Ciao!
mi ha fatto davvero piacere trovare questa storia!
Hai scelto di tradurre una storia molto particolare, che racconta il personaggio di Eol da un punto di vista nuovo, e che di conseguenza mostra sotto una luce diversa anche Aredhel e Maeglin.
Servono sempre storie che portino punti di vista e prospettive nuove!
I personaggi del Silmarillion secondo me offrono mille possibilità di raccontare la loro storia e il loro carattere da punti di vista sempre diversi, e questa storia ne è un esempio!
Partendo dall’inizio: lo stile. Questa specie di... Confessione, o monologo. Si sente benissimo la voce di Eol, in questo dialogo. Il suo essere sprezzante, sempre, verso tutti, verso chiunque non condivida il suo modo di pensare. Vuole dimostrare il suo affetto, il suo tipo di affetto, per il figlio, ma traspare anche il suo carattere impositivo, quel suo considerarsi colui che vede dietro le apparenze, capisce tutto e tutti e sa meglio degli altri cosa è bene.
Eol in questo monologo non si pente di ciò che ha fatto. Non chiede scusa. Porta la sua visione per convincere il figlio, per aprirgli gli occhi su cose che avrebbe voluto capisse prima, ma che si trova costretto a spiegare ora, ora che è troppo tardi.
Si sente in dovere di far sapere al figlio che tutto ciò che gli diranno da ora in poi saranno tutte menzogne: ciò che gli diranno sia su Eol stesso, sia su Aredhel.
Ecco, la visione di Irisse in questa storia, la descrizione che ne fa Eol è una delle cose che mi hanno colpita di più.
Come Eol abbia osservato Irisse, innanzitutto. Lui sa com’era, conosce la sua indipendenza e la sua testardaggine. Qualità che forse ha amato, all’inizio, che lo hanno attratto, ma che è arrivato a odiare perché, nella sua visione delle cose, ha visto che lei le stava usando contro di lui per avere tutto ciò che poteva.
Eol mostra una Aredhel che ha sfruttato il loro matrimonio per avere tutto ciò che non aveva mai potuto ottenere: una casa e un popolo, per quanto piccolo, da gestire, meraviglie sempre nuove, un figlio. Ed Eol ha sopportato finché non è cresciuto il loro figlio. Finché non ha iniziato a rendersi conto, forse, di quanto questo figlio fosse più legato alla madre, e che stava quindi perdendo tutto, anche il sangue del suo sangue.
Mi da l’idea che significhino questo, i tanti “ti ho amato” di Eol. Una dimostrazione per Maeglin che, per quante storie meravigliose gli raccontasse sua madre, per quanto pretendesse, Eol aveva altrettanto da offrirgli, anzi, aveva il meglio per lui, ciò che veramente si adattava a Maeglin.
Eol cerca di presentare al figlio una visione in cui per sua madre lui non era altro che una delle sue tante proprietà, una delle tante cose su cui pretendeva di imporre il suo diritto. Mentre Eol ha guardato oltre questo profitto e ha visto l’amore di Maeglin per la forgia, il suo coraggio in battaglia, la sua intelligenza.
Ma Maeglin lo ha capito troppo tardi, o forse non lo capirà mai davvero. Di nuovo, Eol è convinto di restare l’unico ad aver veramente capito come stanno le cose.
Ora è troppo tardi, ma lui, forse tentando una volta di più di dimostrarsi migliore di Aredhel, migliore dei Noldor, invece di condannare il figlio si dimostra pronto a perdonare ciò che ha fatto e che, sicuramente, continuerà a fare ora che ha scelto la parte sbagliata.
Attorno a tutto questo poi ci sono tanti dettagli che ho adorato e che si intravedono dietro questo “racconto” che fa Eol: si intravede l’accenno alla gioia che Eol e Aredhel hanno conosciuto i primissimi anni: quando ancora la determinazione di lei a Eol piaceva: Mi è parso che gli fosse piaciuto come lei lo avesse trovato al centro di Nan Elmoth, per esempio.
L’accenno, qui anche più di uno, a come si confondono i piani: Aredhel che sembrava inizialmente d’accordo, sembrava accettare il modo di vivere e le regole del popolo di Eol. Ed Eol che poi invece la accusa di aver in qualche modo tradito, di non aver mai accettato sul serio il suo stile di vita, di averlo sempre rifiutato e avergli sempre preferito i suoi parenti Noldor,da sempre e nonostante tutto ciò che lui ha fatto.
Altra cosa da Eol, confondere così i piani! Lui ha sempre disprezzato i Noldor in tutti i modi e con tutte le sue forze, e soprattutto la loro arroganza e il loro imporsi, il loro essere degli usurpatori. Irisse è una noldo, e per cui per lui non è diversa da tutti gli altri, in fondo.
E poi la visione finale di Gondolin, troppo bianca, con troppo sole, e la sofferenza di Eol che qui lascia trapelare anche la prima traccia di odio verso il figlio: come lo accusa di mentire a sé stesso quando finge che il sole non lo ferisca: Eol prevede che invece lo farà, sempre.
Perché Maeglin in questo gli somiglia.
E poi tutti i ricordi che a Eol di suo figlio bambino: sono teneri, ma anche pieni di quell’amore misto a spavento di un padre alle prese col suo primo figlio, che è per lui un essere nuovo, strano ma allo stesso tempo una parte di sé.
Mi piace davvero come tutti questi sentimenti: amore paterno, paura, possesso, e quella superbia egoista che è un po’ il centro del carattere di Eol si mescolino sempre, quando accenna a suo figlio!
Più che quando parla della sua sposa, perché Maeglin è ancora più suo.
È stata solo l’arroganza altrui e il non rimanere a Nan Elmoth dove doveva rimanere che ha distrutto tutto ciò che avevano.
Una visione assolutamente da Eol!
Come ciliegina, poi, tutti gli accenni ai nani, ai commerci con loro, ai viaggi di padre e figlio, l’orgoglio di Eol nel vedere quanto Maeglin era veloce e voglioso di aprendere: altri tasselli che non potevano mancare e che hanno aggiunto una sfaccettatura in più al tutto!
Complimenti davvero per questa resa del Pov di Eol: è un personaggio che non amo molto, e lo stesso vale per Maeglin, ma sono entrambi personaggi complessi, che hanno non poche sfaccettature da raccontare.
Qui Eol è nel suo momento peggiore, e già questo rende il tutto difficile. Addentrarsi poi nei pensieri di Eol sulla moglie e il figlio senza risultare banali o inutilmente sdolcinati è ancora più difficile, ma questa storia ci è riuscita!
Con il ritmo, con la scelta dei dettagli, con tutto.
Complimenti davvero all’autore!
E tantissimi complimenti a te per averla tradotta!
Ho letto anche la storia in lingua originale, e la tua è un’ottima traduzione, molto curata!
Ho apprezzato la cura con cui hai scelto le parole, mantenendo ogni sfumatura della storia, e riuscendo a mantenere anche il ritmo e l’atmosfera
Tantissimi complimenti!
Spero davvero di leggere presto altre tue traduzioni di storie così sul Silmarillion!
O che scriva qualcosa anche tu, se ti verrà l’ispirazione!
Intanto complimenti ancora!
A presto,
Tyelemmaiwe |