Recensioni per
Γνώθι σαυτόν ~ Cosa vuoi davvero
di foschi

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
22/01/18, ore 14:56

 


Sono arrivata a questa storia attratta dal titolo, come succede alle falene che si avvicinano alla fiamma della candela. Per mia fortuna, c’era una lastra di vetro a proteggere l’integrità delle mie ali (che non saranno belle come quelle delle farfalle, ma sono pur sempre le mie).
Uscendo fuor di metafora, mi è piaciuta questa storia che ribalta un po’ le carte in tavola (i miei appunti, presi mentre ho lasciato decantare le mie impressioni, come si fa col vino rosso, suggeriscono: inserire la spunta crack pairing, visto che le coppie che proponi sono interessanti, ma poco sfruttate.) e che mette al centro della questione l’umanità di Camus.
Diciamocelo: Camus afferma che i sentimenti sono un limite, sono un tallone d’Achille, un punto debole, eccetera eccetera eccetera. Con un allievo come Hyoga, così legato – ancorato – al passato, era l’unica scelta plausibile. Ma poi è lo stesso Camus a mostrarci come anche lui abbia dei sentimenti e che, piangendo per aver congelato l'unico allievo che gli è rimasto, sotto quello strato di ghiaccio eterno batta un cuore. Ed è proprio questa, la parte divertente dell’avere a che fare con Camus, a mio medsto avviso: il poter togliere quella scorza congelata per denudare l’uomo (in senso metaforico, ça va sans dire).
Le combinazioni sono molteplici; tu ne hai scelta una che, lo confesso, avevo visto un po’ di tempo fa, ma l’hai portata avanti in maniera delicata e inaspettata, leggera e coinvolgente come un giro di valzer.
Perché sì, io alzo la mano e dico che mi aspettavo che Milo, alla vista delle sue lacrime, lo perdonasse e tornassero insieme. Voglio dire. Invece, no, ed è qui che ti ho apprezzata davvero tanto, perché mi hai preso per mano, mi hai mostrato un sentiero da cartolina, ma poi mi hai condotto a vedere un altro panorama. Uno scorcio diverso. Che potrà piacere o meno, dipende dai gusti del singolo: a me, ad esempio, è piaciuto; ma è stata una boccata d’aria fresca in una realtà che si va facendo asfittica.

Se tiri troppo la corda, questa si spezza. E che ti resta in mano, una corda, oppure un mozzicone inservibile? La seconda opzione, ahimè, e sei stata brava a rendere credibile il dispiacere di Camus, il suo volerci riprovare, il suo voler riavere Milo. E mi è piaciuto come lo hai declinato, non tanto – forse – il voler riavere la persona Milo, coi suoi pregi e coi suoi difetti, quanto il voler avere qualcuno accanto, come se Camus fosse così abituato ad avere alle calcagna quella peste di Milo che, una volta venuto a mancare l'onnipresente marcantonio che è lo Scorpione, si sia sentito mortalmente solo. Una solitudine senza appello, nemmeno gli fosse morto un parente (che poi è così, una separazione assomiglia in maniera dolorosa ad un lutto, c’è poco da fare).
E ho amato anche Milo, il fatto che tu sia risultata fedele all’idea che volevi trasmettere, quella di una persona che sì, bello Camus, bello l’amore, bella una vita insieme, bello tutto, ma che una volta arrivata al capolinea non concede un secondo giro di giostra.
Ho amato anche le piccole malignità di Camus, il descrivere Aphrodite e Milo velenosi allo stesso modo (che sì, è vero, ma lui lo intendeva in maniera non fattuale, non tecnica, non relativa allo stile di combattimento, quanto secondo una sfaccettatura morale) è chiaro sintomo di una sofferenza che, non potendo trovare sfogo sull’amato bene che ci ha piantati in asso, si rifà su chi ci ha sottratto il suddetto amato bene (come se fosse colpa sua e non nostra).

Ottima anche l’idea delle ellissi. Perché devo sciropparmi questa vicenda minuto per minuto? Il lettore potrebbe annoiarsi, o perdersi nelle sfaccettature, sicché è cosa buona e giusta puntare l’obbiettivo sull’essenziale, come se fossero dei primi piani.

Shaka è perfetto nel ruolo di deus ex machina, sia letteralmente che metatestualmente parlando. E il consiglio che fornisce a Camus è una perla di saggezza rarissima, ma difficile da capire. Non basta una vita intera.
Conosci te stesso è la più difficile delle virtù, perché si presuppone che a) si sia onesti con noi stessi – quando, invece, siamo proprio noi i primi a mentirci, a giustificarci, a raccontarci tutta una serie di frottole e menzogne e alibi per giustificare le nostre viltà, dalle più innocenti alle più perniciose – e b) si abbia il buonsenso di accorgersi che nella vita si cambia. Quello che siamo oggi non è quello che eravamo ieri e che saremo domani, domani l’altro o tra un mese. La vita cambia, scorre attorno a noi, e quello che siamo – quello che giorno dopo giorno diventiamo – è il risultato di ciò che abbiamo attraversato, siano state praterie fiorite o cerchi di fuoco.
Panta Rei, dunque. Oppure, tirando in ballo la prima delle tre massime che compaiono sulle colonne del Santuario di Delfi, potremmo dire “εἶ”, “tu sei quel che sei”.
Accettare noi stessi è la chiave della felicità; che, attenzione, non significa avallare ogni nefandezza e viltà, ma semplicemente riconoscere chi siamo, cosa siamo, e cosa vogliamo. Non è facile, non è difficile: è semplice. Un po’ come l’illuminazione che coglie – che dovrebbe cogliere – chi pratica il buddismo.

Pollice all'insù, insomma.
Ho trovato, però, alcune scelte che mi hanno lasciato interdetta. A parte dei refusi facilmente risolvibili, sono incappata in una frase che non credo di aver capito io (ecco perché le mie elucubrazioni hanno richiesto più tempo del solito). Mi sembra corretto segnalarti la cosa, magari ne discutiamo anche insieme, se ti fa piacere.
 
La massima “Conosci te stesso” non è stata attribuita a Socrate, ma a tutta una serie di personaggi, tra cui Solone d’Atene. È molto più antica del pensiero socratico; sì, vi si può riconoscere una certa affinità tra il conoscere se stessi e la maieutica socratica; tuttavia, per amore di precisione, è cosa buona e giusta dare a Cesare ciò che è di Cesare, anche se e quando si tratta di una frase attribuita.
 
[…] scoprì il posto accanto a sé (spazio di troppo) freddo. Da tempo non lo sentiva così freddo[…]
Fai attenzione alle ripetizioni.

nascondendo la testa dietro una mano
Il viso riprende il registro lessicale ed è anche logicamente presumibile che una mano possa coprire il viso, non l’intera testa.
 
quando vide quelli bagnati del francese.
Credo che al posto di quel bagnati funzioni meglio un aggettivo come umido, lucido e via di seguito. Non che bagnato sia sbagliato, capiamoci; ma appartiene ad un tono più colloquiale.
 
o lo lasciava andare o non lo cercava
Ecco, qui cade la mia perplessità. Non comprendo, perché le due cose mi sembrano troppo simili per determinare un o, o.
 
Il  biondo annuì. Non che si fosse troppo colpevolizzato per il malessere del francese, ma gli dispiace lo stesso: non poteva cancellare quello che li aveva uniti e poi divisi.
Premesso che soluzioni come il biondo, il rosso, il castano e compagnia cantante sono da evitare, specialmente se usati come sinonimi, perché abbassano il registro lessicale, il verbo corretto è gli dispiacque, al passato remoto.
 
E poi l’ultimo refuso (giuro!), deja-vù che si scrive déjà-vu, mettendolo in corsivo in quanto appartiene ad una lingua straniera, anche se è entrato nell’uso comune.
 
In conclusione, non spaventarti! Mi è sembrato onesto avvisarti, piuttosto che dire “bello, brava, continua così!” e glissare. Sono una beta, certe cose saltano all'occhio anche quando non vorrei. L’onestà paga. Sempre. Non credi anche tu?
Ho apprezzato davvero questa storia, le descrizioni precise come bisturi ma calde come una mano amica sulla spalla, le montagne al tramonto che sembrano andare a fuoco e l’aderenza ai personaggi originali.
Sì, Camus ce lo vedo proprio come qualcuno che sgancia una bomba e poi se ne va come se niente fosse. E sì, Milo è capacissimo di tirargli fuori con le pinze le cose, una ad una, senza reticenze, mezze verità. Sarei curiosa di conoscere il punto di vista di Aphrodite, a questo punto, il grande assente che, da gran signore qual è, glissa e lascia correre.
Spero di leggere qualcos’altro di tuo!
Alla prossima!!
 
(Recensione modificata il 22/01/2018 - 03:02 pm)