Recensioni per
Il mostro di Galgenberg
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 78 recensioni.
Positive : 78
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
23/10/17, ore 17:05
Cap. 1:

Ciao!
Finalmente eccomi qui a leggere questa storia che avevo adocchiato già da tempo. Prologo breve e quasi "criptico", ma che mi invoglia a saperne di più. Immagino che tra un po' ci sarà da farsela sotto, quindi non vedo l'ora di proseguire nella lettura^^
Allora, qui abbiamo il caso di un medico, il dottor Thellmann, che viene accusato di aver ucciso, in un delirio di pazzia, un paziente in cura presso il sanatorio che gestiva. Il dottore, con perfetta lucidità, nega le accuse, sostenendo di essersi trovato di fronte una specie di non-morto. Chissà chi avrà ragione...

P.S.: Molto suggestiva l'idea di ambientare l'omicidio nella Rocca del Barbarossa, sai già quanto adoro certe cose.
E pregusto già una nuova immersione nella cultura germanica...^^
Il paziente è morto il 30 di aprile, nella notte di Valpurga. Coincidenza?

Recensore Veterano
28/09/17, ore 16:14
Cap. 4:

Ero curiosa di leggere qualcosa di tuo e questa storia mi aveva intrigata, ma ho avuto solo ora l'occasione di poterla gustare. 

Pur non essendo un amante del genere, ho adorato questa storia: la precisione e la mestria con cui hai descritto l'evoluzione (o la degrdazione) dei sentimenti di Friedrich e Erich mi hanno veramente conquistata e proiettata nella storia, permettendomi di coglierne ogni momento. L'introspezione del protagonista è magistrale e sublime: la continua lotta tra il raziocinio e i sentimenti, il contrasto tra la sua natura di uomo di scienza e l'amore che lo porta a compiere azioni che negano questa stessa, mi sono davvero appassionata al suo dissidio interiore e alla sua progressiva perdita di controllo. 
Nonostante Friedrich sia il protagonista anche la personalità di Erich emerge in maniera luminosa e chiara: un ragazzo valoroso, determinato, un guerriero nato che lotta in tutto il racconto, all'inizio contro la malattia e successivamente contro se stesso e ciò che è diventato. A questo proposito, è stata veramente toccante e straziante la parte in cui la sua parte più umana cerca di combattere e trattenere quella bestiale, si riesce a scorgere una traccia di umanità dentro di lui ed è proprio quella a portarlo a porre fine a quell'esistenza terrificante e sanguinaria, di cui lui stesso ha orrore. Avevo le lacrime agli occhi mentre leggevo quella scena. 

Anche il messaggio che la storia porta e gli argomenti che tratta sono delicati e, inquietantemente, attuali e controversi: la volontà dell'uomo di contrastare ciò che la natura ha predisposto, accecato dalla propria arroganza e dal proprio senso di onnipotenza dato dai progressi tecnologici e scientifici, come se potesse bastare la conoscenza dei meccanismi della natura per poterli emulare. In questa storia dimostri come questo non sia possibile ma anche di come l'uomo inesorabilmente cada nella medesima illusione: Friedrich non c'era riuscito e il dottor Leiter viene allettato dalla stessa promessa, finendo anche lui nella stessa trappola mortale. Un'emblema significativo di come l'uomo non riesca a imparare dai propri errori ma, al contrario, abbia la presunzione di poterli modificare. A mio avviso è una conclusione molto triste ma che rappresenta fedelmente la realtà; in più è un finale aperto che getta lo sguardo su scenari macabri e sanguinosi di cui già abbiamo avuto un assaggio, ma che potrebbero essere anche peggiori.

Di questa storia mi è piaciuto, oltre al lavoro svolto sui personaggi (soprattutto il protagonista) e la loro analisi psicologica (la resa del loro paesaggio interiore, soprattutto per quanto riguarda Friedrich, è stata davvero efficace e coinvolgente) è stato il lavoro di ricerca e verosimiglianza che credo sia dietro questa storia: i riferimenti a luoghi così precisi, la ricerca di una veridicità storica, il linguaggio stesso che rispecchia l'epoca evocata e i personaggi con il loro sottofondo di culturale; ho amato i riferimenti agli autori e le citazioni calzanti disseminate lungo tutto il racconto, si vede che sei un appassionato e credo che tu stesso non avresti disdegnato una discussione con Friedrich e Erich. Anche la precisione nella descrizione della tubercolosi lungo tutto il suo sviluppo è stata precisa e puntuale, con i termini medici e scientifici esatti; ho apprezzato molto questa puntigliosità e permette una maggiore immedesimazione nel personaggio del medico, come se quella storia fosse stata veramente proferita dalla sua bocca. Non so davvero come esprimere il mio entusiasmo e la mia soddisfazione per una cesellatura tanto certosina che mi ha permesso di addentrarmi completamente nella storia: le parole sono state scelte con estrema cura e ho apprezzato l'inserimento di vocaboli più ricercati e desueti che calzavano a pennello con l'ambientazione della storia (si aveva l'impessione di leggere un romanzo gotico dell'ottocento) così come le inserzioni in latino che hanno contribuito a delineare maggiormente l'ambiente colto, e a volte autorefereniale- dei medici e degli specialisti. Devi aver fatto molte ricerche per riuscire a rendere l'epoca in maniera così vivida e precisa attravero poche scelte lessicali. 

Sei stato un maestro nel creare aspettative con il primo capitolo (e tocc o di classe è stato aprire e chiudere la storia nel medesimo modo), costruire il contesto nel capitolo successivo e giungere lentamente alla parte più macabra e densa della storia, creando pian piano ansie e aspettative e un'irrefrenabile frenesia e impazienza di scoprire cosa sarebbe successo e come sarebbe andata a finire. Il climax è stato davvero impeccabile e non posso che farti i miei più vivi complimenti!
Nota di merito va alla scelta di delineare le situazioni al di fuori del racconto di Friedrich come se fossimo degli spettatori di un film: il tempo verbale scelto e l'idea di descrivere ogni gesto come se fosse una voce narrante esterna a descriverlo mi hanno davvero colpita e affascinata. Complimenti!

Questa storia mi ha ricordato un racconto di Edgar Allan Poe, e non mi sarei sorpresa di trovarlo tra "Il cuore rivelatore" e "Il crollo della casa Usher"; sono una grande estimatrice dell'autore e non sai quanto sia rimasta incantata di poterne ritrovare echi, per stile e argomenti, in questa storia, sembrava davvero di leggere una sua storia breve! 
Echi di Mary Shelley e del suo "Frankestein" si sono alternati alle atmosfere di Poe in un connubio armonioso e perfetto che rispecchia la letteratura gotica che andava di moda in quegli anni. Dà l'impressione di essere uno di quei racconti brevi pubblicati a puntate sui giornali, e non so davvero come altro esprimere la mia ammirazione per essere riuscito a racchiudere in pochi capitoli tutta un'epoca: è davvero incredibile di come tu sia riuscita a tratteggiarla e a farla sentire presente e chiara.

Rinnovo i miei complimenti per questa storia davvero avvincente, macabra ma affascinante e intrigante. 
Spero di non aver scritto una recensione troppo sconclusionata ma è difficile esprimere la mia somma meraviglia per un pezzo tanto bello, inusuale e perfetto.
Ayr

Recensore Master
15/09/17, ore 21:21
Cap. 4:

E meno male che in teoria non avrebbe dovuto crederci!
Ma solo gli stolti non cambiano idea, giusto?
E l'alienista non è uno stolto...

Comunque è come avevo detto io, Friedrich aveva sbagliato qualcosa! Anche se avevo pensato che avesse sbagliato nel rituale, mica immaginavo avesse sbagliato nel mantenere il corpo dopo il trapasso e anche nel nutrimento che forniva allo stesso dopo la resurrezione.
Tutto facile con il senno di poi, vero?

E quindi Friedrich continuerà a starsene in manicomio anche se non è affatto pazzo?
Che disfatta per lui. Chissà se all'alienista andrà meglio... a me piacerebbe andasse peggio, così impara a non liberarlo almeno, dopo aver approfittato biecamente dei suoi studi.
Certo che sarei curiosa di vederla la mogliettina di questo, poi.
Peccato finisca qui.

Mi dispiace lasciare questa storia, anche se purtroppo per i due meravigliosi amanti ormai non c'era più nulla da fare.
Non dimenticherò mai il secondo capitolo di quest'opera, perché mi ha davvero trafitto il cuore. Magnifico, magnifico, ma terribile, vedere il povero Erich soffrire è stato atroce, mi sembrava di essere lì e insieme a Friedrich vedermelo sfuggire dalle dita...
Finora è la tua storia più triste che abbia letto, ma sono certa che hai in serbo tante altre sorprese per me, vero?

Ripasserò presto a leggere. Ora finisco più veloce che posso le letture e vado a scrivere anche io, non devo metterci ottanta anni questa volta o mi picchiate!

Ciao caro, alla prossima!
(Recensione modificata il 15/09/2017 - 09:22 pm)

Recensore Master

Beh... c'era da immaginarselo.
Anzi, no.
Non lo immaginavo così.
Però... quando la morte arriva non c'è nulla da fare.
La vita non è un paio di membra che si muovono. E non è un bel viso. La vita è anima e cuore, coscienza. Come ha fatto Friedrich a non capirlo subito?
Poi l'amore è una cosa reciproca e quella cosa, inizialmente inerte come una bambola non sembrava provare niente.
Perfetto sì, ma assente, spento.
Chissà cosa sarebbe successo se Erich invece di ' progredire verso una parvenza di vita ' fosse rimasto semplicemente una bambola? Sarebbe stato felice Friedrich? Felice di avere con sé un manichino con le sembianze del suo innamorato?
Io non lo sarei stata al posto suo.
Eppure lui sembrava consolato dalla cosa.

Poi purtroppo le cose degenerano. Ma mentre ' Erich ' diventa qualcosa sempre di più lontano da un essere umano, acquisisce anche una coscienza.
E io lì a chiedermi se continuando a uccidere e a divorare carne umana, prima o poi si sarebbe ' svegliato ' e sarebbe tornato a vivere normalmente...
Ma è ovvio che questo non può essere. E anche lui non ce la fa più a sopportare quel tormento.
Tutto questo deve finire al più presto.
Ecco cosa vuol dire ' tentare di equipararsi a Dio '. Friedrich ha creato quest'esistenza ( finta, ma di esistenza si tratta ) e ora deve porvi termine.
E' giusto così e solo lui può e deve farlo per il bene di tutti.

E adesso anche i suoi ricordi sono rovinati. Non potrà più pensare serenamente al suo lui quand'era ' autentico ' dopo questo.
Per quanto penosa sia stata la fine del ragazzo a causa della sua malattia, almeno all'amante sarebbero rimasti i ricordi, invece ora tutto è rovinato e per sempre.
Davvero molto triste.

E ora l'epilogo.
Chissà cosa accadrà?
Mi sembra troppo facile come conclusione.
Succederà qualcosa di grosso, ancora, vero?
(Recensione modificata il 15/09/2017 - 06:20 pm)

Oh... alchimia. Pur essendo quasi totalmente ignorante in materia, tutti questi citazioni non mi sono nuove. So del rabbino Low e del Golem, ho sentito parlare del Libro dello Splendore e ovviamente delle Sephiroth, in FFVII abbiamo un personaggio che si chiama così.
Sephiroth vuol dire ' numeri ', così dicono del nostro, confermi?

Ho trovato la seconda parte... beh... wow!
Complimenti, di una bellezza incredibile. Sembrava di essere lì. Specie la parte dell'ebreo e della casa piena di libri, mi sembrava di sentire l'odore della polvere e di vedere questi armadi enormi immersi nell'oscurità, tremolanti alla luce della candela.
Mamma mia, ma in cosa si sta cacciando questo ragazzo?
Ho paura per lui! Non tanto per quello che sta facendo, perché posso immaginare che il suo cuore innamorato, ferito e disperato sia in grado di portarlo a questo e altro ancora, visto che né la fede né la scienza sono in grado di salvare il suo amore, ma per come lo sta facendo!
Sembra avere solo una conoscenza teorica di quelle cose. Anche se studia come un dannato non può improvvisarsi alchimista. Basta anche il minimo errore ed è la fine!
Perché piuttosto che acquistare libri non si è rivolto ad un esperto?
Guarda, ho visto abbastanza in Full Metal Alchemist ( non credo che tu lo conosca, è un anime, sì, un anime, ma molto particolare che parla di alchimia e scambio equivalente ) per avere già i capelli dritti. Pare che resuscitare i morti sia impossibile.
E gli Homuncolus... ma è sicuro di questa cosa?
Ha davvero perso la ragione.

Ok, io ora parlo così, perché sono arrivata a questa parte, perché più o meno so che cosa sta succedendo e più o meno so cosa succederà, ma mentre leggevo la prima parte di questo capitolo stavo soffrendo veramente tanto per la sorte del bellissimo biondo.
Arriva fiero e gagliardo, batte i tacchi ( sì, io ADORO i soldati! ), pensando che guarirà presto e invece per lui è solo l'inizio della fine. Comincia a decadere, a morire...

Ero davvero distrutta leggendo quella parte. Mi piace moltissimo l'ottocento, ma quando leggo che potevano curare la tubercolosi solo con tanto sole mi sento sprofondare in un mare di lacrime.
Tutta la parte di loro nella gita, così delicata e piena di muto dolore mi ha davvero ferita.
Terribile.
E quindi capisco Friedrich, ma temo veramente per quello che sta facendo, così non riavrà indietro il suo innamorato.

Non credo che lo sappia.
Ma adesso lo scoprirà.

Mi ha fatto una spaventosa tristezza quando il nostro ha sollevato tra le braccia il corpo ormai scheletrico del suo amato... ma poverini!
Che malattia orribile!
(Recensione modificata il 14/09/2017 - 03:40 pm)

Recensore Master
13/09/17, ore 18:08
Cap. 1:

Eccomi qui. Salve!
Come vedi mi sono scelta una bella storia rossa, questa volta. Ok, sarà d'orrore, ma mi attira moltissimo l'ambientazione: fine ottocento, manicomio e culti esoterici (?).
Staremo a vedere, perché con te non si sa mai.

L'uso del presente mi spiazza sempre, perché non sono abituata, ma anche questo m'incuriosisce, voglio vedere come renderai le scene d'orrore usando questo tempo.

L'inizio poi è una fine, pare che tutto sia già terminato. L'omicidio si è già consumato, il colpevole è stato arrestato, rinchiuso in manicomio, ma non si capisce se è pazzo o sta dicendo la verità. Magari la sua vittima era veramente già morta e trasformata in revenant, ma ovviamente lo strizzacervelli non ci crede, e come fa a crederci?
E in generale, chi ci crederebbe?

Ok, sono a bordo!
Tanto sesso e disperazione non mi dispiacerebbero, in questo periodo. Nella storia, dico.

Tanto lo so che mi farai venire un coccolone come al solito.

Domani torno!
Ciao, caro!
(Recensione modificata il 13/09/2017 - 06:11 pm)
(Recensione modificata il 13/09/2017 - 06:44 pm)

Recensore Master
22/08/17, ore 18:26
Cap. 1:

2° posto - Il Mostro di Gangenberg di OldFashioned con 49.5/52 Premio “Storia da Incubo” per lo stile Valutazione per il contest Echi dell'Occulto sul forum Grammatica e stile: 10/10 Solitamente, utilizzo la parte iniziale di questo punto per riferire eventuali refusi o errori grammaticali o sintattici. Visto che però, in questo caso, non ne ho riscontrato alcuno, passerò direttamente al giudizio più generico. Inizio col farti i complimenti: grammatica e sintassi sono a dir poco impeccabili, le frasi sono costruite correttamente e prive di qualsivoglia errore, cosa non da poco, specialmente considerando lo stile scelto, particolarmente ostico. Passando allo stile, confesso che hai dimostrato un’incredibile perizia. Non solo sei riuscita a destreggiarti in tre metodi narrativi differenti, ma hai fatto un uso a dir poco eccellente del fattore introspettivo e descrittivo. La storia presenta un tono ufficioso e metodico, uno stile carico di finestre scenografiche sublimemente costruite e tratti dal forte pathos in grado di lasciare letteralmente con fiato sospeso il lettore. Tuttavia, e dispetto dell’apparente complicatezza dello scritto, esso non risulta né eccessivamente pesante o noioso, anzi si dimostra coinvolgente e attraente in tutti i suoi pregi. Ritengo quindi che, in questo caso, il punteggio pieno sia perfettamente meritato. Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 Forse il vero cavallo di battaglia del tuo racconto, è proprio la caratterizzazione dei vari personaggi ciò che colpisce maggiormente chi si trova a leggere la storia. L’utilizzo di una fortissima e oculata introspezione consente di vivere in prima persona le emozioni e i sentimenti dei tuoi protagonisti, al punto che risulta quasi impossibile non rimanerne affascinati. Le vicende vissute in prima persona da Friedrich ed Erich si ripercuotono direttamente sul lettore, che finisce con rimanere incollato al testo, ansioso di raggiungerne la conclusione. Ho apprezzato moltissimo tutti i personaggi presenti. Tuttavia, tra tutti, paradossalmente è stato proprio il Mostro di Gangenberg, ossia quello meno umano del gruppo, ad affascinarmi maggiormente. Il lento percorso che segna la sua caduta nell’oblio permette di seguire da vicino ciò che esso è costretto a “vivere”, e la parte finale, in cui pare quasi “rinvenire” quel che basta da comprendere in che situazione di degrado si trovi, lascia il lettore col fiato sospeso. È impossibile non immedesimarsi in questo giovane, un’aquila magnifica costretta in un corpo che non ha scelto, ad affrontare un destino che non le appartiene. Un ottimo lavoro, un’evoluzione interiore che lascia senza fiato. Ovviamente, anche gli altri personaggi sono magnificamente costruiti. Partendo da Friedrich, di cui ho apprezzato in particolar modo l’approccio che ha nel momento in cui si trova a dover rimediare ai propri errori, per finire Leitner, che nonostante tutto alla fine cade esso stesso nel baratro della megalomania. Tutti loro sono costruiti con dedita cura, e non si può non apprezzarli, seppure nei loro umani difetti. Complimenti davvero! Utilizzo del pacchetto: 10/10 Come sempre, qui non c’è molto da dire. Tutti gli elementi sono stati rispettati senza problemi, e spenderò quindi qualche parola su quelli che mi hanno colpita maggiormente. Tra tutti gli elementi, quelli che mi hanno colpita maggiormente sono il bonus Malattia e la citazione. Il primo è magnificamente inserito, con una notevolissima ricchezza di dettagli medici che personalmente io non sarei stata in grado di ricreare nemmeno nei miei sogni più rosei. La ricerca dimostrata nell’inserire un tal numero di riferimenti mostra chiaramente la cura e l’amore che devi aver avuto nell’informarti sul funzionamento della tubercolosi e dei suoi sintomi. La malattia di Erich viene descritta, nel suo lento degenerare, nei minimi dettagli, permettendo al lettore di ricreare con chiarezza, nella propria mente, la situazione del giovane. Anche la seconda è ben integrata. Sebbene si presenti solo alla fine, nel dialogo tra Friedrich e Leitner, è chiaro quanto sia adatta alla situazione. Il medico sorride, facendo presente al suo interlocutore come, nonostante tutto, anche nelle società più altamente civilizzate casi di degrado umano come il suo non siano affatto difficili da trovare. Il paradosso del giovane e promettente dottore, brillante e ammirato, che cade nell’oblio della follia viene ripreso anche alla fine, quando Leitner stesso riprende il rito per riportare in vita la moglie morta. Ottimo lavoro, non c’è che dire. Originalità e Trama: 10/10 Parlando invece della trama, anche qui hai dimostrato una notevole perizia. Non solo sei riuscito a costruire un intreccio interessante, carico di colpi di scena in grado di lasciare il lettore col fiato sospeso, ma hai anche dimostrato una vastissima e incredibilmente ampia conoscenza in termini di citazioni famose e sintomatologia della tubercolosi. La cura e la dedizione nei dettagli rendono la lettura incredibilmente piacevole e ricca di molteplici spunti di riflessione mai scontati e sempre perfettamente inseriti nel contesto da te scelto. Il tuo racconto scavalca i normali clichè dello scienziato pazzo che cerca di superare le leggi della natura, e dimostra un’incredibile originalità nella scelta dei temi principali. Il tuo “Zombie” è una creatura diversa, profondamente differente, il cui decadimento si accompagna a una lenta ripresa di coscienza che porta Erich a comprendere ciò che sta facendo, portandolo a chiedere (sebbene a modo suo) al suo amato di mettere fine a tale maledizione. Ho apprezzato moltissimo, inoltre, il fatto che la storia si concluda proprio con Leitner che, a dispetto delle perplessità iniziali, decide a sua volta di utilizzare il rito di Friedrich per salvare la propria amata. Fallendo miseramente. Sotto questo punto di vista, la lezione profondamente moralista del racconto è chiara: l’uomo, per quanto a volte possa avvicinarsi a Dio, non sarà mai realmente in grado di raggiungerlo. E spesso, tali sforzi portano solo a un risultato ben diverso da quello che ci si attende. Quindi complimenti! Gradimento personale: 7,5/10 Eccoci dunque al gradimento personale. La storia mi ha letteralmente rapita, dalla prima all’ultima riga. Ho apprezzato, in particolar modo, la minuziosa cura nei dettagli che hai dimostrato, nel ricercare termini specifici e nel creare un’ambientazione a dir poco perfetta. La descrizione della tubercolosi, il procedimento del rito di resurrezione, i libri di occultismo presi dal protagonista … tutte chicche impossibili da non apprezzare, che denotano un grande amore per il proprio lavoro e per la propria opera. Quindi perché non il punteggio pieno? Beh, essenzialmente perché, se devo essere sincera, non ho una grandissima passione per le scene di violenza. La descrizione minuta delle budella e delle interiora delle vittime sparse ovunque, per quanto dettagliata e realistica, mi ha lasciata abbastanza perplessa … e anche se non dubito che fosse proprio quello l’obiettivo, purtroppo non è il genere di scena che mi porterei volentieri dietro prima di andare a letto. Totale: 49,5/52

Recensore Master
02/08/17, ore 15:17
Cap. 4:

Terza Recensione Premio per il contest "Angeli&Demoni"
Ciao, eccomi all'epilogo(?) di questa sorprendente e ben congegnata storia.
Ti dico subito una cosa: sono felice di aver aspettato la fine prima di parlare dei personaggi principali, poiché avrei preso un grosso granchio. E ti dico perché.
Letto il secondo capitolo, mi è sorta una domanda: ma l'omosessualità non era severamente punita nell'ottocento? E quindi ti volevo dire per quale motivo Thellmann confessa con naturalezza un simile "crimine", quasi a volerti suggerire che era meglio giocare sul sottinteso. E finalmente la risposta arriva nel finale (a parte il fatto che non pensavo più che si trovasse in un "manicomio"): Leitner infatti considera il tutto come una degenerazione di quel primo fattore, che causa tutto il resto come una concatenazione che porta l'uomo a creare un mondo perfetto e inappuntabile per nascondere la pazzia che lo ha colto alla morte del suo amato.
Lo stile è stato coerente fino alla fine. Mi è piaciuto il fatto che la storia si sia aperta e chiusa con un rapporto della "polizia", e allo stesso tempo è stato un colpo di genio il fatto che il finale apra nuovi e terribili scenari. Il linguaggio è perfetto e inappuntabile come sempre, mi vergogno a dire quanti termini mi costringi a cercare ogni volta per poter comprendere fino in fondo quello che narri, in ogni sua sfaccettatura. E' sempre un piacere scoprire la profondità e puntigliosità di ogni vocabolo, messo al giusto posto e al giusto momento.
Sulla trama c'è un qualcosa che voglio condividere con te (ma bada bene, è solo un opinione personale che va bene dal mio punto di vista ma non è obiettiva). Ho adorato l'idea di questo "virus" di Dio che colpisce tutti, come se Thelllmann avesse aperto il vaso di Pandora e ora il male dilaghi di nuovo tentatore tra le genti, contaminando e attecchendo nelle persone che vengono a contatto con chi ne è già vittima, facendo presa sulle sue debolezze. Ed è ironico e di grandissimo effetto che chi ha tanto criticato il dottore poi si ritrovi a fare di peggio e con tanta naturalezza il suo stesso percorso verso l'inferno, come a dire che l'uomo non impara mai dai propri errori.
L'unica cosa, come si è verificato per "la scelta" è che il finale mi è parso troppo frettoloso. Dopo esserti preso due capitolo - e a ragione - per il conflitto di Thellmann, mi sarebbe piaciuto che avessi speso un po' di più per questo cambio di rotta. Non per forza aggiungere altre 2000 parole, ma avrei creato un pensiero più pressante per la sorte della moglie, quasi a interrompere il flusso dei pensieri di Leitner più spesso. Qualche accenno lo avrei messo anche nel primo capitolo, tanto da creare una sorta di "precedente" e un nesso con l'inizio e la fine che racchiudesse anche la vicenda del dottore.
Tolto questo particolare - ripeto, è un'idea mia, soggettiva - ti devo fare i complimenti per aver reso così bene "l'arroganza" di Leitner(mi vien da pensare che la sua sorte sia stata più orrenda proprio a causa della sua troppa sicurezza). La sua idea di tenere il flusso del sangue attivo durante il rituale sembra aver reso più terribile le conseguenze. Ha giocato troppo e si è scottato con atroce dolore.
Ed eccoci finalmente ai personaggi principali, tra i quali includo anche il nostro poverino. Leitner ha avuto i paraocchi, fede nella sua scienza, fino a quando credere nel rituale non gli ha fatto comodo. Il suo personaggio, che sembra fare da cornice, è molto importante per dare spessore al messaggio di sottofondo: in qualunque modo cerchi di innalzarti e diventare Dio, ti ritroverai sempre una bestia pronta a fagocitarti, nascosta nell'abisso ai tuoi piedi.
Erich è stato descritto inizialmente molto bene, la presentazione attraverso gli occhi del dottore ha saputo regalarci un'idea di un giovane altero, composto, a modo, molto colto e con un grande senso dell'onore, tanto da diventare alle volte... non ridicolo, ma lo ha isolato. Se da un lato mancava la parte umana, il suo provare terrore per la morte evidente, ha reso al massimo quando combatteva con la bestia che il dottor Thellmann aveva risvegliato in lui. Il suo personaggio si è mostrato un guerriero e un salvatore della vita, amante fino in fondo di quella persona di cui si era fidato e un uomo che è vissuto ed è voluto morire pur di rimanere integro.
Il dottor Thellmann ovviamente ha riempito la scena, e lo ha fatto in modo magnifico. La sua professionalità, la sua ammirazione, il suo senso di protezione che è diventato amore e si è trasformato in ossessione disperata è stata un'evoluzione che hai esplicato benissimo, ha legato la scena in modo potente e significativo, dando alla trama la giusta potenza riflessiva. I suoi pensieri sono stati gestiti bene, soprattutto nel momento in cui era combattuto in quell'altalena di "sta migliorando" e "che orrore è mai questo". Davvero molto ben realizzato, con un'ottima profondità introspettiva.
Stavolta credo di aver detto tutto - sempre qualcosa la dimentico, ma sono così ioXD. Complimenti per questa storia.
A presto!

Recensore Master

Seconda Recensione Premio per il contest "Angeli&Demoni"
Rieccomi! Oggi è un giorno perfetto per lasciarti la seconda recensione:D
A livello grammaticale ho intravisto solo un errore: da qualche parte hai scritto "non" al posto di "con", ma è un semplice errore di battitura. La sintassi è pressoché perfetta, non ho prestato occhio attento ma ho la lettura scorre come sempre piacevole e senza intoppi. Cosa che non posso mai evitare di fare è lodare il lessico. Io non so se è tutta preparazione o è sintomo delle grandi ricerche che fai prima di scrivere. In entrambi i casi, t'invidio un dizionario così forbito e puntuale, molto tecnico, tanto da accompagnare con perfetta precisione ogni passaggio, arricchendolo con la giusta terminologia, che ti evita giri di parole, perifrasi o termini più comuni ma meno puntuali per la situazione che ogni volta viene presa in esame.
Dello stile voglio dire una cosa che l'altra volta credo di non aver fatto. Termini come "diciamo così" o "se così vogliamo chiamarlo" (ora non ricordo quale formula hai usato con precisione né dove) sono da evitare in qualsiasi testo narrativo, TRANNE in uno scritto in prima persona. Intercalari come questi aumentano l'impressione del parlato di chi racconta e rendono la narrazione in prima persona più autentica e sentita. Il fatto che sia il dottor Thellmann a narrare a chi di dovere l'intera vicenda è qualcosa che ti permette di tenere il linguaggio tecnico e forbito tipici della sua istruzione, ma la prima persona fa anche un altro "miracolo": ti consente di intervenire con una voce più personale sulla narrazione. L'introspezione ne risulta esaltata, e quella del dottore è resa molto bene in questo capitolo.
Un particolare che determina l'intero capitolo e, soprattutto, interi passaggi come quello finale (ho adorato il paragrafo finale) è il modo in cui hai reso la dualità, la lotta tra istinto e ragione all'interno di Erich/mostro. Ciò che è malvagio lotta con ciò che resta del ragazzo altero che il dottore ha amato. Hai reso magnificamente la sua incapacità di parlare (apro una parentesi prima che mi dimentico. Non so a quale reale scopo tu lo abbia reso muto, ma a me sembra che il non poter parlare, il non potersi esprimersi in modo verbale, dia alla tua creatura un'affinità alle belve, la faccia regredire a bestia. Inoltre l'impossibilità ad aprire la bocca tranne che per cibarsi esalta l'idea che ci sia una forza, risvegliata o richiamata nel corpo di Erich, che azzittisce la sua parte umana, i suoi pensieri. Lo prima della parola, e quindi del potere decisionale.), il suo esprimersi con indizi e riferimenti simbolici che solo Friedrich (scusa se scrivo il nome in modo errato) può cogliere. Ci sono diverse battaglia psicologiche e filosofiche in questo capitolo, oltre a quelle fisiche, che garantiscano profondità al tema trattato. Forse te l'ho già detto, ma il tutto mi ricorda molto "Dracula" di Bram Stoker o Frankenstein di Mary Shelley. Non solo il tema ma soprattutto l'atmosfera, che tu hai saputo rendere alla perfezione.
Ancora una volta non mi pronuncio sulla caratterizzazione dei personaggi principali, preferisco avere il quadro finale, però sappi che il livello introspettivo di questo capitolo è stato più curato. Ti sei maggiormente soffermato sui pensieri e sulla lotta interna del dottor Thellmann, e questo mi ha permesso di vivere gli eventi narrati con più empatia. Il sali e scendi di orrore e speranza è stato esplicativo delle due parti che identificano qualunque uomo: cuore e ragione. Molto bello. Infine un commento lo spendo per il rapporto che continua anche qui tra i due. L'unica lacrima che il mostro concede a Erich è non solo un richiamo al fatto che gli occhi sono lo specchio dell'anima ma è anche il simbolo della grande forza d'amore che Erich mette in atto per fermare il mostro che domina i suoi primordiali istinti. Scena stupenda, non mi stancherò di ripeterlo.
A presto!

Prima Recensione Premio per il contest "Angeli&Demoni"
Ciao, mi scuso per il ritardo, ma ho avuto un grave problema a lavoro. Adesso che si sta risolvendo - salvo imprevisti - mi posso di nuovo permettere di dedicare il mio tempo al sito. Odio fare le cose a balzi!
Allora, avevo letto il primo capitolo un paio di settimane addietro, ma per vari motivi ne ho dovuto rimandare la lettura. Siamo passati dal presente al passato, con l'uso di uno stile sempre molto algido e distaccato, che si obbliga a tenersi su noti neutri e "razionali". Il tuo stile è coerente in questo punto, ha la sua impronta. La narrazione è precisa e si limita a concedere piccole descrizioni obiettive, limiti i paragoni se non nella misura in cui servono per caratterizzare soprattutto espressioni e comportamenti dei tuoi personaggi. C'è un filo conduttore che ho ritrovato in tutti i tuoi testi, ed è il modo che hai di caratterizzare i tuoi personaggi, quasi che fosse un tuo personale stereotipo: i sedicenni sembrano adulti, il loro modo di porsi è un po' troppo maturo per la loro età, i loro pensieri personali, quelli che esulano dalle risposte di circostanza, sono un po' troppo profonde anche per chi ha fatto studi classici ed è un appassionato di filosofia. Per contro è la ricercatezza dell'autore (ovvero tu) che si esalta nei tuoi scritti e che li rende così piacevoli e sorprendenti. C'è un dispendio di conoscenze e di ricerche impressionanti, c'è una cura di autenticità e informazione che lascia basito il lettore e lo stupisce, in senso molto positivo. Il lessico, soprattutto quello tecnico, è sempre un tuo punto di forza che io non mi stancherò mai di lodare e osannare. C'è anche una ricerca geografica, che mette in risalto la tua passione e che crea uno stretto legame con tutti i tuoi scritti, persino quelli più fantastici. Se da un lato questo è fantastico e ammirevole - io lo invidio - dall'altro manca un po' di componente empatica. Le emozioni e i sentimenti, che poi sono la base delle azioni di Thellmann, sono così posate e "razionali" che manca quasi un climax in esse. Cosa che invece non accade nella narrazione, punto migliore il finale.
Un'altra componente importante nei tuoi testi è il credo di Dio. Non ti soffermi mai troppo in questo punto - e non è una critica - ma tanto ti basta per dare un ulteriore impronta al tuo stile. L'uomo e la sua fede in contrasto con la sua arroganza e la sua disperazione. Nella tua storia horror vi è quasi un opposizione con questa, ovvero lì l'uomo e la sua disperazione camminano nella stessa direzione della fede; mentre in questo capitolo si muovo contro, dove l'uomo prende in mano il potere e libera il male.
E veniamo alla trama! Sempre molto curata e coerente, in questo nuovo capitolo vediamo l'inizio, come si è arrivati alla fine, ovvero al prologo. Il dottor Thellmann racconta di come ha conosciuto Erich, di come si sia affezionato al ragazzo, di come questo ha influenzato e minato al suo lavoro e alla sua professionalità, di come le sue mosse siano diventate sempre più disperate fino a raggiungere la pazzia. Una domanda - un po' ironica - me la sono posta: quanto è ricco il signor Thellmann? Ha comprato testi rari, unici, che sfiorano la leggenda e il mito. Questa parte, forse perché mi sarà sfuggito qualcosa, mi è un po' meno convincente. Testi di simile valore non si mettono in commercio a cuor leggero, e comunque costano più di quello che un dottore comune si può permettere.
Legandomi a quest'ultimo punto, vorrei passare adesso all'analisi dei personaggi, soprattutto dei due librai. Mi sembra di poterli sintetizzare così: il primo è timoroso di Dio, relegato alla venerazione del suo lavoro e al timor del signore, è un uomo di coscienza e di fede, che teme gli atti di un uomo giunto alla disperazione, seppure vende comunque i suoi libri; il secondo ha un ché di viscido e sadico, la noncuranza con cui tiene i libri, quasi fossilizzati nella polvere e nel degrado, il labirintico luogo in cui lavora e il modo in cui dona quasi con un sorriso umoristico i libri richiesti e non, me lo ha fatto immaginare come un servitore del male, in un certo senso, che sembra tentare le vittime che lo vanno a trovare, persino il suo lavoro è ai margini del legale, se posso definirlo, nell'ombra, con una facciata anonima e fuorviante per chiunque tranne per chi ne ha veramente bisogno. A lui possono arrivare solo i disperati che sanno cosa cercano, o forse non sanno cosa vanno a risvegliare. Un po' come il negozio che spunta nei racconti di "Piccoli Brividi".
Per l'analisi degli altri due personaggi... me la conservo per la prossima recensione o il finale. Dopotutto, non abbiamo ancora finito.
A presto!

Recensore Junior
05/07/17, ore 14:21
Cap. 4:

Finali aperti: my kink!
La perplessità è: ha fatto fuori il marito, o un altro pover'uomo random?
E che fine farà questa nuova creatura nata dalla superbia e dal desiderio dell'uomo?
Eh, che fine farà??? *occhioni imploranti*.
Scherzo, so che quando si scrive fa piacere che ci sia chi chiede una continuazione, ma so anche che le storie hanno una loro vita, e che quando si è detto quel che si voleva dire non c'è bisogno di continuare solo per far felici i lettori.
Un'osservazione che mi sono scordata di fare nello scorso capitolo: finalmente c'è un protagonista intelligente che lascia le istruzioni in caso qualcosa andasse storto, e possibilmente in bella vista. Certo, questo costituisce un bel problema, alla luce di quel che avverrà poi nell'epilogo, ma era anche l'idea più saggia e razionale.
Ora mi do all'altra storia horror, quella in cui un gruppo di scaltri soldati americani decide di spigolare croci ingioiellate nel bel mezzo di un ridente ossario.
Ci risentiamo là!
Tua affezionata lettrice,
N.

Recensore Junior

Letto (divorato; oddio, forse il termine in questo contesto è un po' creepy!) ieri pomeriggio, mentre schiumavo sul sedile posteriore dell'automobile, con i pacchi del trasloco addosso.
Che dire? Terribile e straziante, però molto ben raccontato.
Alcuni passi mi hanno colpito più di altri; l'affermazione che lui fa di essersi approfittato di "Erich", che mi ha dato la misura della disperazione e anche del disgusto che il nostro sventurato protagonista deve aver provato per sé stesso; il fatto che tutto il loro rapporto sia costretto ed ingabbiato nell'espressione di comando "Vieni qui", una frase breve e ripetuta che però contiene un mondo (la bellezza di quel che era e la miseria di quel che è ora).
Una frase martellante come i colpi del prigioniero alla porta della cantina, di cui però, alla fine, il protagonista sente nostalgia (e anche questo è terribilmente triste).
E poi la scena della scrittura, dove il golem interpreta linguisticamente, ma non emotivamente ciò che gli viene chiesto, e il messaggio della pietra tratta dalle rovine, un vero pugno nello stomaco più di quanto lo siano state le descrizioni di interiora e sventramenti.
Che dire?, torno a ripeterlo perché sono spiazzata; penso tra l'altro che questa sia la coppia letteraria (parlo solo di libri, fra anime, manga, film e videogiochi l'elenco è lunghissimo) a cui mi sono affezionata di più dopo Odisseo e Penelope, Ettore e Andromaca, Filemone e Bauci, Aragorn e Arwen, Capitan Fracassa ed Isabella, Erec ed Enid, Soseki e Neve e Siva e Parvati (per non citare i protagonisti de L'amico ritrovato, che non sono coppia coniugale o amorosa, a rigore, ma vabbè).
Avrei voluto davvero vederli insieme.
Chissà se esiste un aldilà in cui potranno trovarsi.
Mi è piaciuto molto Grosvenor, ma questa storia, forse perché io amo le tragedie, mi è rimasta nel cuore.
E questa, signori, è la punizione che mi spetta per scrivere sempre storie tristi in cui muore qualcuno.
N.

Sono commossa.
Da tante cose.
Le citazioni che inserisci nel testo e che gli danno vita (il libraio Jung: una casuale omonimia?), la tensione delle descrizioni che sono sempre puntuali e ricche, ma mai eccessive, la tensione, in realtà, di tutto il racconto.
Per quanto non apprezzo la futilità dello yaoi, così apprezzo invece quando l'amore viene trattato per quel che è, a prescindere da chi lo prova. Questo sentimento pieno di necessità e di compassione è ben vivo in ogni parola e scena, e la ricerca della vita eterna per chi si ama è toccante perché alla fine è così che reagiremmo tutti nella stessa situazione di Friedrich.
Penso di non aver mai letto niente di così profondamente romantico, sia in senso "storico" che in senso emotivo, e siccome non mi capita spesso di trovare qualcosa di autenticamente romantico ma al contempo non melenso, sono piacevolmente scossa e molto emozionata.
Il golem, l'occultismo, l'ebraismo mitteleuropeo ed ashkenazita sono miti di quando ero piccola, mia madre me ne parlava spesso. Immagina la mia gioia nel ritrovarli qui, anche in un contesto così cupo e triste.
Che bellezza! Sei sempre bravissimo.
Ora, con permesso, torno a sospingere la mia tremula barchetta in questo mare di lacrime e sangue.
N.

Recensore Junior
02/07/17, ore 03:07
Cap. 1:

La descrizione della storia prometteva bene, e anche se mi piace tanto Grosvenor volevo leggere qualcosa di più drammatico (sto vedendo ora X 1999 delle Clamp, un anime di una tristezza veramente eccessiva, e sono nel mood).
Che dire?
L'inizio è bello e già il personaggio del giovane tubercolotico emana qualcosa di sinistramente affascinante. E poi...occultismo ottocentesco, fisiognomica, manicomi, storie d'amore...basta, ma che perdo tempo a fare? Mi butto subito nel gorgo di Sefirot e sangue che mi aspetta (sembra che io non abbia preso sul serio il prologo ma ti assicuro che non è così).

Recensore Veterano
01/07/17, ore 12:10
Cap. 4:

Ogni volta che leggo un tuo scritto, ne rimango sempre piacevolmente affascinata.
Questo racconto é pieno di emozioni ben descritte, l'amore inspiegabile che nasce all'improvviso, il senso di impotenza e oppressione davanti alla morte e la ricerca di tentativi anche al limite dell' umanità per poter salvare chi si ama.
Ho apprezzato tanto il senso morale di Thellmann nel rendersi conto di dover rinunciare alla fine a quella persona, perché ciò che gli ha inflitto è tremendamente peggio della morte.
Eppure, nonostante l'abominio di quel gesto, non puoi che provare dolore e compassione per il giovane medico.
Ho adorato tutto di quesra storia, il mistico, il senso di sbagliato ma che inevitabilmente si dimostra affascinante, la poesia, la dolcezza di Erich, il dolore della perdita e la rassegnazione a qualcosa che sembra non poter essere sconfitto: la morte.
Come al fine di ogni storia, non posso far altro che rinnovare i miei complimenti, lettura piacevole, lessico ricco e trama avvincente.
Sono sempre più rapita da ciò che scrivi. ♡