Cara Tyel,
ultimamente hai dato prova di un'innegabile bravura nello scrivere storie divertenti e comiche (che ho molto apprezzato), ma è in racconti come questi che io mi perdo completamente, che leggo e rileggo sprofondando sempre più nelle sensazioni che riesci a evocare, e restando senza parole davanti alla tua capacità di vedere cose che altri non vedono, di percorrere strade poco battute, di creare personaggi tuoi originalissimi, ma così aderenti al Legendarium da sembrare usciti dalla penna di Tolkien stesso.
Il tuo Aiarnel è una figura struggente: un cantore che rimane muto davanti alla tragedia che avanza, travolto da un destino di sangue del quale non ha colpa. Un innocente.
Un personaggio che basterebbe, da solo, a fare della tua storia un'opera davvero interessante. Ma tu vai oltre, e rendi il tuo racconto ancora più originale e potente con una scelta inconsueta, ma appropriata come poche: quella di usare l'udito come senso predominante (quasi esclusivo) per veicolare tutte le sensazioni che aggrediscono il protagonista.
Inizi con il rombo minaccioso delle onde, e termini, tragicamente, col suono delle stesse onde che sfuma.
Per tutta la durata del racconto, Aiarnel (e noi con lui) non vede nulla, tutto è nebbia, oscurità, non distingue neppure con chiarezza il fratello che lo viene a cercare. Feanaro è una voce imperiosa che sovrasta le altre nel cercare di imporre le sue assurde pretese.
Un flusso inarrestabile di suoni che ci accompagna lungo tutta la storia, e che si interrompe, solo per un istante, all'arrivo dei Noldor, quando subentra la vista.
Un'irruzione che sottolinea quella fisica, reale, violenta, dell'arrivo dei conquistatori (tutto ci appare sbagliato, nei modi e nei contenuti).
Questo pezzo mi è piaciuto moltissimo: i Noldor sono alti, gli occhi come gemme, l'acciaio che riluce, attributi che si potrebbero applicare a un esercito di "giusti" (sempre che possa esisterne uno), che qui invece, complice il cambio di prospettiva udito/vista, stridono, sono del tutto fuori posto. L'attacco del paragrafo successivo ribadisce questo concetto "Lo stridio delle spade…" Davvero un brano molto coinvolgente, brava!
Così si torna al suono: le urla, il clangore delle spade, e il povero Aiarnel è ancora paralizzato, incapace di affrontare l'inconcepibile: armi forgiate per uccidere fratelli. E proprio quando riesce a sbloccarsi, ecco Feanaro, implacabile. O meglio, ecco le sue grida, che sovrastano il frastuono. Caspita, Tyel, col finale mi hai steso!
Ok, smetto di blaterare perché credo il concetto sia chiaro: ammirazione totale per la tua storia, e per te che l'hai scritta.
No, anzi, ho un'ultima cosa da aggiungere, perché il tuo racconto mi richiama alle mie mancanze, e anche di questo ti sono grata.
Io non sono certo una il cui amore per Feanaro la porta a giustificare (o a ridimensionare) le azioni terribili del primogenito Finwion, ciononostante troppe volte cado nell'errore di considerare il Fratricidio come un mero espediente narrativo per costruire le personalità di chi vi ha partecipato (o non vi ha partecipato).
Ebbene, tu mi ricordi che non è così che deve essere, il Fratricidio non è un elemento di cui tenere conto esclusivamente quando si sviluppano trame, ma è un Episodio fondamentale del Legendarium, che merita di essere narrato anche, e soprattutto, dal punto di vista di chi l'ha subito, per poterne comprendere il significato nella sua interezza.
Tu, con questa storia, ci sei riuscita benissimo.
Complimenti ancora! E grazie per aver condiviso.
Un abbraccio,
Los |