Recensioni per
Who will sing for the Nightingale
di _Orlando_

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
22/05/17, ore 10:11

Buongiorno Orlando.
Sono felice che tu abbia aggiornato, e mi scuso per il ritardo nel recensire.

Ho un sacco di cose da dire, ma prima di tutto ti anticipo che il capitolo mi è piaciuto molto.

E un’altra cosa che voglio dirti subito, prima di dimenticarmene, è che ho trovato molto bello l’impianto della storia, questo saltare da un luogo (e da un tempo) all’altro simile a un montaggio cinematografico: partiamo nelle celle di Thranduil, il momento dopo siamo a Gondolin, poi a Imladris, infine torniamo, come per chiudere il cerchio, nel Reame Boscoso. Una scelta che avevi già fatto nel primo capitolo, ma che qui ti è riuscita anche meglio, brava!

Dunque, si inizia nelle celle del regno di Thranduil. Il tempo di inquadrare la situazione, e subito si parte con una scena forte: il dialogo/litigio tra Thorin e Thranduil. Il Re elfico, con le sue parole provocatorie, risveglia nel Nano i suoi stessi dubbi - se la sua impresa sia giusta, se valga la pena del sacrificio che richiederà - ma, almeno per ora, sembra non poterci essere nessun punto di incontro tra i due, Thorin ribatte parola per parola e Thranduil apparentemente nemmeno si ricorda di averlo già conosciuto. Qui forse io non sono la miglior giudice, perché devo ammettere che è da un po’ che non rileggo Lo Hobbit, ma questo dialogo l’ho trovato molto ben reso.
Un ottimo inizio!

Ed ecco che siamo a Gondolin, o a quello che ne resta.
Continuo ad avere qualche perplessità sul “piano” di Ecthelion per proteggere Glorfindel, o comunque tenerlo il più possibile lontano dal pericolo maggiore, ma devo ammettere che anche qui hai fatto un ottimo lavoro, e che questo pezzo racchiude dei momenti che mi hanno commosso. Fa male vedere Ecthelion che tratta Glorfindel con freddezza e fa malissimo vedere apparire Gothmog, e qui tu qui ci fai provare entrambi i dolori molto bene.
E così Echtelion riesce finalmente a compiere ciò che si era prefissato: proteggere il suo amato come lui aveva fatto ai tempi della loro "giovinezza".
Ho adorato il loro ultimo scambio mentale, la speranza che ripone Echtelion in Tuor come fonte di salvezza dei Noldor, e quella di poter rivedere un giorno il suo amato.

Questo brano carico di emozioni mi dà la possibilità di introdurre un argomento… no “argomento” è esagerato… niente più di una sensazione, che, premetto, ho provato SOLO in alcuni momenti e SOLO nel pezzo ambientato a Gondolin.
Dunque. La tua scrittura è, obiettivamente, di alto livello. Dialoghi, scene d’azione, descrizioni, emozioni… tutto scorre senza incepparsi mai, sorretto dal tuo stile elevato, ricco di aggettivi e di similitudini molto curate.
Ci sono dei momenti, tuttavia, in cui la potenza del concetto che vuoi esprimere (e che effettivamente esprimi) si perde un po’ in questa struttura elaborata.
Il messaggio che vuoi comunicare potrebbe essere più incisivo, potrebbe colpire diretto al cuore e lì rimanerci, per così dire, invece, se il lettore non è attento, rischia quasi di perdersi.

Per farti capire cosa intendo, qui:
"Ti avevo promesso che sarei stato io a proteggerti, questa volta, e così sarà. Ma se il messaggero di Ulmo potrà riscattare gli esuli, un giorno forse ci rivedremo sui colli delle Terre Immortali. Promettimi che vivrai sino a quel giorno. Io ti aspetterò lì."
è PERFETTO.
Tre righe, quattro frasi, zero aggettivi. Dura quanto un pensiero. È l’addio di Echtelion, di cui parlavo prima, e di tutto il brano è una delle cose mi rimarrà più impressa. È un paragrafo semplice, ma efficacissimo. Contiene… tutto! La speranza (per nulla scontata) che Tuor riscatterà gli Esuli. Quella di potersi “reincarnare” per poter rivedere Glorfindel. E poi, ancora, l’ultima richiesta di Ecthelion al suo amato: sopravvivere. E la promessa che non lo dimenticherà (altra cosa per niente scontata, perché che esperienza aveva Echtelion di “reincarnati” per poter dire che avessero ricordi della vita precedente?).
Semplice e meraviglioso.

Questo:
"Ebbene è anche te che ha protetto, sciocco…” fino a “… Con quanto altro sangue innocente i signori dell’Ovest esigeranno di lavare l’offesa che gli abbiamo mosso?"
è un altro pezzo grandioso. Dico davvero.
Glorfindel è furioso per la morte di Ecthelion. Grida contro Tuor, in cui Ecthelion nutriva speranza al punto da sacrificarsi, grida contro i Noldor, che hanno trascinato il suo amato con loro nella dannazione, grida contro i Valar stessi, la cui punizione è smisurata rispetto al crimine commesso.

Purtroppo però - secondo me - questo momento un po’ si perde, perché arriva dopo un lungo discorso di Tuor… troppo lungo e arzigogolato, quasi fuori posto. La battaglia imperversa, gli “uomini” si stanno ritirando a proteggere il Re, Glorfindel, sopraffatto dal dolore, sta per buttarsi in acqua per seguire il destino del suo amato, è un momento a dir poco concitato (e descritto benissimo!), Tuor afferra in extremis il guerriero elfico per condurlo via, e… parla. Parla troppo a lungo, e con parole che, nella foga del momento, sembrano un po’ fuori posto.
Così, quando arriva la reazione di Glorfindel, quel suo meraviglioso scatto d’ira che ce lo rende così “umano”, così alla nostra portata da farci immedesimare e commuovere, e arrabbiarci a nostra volta, ci siamo un po’ persi.

Ma, ti ripeto, è SOLO una mia sensazione.
Il tuo stile, come ti ho già detto, e continuo a dirti, è molto bello ed evocativo, caratterizzato da una perfetta padronanza della lingua e adatto all’epica che stai narrando. Attenta solo che, in alcuni momenti di grande impatto, non vada ad abbattere ciò che dovrebbe sorreggere.

Ma cambiamo completamente argomento con un altro paragrafo che mi è piaciuto moltissimo:
“”Sono fantasiosi, invero, i racconti degli elfi, se giungono persino a vantare, ancora in vita, una morte gloriosa" aveva risposto il nano, mascherando con un sorriso di scherno l'inquietudine che, come una coltre di piombo, gli era scesa sul cuore.”
Qui è bello tutto. È bella la battuta di Thorin, è molto bello che la faccia perché non vuole mostrare ciò che davvero prova, è bellissimo come da questa battuta il concetto di immortalità elfica assuma dei contorni non così idilliaci (come quello di essere costretti - se accade - ad affrontare più volte la propria morte, nei ricordi).

Bene. Veniamo ora al motivo per cui Glorfindel è nella Terra di Mezzo, mentre Ecthelion no, che tanto aspettavo. La tua risposta è, dunque: perché Ecthelion non è mai stato “rilasciato” da Mandos, né forse mai lo sarà. Nooooo… terribile! Terribile, ma perfetto per giustificare una situazione altrimenti ingiustificabile. Eh, sì, Glorfindel non ci poteva proprio stare nelle Terre Immortali senza Ecthelion.

Così arriviamo a un’altra scena che mi è piaciuta moltissimo, l’offerta di Thorin di restituire la spada di Ecthelion a Glorfindel. Qui, il tuo stile sorregge magnificamente il pathos, non c’è una parola di più di quello che dovrebbe esserci, né una di meno. I gesti e le parole di Thorin sono così… come dire… di Thorin!
E la rinuncia di Glorfindel, con tutto quello che ci sta dietro (perché l’Elfo ha capito cosa brucia nell’animo di Thorin), mette in moto nel Nano quel processo di auto-consapevolezza che si concluderà nella bellissima scena finale, nell’ultimo confronto con Thranduil. Quando finalmente Thorin sarà onesto con sé stesso e rivelerà il vero motivo per cui sta cercando di tornare nella Montagna.
Guarda, ho letto la tua storia per capire come avresti narrato di Glorfindel ed Ecthelion, ma alla fine è il tuo Thorin che mi ha conquistato, di cui tu fai un ritratto credibile e di grande spessore. Fortemente intrecciato con la figura di Thranduil (e questo è il tuo punto più personale, che ho trovato molto interessante).
Beh, considerato che, da quello che mi dicevi, è di Thorin che volevi raccontare principalmente… direi che hai colpito nel segno!

Infine:
“Non ho fatto ritorno per la brama di oro o di gemme, o di un regno che mi spetta per diritto di sangue, e neppure per la nostalgia di una patria perduta, né per riscattare la mia gente da un’immemore colpa, ma per me e per me soltanto” (…) “Bentornato, Thorin Scudodiquercia.”
è una chiusura impeccabile, a cui non mi sento di aggiungere altre parole. Brava!

E chiudo anch’io, se no rischio di sfinirti e rendere del tutto vano lo scopo della recensione.

Questo secondo capitolo, a mio parere, è stato anche migliore del primo, Orlando, complimenti!
E grazie per aver aggiornato!

Losiliel