Recensione per il contest "Award for best one-shot - II Edizione"
Grammatica
Parto col spiegarti gli errori che più hai commesso:
1. Dopo i puntini di sospensione, va inserito uno spazio.
2. La “d” eufonica va inserita solo tra vocali uguali, tranne in alcuni casi particolari che sono entrati a far parte dell’uso comune, come “ad esempio”.
3. Il pronome “gli” lo usi in modo scorretto anche nei confronti dei soggetti femminili.
4. La separazione dei participi dal nome di riferimento.
5. La virgola messa tra soggetto e predicato o tra verbo e complemento. In quest’ultimo caso, faccio presente che la punteggiatura non è assolutamente solo una questione di stile, e che essa non va usata solo come un’intonazione da dare alla narrazione. Mettere la virgola tra verbo e complemento diretto significa spezzare il legame logico tra i sintagmi di un periodo, ed è errore.
6. L’uso e la forma del testo tra le battute composte di un dialogo. A tal proposito, ti indico quali sono stati gli errori da te commessi sistematicamente.
1. La punteggiatura va assolutamente inserita tra o/e dentro i dialoghi.
2. Se è necessario un punto dopo il discorso diretto, la battuta che segue va messa in maiuscolo.
3. Quando la battuta è composta (discorso diretto – narrazione – discorso diretto) a seconda dei casi va messa o una virgola o un punto dopo la narrazione e prima del discorso diretto.
Stile
Lo stile è semplice, come anche il lessico, ma a volte risulta ostico a causa della punteggiatura, la quale non è gestita nel modo corretto in alcuni casi, soprattutto, come già segnalato, in presenza di participi e gerundi. La lettura quindi risulta scorrevole fino a quando non incappa in questi ostacoli; inoltre i frequenti errori rendono ostica una narrazione che ha molto da offrire.
Ci sono due cose che mi sono piaciute del tuo stile: il modo in cui hai rivisitato, facendo tuo, la leggenda del filo rosso del destino; la sensazione di trovarsi in un’atmosfera fantasiosa e misteriosa, quasi ammantata di magia.
Per controparte, però, sono presenti alcune sviste, o comunque punti che io rivedrei.
- Gli occhi erano una calamita color del cielo che portavano per forza a fissarli, lasciando vedere tutti i filamenti azzurri, blu e bianchi intrecciarsi, come fanno i mignoli quando stringono una promessa² : sinceri e belli.
L’abito celeste ricadeva pigro fino a terra, sfumando verso il blu vicino ai bordi della gonna. Al braccio sinistro aveva legato un nastro rosso che andava ad intrecciarsi per tutta la sua lunghezza, per poi avvilupparsi intorno all’anulare, dove, una volta lì, c’era un anello.
In questo caso avrei evitato il capoverso, poiché il secondo “capoverso” riporta il resto della descrizione del personaggio, quindi forma un blocco compatto con il precedente.
Un suo molto frequente dei due punti, che in alcuni casi risulta scorretto e smodato. Ricordo in quali casi vanno utilizzati i due punti e per quale motivo.
i due punti hanno la funzione di spiegare, chiarire, dimostrare quello che è stato affermato nelle frasi precedenti. Si trovano dunque a introdurre:
– una dimostrazione, la conseguenza logica di un fatto, l’effetto di una causa
– una frase con funzione di apposizione della precedente
– una battuta del discorso diretto
– un elenco di vario genere
Per gli elenchi si deve stare attenti: se l’elenco è formato dal soggetto o dal complemento oggetto della frase, i due punti non si devono usare; mentre vanno usati se la stessa frase è resa con un’apposizione
Il narratore che hai utilizzato mi ha un po’ spiazzato. Di solito ho l’abitudine di ritrovarmi a leggere una storia con un narratore interno o esterno con focalizzazione interna; invece tu hai utilizzato un narratore esterno a focalizzazione zero, con alcuni momenti in cui dimostravi che era onnisciente. È un po’ obsoleto come metodo e tende a rendere la narrazione più ingarbugliata e a confondere, ma immagino sia una questione di abitudine. Preso il ritmo, si segue piuttosto bene.
Originalità e trama
Il lutto è un tema ricorrente e molto sfruttato dalla narrativa, ma sei riuscita a dargli una trasposizione personale, con alcuni elementi innovativi e interessanti.
Una cosa che hai saputo rendere con la giusta dose di mistero è lo sfondo. Io lo avrei curato un po’ di più, dando più spazio alle descrizioni, ma l’idea che ha costituito questo passaggio è stata molto gradevole e, a conti fatta, ben riuscita. Il fatto che la città sia distrutta e morta ha una doppia valenza, secondo me: credo che il modo in cui appaia all’inizio e come si ricrei a nuova vita verso la fine sia un’ottima metafora con la vita e la gioia e il superamento del lutto che coinvolgono la protagonista; ha reso l’idea di questa città indefinita, di cui conosciamo poco o niente, che riprende a risanarsi con la forza del canto di Lylia. Se questa idea è venuta fuori molto bene, non si può dire lo stesso della città/villaggio in cui si trovano. Hai isolato troppo i personaggi e non hai curato il contesto; questo fa risultare alcuni punti oscuri e confusi, come quando il vecchio accenna alla tradizione del paese e Lylia dice di aver notato quelle cerimonie, che però non le ha mai comprese. Mi fa sorgere molte domande: da quanto tempo lei è lì? Con il marito, quando era vivo, non le aveva mai notate, non si era informata?
Molto bene l’intervento dei ricordi a spezzare un po’ la trama principale, in modo da creare un piccolo intreccio nella storia. L’ultimo, più che un ricordo, l’ho immaginato come un messaggio dei due defunti per i loro cari.
Avrei curato un po’ di più il passato e reso più complesso e articolato l’intreccio però, che risulta avere una resa un po’ frettolosa. La trama è lineare e con non molte pretese, ma un sottofondo personale e creativo, con alcune connotazioni sovrannaturali che non mi sono dispiaciute, anche se avrei aumentato questa atmosfera misteriosa. Lylia è la sirena che ammalia e che con il suo canto può tutto, anche se non se ne rende conto, sia ridurre al degrado la città, che non spieghi veramente perché è in quello stato quindi deduco in qualche modo c’entri lei, o farla ritornare a nuova vita. L’incontro con Jack è reso molto bene, e l’uomo dà subito mostra della sua personalità. Hai curato molto l’introspezione e la caratterizzazione dei personaggi. Sarebbe servita la stessa cura nella trama.
Titolo e impaginazione
Testo non giustificato.
Una cosa che non ho capito è l’uso del colore del testo. “per poi avvilupparsi intorno all’anulare” appare in nero, in mezzo a un testo blu; infine l’ultima parte è tutta nera. C’è un motivo? Io non lo compreso. Alla fine ho pensato che l’ultima parte di un altro colore simboleggiasse un po’ l’effetto visivo di chi prima vede in modo appannato e poi mette a fuoco la realtà, visto che hai isolato proprio quel passaggio in cui la città torna a risorgere. Però non ho compreso perché quel pezzo di frase sia in nero.
Il titolo è perfetto, ovviamente, inoltre anche se è una leggenda piuttosto comune, ai miei occhi ha sempre un forte effetto e il titolo quindi mi invoglia a leggere la trama. Infine è pertinente al contesto e alla narrazione, la quale segna proprio un legame tra i vivi e i morti amati e mai andati del tutto via. Il filo rosso, indossato in quella maniera in segno di lutto, simboleggia anche come i morti possano vivere e realizzarsi attraverso i vivi.
Caratterizzazione dei personaggi
Soddisfacente, invece, è il modo in cui hai gestito il registro linguistico dei personaggi, dando profondità a questo aspetto non trascurabile. Questo ti ha permesso di renderli vivi e tridimensionali. Il background di essi, però, a mio avviso andava approfondito, poiché in alcuni punti risulta difficile da inquadrare o troppo generico. Hai sintetizzato troppo, mentre per una buona base avresti dovuto concederti una narrazione più fluida e corposa.
Per il resto, in questa voce, ho solo complimenti.
Lylia è una sirena malinconica, mi ha incantato. Ho adorato come il suo lutto colpisce l’intera città e come questo influenzi il suo modo di vedere ciò che le sta attorno. Il suo carattere schivo, diffidente, ritroso, si è amalgamato perfettamente all’innocenza e al dolore con cui affronta le parole di Jack, quasi a volerne prenderne tutta la vita che possiedono. Il modo in cui getta il nastro dentro la bottiglia per rimandarlo nella terra del suo amato, quasi di fretta prima che se ne penta, denota il coraggio e la forza dell’amore che la pervade.
Jack è un uomo che hai reso molto bene, sei riuscita a donarli quella dolce saggezza che muove le parole e le azioni di un vecchio. Lui la sprona, la consola, condivide con malinconia i suoi ricordi, con la forza di chi ha bisogno di parlare, tipica degli anziani. È un uomo che soffre il dolore con la solidità dell’età, ha perso la compagna di sempre e adesso le rende omaggio con un viaggio in questo paese particolare. È un’amante della vita, sa quanto è importante vivere per i cari, e guida a comprendere questo concetto anche Lylia.
Sei stata molto brava a rendere differente il modo di affrontare il dolore dei due protagonisti, dando prova dell’età che hanno, della differenza di carattere. Il dolore e la sofferenza patita è uguale, ma il loro modo di esternarla è diverso. Complimenti davvero per la cura che hai saputo dare a questo particolare.
Gradimento personale: 3.5/5
Ho riportato comunque il parere delle voci seguenti e, soprattutto, il punteggio del gradimento personale, perché voglio che tu sappia che è stato un problema di betaggio mancante quello che ti ha escluso dal contest. Non è qualcosa che si può ignorare vista l’importanza di un testo corretto a livello grammaticale e sintattico, però voglio che tu sappia che non è mio desiderio demoralizzarti o punirti per qualche cosa. Voglio farti sapere che la storia mi è piaciuta, e anche parecchio. Certo, gli errori e alcune sviste di realizzazione della trama non mi hanno permesso di goderne fino in fondo, ma per il resto il tuo lavoro può solo migliorare, ed è qualcosa che puoi fare benissimo perché hai una buona base da cui partire, se vuoi.
Ho adorato l’accenno a Clannad – adoro quell’anime – e hai gestito veramente bene il confronto tra i due protagonisti, che mi ha davvero coinvolto nelle loro vicende. Il tutto doveva essere reso più chiaro e definito, magari con una maggiore cura per i dettagli. Inoltre, il modo originale con cui hai adoperato alcune leggende – come quella del filo rosso del destino – mi piace e denota davvero una buona inventiva. Mi piacerebbe davvero leggere di nuovo questa storia con la cura e la stesura che merita, perché c’è un messaggio di fondo molto bello e commovente, e che io ho apprezzato tantissimo. |