Recensioni per
Un fiore tra la cenere
di Sophja99

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
20/10/18, ore 18:29

Racconto molto interessante, dettagliato e giocato sui contrasti: distruzione\fiore o disperazione\speranza. La grande storia, quella della campagna di Napoleone in Russia, altro non è che il gigantesco riflesso di una storia privata, questa ennesima prova del detto secondo cui dietro ogni grande uomo c'è stata una grande donna. Forse un po' prolisso in certi punti, ma bello nella sua articolazione di base.

Nuovo recensore
17/07/17, ore 17:25


Seconda classificata al contest "Ogni mese, la sua città"
43/100

Titolo e Incipit: 2/5
Grammatica: 4/5
Città scelta e attinenza a quanto richiesto dal contest (stagione, etc): 17/30
Stile e Dialoghi: 6/15
Trama e Originalità: 5/20
Caratterizzazione personaggi: 9/25


Correzioni
portando via, distruggendo, lasciando dietro di sé solo la cenere: sono ripetizioni
Con gli anni quello era divenuto il posto in cui preferiva stare e le piaceva rifugiarsi: e in cui le piaceva
Doveva pur ammettere che all'inizio per lei era stato difficile abituarsi a quella nuova realtà e alla vita in Russia: toglierei Doveva pur ammettere che all'inizio. La frase in sé è superflua perché in seguito vengono spiegate le ragioni per cui le era stato difficoltoso ambientarsi.
Il freddo degli inverni tedeschi non era minimamente paragonabile a quello russo: è una frase superflua perché basta dire La prima volta che era arrivata a San Pietroburgo [...] era rimasta stupita dal gelido clima russo, sebbene nel periodo in cui vi era andata per la prima volta fossero ancora in autunno... (sarebbe preferibile omettere nel periodo in cui era andata per la prima volta). In seguito, si aggiunge La città da cui lei proveniva, Karlsruhe, si trovava in una delle regioni dal clima più mite della Germania, in cui l'inverno era meno rigido della media tedesca eliminando La città da cui lei proveniva e o in cui l'inverno era meno rigido della media tedesca o una delle regioni dal clima più mite della Germania.
che le aveva incusso l'imperatrice e i nobili di corte, con i loro intrighi e sorrisi falsi: avevano
Il loro amore era sbocciato: sbocciò
l'uno i sentimenti dell'altro: l'una i sentimenti dell'altro, o viceversa
Non fu semplice intendere l'uno i sentimenti dell'altro, poiché allora era anche lui un bambino molto insicuro, ma a Elisabetta bastarono poche settimane per innamorarsi e, quando si furono dichiarati l'uno all'altra, l'imperatrice si affrettò ad organizzare le loro nozze: è preferibile separare le due frasi da un punto, dopo innamorarsi (eliminando la e). Specificare le loro nozze con loro è superfluo.
divenne la donna e moglie Elisabetta Alekseevna: non è chiaro il senso di un articolo determinativo (la) prima di donna e del nome proprio dopo le apposizioni
quegli ultimi difficili anni: manca una virgola dopo ultimi
di fronte al popolo stremato: metterei una virgola dopo popolo, ma non lo conto
Infatti, aldilà dei problemi: Treccani dice che “In casi come questo non esiste una norma generale che regoli la scelta tra la grafia con univerbazione e la grafia separata. Nell’uso, tuttavia, è invalsa una distinzione tra: al di là, con grafia separata, si usa con valore di locuzione avverbiale o preposizionale; aldilà, con grafia univerbata, si usa in funzione di sostantivo maschile (con il valore di ‘oltretomba’, ‘vita dopo la morte’).”
erano stati lasciati là: sarebbe meglio usare un'espressione meno informale per mantenere il livello dello stile
nelle loro case e palazzi: sarebbe meglio aggiungere e nei loro prima di palazzi, ma non lo conto
dagli oppressori e conquistatori francesi: sarebbe meglio aggiungere e dai prima di conquistatori, ma non lo conto
altri villaggi e città erano state abbandonate e date: stati abbandonati e dati
si potevano vedere solo ruderi e cadaveri di russi e di francesi incondizionatamente: eliminerei incondizionatamente perché è preferibile usare gli avverbi con parsimonia, soprattutto se lunghi (e terminanti in -mente) e se il concetto è reso già con chi ucciso durante l'incendio, chi per l'odio e sotto le armi dell'esercito invasore. Se incondizionatamente rimanesse al suo posto, ci vorrebbe una virgola dopo cadaveri
che non erano riusciti (o forse non avevano trovato il coraggio) a fuggire: la parentesi tonda allontana riusciti da a e dal resto della frase anche nella mente. Si potrebbe riscrivere: che non erano riusciti a fuggire, o forse non ne avevano avuto il coraggio/non avevano trovato il coraggio di farlo.
Però, mai avrebbero mai potuto anche solo immaginare che Mosca fosse ridotta: oltre a un mai in eccesso, suonerebbe meglio fosse stata ridotta, ma non lo conto
Dire Interi quartieri erano scomparsi e lasciando solo polvere e rovine al posto degli edifici è una ripetizione
attraverso le ampie e leggermente appannate per il freddo vetrate: sarebbe preferibile scrivere attraverso le ampie vetrate, leggermente (si potrebbe omettere) appannate per il freddo,..
sia a carattere politico che sentimentale: sarebbe preferibile scrivere di carattere sia politico che sentimentale, ma non lo conto
a solo un anno di vit,a
la gettò: l'aveva gettata
Lei allora tentò: aveva tentato
che si portavano dietro come macigni: suona più informale rispetto al livello dello stile, ma non lo conto
era cresciuto tanto fino a diventare una pianta: si scrive era cresciuto tanto da diventare o era cresciuto fino a diventare. Oppure, si dovrebbe aggiungere una virgola dopo tanto
una pianta grande e rigogliosa: grande e rigogliosa riferiti a pianta hanno significati così affini da costituire una ripetizione
solo il lontano e doloroso ricordo: preferirei un lontano e doloroso ricordo, ma non lo conto

Accorciare le frasi renderebbe il testo meno monotono: separare tra loro i concetti elencati all'interno di ogni frase con pause più lunghe (principalmente punti fermi) anziché con virgole varierebbe il ritmo, permettendo di porre enfasi dove necessario.

Non guasta che il titolo sia semplice, né che si riallacci alla conclusione: il fiore (un bucaneve, presumo) simboleggia la parallela rinascita della città e dell'affetto tra i coniugi. Tuttavia, entrambe queste metafore sono viste e straviste.

Mosca appare non come protagonista (quindi con un ruolo attivo, come richiesto dal contest) ma come sfondo di un episodio storico (peraltro, già conclusosi) e solo tramite citazioni di luoghi che in sé non evocano nessuna immagine. Rispetti il contest, per quanto riguarda l'influenza che ha sullo stato d'animo della protagonista.
Riguardo alla scelta di accostare la stagione invernale all'Incendio di Mosca: ti sei documentata con dedizione, meriti questo riconoscimento; tuttavia, la pigrizia con cui le fonti sono trasportate “a blocchi” nel testo più che incorporate a esso è un errore inammissibile, da principianti. È inverosimile che un personaggio riesumi certi ricordi limitandosi a riassumerli: lo fa solo per "imboccare" il lettore, che finisce con il chiedersi che senso abbia infarcire la storia con muri di testo che non fanno visualizzare nessuna scena/immagine e quindi che non suscitano niente. Ci sono modi più eleganti e meno pigri per far entrare il lettore in contatto con queste informazioni: anziché citare fatti generali, focalizzati sulle scene peculiari (che possono anche essere state riportate alla memoria dal personaggio), dalle quali trapeli la tua passione per l'evento storico trattato. Racconta tramite descrizioni fotografiche, nelle quali il lettore può immergersi: la successione di scena-sensazione/i mantiene l'interesse. Un'altra cosa che tiene i lettori incollati alle pagine è disseminare indizi nel testo, perché formulano ipotesi anche in modo inconscio.
Questo link (http://www.westegg.it/consigli/54-il-leprecauno-e-la-moneta-parabola.html) chiarisce quanto detto.

Il linguaggio del personaggio-voce narrante è quello asettico di Wikipedia e le concatenazioni di frasi tramite virgole non sembrano la trascrizione di pensieri: pensa “in discorso indiretto”, non ha una sua voce. Per rendere i suoi pensieri meno impersonali, più “sentiti”, basterebbero commenti o anche solo cambi di tono (lessico e punteggiatura) per differenziare tra loro i sentimenti che prova di volta in volta.

Riguardo all'incipit: la storia inizia con un'affermazione che non è immediata come lo sarebbe stata la visione di quel che resta della città da parte del personaggio-voce narrante dalla cima della Collina dei passeri. Subito dopo, il lettore è gettato in un riassunto della vita della protagonista, sebbene sarebbe stato efficace non lasciar passare troppe righe prima di fornire almeno alcune delle cinque W: chi, cosa, dove, quando, perché (anche come). Invece, il lettore non può raffigurarsi mentalmente la dinamica dei fatti se non prima di un altro “riassunto”, verso la fine della scena (ovvero, la prima parte della storia).
La mancanza di interruzioni tra un rimuginare e l'altro da l'impressione che tutto attorno al personaggio-voce narrante sia statico nel lungo arco di tempo in cui si perde tra ricordi e pensieri. La conseguente assenza di dialoghi è altrettanto inverosimile.

L'introspezione e la successione di infodump limitano la trama effettiva all'accenno di una riconciliazione tra gli sposi verso la fine della storia; inoltre, riducono le occasioni in cui i personaggi possono mostrare la propria personalità. Inserire loro indizi fisici (ad esempio, quando la zarina Elisabetta Alekseevna viene presentata a inizio storia) aiuterebbe la raffigurazione mentale nel lettore, aumentando il coinvolgimento. Basterebbe inserire i loro tratti peculiari (fisici e caratteriali) di volta in volta, quando risaltano; per esempio, tra una loro battuta e l'altra (in una frase che sostituisce una dialogue tag). Le descrizioni dinamiche rimangono impresse tra le righe.
 

Recensore Master
06/06/17, ore 19:43

Buona sera.
Un raccontino davvero splendido. Molto dettagliato, introspettivo ed avvolgente, in grado di far calare il lettore all'interno della mente della protagonista, che ricorda vari momenti critici della sua vita. In fondo, l'amore e la speranza le hanno cambiato l'esistenza, e in meglio.
Bello, tutto ben scritto e curato, complimenti.
Buona serata :)

Recensore Master
06/06/17, ore 18:46

Ciao Sophja! Guardavo nel tuo profilo e ho visto che avevi postato questa One-Shot storica. Così mi sono fiondata a leggere...tutto d'un fiato, devo dire. Hai descritto magnificamente i pensieri della zarina Elisabetta di fronte alla devastazione avvenuta a Mosca a seguito dell'incendio del 1812.
La campagna napoleonica contro la Russia fu senz'altro distruttiva, per l'una e per l'altra parte. Napoleone e i suoi se ne tornarono in Francia con le code mozzate, senz'altro, ma i russi ebbero da recuperare ogni coccio e corpo, e molto da piangere e soffrire.
Eppure, in mezzo a tutta quella distruzione, la zarina vede un fiore crescere. E quel fiore simboleggia la speranza.
Già con questa bellissima metafora, semplice ma efficace, avrei potuto chiudere il racconto, ma c'è dell'altro, come un premio per il lettore: il seguito.
Sicuramente la coppia Elisabetta e Alessandro non poteva dirsi felice. Chi regna difficilmente lo è. Avevano seppellito due bambine, avevano pianto, ma l'uno nell'altro e per il bene della Russia cercano di rimanere in piedi. A pezzi, ma legati per bene.
Complimenti per questa bella One-Shot e...non so se i risultati del contest sono già usciti o meno, comunque in bocca al lupo!
_morgengabe

Recensore Master
04/06/17, ore 16:57

Ciao e grazie per questa OS che attraverso gli occhi di una donna innamorata prima e disillusa poi, madre sopravvissuta ai figli e a un matrimonio crollato, resiste come la città delle 300 campane .. Mosca saccheggiata e distrutta e poi rinata ostinata come un fiore invernale. Una zarina poco conosciuta e tuttavia fu la moglie di Alessandro I, che sconfisse il Corso, assieme al Generale Inverno. Sintassi, punteggiatura e grammatica impeccabili. A presto Jane Queen imperatrix