Recensioni per
The Ones
di Nocturnia

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
30/06/17, ore 00:54
Cap. 1:

"Just a word, just a "please", just a stir in the air. Just a sign you are still alive and waiting."
(Franz Kafka)


The Ones fa un po’ capo al noto proverbio -nella botte piccola sta il vino buono. E’ corta, niente in confronto alle sequele di avvenimenti fisico-psicologici che caratterizzano le altre storie; poche righe per un solo piccolo concetto, due parole, addirittura quasi patetiche nel contesto in cui sono inserite -che assumono un’importanza fondamentale, tale da dedicarci una storia: The Ones, appunto.
 
E’ subito, all’inizio, che ci dai la chiave per interpretare il titolo -veloce, quasi indolore, un rebus sotteso e sottile che tuttavia si svela nel momento in cui consideriamo il tema dell’introduzione: spiritualità, divinità, debolezza. Umana naturalmente, ridicola e stupida fragilità nascosta in parole… che aggettivo hai usato tu?
Ineffabili.
Parole ineffabili. Non è un concetto molto sensato, ma in chiave figurata potrebbe calzare -parole che non possono essere espresse a parole. Chiaramente stiamo parlando di Mi dispiace che non dovevano essere pronunciati, e meno che mai pensati o peggio ancora sentiti: addirittura, fossero un anatema.
Ma poi suvvia: gli dei non si dispiacciono, non si comportano da deboli. Non ammettono di aver sbagliato, anzi: quando mai gli dei non sbagliano? Anche se bisognerebbe rivedere un attimo i termini del contratto e affermare che in fondo si tratta sempre di una questione di punti di vista, poiché difficilmente avremo mai certezze così assolute.
Ma bando alle bazzecole, che qui la filosofia non tiene banco! Questi sono tutti piccoli dettagli inutili, insignificanti -che guarda caso ci riportano proprio al nostro titolo: The Ones
Non The ones.
The Ones.
Una lettera maiuscola. Una letterina maiuscola e insulsa che però fa la differenza. Perché se diciamo The Ones non stiamo parlando di persone a caso, di quelli là che passano o di quelli lì che parlano. No, stiamo indicando Quelli. Quelli Altissimi eh. Gli Altissimi. Stiamo parlando degli dei, di Alex e Albert per la miseria, e chi se non loro ne sono un gran paio?

No?
Dettagli, sono solo dettagli -come tutta la storia in fondo. Anche se c’è come l’impressione che ad Albert Wesker i dettagli non siano mai andati giù. Ecco un’altra volta la stessa parola grossa -Chris Redfield era un dettaglio, e non è stato considerato; Alex Wesker era un dettaglio, e non è stata considerata; il Progenitor, Spencer, il fallimento erano dettagli: non sono stati considerati. Archiviati, dimenticati -e proprio loro hanno condotto a quel devastante Mi dispiace.
Ma andiamo con ordine. 
 
Il primo è venuto con Alexandra, sei lunghi anni di lontananza, un desiderio e un dolore mai sopiti; il secondo ancora con lei, il giorno in cui Tutto è crollato; il terzo è appartenuto -appartiene- ad Albert, nell’istante in cui ha scelto che la storia finisse per poter ricominciare.
E questo ce lo suggerisce quel grande paragrafo tre, quello in cui l’Uroboros si morde gagliardamente la coda.
Ahia.
Ha fatto male? Sì, parecchio -a entrambi, in ogni caso. Però si è rivelata una terna perfetta, un percorso prestabilito, stabilito e inedito, salita da adepto a dio e caduta libera a miserabile laico. Quasi miserabile, per essere puntigliosi -se vogliamo apprezzare quel pizzico d’amara ironia. E ci vuole qui, perché è così ironico come per Alex e Albert sia sempre stato un ostacolo enorme e insormontabile pronunciare quelle parole (a cui prima o poi altre ben più pesanti e totali dovranno seguire), inconcepibile come lo stesso Mi dispiace detto tra persone talmente legate da esistere quasi come unica entità, come se a se stessi si dovesse chiedere perdono. Non ha molto senso. Appunto.
 
Ma il filo del discorso, per Alex e Albert, ha mai seguito un senso logico?
Chiedetelo ad Albert e vi risponderà di sì, che la logica razionalità è sempre stata alla base dei suoi ragionamenti, dei suoi movimenti, del suo modo di essere più logico e razionale; interrogate Alex e noterete un’ombra incupire i suoi occhi mentre altera vi risponderà che non potete capire, non sono affari che vi riguardano. Perché è altrettanto logico e comprensibile definire il problema al cuore della questione: due poveri dei, pieni di fantasmi e parchi di parole. Ed è proprio per questo che Mi dispiace è folle: uno spreco, un surplus -non dire mai ciò che pensi a meno che non sia realmente indispensabile, perché potrebbe essere usato contro di te.   
E lo è stato -in tutte e tre le occasioni. Ed è finita in lacrime -palesate o nascoste poco importa: ci sono state, e tanto basta. Una prima volta -mi dispiace di essermene andata, di averti lasciato solo, di averti tradito- una seconda -mi dispiace di non averti seguito, di non averti dato fiducia, di averti lasciato morire- l’ultima -mi dispiace di non averti amata abbastanza. Ed è qui che capiamo quanto The Ones sia un passo importante -rilevante, essenziale: perché assistiamo a una serie di confessioni che diamine, quando mai avremmo potuto pensare di riceverne di tali da questi nostri dei debosciati. Quando mai, considerando la loro condotta così viziata viziosa, considerati i silenzi carichi di parole e di Tutto -un vizio quasi vezzo per loro che sono così oltre, così troppo Ones per abbassarsi a meste e toccanti esternazioni, ai sentimenti poi.  
 
Peccato sia andata diversamente. In fondo è nei momenti di peggiore debolezza -o forza, perché no- che sei sempre pronto a farti lo sgambetto -e The Ones ce lo insegna molto bene.
Alexandra, la prima a chiedere scusa: lo fa in un momento di debolezza, quella volta che dopo tempo immemore era riuscita a ritrovare Albert, il suo pensiero fisso.
In seguito, ancora una volta Alexandra: nell’ora del giudizio, quando nessuno -come se ci fosse mai stato realmente qualcuno- era lì per ascoltarla; nel momento in cui la disperazione era diventata tutto e Tutto era valso niente.
Infine Albert, un’ultima volta come unica essenziale: lui a chiedere scusa e implorare perdono il giorno in cui l’ultima maschera è caduta, in cui nudi i loro corpi si sono ritrovati faccia a faccia perché la definitiva richiesta fosse accettata -da Albert per Alex ciò di davvero indispensabile perché potesse concludersi la storia. O iniziare -dipende sempre dal punto di vista. Perché a questo si ricollega l’altro elemento cruciale narrato in questa The Ones: piccola, breve, come le parole su cui disegna la sua trama -ma determinante, in quanto passo che condurrà a qualcosa di molto più grande, assoluto e meravigliosamente inatteso. Ed è così perché quell’ultimo Mi dispiace era l’unico a poter trovare risposta, in quanto Alex sola a potergliela concedere, sola a poter raccogliere i cocci e ricomporli dopo che gli dei avevano fallito per rivelarsi difettosi, sbagliati, impreparati a ciò che il destino la vita aveva in serbo per loro -per gente che non era mai stata programmata per esistere da sola. Semplicemente si era trattato di quell’ultimo ingranaggio che mancava e finalmente aveva trovato il suo posto nell’istante in cui Albert aveva avuto la forza di pronunciare Mi dispiace.
E ciò era indispensabile. Necessario. Serviva perché potesse schiudersi il passaggio finale, la chiave di lettura e soluzione al nostro rebus -queste righe conclusive che ci hanno fatto penare così tanto perché fossero ascoltate, che ci fanno gioire così tanto ora che sono state accettate e suggellate. Ora, che sappiamo che nel momento in cui queste due anime fanno l’amore non è più solo per un patto di morsi e di sangue, urla, dolori, ansiti, sottomissione, gerarchia, controllo -ora che sappiamo che c’è soprattutto dell’Altro. Perché l’abbiamo visto, perché siamo stati realmente testimoni di un miracolo -no, della capacità volontà di chiedere e chiedersi scusa, per aver amato troppo poco e troppo male rispetto a quanto e a come si sarebbe voluto fare. Perché non era intenzione quella di far soffrire.
 
Sono parole piene queste, difficili e annientanti per un uomo vuoto e freddo come lo era Albert Wesker -parole che sono servite a far piangere Alexandra, la sua Alex, un’ultima volta per tutte. Perché queste lacrime hanno parlato di liberazione, di un momento da sempre atteso che quando si è presentato -inaspettato- si è abbattuto con la potenza e la violenza di una pugnalata -che Alex ha accettato, per farsi condurre all’abisso. Perché potesse commuoversi vedendo Albert rimanerle accanto.
E’ proprio alle righe finali allora che le parole narrate si realizzano nel più stupendo dei contrasti -Alex, sirena che sprofonda in ciò che è sempre stato considerato solo troppo superficialmente; Albert, piccolo marinaio smarrito, a lei si affida e si lascia trascinare a fondo.
Lasciarsi trascinare a fondo, presupposto figlio del vecchio Wesker; affidarsi a lei, non resisterle -carne viva di un Albert nuovo, che ha identificato nel seguirla il suo reale e unico scopo.
 
Questo commento usa tante parole, probabilmente troppe per concetti che in The Ones sono brevi ma concisi -in quanto le piccole riflessioni quelle che aprono i confini dei grandi pensieri, confessioni nel nostro caso. Mi dispiace sono sillabe schiocche, predicavano gli dei, per gli inetti nella loro incapacità; ma sono anche le stesse che li hanno salvati -che hanno condotto Albert a comprendere per chi cosa il suo vecchio e malandato cuore battesse ancora. Che non è cosa da poco, anzi non lo è per niente -un gigantesco lieto fine col botto. E per cos’altro avremmo dovuto sperare, a conti fatti? Avevamo una Bella e avevamo una Bestia, una Maledizione, il pubblico, un teatro e il suo contesto. Ci mancava solo il motore, qualcosa che lasciasse chiudere il sipario -o alzarlo, perché nella commedia dell’Uroboros dire finire è come dire cominciare- ci mancavano i sentimenti. E li abbiamo avuti. Diamine se li abbiamo avuti. Ce l’abbiamo fatta potremmo esultare, anzi Albert ce l’ha fatta -ed era ciò che più desideravamo, alla fine: poter dire che Alexandra è stata la benedizione di Albert, certo, ma che le benedizioni tornano anche indietro a chi è stato così umano da concederle.         
(Recensione modificata il 30/06/2017 - 02:43 am)

Recensore Veterano
21/06/17, ore 00:45
Cap. 1:

"Mi dispiace"
Tali parole così piene di significato.
Bella OS Tony, ancora una volta riesci a colpirmi.

- Mattalara

Recensore Master
20/06/17, ore 01:21
Cap. 1:

Ciao :)
"Mi dispiace." mormora, e deglutisce "Avrei dovuto accettare la tua offerta." (cit)
Ghost!Albert: Brava, così creXXvi pure te, ed io come tornavo poi?
Alex: Aaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh >< un fantasmaaaaaa!!!!! O.o
Ghost!Albert: ...................................................
***
Adesso mi viene da chiederti una cosa Noct; secondo te come sarebbe cambiato RE5 e la saga in generale se insieme ad Albert ed Excella ci fosse stata pure Alex?^^
Chris: *guest star* Secondo me io e Sheva ci saremmo trovati a non fare più un caXXo perché le due donne si sarebbero ammazzate tra di loro, con un Wesker impegnato a separarle xP ahaha! x)
Albert: Certo, perché secondo Redfield il sottoscritto si sarebbe abbassato a fare il babysitter -.- ma guarda, piuttosto t'invitavo ad assistere allo spettacolo con bibite e popcorn! xP
Alex: ... uomini... -.-
***
Ok, chi è stato il pirla ad insegnare ai due Wesker la tiritera presente all'inizio della storia? ><
Albert: E' stato quel pazzo di Spencer >< chi altri sennò??? -.-
Alex: Quoto il biondino occhialuto xP
Albert: OCCHIALUTO? Ahò >< e mica so' orbo scusa!
Alex: Quelli da sole sono pur sempre occhiali neh xP
Albert: MA NON SONO ORBO!!!!
Alex: Nooooooo -.- sei solo un megalomane...
Albert: Ma senti un po' chi parla -.- vedere Revelation 2...
Alex: Albert io t'ammazzo!!!
*i due si picchiano*
Excella: *altra guest star* Fermate 'sti creXXni!!! O.o
*i due Wesker, nel sentirsi chiamare creXXni, decidono di fare una tregua ed inseguono la Gionne; Aiuto ce l'hanno con meeeee!!! nota di una bruna in fuga*
***
1. Alex ed Albert a Raccoon City; cosa sarebbe successo se-
Albert: -no i deliri nooooooo T.T
Io: Sì i deliri sì xP
*mentre i due sono negli uffici della S.T.A.R.S vengono beccati!*
Chris: Ragazzi x) il Capitano fa conquiste!!!!! xDDD *fischia*
Alex: O////////////O *diventa rosso fuoco*
Albert: CaXXo ci fai qua Redfield >< FUORIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!! *lancia una sedia addosso al castano*
Chris: YKES!!! *schiva la sedia e scappa*
Ed ecco spiegato perché il Wesker ce l'ha con Redfield da tutta la saga xP altro che la Umbrella Corporation😂 ce l'ha con lui da quando il giovanotto lo interruppe mentre faceva cose a luci rosse con la sua bella!😂
***
2. Alex alla sede della Tricell
Alex: Dlin dlon😂 per leggere il delirio alternativo della summer andare ad inizio recensione grazie x)
***
3. Non so come chiamarlo xP
Ogni occasione è buona per divertirsi malandrini😋
Alex: A proposito Albert, visto che noi due ci divertiamo spesso e volentieri com'è che non abbiamo mai sfornato una bella squadra di calcio??😋
Albert: E poi chi li controllava così tanti Baby!Tyrant scatenati scusa, assumevi Nemesis di RE3 come nostro babysitter???O.o
Alex: Ma va là, chiamavamo lo zio William...
***
"Lo senti, questo cuore?
È una cosa marcia, corrotta.
È una cosa che non dovrebbe esserci.
Non dopo quello che ho fatto. Che abbiamo fatto.
Eppure batte ancora. Si trascina.
E a volte, mi chiedo perché lo faccia.
Cosa lo spinga a esistere - a cercare di assomigliare a quello degli altri.
E me lo domando, nelle ore più chiare del mattino, quando la notte muore.
Poi l'ho capito. L'ho visto, Alex.
E ho capito che questo momento - questo istante - era un buon posto per concludere la nostra storia. O per iniziarla." (cit)
Scusa la domanda Noct^^'' ma chi lo fa questo monologo; è forse Albert??O.o
***
Come sempre scrivi proprio delle belle shottine😊😍 sorvoliamo sul come la sottoscritta riesca sempre a delirare...
Alla prossima! xD
Saluti da summer_moon