Inizio la recensione con il passaggio più drammatico (fino ad ora) di questa storia. Quello che mi ha colpita di più, e che credo non dimenticherò per un bel pezzo. Lo cito e poi lo analizzo, come faccio sempre.
"«Mister…» mormorò Andrea, un pallido sorriso ad illuminargli il viso macchiato di sangue e sporcizia. «Ti ricordi quando ho cominciato a chiamarti così? Quella sera volevi a tutti i costi suonare la batteria… anche se sembravi sparire in mezzo a tutti quei tamburi.» Luca annuì, scoppiando improvvisamente in lacrime. «Anche se ci conosciamo solo da due anni… ne abbiamo combinate un sacco, io e te…» riprese Andrea. «Vai al Bunker… e saluta tuo fratello da parte mia…»
Il giovane chitarrista, in preda alle lacrime, poté solo annuire vigorosamente, andando a sbattere con il mento contro il musetto di Tobia che, finalmente calmo, aveva fatto capolino dal suo giaccone.
«Evelyn…» continuò il batterista, portando entrambe le mani al collo e togliendosi la catena d’oro cui era attaccata una piccola medaglia, «porta questa a mia figlia… e dille che sarà sempre nei miei pensieri.»
Mi affidò il piccolo gioiello: sulla medaglia erano incisi il nome e la data di nascita della ragazzina. Io stessa ne portavo una molto simile con il nome di mio figlio. Annuendo brevemente la allacciai subito intorno al collo, facendola scivolare sotto allo strato di indumenti fino a che non la sentii bruciare sulla pelle.
«Fausto…» mormorò infine Andrea, voltandosi verso l’uomo più anziano, «a te devo chiedere il favore più grande… Non voglio attendere la morte soffrendo a questo modo… magari guardando negli occhi i cani che torneranno a mangiarmi…»
Nell’udire quelle parole non riuscii più a trattenermi e lo sguardo mi cadde, inesorabile, sul suo ventre martoriato da cui il sangue continuava a sgorgare, permeando l’aria con il suo odore ferruginoso.
«Che cosa vuoi che faccia?» gli rispose Fausto, la voce resa ancora più cupa dalle lacrime che stava ricacciando in gola.
«Voglio che sia tu ad uccidermi… e lo farai con quello.» Con l’indice indicò il proiettile che mi era sfuggito di mano mentre tentavo di ricaricare la pistola, prima di salire sull’albero.
Il cantante scosse vigorosamente la testa. «No, Andrea. Non puoi chiedermi questo!»
«Ti scongiuro, Fausto… Preferisci forse farmi divorare dai cani?»
«No…»
«Allora fallo... subito, ti prego!»
Alzandosi lentamente in piedi, come un automa, il cantante tese la mano verso di me. Riluttante, misi la mano in tasca e gli porsi la semiautomatica. Andò poi a raccogliere il proiettile caduto, estrasse il caricatore e lo inserì al suo posto, continuando a muoversi meccanicamente, come se le sue membra non stessero obbedendo al suo cervello ma ai comandi di qualcun altro. Luca si alzò e, afferrandomi per un braccio, mi costrinse a fare altrettanto.
«Andrea…» mormorai ancora mentre il chitarrista mi trascinava via, facendomi voltare e cingendomi le spalle con un braccio. Affondai il viso nel suo collo, scossa dai singhiozzi.
Sentii Fausto mormorare: «Signore, perdonami… Abbi pietà di me!» poi il colpo di pistola risuonò secco nell’aria immobile.
Il silenzio che seguì fu talmente innaturale da farmi credere di essere diventata sorda. La strana sensazione fu subito annullata dal grido del cantante: un urlo pieno di rabbia e frustrazione."
L'uomo ha chiesto dei favori a tutti e tre. Immaginavo che avrebbe affidato qualcosa per sua figlia ad Evelyn: in fondo tutti e due sono dei genitori.
Sto piangendo! Sto versando fiumi di lacrime da quando Andrea ha deciso di essere ucciso da Fausto e da allora non ho più smesso. Sto così male che ho persino mal di testa. Lo so, è solo una storia, ma è così toccante e potente che non posso non soffrire, almeno per un po'! Se io fossi stata Andrea, però, avrei fatto una scelta diversa: avrei usato le mie ultime forze per suicidarmi, sparandomi. Certo una pistola è pesante e forse non avrebbe avuto la forza di sollevarla, ma penso che con la volontà si possa fare molto. Chi vuole morire, in qualche modo ci riesce, a volte... Per cui, piuttosto che chiedere ad un mio amico di uccidermi, e sapere che questo si sarebbe sentito in colpa a vita, mi sarei suicidata. In questo modo tutti si sarebbero sentiti una m****, ma almeno non sarebbe stata colpa di nessuno.
In ogni caso questa è solo la mia opinione,non sto criticando la tua scelta.
Ora, però, non so cosa pensare di Fausto. Non lo so davvero. E' stato costretto ad uccidere il suo amico perché lui gliel'ha chiesto, quindi non è colpa sua. Fausto ovviamente non l'avrebbe mai fatto, ma... ma l'ha comunque ucciso. Ora ovviamente sta malissimo. E' arrabbiatissimo con se stesso, con la situazione, con Evelyn. La rabbia è un sentimento normale dopo un lutto, soprattutto se è appena avvenuto. E poi, vista la situazione, questa reazione è assolutamente normale. Pensavo che Fausto avrebbe cercato di suicidarsi, sinceramente, divorato dal senso di colpa. Ma Luca è andato ad abbracciarlo e comunque non hai affrontato questo tema, quindi è stato solo un mio pensiero.
Questa storia è complicata perché ti fa riflettere su tematiche molto dure e controverse. Tuttavia è bello leggere storie così, che fanno pensare talmente tanto; e poi tu tratti queste tematiche con molto tatto, con durezza ma allo stesso tempo non con leggerezza. Ciò di cui parli non è mai scontato. A volte (e ovviamente sto parlando in generale, non riferendomi a nessuna storia in particolare, sia chiaro) si leggono storie in cui tematiche come quella della morte vengono trattate con leggerezza, e i personaggi che hanno perso qualcuno, stanno bene dopo poco. Invece qui non così. Evelyn, Luca e soprattutto Fausto soffrono tantissimo, e anche se continuano il loro viaggio, staranno comunque male per molto tempo. Perdere un amico è qualcosa di dolrosissimo e ocmplicato, io lo so bene perché l'ho provato. E' un dolore che non passa mai del tutto. Nessun dolore per la perdita di qualcuno se ne va mai completamente. Si impara a conviverci, ma non va via. Tutto questo per dire che ti faccio i complimenti per come stai trattando il tema della morte, soprattutto in una situazione talmente disperata e delicata. Non è affatto facile, e tu sei veramente bravissima!
I tre continuano il viaggio, quattro con Tobia. E' stranissimo e bruttissimo che ora siano uno in meno... :(
"«Evelyn, stavi dimenticando questa!»
Mi voltai ed inorridii quando vidi la semiautomatica tra le sue dita lunghe ed affusolate. «Non la voglio più neanche vedere!» esclamai, scuotendo la testa.
«Non possiamo permetterci di rinunciarci, Evelyn. Ci serve per difenderci!»
«Fino ad ora non è servita ad altro che a portare morte…»
«Mors tua, vita mea» declamò il chitarrista, in tono cupo. «Lo so che è brutto da dire, specialmente ora… ma è la cruda realtà.»
«Tienila tu, allora.»
«Io non la so usare.»
Strinsi i denti ma ripresi la pistola, facendola scivolare nella tasca destra del giaccone."
Questo passaggio è durissimo. E non aggiungo altro, perché parla da solo.
"L’uomo non mi aveva più rivolto la parola e continuò imperterrito ad evitare persino il mio sguardo. Non lo biasimavo: in fondo aveva tutte le ragioni per essermi ostile.
Da qualche parte, non lontano dal nostro accampamento, sentivamo gorgogliare un ruscelletto. Luca si annusò il giaccone per l’ennesima volta, poi si alzò in piedi. «Ho un disperato bisogno di farmi un bagno e di togliermi questi abiti puzzolenti.»
L’orina che Tobia gli aveva spruzzato addosso durante l’assalto del branco si era oramai asciugata, lasciandogli addosso un fetore quasi insopportabile, ma non mi pareva assolutamente una buona idea quella di denudarsi e farsi un bagno nell’acqua gelida, con una temperatura dell’aria altrettanto rigida.
«Non puoi aspettare fino a domani? Una volta sulla strada troveremo di sicuro qualche casa dove poter fare un bagno. Sempre meglio che non farlo qui fuori all’addiaccio, non ti pare? Con la prospettiva di passare una notte al gelo, oltretutto.»
«Non lo capisci, Evelyn? Non posso più sopportare questo odore! Mi ricorda…»
Non fu necessario che concludesse la frase. Alzai un braccio per interromperlo, continuando a perorare la mia causa. «Corri il rischio di prenderti un malanno, Luca!»
Scrollò le spalle, come a voler scacciare quell’eventualità. Senza parlare, Fausto frugò nel suo zaino, traendone fuori vestiti ed un giubbotto di ricambio. Feci per dire qualcosa ma l’occhiata che mi lanciò, sfidandomi a protestare, fu sufficiente a zittirmi. Mi abbracciai le ginocchia e rimasi ad aspettare il suo ritorno accanto al fuoco, con Tobia accucciato vicino ai miei piedi.
Luca tornò dopo parecchi minuti, indossando gli abiti puliti e con i lunghi capelli dorati ancora grondanti acqua. Voltò le spalle al fuoco per farli asciugare, sfregandosi energicamente braccia e gambe con le mani per infondersi un po’ di calore nelle membra intorpidite.
«Sono quasi congelato» mormorò, battendo i denti. Gli lanciai un’occhiata torva che diceva: “Te l’avevo detto”, ma non pronunciai parola. Mi limitai a porgergli una delle tute da sci, che portavo ancora nello zaino, per farlo stare al caldo, pregandolo con gli occhi di indossarla.
Cenammo in silenzio e ci preparammo per la notte, coprendoci con i tappeti di pelliccia di capra. Benché avessimo decimato il branco di cani selvaggi era più che probabile che i superstiti fossero ancora sulle nostre tracce, quindi Fausto fece il primo turno di guardia. Mi accoccolai al fianco di Luca perché lo sentivo tremare, nonostante la tuta da sci e benché sotto alle pelli si stesse relativamente bene. Parve rilassarsi alle mie tenere carezze: dopo pochi minuti lo sentii russare lievemente e quel rumore mi accompagnò dolcemente fino all’oblio del sonno.
Quando Fausto mi svegliò, due ore dopo, il riposo del giovane chitarrista si fece di nuovo agitato. Prese a rotolarsi nel sonno e nemmeno il contatto con il corpo del cantante parve acquietarlo. Disturbato da tutti i suoi movimenti, l’uomo più anziano si alzò e mi raggiunse accanto al fuoco, tenendo lo sguardo fisso sul suo amico.
«Avevo ragione a dire che non doveva farsi un bagno all’addiaccio. Secondo me gli sta salendo la febbre» mormorai, osservando i movimenti convulsi di Luca sotto alle pelli.
A quelle parole, Fausto si voltò di scatto verso di me e mi abbrancò per le spalle, scuotendomi come una bambola di pezza. Spaventato, Tobia andò a nascondersi nel giaciglio al fianco del giovane chitarrista.
«Ma non ti rendi conto che è tutta colpa tua?! Andrea è morto, Luca si sta ammalando, e la colpa è solo tua! Ti odio! Vorrei non averti mai incontrato!»
La sua voce alterata, piena di rabbia, rancore e frustrazione, mi colpì come uno schiaffo in pieno viso. Quell’uomo aveva ragione, pienamente ragione su tutto. Ero stata io la causa di tutto quello. Involontariamente, certo, ma comunque sempre colpevole.
«Forse sarebbe meglio… se me ne andassi» balbettai, mentre continuava a scuotermi.
All’improvviso mi lasciò andare, sibilando: «Finalmente una decisione su cui concordo pienamente!»
Luca, destato dal trambusto, si tirò faticosamente a sedere, gli occhi arrossati ed il respiro pesante ed affannoso. «No, Evelyn, non mi lasciare!» implorò.
«Andiamo, Luca, lasciala perdere!» esclamò nuovamente l’uomo più anziano. «Non capisci che è stata lei la causa di tutto? Ci sta portando solo sfiga! Sai quante ne troverai, di belle bamboline pronte a dartela, una volta nel Bunker?»
«Ma io non voglio una bella bambolina, Fausto! Io voglio lei!»
Barcollando, il giovane chitarrista si alzò in piedi e venne a cingermi le spalle in un abbraccio protettivo. Avrei tanto voluto abbandonarmi a quel tenero contatto, ma i sensi di colpa stimolati dalle parole del cantante mi impedivano di rilassarmi.
«Ci causerà soltanto altri guai!» riprese Fausto sputando nel fuoco, come a voler lanciare uno scongiuro.
«Se lei se ne va, me ne vado anch’io!» Luca sostenne lo sguardo del compagno, i verdi occhi febbricitanti che parevano risplendere alla luce delle fiamme. Dopo alcuni minuti di stasi, in cui avrei voluto essere ovunque tranne che seduta davanti a quel fuoco, Fausto chinò le spalle e si allontanò, sparendo nell’oscurità."
Fausto dà sempre tutta la copla ad Evelyn. Avevano fatto pace, ma con tutto quel che è successo, la tregua tra loro è finita, e credo che sarà così per molto tempo. Tra loro è cme se ci fosse una specie di guerra aperta. Quando si perde una persona cara, si cerca sempre di dare lacolpa a ualcuno. Anche questo è normale. Si incolpa se stessi, o si dà la colpa a qualcun altro, che magari non c'entra niente. Evelyn non poteva prevedere tuttoquello che sarebbe successo andando per quella strada, altrimenti, se l'avesse sapto, ovviamente non avrebbe mai preso quella decisione! Come fa, Fausto, a non capire che non è colpa sua ma della vita, del destino che a volte è crudele e bast****? (Scusa le parolacce, generalmente non le dico, ma in questi casi servono proprio). Avevo paura che le avrebbe fatto del male, e mi si è spezzato il cuore quando Evelyb ha detto che se ne sarebbe andata e che Fausto pensava che fosse la decisione giusta. Okay, probabilmente lui e Luca stanno osffrendo molto più di Evelyn. Ma Andrea le voleva bene, e lei a lui. Erano amici, anche se si conoscevano da poco. Quindi, nonostante l'immenso dolore che sta provando, perché Fausto non si rende conto che non è l'unico a soffrire? Certo, in alcune situazioni in cui si sta davvero male è difficile accorgersi del dolore degli altri... ma comunque, mi sembra una mancanza di rispetto dare tutta la colpa lei. Evelyn sta già abbastanza male di suo, senza che l'uomo continui a rincarare la dose. Per fortuna Luca è riuscito a calmare le acque. Fausto si è ovviamente arrabbiato, ma Evelyn grazie a Dio resta con loro. Se se ne fosse andata, probabilmente non sarebbe sopravvissuta, stando da sola. Luca è stato molto coraggioso a dire che sarebbe andato con lei e romanticissimo agiungendo che vuole lei perché le piace.
Crdo non ci sia altro da aggiungere, se non che questo capitolo è stato tristissimo, ma incredibilmente realistico e, anche se drammatico, bellissimo!
Giulia |