l'ha voluta” e, sebbene non ci fosse davvero bisogno di ulteriori spiegazioni, non mi sarebbe dispiaciuto se ti fossi dilungata un altro poco sulla questione. 

5) Attinenza alle mie indicazioni: 2/5. 
Hai scelto: “5. Draco Malfoy/Daphne Greengrass. 
All'inizio migliori amici, ne nasce una relazione. Sullo sfondo, si organizza il matrimonio tra Draco e Asteria.” 
 Sono stata un po' indecisa su che punteggio assegnarti in questo parametro, perché l'hai rispettato ma non del tutto, diciamo più che l'hai aggirato – anche se il risultato non mi è dispiaciuto del tutto. 
 In primo luogo, non hai rispettato per nulla la seconda parte nell'indicazione. Hai inserito il matrimonio, ma la relazione tra Draco e Daphne era già conclusa, mentre il pacchetto sottintendeva che dovesse iniziare durante il fidanzamento tra Draco e Asteria – ed era piuttosto esplicito a riguardo, difficile fraintendere. 
 Inoltre, non c'è l'amicizia. Daphne è per Draco sicuramente tante cose: svago, amante, confidente, aiutante, ma non è un'amica. Soprattutto non lo è prima dell'inizio della loro relazione, dato che, come sottolinea Daphne stessa, prima non l'aveva nemmeno mai calcolato molto. Avevo sinceramente in mente tutt'altro: la migliore amicizia tra loro doveva sottintendere rispetto reciproco, grande affetto e comprensione, un feeling particolare – tutte cose che nella tua storia mancano. 
 Stilando il giudizio, mi rendo conto che probabilmente dovrei darti anche meno di 2, perché non l'hai rispettato. Tuttavia, il risultato mi piace, l'ho letto volentieri e l'atmosfera che si respira tra i due è di mio gradimento – soprattutto il fatto che Daphne gli ricordi la guerra -, per cui soprassiederò. 

6) Gradimento personale: 8/10. 
 La storia non mi è dispiaciuta, anzi. La struttura dell'intervista è molto interessante – alla babbana sarebbe potuta essere una seduta dallo psichiatra, questo parallelo mi è piaciuto tanto – e anche lo stile lineare e semplice ha reso bene l'atmosfera dell'intera storia. 
 Tuttavia, anche rispetto ad altre storie in gara, non mi ha conquistata. Penso che se avessi rispettato meglio le mie indicazioni la storia mi sarebbe piaciuta di più, mentre così sei un po' uscita dal “seminato”... diciamo che mi aspettavo di leggere qualcosa di diverso e, seppure la tua storia sia piuttosto bella, mi ha un po' deluso perché volevo altro.

Recensore Veterano
11/03/17, ore 12:12

Mi ero salvata questa storia da tempo per poterle dedicare la giusta attenzione. Finalmente, direi di esserci riuscita! *_* All'inizio, sinceramente, a causa del titolo, non mi aveva attirata. Pensavo la vera protagonista della storia fosse proprio Katie Bell. Per fortuna, ho letto lo specchietto introduttivo e ho subito cambiato idea. Una storia con Daphne protagonista (e, per di più, in coppia con Draco)? Non me la sarei persa per nulla al mondo! Vedi, io adoro questo personaggio, tant'è che scrivo e cerco di scrivere su di lei in tutte le salse, cercando di caratterizzarla a mio piacimento, dato che, nella saga, non ci viene detto nulla a riguardo. Dopo quasi un anno dalla mia prima storia su di lei, ho, in realtà, ben chiaro nella mia mente quale possa essere la sua versione ideale, ma non per questo ho smesso di "sperimentare" e, soprattutto, di leggere su di lei, sempre alla ricerca di un'altra sua versione che mi soddisfi. Beh, senza dubbio la tua mi ha soddisfatta in tutti i sensi. Sin dal primo rigo, la sua personalità traspare quasi prepotentemente. Il fatto che la storia sia poi narrata in prima persona proprio da lei, non fa che avvicinare maggiormente il lettore alla mente e all'introspezione di questa ragazza. Mi piace come tu abbia collegato e intrecciato la sua relazione con Draco al "caso Katie Bell", rendendo la vicenda ancor più interessante. La struttura della storia, poi, è davvero originale: l'alternarsi della vicenda con le riflessioni di Daphne, in chiave "legale", dà un taglio alla storia molto particolare. Tornando al personaggio in sé per sé: come ti ho già annunciato, questa versione della Greengrass mi ha convinto molto. Mi è piaciuto il suo essere così schietta nei confronti degli altri e di se stessa, mantenendo, al contempo, un certo riserbo quando si entra in temi più "scottanti" dal suo punto di vista. Daphne non si fa problemi nell'esplicitare la sua "stoltezza" adolescenziale, nell'ammettere la sua adorazione per il Signore Oscuro, il suo desiderio di avvicinarsi alle alte sfere, dando prova di essere praticamente senza scrupoli. Ma la realtà è un'altra. Come dice anche Draco: "Le tue mani di Greengrass non sopporterebbero di essere macchiate da sangue innocente". Per lei è come se fosse tutto un gioco, un capriccio, un fine da raggiungere perché sì, ma in realtà non sa e non capisce cosa voglia davvero dire vivere nel terrore e nella minaccia, essere costretti a fare del male e a uccidersi, macchiarsi di un'onta così terribile e sentirsi soffocare ogni giorno da un peso insopportabile. Se, dunque, appare sin da subito come una persona caparbia e determinata, di contro dimostra, in realtà, di essere una persona molto insicura e, a tratti, debole, quando si tratta di mettersi veramente in gioco e, soprattutto, quando deve affrontare i suoi sentimenti per Draco. Quest'ultimo, tra l'altro, molto realistico nella sua prepotenza, nella sua codardia, nella sua complessità. La loro relazione, dunque, è una relazione malsana sin dall'inizio. Come dice la stessa Daphne: "di ombre e atrocità si nutre la nostra relazione" e non avrei saputo trovare parole migliori per definirla. Nonostante sia alquanto instabile e contorto, però, questo rapporto ha anche i suoi lati positivi, nel senso che, nonostante tutto, i due sviluppono un certo grado di confidenza tale che Draco (volente o nolente) può più o meno cercare di alleggerirsi del suo peso parlandone con lei o, semplicemente, trovando silenziosamente il suo sostegno.
Come un castello di carte, tutto questo intreccio si sfalda. La vita di Daphne crolla inesorabilmente: all'esterno, la guerra è finita; ma, dentro di lei, è il caos più totale. Il suo "cadere in miseria" è l'inevitabile conseguenza, una sorta di "karma" legato a tutte le scelte sbagliate fatte dalla ragazza durante i suoi anni a Hogwarts. E, ancora più simbolico, è proprio sua sorella - da Daphne tanto invidiata e denigrata - a rubarle tutto, a levarle l'unica fonte di felicità. Ma, ciò che strugge maggiormente, a mio parere, è vedere come il debole e codardo Draco sia in un certo modo riuscito ad andare avanti, mentre l'ambiziosa, volitiva e determinata Daphne non ci sia riuscita. Gli anni passano, ma lei sembra regredire, passo dopo passo, fino a ritrovarsi praticamente in un baratro.
La fine è terribile, ma è anche paradossalmente l'unica e giusta conclusione: Katie Bell è innocente al 100%, ma, indirettamente, è causa ed effetto di tutto. La sua morte chiude il cerchio e riesce a sedare (almeno in parte) l'animo tormentato di Daphne.
Ho solo una mini mini mini mini critica da farti: Draco ha gli occhi grigi, NON azzurri! XD Non prendermi per pazza, ma lui è praticamente il mio personaggio preferito dell'intera saga, dunque faccio tantissimo caso anche a questi dettagli quasi insignificanti! :D
Scusami per il papiro e perdonami se troverai sproloqui senza senso, ma, quando una storia mi prende così tanto, non riesco mai a controllarmi xD
In bocca al lupo per il contest, ovviamente! *_*
Giulia