Ciao, scusa il ritardissimo. |
Qualunque sia la lunghezza che scegli per le tue storie trovi sempre le pennellate giuste. Questo quadretto che ci proponi, con la sua fan art perfettamente abbinata, è confortante. È ciò che ci piace pensare se immaginiamo una vita a tre a Baker Street dopo la fine della quarta stagione. Vedo John scattare quella foto, sorridendo appagato. Vedo Sherlock intenerito da una bimba che lo chiama papà, addormentarsi con lei. Vedo aria di casa, di quotidianità, di intimità. E non importa più se Sherlock, cambiando colore alle pareti del suo personale palazzo in favore di un faccino paffuto e sporco di cioccolato, finisce col perdere un po' del fascino da sociopatico iperattivo: dopo tutta la sofferenza degli ultimi episodi, come quella dei ricordi tristi mai abbandonati, questo è un ristoro e una promessa di felicità. |
Eccoti qui: bentornata, con un'altra "breve incursione", come definisci tu, un po' riduttivamente, secondo me, questo pezzo che ha la delicatezza d'immagini che, di per sé, mi danno un senso di fragilità ma, al tempo stesso, esprimono efficacemente qualcosa di aspro e pungente. Hai condensato i problemi relazionali di uno Sh molto giovane, evidentemente schernito per la sua diversità dai compagni che, posso ipotizzare, scambiano la sua superiorità intellettuale per un atteggiamento di superbo isolamento, con il vetro di una bottiglia che si è frantumata sul pavimento. Dai minuscoli cocci sono finalmente uscite, per scomparire in un attimo, le tristi e maligne risate di scherno che Sh, per anni, non ha saputo rimuovere e cancellare. Via, dalla malinconica stanza del suo Mind Palace, anche l'ombra evanescente di quella vecchia foto che, fino ad ora, gli aveva ritratto la cicatrice lasciata da una prima, indelebile delusione quando, ancora, non aveva chiuso il suo cuore in un posto remoto ed irraggiungibile. |
HERE I AM, B.! |
Che dolce!!😀 |
Ciao carissima, sono assolutamente d'accordo con te! |