Questo capitolo mi ha dato da pensare: in KH sappiamo a cosa mira l'Organizzazione, ma qui?
A cosa servono le armi? E a cosa serve un sapere che non si può condividere?
In effetti nelle precedenti storie l'Organizzazione stava beatamente facendosi gli affari suoi cercando di conseguire l'Invocazione Suprema, finché non si è ritrovata smembrata e buttata in una guerra che non le apparteneva.
Naturalmente, essendo il punto di vista di Vexen e non di Xemnas ( ehi, aspettate un momento, ma stiamo parlando dello stesso Xemnas che si fa di acidi? Se raccontasse lui si capirebbe veramente qualcosa? ), tutte queste domande per ora rimarranno senza risposta.
E continuo, a cosa serve loro diventare Elementalista? Comodo il ghiaccio per Vexen, ma gli altri cosa dovrebbero farne dei loro poteri?
Per proteggere il Castello dell'Oblio? Potrebbero essere messi in pericolo da qualcosa o qualcuno?
Sì, era successo un disastro, nella prima storia, ma era per colpa di Misto, se non ricordo male.
Colpa delle Stanze della Memoria?
Qui non hanno ancora possibilità di accedervi, per fortuna, dico con il senno di poi, con questa storia vi riallaccerete direttamente alla prima, dunque?
In effetti, per uno scienziato le cose possono avere solo un senso, quello logico che è anche dimostrabile. I libri scompaiono a ( loro ) piacimento e quindi la scritta dovrebbe avere questo significato.
Ma il piccoletto che recita a memoria ciò che ha sentito ( beh, non proprio, è tanto intelligente da riuscire ad applicare a ciò che non conosce una verità che invece conosce, anche se in teoria ), non avrà ragione?
Mi mancano ancora degli elementi per comprendere, ma questo si vedrà più avanti.
In effetti... creare qualcosa per poi non condividerlo... crearlo e non poterlo mostrare è come non averlo creato! Lo capiamo bene noi che scriviamo, quindi il punto di vista di Vexen è condivisibile ( giuro che non era voluta ).
Uno scienziato è esattamente come uno scrittore. Deve potersi muovere liberamente, confrontarsi, discutere per ottenere risultati e poi mostrare a tutti il frutto del suo lavoro.
Ma se non può confrontarsi con nessuno e mostrare infine i risultati del proprio lavoro, a cosa serve impegnarsi, cosa lo può spingere a continuare nel tempo a credere nei propri progetti? |