Ciao :)
Volevo leggere anche io qualcosa di tuo, dato che Emme ha cominciato la tua long fantasy, per cui sono venuta a guardare il tuo profilo. Già da titolo "Donna, sei bella?" e il tag horror, ho pensato immediatamente alla domanda della kuchisake-onna, poi ho letto i nomi in giapponese e ho detto "eccola lì". Dato che mi piace molto la cultura giapponese, e trovo affascinante la leggenda della povera ragazza sfregiata dal samurai, mi sono detta che la storia faceva per me.
Mi aspettavo un "semplice" racconto horror, peraltro, e mi sono dovuta completamente ricredere. Qui abbiamo una parabola attualissima e molto, molto interessante: quella di un giovanotto che si da l'aria dell'anticonformista, del salvatore della categoria oppressa e del paladino della giustizia, ma che a conti fatti è un prevaricatore (anche profondamente ottuso e con notevoli slanci di crudeltà).
In una fase iniziale ho apprezzato il discorso che ha fatto ai suoi amici, anche se mi è sembrato un po' pretenzioso. Certo è che i "role models" imposti dalla società sono gravi, sono anche molteplici ed è bene riconoscerli per combatterli, ma avevo annusato un certo atteggiamento di superiorità da parte di Yoshiro.
Atteggiamento che si riconferma nel momento in cui incontra Akemi. Lei gli pone la fatidica domanda del "Kirei da, to omou?" e io già pensavo al peggio... ma Yoshiro riesce in qualche modo a confonderla con una risposta evasiva, che sembra piacere molto ad Akemi, al punto da farla provare a stabilire un contatto con questo ragazzo.
Yoshiro lo fa pensando di "salvarla", con un atteggiamento appunto da salvatore dei popoli. Più avanti ripete di amare Akemi, dopo l'inizio della relazione, e di nuovo vediamo quanto è vuota questa affermazione: come puoi amare una persona se non apprezzi ciò che fa? Se non la accetti per com'è?
Perché dovrebbe essere sbagliato non desiderare di fare carriera, voler mangiare solo frutta, volersi truccare tutte le mattine?
Per Yoshiro lo è, è sbagliato, e non riesce ad accettare che qualcuno possa pensarla diversamente da lui. Non riesce ad accettare di non poter "salvare" Akemi, o meglio, di non poterla rendere ciò che lui vuole che sia.
La sua testardaggine diventa quasi un'ossessione, che Akemi sopporta, essendosi ormai legata a lui. L'ossessione porta Yoshiro a comportarsi in maniera sempre più meschina con lei, a dimostrarle delle vere e proprie cattiverie, oltre che non voler sentire ragione quando lei prova a spiegargli le sue ragioni. Posso immaginare Yoshiro come il classico tipo d'uomo che picchia la moglie: dopotutto erano solo otto mesi che i due stavano insieme, e se Akemi non fosse stata la kuchisake-onna ne avrebbe avute da subire, da parte di quest'uomo meschino e prevaricatore.
Ma lei alla fine non ce la fa più e glielo chiede di nuovo.
"tu credi che io sia bella?"
Yoshiro risponde di sì, con disprezzo, come se essere bella, a questo punto (quale che ne sia l'accezione) fosse quasi uno sgarbo che Akemi fa al resto del mondo. Ma lei si rivela per ciò che è, e posso dire serenamente che Yoshiro ha raccolto ciò che ha seminato.
Di quante persona si sarà mai innamorata la kuchisake-onna? Non penso molte, e lui era uno dei pochi fortunati. Ma l'arroganza e la cecità lo hanno portato alla fine che abbiamo visto, e quasi mi dispiace per Akemi, che si era illusa di aver trovato qualcuno di diverso.
Ma i diversi, come si dice, alla fine sono uguali tra loro.
Mi è piaciuta moltissimo questa storia, soprattutto per la metafora che racchiude, ma anche per lo stile che hai usato, che costruisce un ottimo climax nel corso di tutta la narrazione. L'epilogo, per chi conosce la leggenda, è quasi liberatorio.
Ti faccio i miei complimenti, è stato veramente un piacere leggerti. A presto!
~Sky |