Ciao, questa storia mi ha attirata subito non appena l'ho vista, anche se l'avvertimento al "teen!lock" mi aveva lasciata un pelo perplessa, avevo intuito si trattasse di qualcosa di particolare, questo a giudicare dall'intro. E avevo capito bene. Sono balzata diritta sulla sedia quando ho capito che era un AU ambientata nel mondo del circo. E un circo anni '40, con un'atmosfera vagamente retrò e un'ambientazione originale e piuttosto particolare. Come dicevo anche ieri su twitter, non è un tipo di universo alternativo che si trova spesso in giro. Anzi, penso che sia la prima in italiano che trovo (e ammetto di non averne mai cercate in inglese - ma questo perché non sono capace di fare ricerca su altri siti), quindi possiamo dire che sia la prima in assoluto che leggo. Apprezzo tantissimo l'idea che hai avuto, specialmente per il contesto storico. Scrivere in un'altra epoca può sembrare una cosa da poco, ma in realtà occorrono molte ricerche e un'accuratezza nei dettagli che non è affatto scontata. Qui ho trovato molta attenzione ai particolari, si vede che ci hai messo impegno e anche per come hai adattato i personaggi di Sherlock al tuo contesto.
Anzitutto John, la cui storia è credo quella che più mi ha colpita. Sulla sua famiglia sappiamo pochissimo e il padre non viene mai nemmeno nominato dal John della serie. Potrebbe non essere anche nulla, ma gli sherlockian sono personcine acute. Io ho sempre ritenuto plausibile che tra i due ci siano state incomprensioni durante la gioventù di John. Alcune cose nella caratterizzazione del personaggio e se si analizza con attenzione la sua psicologia, si possono associare certi lati del suo carattere a un certo tipo di educazione paterna, magari estremamente rigida e, come dire, poco affettuosa. Quello che hai fatto tu è pregevole. Hai riadattato un'idea comune nel fandom in un contesto storico molto particolare e dando a John un padre che non lo capisce e che lo vorrebbe sotto le armi, quando lui vorrebbe invece fare tutt'altro. La scelta del padre di spedire John nell'esercito è credo un qualcosa che potrebbe anche avere un suo senso logico (pochi soldi, per esempio e il concetto del sistemare un figlio economicamente pur senza pensarci troppo), ma quello che traspare è che John si sente incompreso. Non credo che gli manchi la sete di avventura, penso che non ami semplicemente l'idea di uccidere le persone. Il che coincide con un altro lato del suo carattere, quello che lo spinge a fare il medico, a curare invece che ferire. Ecco, in questo di devo fare i complimenti perché pur essendo solo un primo capitolo, è già chiara la caratterizzazione di John. Cosa secondo me affatto semplice da fare.
Sul fronte opposto abbiamo Sherlock. (E Mycroft a fare da "capo" del circo?) la cui storia dannatamente triste è un miscuglio di dolore e droga, che si mescolano assieme in un modo preoccupante. Qui l'infanzia di Sherlock e Mycroft è del tutto diversa rispetto a quella che si intuisce esser stata, ma anche qui... c'è da tenere conto è un universo alternativo. La scelta che hai fatto è drastica e drammatica, ma ti consente di intavolare fin dal primo capitolo un certo tipo di temi. La solitudine di Sherlock è palese fin da ora, nonostante il fratello maggiore Mycroft che sembra fare l'impossibile pur di tenere Sherlock al sicuro (fallendo miseramente) e questo personaggio originale, sul quale per ora non mi esprimo.
Il contesto è affascinante. L'idea di Sherlock che fa il funambolo lo è, ed è per questo che non vedo l'ora di capire come si evolverà l'intera faccenda.
Alla prossima.
Koa |